Lights Of Dawn: Episodio 3 | Atto 1
Lights Of Dawn Official Soundtrack: http://www.youtube.com/playlist?list=PLFEsknx_wE3uJMLvE1CppOGVlD2f44fGD
Dave inchiodò il ragazzo sulla parete di cemento annerito. Delle schegge di frammenti rocciosi scivolarono nel suo colletto, graffiando la spina dorsale di acidi brividi, mentre il sudore gli gelava le vertebre una ad una, colando lento.
"Ti avevo detto di non dire niente a quei due idioti." gli sbraitò in faccia Dave. Il puzzo di alcool nel suo alito avvolse nel tepore il ruvido volto del ragazzo. Perché diavolo era finito in quel pasticcio? Perché lo aveva seguito, quando avrebbe potuto stare con Stuart e vedersela con lui quando sarebbe stato più sobrio, e quindi meno incazzato? Era troppo difficile ora ripensare a cosa avrebbe potuto fare al posto di essere lì, a discutere con un pazzo ubriacone. La paura e il timore di mosse improvvise lo inchiodavano su una croce di terrore da cui ora doveva schiodarsi.
"Ma lui aveva detto che gli avrebbe fatto comodo una persona in più con cui andare. Ha... Ha detto che è pericoloso andare da soli." balbettò di rimando il ragazzo, cercando di scandire le parole e frenando le convulsioni e i singulti dell'epiglottide. Gli occhi erano sbarrati mentre scrutavano le pieghe furiose della fronte a pochi centimetri da lui.
"Era un modo per invitarti ad andare con lui, idiota. Non ti stava chiedendo di andare a domandare ad altra gente di partecipare alla spedizione." Dave si avvicinò ancora di più a quella faccia inebetita dalla paura, e curvò il labbro tagliuzzato verso il basso, in segno di goffo disgusto "Sei solo un codardo di merda.".
"Stai... Stai calmo. Ormai sono andati... Non si può più fare niente..." il ragazzo non sapeva se chiudere gli occhi, intirizziti dal fiato nauseabondo di quello, o sgusciare via abbassandosi di colpo e mettendosi a correre. Ma probabilmente ormai doveva calmare quel pazzo. Non aveva altra scelta. Prima o poi Dave avrebbe commesso un passo falso, bastava attendere. Nel frattempo bisognava stare al suo gioco. Ora l'unica regola era la sopravvivenza.
"Sì, ormai sono andati. E tu dovrai pagare per la tua stronzata." si avvicinò piano fino ad arrivare a pochi centimetri dal suo volto "Per stavolta sono buono e non chiederò tanto. Ma è così fottutamente difficile fare quello che ti chiedo? Se ti chiedo qualcosa di facile facile da fare, e che non ti ruba tanto tempo, tu lo devi fare, e bene. Non ne posso più di voi deficienti che sbagliate a capire, a fare, a sbrigare. Cos'è? Avete paura? Se avete paura avete il triplo delle possibilità di sbagliare, e quindi il triplo delle possibilità di farmi incazzare. Rilassati, che se fai con calma e se collaboriamo per un fine più alto, insieme ce la facciamo, e tu non sbagli. Quindi, la prossima volta che fai?".
Il ragazzo inspirò piano, cercando di non inalare l'alcool che si spandeva a macchia d'olio dalla gola rude dell'uomo "Non sbaglierò la prossima volta, Dave. Te... Te lo prometto." ora voleva togliersi da quell'impiccio, e da quell'occhiata folle e insostenibile al più presto. L'uomo sembrò poco soddisfatto, ma arretrò finalmente, permettendo all'umida faccia del ragazzo di respirare di nuovo.
"Alle cinque ti aspetto qui con mezza della tua porzione." additò il pianerottolo di cemento appoggiandosi alle sbarre di metallo, la bottiglia di birra stretta con le altre dita "Vedi di non tardare, e rispetta gli orari. Puoi andare.". Mentre Dave beveva avidamente un ultimo sorso di birra prima di gettare la bottiglia dal parapetto, il ragazzo si levò dal muro di cemento arieggiando la maglietta bagnata, e corse su per la scaletta di metallo, lieto di aver finito quella maledetta conversazione.
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Ryan incurvò pollice e indice della ruvida mano fino a congiungerne le estremità, e lanciò via con mira precisa il cimice di montagna che gli era ronzato sullo zaino. Il pick-up divorò vorace gli ultimi metri che mancavano prima del rifugio in un batter d'occhio, nonostante la strada sterrata e malmessa. Il viaggio era durato un quarto d'ora buono, che a Ryan sembrava anche troppo, dato che la discesa in funivia non era stata granché lunga. Aveva parlato poco, restando a fissare il silenzioso paesaggio montano e ruminando su cosa dire a Harold a proposito di quelle persone, pensando al futuro e calandosi sempre di più nell'ansiosa parte di chi si sente protagonista di un vago casino da correggere. Drake, invece, aveva parlato molto, ed era stato bravo a dire poche cose su di loro, preferendo discorrere con curiosità di argomenti esterni. Mentre Delfino rispondeva serio e accigliato al ragazzo, anche Candace, come il poeta, era assorta in tutt'altri pensieri, e spostava velocemente lo sguardo da un punto all'altro del paesaggio con fare annoiato. Drake aveva parlato più che altro di ciò che era successo prima della catastrofe, del suo rapporto con lo zio, della scuola, ma non aveva menzionato la storia della droga, né aveva parlato di Ryan in qualche modo. Era ancora piuttosto eccitato del nuovo incontro, più sereno di quello con Harold, ma stava tornando più serio e accorto man mano che il tempo passava.
Larry tirò il freno a mano del pick-up con soddisfazione, facendo ondeggiare in avanti i passeggeri seduti sul cassone, mentre due casse di legno cozzavano chiassosamente nel silenzio montano. Sherry scese dalla portiera del passeggero, e per la prima volta il poeta vide il petto della donna pulsare ad un ritmo pacato, la fronte spoglia del sudore perlaceo che la ungeva solitamente. Era tornata più tranquilla e serena. Probabilmente l'autista era riuscito a calmarla con i suoi blateri inutili, ed era meglio così. Delfino sganciò la catena che chiudeva il lato del cassone, scostando Drake e Candace, che sbuffò sollevata e nervosa.
"Bella casupola." disse Larry, scendendo dal veicolo ed alzando gli stivali a controllare le suole "Dove sono gli altri? Dentro?".
"Ce n'è solo uno." rispose Ryan, afferrando il pesante zaino stando attento a non tagliarsi con l'affilata pala "Ora lo chiamo giù.". Il poeta smontò dal pick-up e si diresse verso il rifugio, seguito da Drake. Passò di nuovo davanti alla panca di legno. Quella panca dove Harold si era seduto il giorno prima e dove li aveva incontrati dopo settimane di solitudine e bosco nudo. Aggirò l'edificio e salì sul pianerottolo di legno rialzato, dove si trovavano i tavoli, ancora ricoperti da scroscianti teloni di plastica. Il vento lo investì in pieno quando salì sulla ringhiera per montare sul levigato tetto, riportandogli alle narici gli olezzi boschivi che aveva abbandonato quelle poche ore, lasciando spazio al marcio puzzo industriale di pioggia stagnante. L'aria lo riempì tutto, facendolo risorgere a nuove emozioni, odori e sapori.
"Harold! Sono Ryan" gridò a gran voce, battendo con i pugni sul vetro della finestra, coperta nuovamente dal mobile che avevano posizionato la notte. Percepì del movimento organico all'interno dello scrigno di corteccia, e tese l'orecchio per udire se l'uomo corpulento lo avesse sentito. Probabilmente aveva passato queste ore in un'infinita apprensione gemella del rimorso per la codardia dimostrata prima. Il momento di gioia dato dall'incontro con la moglie doveva essere sfruttato per fargli capire che la prossima volta non gli sarebbe bastato avere dei compagni generosi per salvargli la pelle.
Ryan sussultò quando il mobile davanti alla finestra scattò di lato, dopodiché lo seguì con gli occhi mentre lentamente si scostava dal vetro per far spazio alla voluminosa figura di Harold, sudato e stanco. Trafficando grossolanamente con i palmi lividi, l'uomo aprì la finestra ed inspirò gutturalmente, gli occhi fuori dalle orbite. Il suo viso trasudava ansia, e l'espressione sconvolta del suo volto era così profonda e lacerante da travolgere chiunque lo fissasse negli occhi.
"Allora?" gracchiò con voce rotta "L'avete trovata?". A quanto pare la funivia era un problema passato in secondo piano rispetto alla moglie, ma era comprensibile.
"È laggiù che ti aspetta. Scendi, veloce." rispose Ryan con un sorriso di sollievo. Da dentro al rifugio si udirono i suoni sconnessi e gutturali del piccolo Charlie. Il viso di Harold s'illuminò all'improvviso.
"Dove?" chiese l'uomo con ansia, stavolta benigna.
"Ti aspetta nel cortile, insieme a delle persone che ci hanno aiutato." rispose Ryan, quindi scese dal tetto per evitare reazioni euforiche dell'uomo, e lo fissò, facendo cenno di seguirlo.
In men che non si dica Harold scivolò giù dal tetto con rapidità impressionante, atterrando pesantemente sul pianerottolo di legno, e si mise a correre per aggirare il rifugio, superando il poeta. Mai aveva visto quell'uomo così in apprensione. Si voltò per seguire con gli occhi la sagoma di Harold, che sfrecciava sull'erba rada che circondava il rifugio. Successivamente corricchiò piano per aggirare l'edificio e godersi la scena da lontano.
Appena Harold vide Sherry, appoggiata al pick-up con la spalla destra a fissare le finestre barricate del rifugio, corse più in fretta.
"Sherry!" gridò ad alta voce. La donna si voltò rapita dal grido, e una stanca espressione di conforto si dipinse sul suo volto. Harold la investì con un abbraccio commosso, e ansimò sudato contro la sua schiena, espellendo sollievo dai possenti polmoni. I due si abbracciarono intensamente, emanando intorno a loro un'aura di sollievo e conforto impressionante, dopodiché si baciarono sulle labbra screpolate. Nonostante fossero parecchio brutti entrambi, la serenità che aveva invaso l'atmosfera rendeva quel gesto una perfetta ricompensa.
"Perché sei scesa giù? Perché non hai aspettato che la funivia tornasse su?" chiese Harold, che ormai aveva espulso tutta l'ansia, con tono sollevato e fraterno.
"Mi dispiace..." gracchiò lei con croste in gola "Mi dispiace... Non capivo niente...". Ryan sorrise lieve guardando i due sposi, e si accorse che anche agli altri non dispiaceva far da spettatori a quella scena. Anche se il poeta si sarebbe aspettato un incontro più poetico e drammatico, con lacrime e spasmi, il sollievo che evocava quell'abbraccio non dispiaceva affatto. Dopotutto erano stati loro a riportarla da lui. Un lavoretto finito ed infiocchettato.
I due si staccarono dopo un'altra decina di secondi di abbraccio.
"Abbiamo barricato, anzi, hanno barricato il rifugio. Charlie è dentro che ti aspetta." disse Harold alla moglie, il sorriso di sollievo ancora stampato sulle labbra "Venite dentro, venite dentro...".
I due amanti a braccetto superarono Ryan, che li seguì calmo con lo sguardo. Era la prima volta che li vedeva effettivamente come due sposi. Larry fischiò ghignando, chiuse il pick-up con il pesante mazzo di chiavi che portava alla cintura e seguì la coppia. Drake accorse a porsi di fianco a Ryan, mentre anche gli altri cominciavano ad incamminarsi verso il rifugio. Harold aiutò Sherry a salire sulla tettoia, e gli spiegò la funzione della porta-finestra, le stanze disponibili e le barricate che erano state disposte, nonostante lei sembrasse troppo spossata per comprendere attivamente.
"Dobbiamo liberare altre stanze. Non ci stiamo tutti in una sola." osservò Drake, fissando il corpulento uomo arrampicarsi goffamente sulla tettoia.
"Ora con calma ne liberiamo un'altra." rispose pacato Ryan "Così avremo tre stanze: una per Sherry, una per Candace e una per gli altri.".
Drake sorrise alla battuta dell'amico "Salgo io adesso." disse, quindi salì agile sul tetto, ed entrò nel rifugio dalla finestra, raggiungendo Harold.
"Sicuro che questo rifugio sia sicuro?" blaterò Larry, facendo voltare il poeta "Non è che con due cassapanche e un frigo fai la barricata perfetta.". Si mise a scrutare le finestre e le porte del rifugio con circospezione, osservando la disposizione del mobilio davanti alle entrate.
"Se vuoi puoi tornare dalla tua compagnia alla diga, Larry. Ma ti perdi un pranzo coi fiocchi." rispose Ryan, stendendo le braccia e facendo un passo avanti per salire a sua volta.
Larry smise di squadrare l'edificio e corrugò la fronte con fare carnevalesco "Vedo che non hai afferrato il punto, amico." disse "Alla diga abbiamo bisogno di gente con un paio di palle serie. Se mi dimostri di poter aiutare potrei dimenticare la figura che hai fatto oggi alla stazione, e magari potrei anche dimenticare di riferirla.".
Ryan lo guardò lievemente sorpreso. Nonostante li avesse salvati gli aveva sempre dato l'idea di disinteresse e svogliatezza con i suoi discorsi artificiosi e melliflui. Ora però sembrava più serio e concentrato di prima. Forse lo aveva giudicato male.
"Ci penserò dopo. Venite dentro, intanto." rispose il poeta, quindi si issò sulla tettoia, e seguì il compagno all'interno del rifugio. Le stanze erano come le aveva lasciate alla partenza, con la porta della sala degli ospiti spalancata, e le finestre semichiuse. Harold stava aiutando Sherry a distendersi sul suo sacco a pelo, dato che era visibilmente sfinita. Drake lo stava aspettando in piedi davanti alla porta di una delle camere barricate.
"Coraggio..." gli intimò, ruotando la chiave nella toppa ed aprendo la porta. Candace s'infilò agilmente nella porta-finestra, sbucando dietro di lui, e si guardò intorno senza dire nulla. Delfino e Larry la seguirono, quest'ultimo ispezionando ogni centimetro del rifugio con interesse.
Ryan interiormente valutò se chiedere loro un aiuto a spostare i mobili della stanza, ma stette zitto, lasciandoli contemplare le pareti di bruno legno del rifugio. Lui e Drake spostarono chiassosamente i mobili in fretta, liberando l'entrata ed aprendo le serrande della finestra per lasciar entrare luce.
"Potete mettere qui gli zaini se volete." intimò Ryan al trio, ancora immerso nella noiosa ispezione. Larry gettò il suo zaino da scout nel mezzo della stanza senza complimenti, poi chiese: "Si può andare di sotto?".
"Adesso andiamo a mangiare sui tavoli al coperto giù di sotto. Un po' di pazienza." rispose il poeta. Scostò i tre figuri che ingombravano il corridoio ed entrò nella camera di Sherry. Il marito di questa era chino a versarle dell'acqua sulla fronte.
"Harold, tira fuori qualcosa da mangiare e da bere. Dobbiamo riposarci adesso.".
L'uomo fissò il vuoto per un momento, spremendo la memoria alla ricerca di qualche informazione sepolta.
"Posso stappare i vini della cantina intanto. Poi dovrei avere dei formaggi lì sotto, forse sono ancora buoni. E qualche dado da brodo avanzato. Ora vado a controllare." rispose infine, alzandosi faticosamente in piedi, poi si rivolse alla moglie distesa sul sacco a pelo "Aspettami qui. Torno subito.". Sherry accennò uno spossato sorriso e si schiarì la gola. L'uomo scostò Ryan e scese al piano di sotto, mentre Larry lo seguiva attentamente con lo sguardo.
"Grazie mille." gracchiò la donna, facendo sussultare Ryan. Stava parlando con lui, e lo fissava con sguardo curioso e materno. Era la prima volta che vedeva quel suo lato, meno nervoso e più dolce, e si sentì quasi un redentore per aver risolto la situazione di prima grazie al monologo retorico. Se lei non fosse scesa per colpa del panico, forse lui non avrebbe dovuto salvarla, ma non avrebbero incontrato Larry e gli altri, e la donna non avrebbe avuto quel mezzo sorriso di gratitudine stampato sul viso.
"Harold è un brav'uomo. È riuscito a proteggervi tutto questo tempo e ha avuto il coraggio di farvi scendere. Ma adesso potete far parte di un gruppo più grande, dove tutti aiutano tutti, ognuno con un compito preciso, secondo le sue possibilità. Se vuoi davvero ringraziarmi per quello che ho fatto, aiutami a creare un gruppo unito, e fai evolvere questi legami che stiamo pian piano sviluppando." disse Ryan, incurvando la spina dorsale a protrarsi verso la donna, che cominciò a fissare il ligneo, lucido soffitto.
Harold risalì di filato le scale del rifugio, alzando un nugolo di polvere a causa dei passi pesanti, ed entrò affannosamente nella stanza.
"I formaggi si sono conservati bene. Ho trovato della carne in scatola che non sapevo nemmeno di avere tra il mais. Per i vini non c'è problema." ansimò, mentre i tre uomini aspettavano impazienti nel corridoio, probabilmente fingendo di non ascoltare.
Ryan sorrise all'uomo per calmarlo "D'accordo. Allora nel frattempo io e Drake sgombriamo uno dei tavoli al coperto e lo apparecchiamo. Tu, quando vuoi, scendi e comincia a mettere la roba sui piatti.". Detto ciò, il poeta uscì dalla stanza e chiamò Drake con un cenno, ancora intento a sistemare la stanza per gli ospiti.
"Andiamo a preparare di sotto per il pranzo. Voi intanto potete aiutarci o aspettare dove volete." disse Ryan al trio. Larry scosse la testa.
"Mio Dio. Siamo nel bel mezzo dell'apocalisse e ancora mi tocca andare alle cenette dei parenti in stile Prima Comunione. Hai anche la torta nuziale per caso?" sbuffò Larry, sfoggiando un sorriso a trentadue denti.
Ryan si fermò e si voltò per guardarlo negli occhi "Siamo in un rifugio di montagna con dei tavoli al coperto. Non possiamo sfruttare l'occasione? Se vuoi puoi mangiare per terra." rispose, allungando un passo per scendere le scale. Larry sorrise amaramente.
"Stavo solo scherzando, amico. Te la prendi un po' troppo per i miei gusti. Non è che ti sei dimenticato come si parla con le persone?" ribatté Larry, allargando di più il falso sorriso. Candace alzò gli occhi al cielo e sbuffò, ma Larry la ignorò, continuando a fissare Ryan.
"Dai, Drake. Prepariamo questa torta nuziale." disse infine, scendendo le scale. Inizialmente spostarono un paio di mobili in modo da illuminare la sala, completamente immersa nel buio, poi cominciarono i preparativi per il banchetto. Scelsero un tavolo da otto, e Drake ricordò a Ryan che il piccolo Charlie aveva bisogno del seggiolino di plastica, fortunatamente riposto nella sporca cucina. Lavarono le polverose posate con l'acqua dalla pompa idrica, poi pulirono i piatti di ceramica. Ryan era quasi tentato di accendere una delle candele sopra i tavoli, ma si ricordò dell'invito di Larry di unirsi alla sua compagnia e ci ripensò.
"Ha ragione, però." gli sussurrò Drake, mentre strofinava un piatto con uno strofinaccio.
"A proposito di cosa?".
"Della Prima Comunione." rispose il ragazzo, voltandosi a fissare il poeta negli occhi "Siamo ancora attaccati ai canoni del mondo di una volta. Ancora ci preoccupiamo che gli ospiti passino un bel pranzo a casa nostra, aprendo il vino buono, pulendo il pavimento, eccetera. Siamo nel mezzo di un mondo profondamente cambiato, eppure non riusciamo ancora a cambiare le nostre abitudini più radicate. Anche se adesso sembrano incredibilmente stupide e inutili.".
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