Lights Of Dawn: Episodio 2 | Atto 4

"L'abbiamo trovata! La vostra amica è qui!" la voce trionfante di Larry si udì quasi impercettibile tra quelle spesse pareti di cemento. Ryan tirò un sospiro di sollievo, e si mise a correre sul suolo scivoloso per raggiungere i compagni alla profumeria. Drake lo seguì a ruota.
"Era ora, cazzo!" esclamò, mentre svoltava l'angolo, correndo alla luce stroboscopica della torcia che ondeggiava a tempo col suo braccio.
Larry fischiò una seconda volta, facendo capire ai due che la donna non si trovava nella profumeria, ma nel fast food accanto a quella. Il poeta corse una dozzina di metri in più, ed adocchiò della luce biancastra che proveniva proprio da lì.
"Sì!" esclamò Drake mentre espirava il fiato profondo della corsa. Il suo compagno sorrise debolmente all'udire quel genuino sospiro di sollievo.
Tra i tavoli rovesciati del fast food, ancora unti degli umori dell'ultimo pasto lasciato a marcire, Delfino fissava serio gli altri due compagni intenti a trafficare dietro il bancone. Probabilmente era lì che Sherry era rimasta nascosta tutto questo tempo, attanagliata dal terrore e dal panico. Larry era chino a terra, intento a borbottare qualcosa alla povera donna con sorriso di pietra, mentre Candace illuminava la scena con espressione annoiata.
"La vostra amica era dietro al bancone, tutta stretta e tremante." disse Delfino, non appena i due compagni si fermarono bruscamente davanti all'entrata del fast food. Ryan incurvò il labbro per sorridere più intensamente, e superò frettolosamente l'uomo, che si voltò ad esaminare le loro mosse. Seguito da Drake, aggirò il bancone sfiorando i vassoi polverosi, e si mise a fianco di Larry. Fu in quel momento che lei lo vide.
Era raggomitolata su se stessa, appoggiata con la spina dorsale sul setto che permetteva al bancone di stare in piedi, e tremava come una foglia. Era così sudata che anche i capelli erano untuosi e incrostati di sale, i vestiti zuppi e flosci sulle membra tremolanti. Fissò Ryan con due occhi spalancati e gonfi di terrore, mentre il suo labbro superiore vibrava pallido, sfiorato da una ciocca di capelli bruni. In quel momento il poeta si sentì in pena per quella povera creatura. Come per loro, i troppi avvenimenti degli ultimi giorni dovevano averle sconquassato la mente, confondendole pensiero e follia, ed ora era lì, abbarbicata su se stessa, come un glabro ratto di fogna fuggito dal nulla e dal terrore.
"Sherry," cominciò, cercando di mantenere un tono paterno e rassicurante "è tutto finito. Puoi tornare al Rifugio. Harold ti aspetta con ansia, e Charlie, il piccolo Charlie, sento i suoi vagiti fino a qui, mentre anela i tuoi seni. Mentre aspetta di essere scaldato dal calore del tuo ventre materno. Questi nostri amici ci accompagneranno su in auto, e potremmo fingere che è stato tutto un incubo. Ma ora siamo venuti qua per svegliarti.".
Mentre elaborava il discorso percepì Drake sorridere in segno di approvazione, e vide il trio dei salvatori contrarre il volto in espressioni di perplessità e sorpresa. Sherry continuava a fissarlo con gli occhi sgranati, ma la sua gola ora palpitava più pacatamente. Le iridi cominciarono a riflettere barlumi di pianto sudato.
"Non devi più aver paura, Sherry. Ora ti portiamo da Harold in tutta sicurezza. E da Charlie. Abbiamo barricato il rifugio. Lo abbiamo reso sicuro per te e la tua famiglia. Non hai niente da temere, Sherry. Non meriti di restare qui, sotto il bancone di un fast food abbandonato. Abbiamo preparato per te un sicuro rifugio, perché sei una donna forte, sopravvissuta finora e che sopravviverà a lungo." continuò Ryan, inserendo enfasi a fine di ogni frase per risultare convincente al massimo. Vide il suo tremolio placarsi lentamente, gli occhi rientrare nelle orbite, venendo abbracciati dalle palpebre lavate del sudore e del panico.
Il poeta tese la mano in avanti, e per la prima volta la donna distolse lo sguardo dai suoi occhi per concentrarlo sull'arto. Dopo pochi secondi lo afferrò. Ryan avvinghiò il braccio vischioso di lacrime e sudore della donna e la trasse da sotto quel bancone. Quindi la mise in piedi sotto gli sguardi sorpresi degli altri. Subito Drake accorse a sorreggere la donna per un lato, avvolgendo il proprio braccio sinistro sul suo collo, mentre il poeta si occupava del destro.
"Da che parte è parcheggiata la vostra auto?" chiese, muovendo un paio di passi per uscire da dietro il bancone. Sherry non pesava granché, e sembrava reggersi bene sulle gambe ancora tremanti. Tuttavia l'essere sorretta l'avrebbe fatta sentire accolta.
"Non è un'auto, è un pick-up." rispose Larry, che si era scostato mentre il poeta parlava con la donna "Comunque è parcheggiato nella piazza del mercato, dove ci sono meno Infetti.".
"Non conosco molto bene Norville, puoi dirmi quanto dista?".
"Ah, beh. Sono duecento metri penso. In ogni caso vi scorto io lì, non preoccupatevi." Larry fece tentennare le chiavi che portava alla cintura, quindi superò baldanzosamente i due compagni e la donna aggirando un tavolo.
Mentre uscivano dal fast food, Ryan notò che Candace lo fissava, ancora sorpresa e ammirata per il suo discorso, e, pur tacendo, sembrava quasi volergli fare i complimenti, nonostante il viso ancora piuttosto annoiato. Sì. Era stato bravo con quel discorso. Era la seconda volta che Sherry dimostrava propensione al controllo mediante retorica, una debolezza che portava a presumere una grossa ingenuità. Ma dopotutto era la stessa donna che era scappata a gambe levate contro ogni razionalità per andare a nascondersi sotto il bancone. Larry affiancò Delfino per riferirgli qualcosa all'orecchio, quindi imboccò la strada per l'atrio dove era avvenuta la carneficina, facendo cenno agli altri di seguirlo. Entrambi puntarono le loro torce al suolo, illuminando le macabre carcasse.
"Mio Dio." gracchiò Sherry appena mise piede nella stanza, ed il poeta dovette fare del suo meglio per sorreggerla, percependo un crollo nelle giunture. In effetti i cadaveri degli Infetti erano in posizioni piuttosto innaturali e disturbanti, e il miasma di morte era divenuto nauseabondo e insopportabile. Perlomeno la donna aveva parlato, ed era qualcosa. Forse si sarebbe ripresa in fretta. Dopotutto quel fetore pungente avrebbe risvegliato anche i sensi più indolenziti.
"Voi siete arrivati con la funivia, giusto?" osservò Larry, voltandosi e rivolgendo a Sherry un sorriso di marmo "Noi abbiamo fatto il giro per la porta di servizio per la biglietteria. Più comodo e veloce.".
Ryan notò che le due porte di ferro che aveva visto appena entrato nella stazione erano ora entrambe aperte. Mentre una conduceva alla sala di controllo (ed all'interruttore), l'altra portava ad uno stretto corridoio che prima non aveva notato. Fu lì che si diressero, scavalcando le schegge della porta di legno sfondata ed evitando le carcasse fresche di putrefazione. Sherry tossì violentemente, e il poeta fece un cenno d'intesa al compagno affinché si muovesse a portarla fuori di lì. Imboccarono il corridoio attraversando la porta di ferro, e scesero un paio di gradini alla luce delle torce dei due capofila. Svoltarono l'angolo, e Ryan vide delle grate di ghisa sopra di loro che lasciavano penetrare la luce. In fondo a quest'ultimo tratto di corridoio v'era una porta d'emergenza spalancata che dava su dei gradini piastrellati, stavolta in salita.
Uscirono velocemente, e Ryan non fece nessuna fatica ad accompagnare su per i gradini Sherry, che ormai proseguiva appoggiandosi appena alle braccia dei due. Il sole li abbagliò appena fuori il complesso, bloccando loro il respiro per qualche secondo.
"Ora sempre dritto di là ed è fatta." esclamò Larry, inspirando l'aria finalmente limpida. Il poeta fu felice di essere uscito da quel claustrofobico, oscuro complesso, e si riempì i polmoni dell'aria montana che tanto amava. Nessun miasma finalmente saturava l'atmosfera. Il grigio delle vie del borgo era mille volte meglio del nero pece, anche se malinconico ed industriale, ed i colori sbiaditi delle automobili abbandonate ricordarono alle sue pupille la tavolozza di quella dolce pittrice che era la natura. La città era esattamente come se la ricordava: le piante avevano invaso gran parte degli edifici, avvolgendoli in pallide spire, o crepando l'asfalto per la sete di luce. L'acqua del temporale della notte di due giorni prima ancora ristagnava nelle grondaie e nei teloni dei negozi sbiaditi, sgocciolando plumbea e umidificando l'aria. Le automobili scrostate seppellivano le buche dell'asflalto, sghembe e arrugginite, gli pneumatici sgonfi ed incastonati di cocci di vetro provenienti da vetrine infrante. Una saracinesca crollata e arricciata, protesa ai bordi della strada, sembrava minacciarli, così come un grosso pezzo di lamiera appuntita appena più in là.
Larry svoltò a sinistra in una via abbastanza grande, sfiorando con la mano la parete semicrollata di un pub, il cui neon pendeva dall'insegna piegato su se stesso rovinosamente. Fu allora che la piazza apparve ai loro occhi, unico luogo ancora in buono stato della città. Scavalcarono il floscio nastro giallo e nero, che era stato sistemato per bloccare ogni via d'accesso, e si guardarono intorno, alla ricerca del pick-up di Larry. La chiesa che dava sulla piazza aveva le porte di pesante legno sfondate, ed al centro del pianerottolo di marmo sopraelevato di forse mezzo metro c'erano i resti di un falò, che probabilmente era stato acceso con le panche e i banchi della chiesa. Calcinacci erano precipitati dal campanile, piuttosto pericolante e già ben avviluppato nell'edera.
"Eccolo!" esclamò Larry indicando un veicolo parcheggiato sotto uno dei portici della piazza, davanti alla parete pericolante di un ristorante "Il pick-up.".
Era un camioncino a cabina singola color rosso sbiadito, ricoperto di loghi di squadre di football sulle fiancate e sui finestrini. Sul cassone erano accumulate alcune casse di legno, delle quali una aperta, una tanica piena d'acqua e delle tende gettate alla rinfusa ed assicurate con un cavo di plastica. Nonostante l'aspetto malridotto, era il veicolo più fatiscente della piazza, ed i fanali cinguettarono appena Larry premette il pulsante sulla chiave, estratta prontamente dalla tasca dei pantaloni della tuta. Ryan sentì un brivido di sollievo e incredulità mentre si avvicinava al veicolo. Era da settimane che non udiva il rombo del motore di un'auto, il che era straniante, dato che a Davourwoods il suo appartamento era appena di fianco alla Statale.
"La donna monta davanti con me, voi andate dietro sul cassone. Dovreste starci." disse Larry, giunto ormai a pochi metri dal veicolo. Saltellando, aprì la portiera e vi montò dentro con una noncuranza e indifferenza che spaventarono il poeta. Dopo tanto tempo che non vedeva un veicolo, Ryan restò allibito. Se quel pick-up fosse stato suo lo avrebbe trattato come fosse d'oro, cullandolo e stando attento al minimo graffietto. Invece Larry si era gettato sbuffando goffamente sul sedile, e schiantando la portiera con violenza per chiuderla. Non aveva probabilmente perso l'abitudine di guidare a quanto pare, a differenza del poeta, da settimane a digiuno da veicoli funzionanti.
"Forza, Sherry..." sospirò, mentre si scostava affinché Drake la infilasse nella portiera opposta, dove si trovava il sedile passeggeri. La donna si sedette senza troppe lamentele, e si accasciò sul sedile respirando profondamente. Era scossa, ma Ryan non riusciva a capire se fosse ansiosa di rivedere il marito o fosse ancora in preda agli ultimi spasmi di terrore per ciò che era successo. Probabilmente stava anche realizzando quanto fosse stato irrazionale il suo gesto, ma era troppo spossata per parlare o pensare lucidamente. Il fatto che stesse in silenzio era comunque buon segno.
Delfino si issò sul cassone, e spostò un paio di casse di legno per far spazio ai nuovi passeggeri. Fu allora che il poeta, dopo aver aggirato il veicolo, notò il machete sporco di sangue che pendeva dalla sua cintura.
"Oh!" esclamò sorpreso "Quell'affare non è una di quelle lame tagliacarte che stanno negli uffici?". In effetti pareva che l'uomo avesse staccato l'affilato machete da un tagliadocumenti di precisione e lo avesse reso un'arma improvvisata.
"Quando sei in un ufficio circondato da Infetti non hai molte altre cose affilate da usare." rispose Delfino con un sorriso acido "Ormai mi ci sono quasi affezionato.". Ryan sorrise divertito e stupito. Mai avrebbe pensato che la sua vita fosse stata salvata da un banale tagliacarte. Salì sul cassone e si sedette, accucciandosi con la schiena appoggiata ad una cassa. Drake lo seguì baldanzoso, mettendosi accanto a lui seduto su una cassa di legno. Per ultima salì Candace, dopo aver squadrato il cassone alla ricerca di un posto abbastanza comodo. Si era tolta la giacca nera, annodandola in vita, ed il poeta poteva vedere i deboli tremiti che scuotevano i peli delle sue braccia scoperte.
"Vai." esclamò Delfino, battendo con la mano sulla fiancata del pick-up, al che Larry accese il motore, che ruggì tiepido. Ryan pregustò il tenue rombo del veicolo, che gli stava riportando alla memoria il vecchio mondo. Non era il rumore assordante del traffico, certo, ma bastava quel sommesso brontolio dell'olio e del ventre del veicolo a carezzare i ricordi, ancora impressi e vividi nonostante qualche piano più in dentro. Gli parve di volare quando il pick-up curvò in manovre complesse per uscire dalla piazza senza urtare gli altri morti veicoli, e sentì già il principio di brezza che presto gli avrebbe lavato via il sudore dal viso.
"Stai bene?" domandò Delfino, rivolgendosi verso Drake. In effetti il ragazzo aveva mantenuto l'espressione di sorpresa e eccitazione per l'incontro, ma aveva contorto il viso in una smorfia grottesca che indicava probabilmente un forte mal di stomaco.
"Sì. Sì. È solo che non viaggio da molto su un'auto." rispose, quindi si accinse a premere due dita sul polso, come gli aveva insegnato Ryan.
"Se devi vomitare ci fermiamo un attimo. Dobbiamo ancora uscire dalla piazza." insistette il vecchio, alzando la gamba per posare il piede su una cassa di legno a fianco.
"No, non serve. So come farlo passare. È l'eccitazione per il viaggio più che altro, non mal d'auto." e così dicendo continuò a premere le dita sul polso.
"Sarà bene. Dopo ci sono molti tornanti da fare.".
Il pick-up uscì dalla piazza e cominciò a sfrecciare verso la Rampollaia. Ryan cominciò a fissare il paesaggio, mentre cercava di ignorare le buche che Larry talentuosamente prendeva in pieno, e si accorse che Candace lo fissava. Non ricambiando, continuò a guardare i grigi e maceri edifici che bruscamente si interrompevano per dar spazio alla pura strada immersa nei verdi pascoli. L'erba incolta di quei prati, prima così perfetti grazie alla cura dei giardinieri, gli fece di nuovo pensare al passato.
"Dove avete il vostro rifugio?" chiese Drake, ancora impegnato nell'arrestare i conati.
Delfino mantenne il viso serio e fissò il ragazzo, quindi scosse la manica alla donna seduta accanto "Glielo dico?" sussurrò concentrato.
"Fai quello che ti pare, mica devi chiedere a me." rispose Candace sbrigativamente, quindi tornò a fissare i larici silvestri che scorrevano fulminei, di tanto in tanto lanciando veloci occhiate curiose a Ryan.
Delfino espirò sterile, quindi si protese in avanti per parlare al ragazzo "Noi tre non siamo da soli, siamo parte di un gruppo con molta più gente.". La smorfia di Drake si affievolì e si tramutò in un sorriso. Il poeta drizzò le orecchie con attenzione, pur continuando a fissare la brughiera. Forse quell'incontro oltre ad averli salvati aveva davvero cambiato loro la vita. Avrebbe dovuto cominciare a fidarsi di più di quelle persone una volta che avessero dimostrato le loro affermazioni.
"Hai presente dov'è la diga di Erakor?" continuò l'uomo, vedendo che il ragazzo si stava eccitando "Appena sopra Alleigh, che forma il ponte per l'autostrada?".
"È lì che abitate?" Drake smise di premersi il polso.
"Abbiamo barricato la strada e la galleria che danno sulla diga. Gli Infetti non possono entrare da nessuna parte, e come case provvisorie usiamo tende e rimorchi di camion." rispose Delfino.
"Quanti siete?" chiese Ryan interrompendo l'uomo bruscamente. Ormai si delineava all'orizzonte un futuro di sicurezza per il piccolo Charlie, Sherry e Drake. Forse davvero li avrebbero accolti e la famiglia che il poeta aveva come progetto da quella mattina si sarebbe potuto realizzare. L'uomo lo fissò profondamente e stancamente "Non so... Venti, forse venticinque.".
"Ventidue." gracchiò Candace abbassando lo sguardo. Si scostò i capelli dalle spalle e sbuffò al vento, ricordando a Ryan un personaggio cinematografico nel suo massimo momento di gloria. Sentì Larry che dall'abitacolo comunicava goliardicamente con la scossa Sherry, probabilmente tentando di tirarle su il morale. Una grassa, ovattata risata maschile risuonò nell'eco delle montagne, mentre la strada cominciava finalmente a salire in tortuosi tornanti, proseguendo verso il Rifugio Cervo Rosso. Drake distese la gamba mantenendo il mezzo sorriso della conversazione con Delfino. Ventidue persone erano un sogno per Ryan. Una vera comunità a tutti gli effetti. Cercò di ripescare nella memoria l'ultima volta che aveva visto la diga di Erakor, ma rintanato com'era stato negli ultimi tempi non gli venne in mente niente. Ricordava un grosso muro di cemento ricurvo verso l'interno che sosteneva l'autostrada montana da Wilmawnee ad Elmwoods, una strada troppo grigia per piacere al poeta. Nessuna enorme autostrada a quattro corsie poteva eguagliare un silenzioso sentiero di nuda terra, incastonato tra gli odori dei licheni e i canti albeggianti degli uccelli boschivi, come a lui piaceva. Immerso nella natura come una solida montagna, eternamente spettatore e spettacolo di quella delicatezza silvana e lignea, pittoresco dipinto dalla mano delle primitive luci dell'alba.

Nel prossimo episodio:
Un lacerante grido di disperazione fece gelare loro il sangue nelle vene improvvisamente. Si fissarono entrambi negli occhi strabuzzati, poi si misero in piedi, i nervi saldi e pronti a reagire al minimo evento.
"È morto!" un maschile urlo straziante si levò nell'aria di nuovo. Tutti alla diga smisero di fare ciò nel quale erano impegnati, e si voltarono a fissare il grande rimorchio principale di Jordan, dal quale probabilmente provenivano gli strilli. Ryan e Drake scavalcarono l'automobile e cominciarono a correre verso il centro della diga, insieme ad un'altra decina di preoccupate persone. Arrivati al rimorchio, si accalcarono curiosi insieme alla piccola folla per vedere cosa stesse succedendo.

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