Lights Of Dawn: Episodio 4 | Atto 4
"Quanti sono i morti?" gracchiò Jordan, interrompendo il remoto silenzio con tono stremato e dolorante.
"Due morti e tre feriti. Uno morso. Questi sono quelli che ho visto." rispose ansimando Caleb, gettandosi pesantemente contro il lato metallico del rimorchio, ingiallito dal vischioso pus.
Jordan emise, senza fiato, un'imprecazione che pareva un gemito di stanchezza, poi barcollò lievemente, ed inspirò profondamente dal naso.
"Tutti dentro al rimorchio, dobbiamo riparare questo casino e darci da fare." disse infine, mettendo il fucile a tracolla sulla schiena, e stirando la spina dorsale per alzarsi completamente in piedi. Gli uomini rimanenti lo imitarono, alzandosi stancamente a seguirlo. Il medico della diga uscì correndo a perdifiato dall'infermeria, e si fermò inorridito davanti alla carneficina di corpi.
"Jordan!" squittì timidamente, attirando l'attenzione dell'uomo "Gordo è stato morso...".
"Lo so che è stato morso, cazzo. Dimmi cosa ti serve." lo interruppe il leader, mentre armeggiava con il pesante mazzo di chiavi appeso alla cintura.
"Non abbiamo i farmaci per curare tutti. Stella si è slogata la caviglia mettendo il piede tra due auto, e ho dovuto mettere Hawk sul mio letto personale. Ha il braccio praticamente aperto in due." rispose intimorito il medico, la pelle afroamericana pregna di sudore.
"Senti, William, scrivi su un pezzo di carta tutto quello che ti serve e portamelo nel mio rimorchio. Vedrò che posso fare. Tu tienili in vita più che puoi. Ora ho parecchi casini tra le mani." Jordan aprì bruscamente le porte dell'alloggio "Forza, tutti dentro!". Il medico annuì ansimando, e ritornò a correre barcollando verso l'infermeria.
Drake imprecò sputando a terra, poi osservò l'ascia, ancora gocciolante sangue e bile. Fissò quindi Ryan, il petto che pulsava dalla fatica e dall'adrenalina.
"Anche voi due." gracchiò Jordan, ammiccando ai due compagni, stremati dall'improvviso attacco. Il gruppo di uomini entrò stancamente nel rimorchio, strascicando i piedi sulle pozze di luridi liquidi corporali. Ryan li seguì, mentre il suo cervello spegneva momentaneamente gli istinti e i sensi moltiplicati che aveva risvegliato durante il combattimento, e riprendeva a ragionare su quello che era appena successo. Una marea di domande gli assalì fastidiosamente le meningi non appena l'adrenalina sbollì nelle vene, e il poeta si accorse di stringere la pala con una forza che nemmeno pensava fosse in grado di esercitare. Il gruppo entrò in una sala dalle pareti ferrose ricoperte di libri, dove Jordan si posizionò davanti ad un lungo tavolo in compensato, la mappa dei dintorni di Alleigh stesa sopra di esso.
"Allora, gente, sarà una notte di merda e dovremo sistemare tutti i casini che sono successi uno alla volta. Dobbiamo impegnarci al massimo tutti e sistemare questa faccenda. Va bene? Per prima cosa bisogna sistemare il camion che è esploso. Fatevi venire un'idea." disse Jordan tutto d'un fiato, parlando velocemente e nervosamente, e scrutando le espressioni di tutti i presenti.
"Dobbiamo spostare un altro TIR davanti alla galleria. È l'unico modo che abbiamo." rispose subito Caleb, gettando l'occhio sulla diga, stilizzata sull'ingiallita mappa. Tutti seguirono con lo sguardo il suo dito disegnare invisibili percorsi sulla carta. Qualcuno tossì per richiamare l'attenzione su di lui.
"E se facessimo esplodere la galleria? Magari se facciamo crollare l'entrata creiamo una barricata impossibile da oltrepassare." propose uno degli uomini in piedi attorno al tavolino. Jordan lo fissò con gli occhi strabuzzati, e corrugò la fronte.
"Non si può fare." lo interruppe Drake, mentre Ryan sussultava, sorpreso che il ragazzo fosse intervenuto così bruscamente "Non avete abbastanza esplosivi. E poi la galleria è rinforzata, e scavata nella roccia. Anche facendola esplodere, fareste solo un buco più grande. Non è il caso di provocare una forte esplosione a pochi metri da una diga.".
L'uomo annuì cupamente "Hai ragione, ragazzo. È una pessima idea.". Poi ammutolì.
"Io, invece, sto pensando ad un bel problema che esce fuori se usiamo un altro camion per barricare." incalzò Dean, chino sulla mappa, mentre tutti gli sguardi si spostavano improvvisamente su di lui "Se vogliamo prendere un altro camion, dobbiamo prenderlo dalla galleria. E anche di giorno quella è piena di Infetti, quindi non possiamo farlo. A meno che non ammazziamo tutti gli Infetti.". L'armaiolo sbuffò ed alzò gli occhi al cielo, poi si appoggiò al tavolo con i palmi delle mani aperti.
"Prima di spostare i veicoli che ci servono la illuminiamo. E magari attiriamo gli Infetti lontano con un qualche rumore forte. In realtà non ci metteremo tanto a spostare il TIR, una volta trovato, perché possiamo usare la corsia d'emergenza, che è praticamente vuota dentro la galleria." rispose infine, i severi occhi arrossiti dalla congiuntivite dietro le lenti rotonde.
"Si può fare, sì. Ma ci serve qualcosa per illuminare la galleria." lo interruppe Jordan, che cominciava a respirare in modo più controllato.
Caleb si asciugò il sudore dalla fronte con la manica grigia "Usiamo i riflettori. Finn l'ultima volta aveva trovato un paio di centinaia di metri di prolunghe elettriche. Dovrebbero bastare.".
"Ma non possiamo smontarli ora. Sono l'unica cosa che in questo momento evita che tutti gli Infetti della provincia entrino qui. Dobbiamo farlo di giorno." ribatté l'altro "Per stanotte continuiamo a difendere la diga. Appena spunta l'alba smontiamo i riflettori, e mandiamo qualcuno a fare rumore dall'altra parte della galleria.".
Locke entrò improvvisamente nel rimorchio, ansimando come consueto, e consegnò un pezzo di carta scarabocchiato in mano a Jordan.
"Questo è quello che mi serve." disse, usando gli ultimi fiati che gli erano rimasti "Ora torno lì.", e sparì fuori dalle porte verniciate del rimorchio. Il leader della comunità lo seguì silenziosamente con gli occhi stanchi, poi chinò il capo a leggere il foglio di carta, dove erano state scribellate sghembe parole in corsivo.
"Antibiotici, garze emostatiche, Morfina, Amoxicillina, Ibuprofene. Entro la notte." lesse quindi, fermandosi ad ogni sillaba per decifrare l'incomprensibile calligrafia del medico. Alzò gli occhi per fissare tutti i presenti.
"Non è così urgente se gli serve entro la notte. Cominciamo a decidere i lavori da fare." disse quindi, posando il foglio sopra la mappa.
"Io mi occupo di difendere la diga per il resto della notte." disse spavaldemente Larry, facendo un passo avanti, il fucile stretto in mano.
Jordan inspirò profondamente "Sei sicuro? Sai che è rischioso.". L'uomo annuì severamente, osservando come il viso del compagno fosse deformato dalla stanchezza.
"Va bene, allora tu, Caleb, Roman, Billie Jean e Aaron restate qui a difendere la diga. Adesso vediamo gli altri.".
Dean si schiarì improvvisamente la gola, quindi gracchiò: "Aaron non c'è, a dire il vero.".
Jordan si bloccò improvvisamente, e strabuzzò gli occhi. Gli ci volle qualche secondo per realizzare che il peggio che aveva temuto si era effettivamente manifestato. Rimase fermo, in piedi, la bocca aperta e il cervello che lavorava febbrilmente.
"Penseremo dopo ad Aaron." disse quindi, con il tono strozzato da un nodo in gola "Intanto ho bisogno di Finn e Candace per cominciare a smontare i riflettori.".
"Anche Finn non c'è." lo interruppe Dean, con tono cauto e misurato, quasi avesse paura che il leader lo sbranasse per i suoi interventi.
"È ancora al Rifugio Cervo Rosso." puntualizzò Larry con espressione cupa "Cazzo, sarei dovuto tornare a prenderlo.".
Jordan si mise le mani sudate sulla fronte "Cazzo!" mormorò, tentato di tirare un forte calcio alla gamba del tavolo, quindi inspirò profondamente per calmarsi "Dobbiamo mandare qualcuno a prenderlo, solo lui sa maneggiare quegli affari.".
"In piena notte?"
"In piena notte!" le orbite sotto gli occhi sgranati di Jordan erano flosce e livide "Qualcuno vada a prendere il walkie-talkie nel mio studio.".
"Vado io." esclamò improvvisamente Drake, che era il più vicino alla porta della libreria, e si era accorto della crisi di nervi che stava soffocando l'uomo. Jordan si fermò e lo fissò negli occhi spossati, cominciando a respirare più piano.
"Grazie, ragazzo. Regolalo sul terzo canale. Dev'essere dentro il borsone nero." rispose quindi dopo pochi secondi, sollevato dell'impegno di Drake per la diga. Inspirò profondamente un'ultima volta, quindi fissò negli occhi Larry.
"Useranno il tuo pick-up per prenderlo, sia chiaro. E tu resterai qui." gli intimò, squadrandolo severamente.
Dean si schiarì la gola "Andiamo io e Stuart, se vuoi. Non è la prima volta che guidiamo di notte. Sappiamo come evitare gli Infetti." disse con tono calmo, pulendosi la barba incrostata di sangue secco.
"Stavo per chiedervelo io. Partite non appena torna il ragazzo." rispose il leader, continuando ad inspirare ed espirare lentamente. I due uomini annuirono sollevati.
Seguitò un silenzio piuttosto lungo.
"Noi andiamo." disse Larry, infilando a tracolla il lercio fucile. Caleb, un uomo sulla sessantina ed un uomo brutto e grassoccio lo seguirono, armi in pugno, ed uscirono dal rimorchio senza dire una parola.
La porta dello studio di Jordan si aprì improvvisamente, e il viso preoccupato di Drake fece capolino da dietro lo stipite metallico.
"Temo che anche Delfino abbia un bel problema tra le mani." mormorò, mostrando agli uomini rimasti il crepitante walkie-talkie.
"Passamelo." disse bruscamente Jordan, afferrando senza troppi complimenti l'apparecchio dalle mani del ragazzo "Finn, sono Jordan. Passo.".
Il walkie-talkie gracchiò e soffiò per un paio di istanti, poi si udì la voce tonante e annoiata di Delfino.
"Jordan, abbiamo un maledettissimo problema qui al rifugio.".
"Descrivilo. Passo"
"L'edificio è circondato di Infetti, e il neonato qui dentro non la smette di piangere. Le barricate non resisteranno tutta la notte. Ci serve aiuto subito."
"Finn, ti mandiamo Dean e Stu a prenderti. Ma appena arrivi devi fare una cosa per noi. Gli Infetti sono entrati, e ci hanno dato filo da torcere, e il camion davanti alla galleria è esploso. Devi smontare i riflettori e fare in modo da metterli in maniera tale che illuminino la galleria. Ci sei? Passo."
"Peste e corna! Vi siete cacciati in un mare di merda! Cercate di fare presto, allora. Ho un casino per le mani adesso. Passo e chiudo.".
Il "clic" della trasmissione che terminava eccheggiò lugubre tra le pareti metalliche del rimorchio, riportando il silenzio tra gl'imbarazzati uomini.
"Beh, che aspettate? Andate a prendere le chiavi del pick-up da Larry." intimò Jordan ai due compagni che si erano offerti di affrontare la missione. Drake aprì la bocca con titubanza, e guardò Ryan, quasi volesse chiedergli qualcosa. Si fece quindi coraggio, inspirò profondamente, e spalancò gli occhi con concentrazione.
"Vengo anch'io a darvi una mano, se volete." Drake fece un passo avanti, scostandosi la rossa frangia sudata, che gli era ricaduta sulla fronte livida. Ryan lo fissò ammirato. Stava già cercando di ambientarsi con gli altri membri della comunità, e sembrava già uno di loro, con il suo coraggio prudente. Vide nei suoi occhi che il motivo principale di quell'offrirsi volontario era il piccolo Charlie. Sì, con tutta probabilità Drake stava andando lì per salvare il bambino. Nessuno come lui, infatti, fissava quella creaturina con tanta apprensione ed amore come faceva lui, e la codarda timidezza di Harold poteva solo sottostare al bene che voleva Drake a quel pargolo.
"Sei sicuro?" Jordan fissò il ragazzo negli occhi, anche lui meravigliato dalla sua spavalderia.
"In tre è meglio. Molto meglio." lo interruppe quello che doveva essere Stuart "Andiamo, ragazzo. Dobbiamo sbrigarci.". I tre uomini uscirono dal rimorchio, e Drake fissò Ryan prima di sparire dietro alle porte di ferro.
"D'accordo." disse Jordan, tornando a prendere in mano il lurido foglietto scribacchiato "Non rimane che andare a prendere la roba per i feriti. E queste non sono cose che si trovano nella prima farmacia di quartiere.".
Dave si schiarì la gola nervosamente "Andiamo all'ospedale di Alleigh. Lì sono rimasti farmaci a volontà. Il reparto pediatrico non è ancora stato toccato." disse quindi. Per tutto il tempo era rimasto in silenzio, appoggiato alla libreria in legno, e sembrava essere stato assorto in una specie di lungo travaglio interiore. Aveva lo sguardo straniato, e le sue gambe vacillavano e tremolavano, nonostante cercasse di restare fermo immobile, e rigido sulla corporatura muscolosa.
"Come lo sai?" domandò Jordan, squadrando il ragazzo, la cui mascella vibrava tra involontari spasmi.
"L'ultima volta che sono andato a prendere scorte mediche, quell'area dell'ospedale era piena di Infetti. Nessuno ha avuto il coraggio di avvicinarsi, e il resto dell'ospedale è già stato saccheggiato. Ma se prendiamo un po' di armi e facciamo piazza pulita velocemente, abbiamo tutto il reparto di pediatria, che è ancora pieno di medicine. Andiamo io e questo qua." Dave indicò Ryan con il pallido dito ossuto. Un brivido percorse la schiena del poeta. Si accorse solo in quel momento che tutti avevano appena ottenuto un ruolo, fuorché lui. Imprecò dentro di sé, pensando all'espressione malinconica di Candace mentre gli raccontava quanto quell'uomo fosse pericoloso. In più, quell'inquietante serie di tic che lo stava assalendo non era per niente rassicurante. Era pallido come un cencio, e gli occhi erano strabuzzati fino all'innaturale. La maglietta sportiva era imbevuta di sudore come una spugna.
"L'importante è che tu ci dia abbastanza armi da far fuori quegli Infetti." aggiunse il ragazzo, il tono intriso di fierezza, ma tremolante per via di quei tic. Jordan sembrò per un attimo titubante, poi però volse al figlio ed a Ryan un acido sorriso.
"Buona fortuna, allora. Prendete il mio furgone.".
Nel prossimo episodio:
Le nodose mani di Dave stringevano il collo del poeta in una morsa d'acciaio. Ryan contrasse le gengive in un urlo silenzioso, mentre pian piano la vista si offuscava, e l'adrenalina galoppava nelle vene, riempiendole di steroidi e rabbia. Con gli ultimi spasmi di vita, afferrò il calcinaccio più grosso che si trovava sul pavimento, e il braccio quasi automaticamente lo schiantò con forza sovrumana sul cranio furente di Dave. L'uomo urlò dal dolore, e si artigliò le tempie con la mano scarlatta, mentre il poeta scalciava per tornare in piedi e fuggire da quel maledetto posto.
Copyright © Elegantstork 20/07/2018
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