Lights Of Dawn: Episodio 2 | Atto 1

Lights Of Dawn Official Soundtrack: http://www.youtube.com/playlist?list=PLFEsknx_wE3uJMLvE1CppOGVlD2f44fGD

"SHERRY!" urlò Harold con tutto il fiato che aveva in gola, mettendo le mani a coppa davanti alla bocca per amplificare lo strillo nell'aria rarefatta.
Lenta ma imponente, la funivia aveva ripreso la sua marcia dopo chissà quanti giorni di inattività. La donna continuava ad urlare forsennatamente sotto il telone nero, lacerandosi le corde vocali con un'espressione di folle paura negli occhi lontani.
"Mio Dio, no!" imprecò nuovamente l'uomo corpulento, protraendo i glutei all'indietro per restare in equilibrio sul tetto dopo l'improvvisa contrazione del diaframma.
"Come ha fatto a ripartire?" chiese Drake, appoggiandosi al muschivo legno del rifugio con fare esterrefatto.
La donna dalla cabina gridò qualcosa di incomprensibile, ma differente dai monosillabi di terrore di poco prima. Ryan tese l'orecchio per tentare di riconoscere una struttura sintattica in quelle strilla allucinate e perse nel vuoto montano.
"Sta dicendo qualcosa! SHERRY!" continuò Harold tremando. Il suo viso stava pian piano diventando sempre più paonazzo, man mano che l'uomo emanava le grida disperate, dondolandosi avanti e indietro goffamente per riprendere fiato.
La cabina si stava allontanando velocemente dal rifugio, ed ora aveva superato abbondantemente il pilastro dal quale i due compagni erano scesi pochi minuti prima. Il volto della donna si perse presto nei lineamenti del nero telone, come pure le urla disperate, che si dissolsero lugubri nel vento, trasfigurando in sussurri.
Harold strillava ancora, la faccia scarlatta dallo sforzo, le corde vocali erose. Gli altri due continuavano a fissare la scena inebetiti e impotenti. L'uomo prese disperatamente fiato con un risucchio imponente per urlare un ultima volta, quando Ryan gli bloccò la mano e la distolse dal volto.
"Fermo," disse con un tremito celato "se la funivia scende allora risale anche. Possiamo aspettare tua moglie alla fermata quassù.".
Harold si voltò con gli occhi fuori dalle orbite, che apparivano lattiginose sul volto vermiglio, ed espirò piano l'ossigeno fagocitato.
"Hai ragione." gracchiò "Dobbiamo correre.".
Con un balzo da manuale l'uomo si fiondò giù dal tetto del rifugio, atterrando pesantemente su uno dei tavoli, quindi cominciò a correre forsennatamente verso l'attracco della funivia poco distante.
Drake superò in riflessi il compagno, oltrepassandolo per seguire l'uomo corpulento, l'espressione incredula ancora scolpita sul volto arruffato. Ryan lo seguì a perdifiato, svuotando la mente ed iniziando a rincorrere il compagno affannosamente. Impiegarono qualche secondo per attraversare quelle poche decine di metri erbosi, e Harold quasi si puntellò sui piedi per frenare dopo la corsa, tanta era la disperazione con cui si era precipitato lì. Mentre gli altri due erano intenti a raggiungerlo, si fermò a guardare il cavo d'acciaio scorrere e la piattaforma delle funivie ruotare tra arcani cigolii.
"Dobbiamo solo aspettare Sherry adesso." ansimò Ryan tra gli spasmi di fatica. Nel suo midollo spinale fluì improvvisamente una potente e improvvisa scarica di adrenalina. La cabina col telone nero era entrata nella stazione a valle, ed ora stava risalendo la pendice con un minaccioso dondolìo.
Nel silenzio delle folate di vento i respiri affannosi dei tre uomini si affievolirono pian piano mentre lievitava l'ansia. Le cabine scorrevano fiammanti e arrugginite davanti ai loro occhi, e le pupille seguivano allibite ogni piccolo dettaglio del metallo rosso. Una nebbia di tensione vaporosa saliva dal baratro che accoglieva la funivia, fomentando l'incombente paura di non rivedere la donna, nel silenzio pulsante di respiri.
La tensione si bloccò quando alle loro orecchie giunse familiare il crepitio della plastica che volteggiava, s'impennava e si contorceva al vento. La cabina entrò nell'attracco della funivia lentamente, pregustando appieno l'atmosfera macabra. Il telone smise di sbatacchiare quando apparve agli occhi allibiti e tesi dei tre uomini, afflosciandosi su se stesso, mentre il disco accoglieva la cabina con gemiti magnetici e cigolanti.
Harold tese lento la mano per scostare il telone. Con il cuore in gola le sue falangi lambirono la plastica nera e sporca, mentre la cabina cominciava a ruotare attorno al perno.
Scostò quindi di colpo il telone con un solo, brusco gesto.
"NO!" esclamò strattonando la plastica in un impeto d'ira "NO!".
Ryan si sporse per guardare l'interno della cabina, ma ormai questa aveva ruotato attorno al disco, ed era in procinto di tornare giù. Il cuore gli pulsava violentemente nel petto, come se un cembalo organico fosse stato rinchiuso nella sua gabbia toracica.
La maledetta cabina, quindi, ondeggiò pericolosamente sotto un potente calcio di Harold, che strillò un ultimo e assordante "No!" prima di crollare al suolo sul pianerottolo di cemento.
"Non c'è?" balbettò imbarazzato e concentrato Drake, lo sguardo fisso e vuoto sulla cabina, che ora si allontanava compiaciuta sul cavo di metallo.
"Non c'è." rispose l'altro con voce flebile, portandosi le mani al volto per l'ennesima volta. Il poeta lo fissò allibito. Di nuovo quel pover uomo era stato vinto dalla codardia, e la disperazione per la fuga della moglie stavolta non sarebbe stata facile da placare, neanche con la migliore retorica. Dopo un attimo di esitazione, si decise a giocare la carta del coraggio indotto allo smorzare. Ryan quindi si chinò cupo sull'uomo e gli scostò piano le mani dal volto.
"È inutile deprimersi adesso. È meglio che ci muoviamo se vogliamo salvarla." scandì con tono paterno, fissando l'uomo corpulento con decisione e fierezza.
Harold rimase imperterrito, con i polsi serrati nella stretta del poeta, e lo guardò stupito e confuso.
"Non dire così, Ryan." si intromise Drake da dietro di loro.
"Cerco solo di non perdere tempo." rispose l'altro, mollando le braccia dell'uomo corpulento, e girandosi a fissare il ragazzo negli occhi.
Drake aprì la bocca con aria preoccupata, ma Harold lo interruppe: "Ha ragione." gracchiò ad alta voce, ricacciando indietro le lacrime che facevano capolino dagli occhi lucidi "Non perdiamo altro tempo.".
Il ragazzo si puntellò nervosamente sui piedi, e cercò di dipingersi sul volto un'espressione neutrale, pur continuando a fissare il compagno. Ryan, sorridendo dentro di sé per il successo, si voltò a scrutare l'attracco della funivia a valle, appena visibile da quell'altitudine, e cercò di calcolare la lunghezza del percorso.
"Allora," cominciò "Sherry è scesa in città per la paura, e bisogna andare a prenderla. E fin qui è tutto semplice.".
"Non è così semplice." puntualizzò Drake, cercando di sovrastare il tono di voce del compagno.
"Il vero problema," continuò il poeta, ignorando l'intervento dell'amico "è che stanotte questa funivia attirerà qui tutti gli Infetti della città. Harold, sai forse da dove la funivia riceve l'elettricità per funzionare?".
"Beh," rispose l'uomo, che ormai si era ripreso dai singulti della disperazione, ma ancora manteneva un'espressione mogia ed ansiogena "i generatori ausiliari si sono consumati dopo pochi giorni quando è scoppiato il casino. Qualcuno deve averli riattivati. Oppure hanno fatto funzionare di nuovo la diga, visto che era la sorgente principale.".
"La diga di Erakor?" domandò Drake, di nuovo cercando di interrompere il compagno. Probabilmente voleva prendere sottomano la situazione, pensando che Ryan non ne sarebbe stato in grado. Il poeta maledisse quella giornata e quel rimorso ancora caldo di aver salvato il bimbo dalla morte. Cercò di respirare a fondo per non agitarsi di più.
"In ogni caso dobbiamo fermare la funivia. C'è un interruttore al rifugio o qui vicino?" chiese Ryan, guardandosi intorno e scrutando l'attracco.
Harold sibilò preoccupato "A dir la verità no." rispose, succhiando l'aria tra i denti.
Il poeta sbuffò deluso, e si aspettò che Drake intervenisse immoralmente, ma non successe niente.
"Quando abbiamo firmato il contratto con gli addetti alla funivia, ci hanno dato quella specie di citofono laggiù." spiegò Harold, indicando una cornetta montata sulla parete dell'attracco "Ci hanno detto che loro potevano spegnere la funivia solo dalla stazione in città, e che gli dovevamo dire se c'era gente ancora su con il citofono. Così nessuno rimaneva bloccato all'orario di chiusura.".
Ryan staccò la spalla dal muro e cominciò a camminare nervosamente, spostandosi dal piano di cemento all'erba brulla e calpestata che lo circondava.
"Quindi l'unico modo per spegnerla è scendere..." mormorò a denti stretti. Quella giornata, dopo essere cominciata molto male, si stava pian piano tramutando in un incubo.
"Ne sei sicuro?" chiese Drake, corrugando le folte sopracciglia color carota sporca.
Harold annuì funereo, e si asciugò con la manica la fronte sudata "Dobbiamo andare giù, trovare mia moglie e disattivare la funivia." mormorò, abbassando il tono di voce.
Ryan storse il naso "Una donna incinta non può percorrere il sentiero che porta al rifugio dal paese prima del tramonto.".
"Che proponi di fare allora?".
"La rimettiamo sulla funivia, la facciamo salire e poi dalla cornetta lei ci dirà quando è arrivata. Sarà allora che staccheremo la corrente." spiegò il poeta, concentrando l'attenzione sulla manciata di case che a malapena si intravedevano tra le rocce del pendio.
"Può funzionare." gracchiò Harold con un velo di rassegnata preoccupazione.
Drake si intromise nella conversazione: "Dimenticate una cosa." sbottò, facendo un cenno verso il rifugio.
Ryan fissò perplesso il ragazzo, poi afferrò ciò che cercava di far capire loro.
"Cazzo, il bambino!" esclamò, schiaffeggiandosi la fronte con la mano sudata. Si rese conto che in quei pochi minuti era diventato troppo nervoso. Solitamente non imprecava mai per così poco. Odiava usare parole secche, inventate per sfogare inutilmente rabbie minime. Amava le parole perché esprimevano le emozioni come null'altro, ed ora si stava dimenticando come usarle bene. Cercò di alleggerire la tensione con un profondo respiro, mentre Drake irrigidiva le membra per rimanere all'erta.
"Chi sta con il piccolo allora?" chiese il ragazzo, fissando il compagno con il viso che impallidiva man mano che realizzava che la situazione era più complicata del previsto.
"Se volete bado io a Charlie." rispose Harold, con la voce che iniziava di nuovo a tremolare.
"Sarebbe meglio che venissi con noi. Per via di Sherry." lo contestò Ryan, dopo aver tirato un profondo sospiro e tentato di rilassare i muscoli facciali.
Harold si schiarì la gola "Non lo so, ti conviene di più che io stia al rifugio. Il tuo compagno è più giovane e più forte." gracchiò, mentre le sue tempie cominciavano a pulsare. Ryan capì che l'uomo era terrorizzato dall'idea di lasciare il piccolo in mano altrui, e di allontanarsi dal prezioso rifugio, anche per salvare la moglie.
"E poi Sherry è forte. Sa chi sei, e per salvarsi la vita non avrà problemi a...".
"Sì Harold, va bene. Resti tu con Charlie." lo interruppe Ryan, mentre il compagno lo guardava corrucciato. "Andiamo io e te, Drake.".
La funivia, nel frattempo, continuava imperterrita il suo monotono ciclo. Il poeta si chiese se Sherry fosse scesa dalla cabina proprio per spegnere l'interruttore e quindi evitare loro il lavoro. Occorreva comunque soccorrere una donna incinta, che avrebbe dovuto salire a piedi i novecento metri di dislivello da Norville al rifugio.
"Che stiamo aspettando allora? Vado a prendere la roba che ci serve." disse Drake, fiutando la paura di Harold per l'impresa, e cominciando a correre verso l'edificio per prendere l'ascia e gli zaini, ancora pieni di provviste.
"Vi prego," implorò Harold con voce tremula e titubante " portatela su. Portatela su e vi dovrò la vita.". Ryan lo fissò con le pupille contratte per il forte sole e per l'ansia incombente, e annuì serio. Vide l'uomo rincuorarsi un poco nel suo oceano di vergogna e terrore.
Il ragazzo tornò in men che non si dica con l'attrezzatura, e Ryan si mise in spalla lo zaino con decisione smorzata. Fissò la valle di nuovo, e la città decrepita che li squadrava minacciosa. Appena una delle cabine arrivò alla fermata la squadrò bene: sembrava in buono stato.
Allungò il piede mentre la porta rosso ruggine si apriva cigolando, e con un balzo fu dentro alla cabina, seguito da Drake. Mentre lo sportello si chiudeva, udì Harold che strillava loro un'ultima cosa, probabilmente un esasperante augurio per l'impresa. Drake si gettò pesantemente sulla panca della cabina, facendola traballare pericolosamente. Il monotono rullìo delle ruote sul cavo d'acciaio si bloccò, lasciando spazio ad un lieve ronzio, mentre la cabina lasciava la fermata. Il poeta vide Harold allontanarsi mantenendo il contatto visivo, mentre si dirigeva goffamente verso il rifugio, e sospirò profondamente. Sentì che era stato troppo severo, con quel pover uomo. Il rimanere al sicuro nella funivia tutto quel tempo, senza incontrare Infetti o problemi enormi, non lo aveva temprato, lasciandolo macerarsi nella sua pigra indolenza. Ancora rimasugli del giudizio umano di un tempo attanagliavano Harold, e lo spaccavano in due, rendendolo troppo pietoso e codardo, e troppo poco indulgente con se stesso. Si ricordò, però, dopo qualche secondo, del suo punto di rottura, di come Drake gli avesse sempre detto che mantenere dell'umanità dentro di sé li avrebbe aiutati a sopravvivere. O si era umani in branco o si diventava animali da soli, e la seconda opzione pareva davvero disperata. Ryan si augurò di non dover mai imboccare la strada della solitudine e della sicurezza, e cominciò in lui a germinare rimorso per i pensieri precedenti. Quel bambino non sarebbe stato un peso, la codardia di Harold nemmeno, e neanche la follia di sua moglie lo avrebbe fermato. Poteva nascere un bel gruppo, a cui Ryan doveva insegnare a non ascoltare solo l'istinto di sopravvivenza individuale, ma anche a rompersi i tendini delle gambe pur di salvare i compagni, e restare uniti.
"Scusa se prima ho detto quelle cose su di te. Che mi hai condannato salvandomi eccetera..." disse rivolto a Drake, che stava togliendo erbe e sterpi dai capelli unti. Il ragazzo alzò la testa con sguardo attento, che subito dopo si trasformò in paterno.
"Più che altro trovo strano che tu sia ammattito di colpo, senza una causa evidente. Fosse accaduto qualcosa di grave avrei giustificato la tua momentanea reazione." rispose con calma, continuando a spidocchiarsi la zazzera. Il compagno annuì, spostando lo sguardo sulla solida mole del rifugio, che ormai si era allontanato parecchio da loro. Il ronzio della cabina variava di intensità, ricordando al poeta che erano rinchiusi in quel claustrofobico spazio.
"Dici che non è accaduto niente che non giustifichi il mio comportamento? A me sembra che in questi ultimi giorni la routine sia cambiata un po'.".
Drake non alzò lo sguardo, concentrato com'era "Ma è cambiato per il meglio." rispose semplicemente, dopo una pausa di riflessione.
"Hai ragione, ragazzo. Scusami ancora per prima.". Ryan poggiò le nocche spellate sulla fronte sudata, e si ripeté quanto fosse stato irrazionale, mentre fissava un punto indistinto nel cielo, che piano scuriva nelle prime luci del tramonto. Il suo compagno si alzò in piedi e si affacciò al finestrino con la fronte corrugata.
"Siamo quasi arrivati alla città." notò, scuotendo improvvisamente l'amico dai suoi pensieri.

[⏯️Track03 | Mabovski - Memory
|
V
Aprire il link sulla mia bacheca per la playlist della soundtrack. Si tratta di musica cinematografica ed ambient, mirata solo ad accompagnare la lettura come sottofondo]

In effetti il profilo delle case diroccate e dei tetti spioventi in rovina era ora ben visibile, così come la nera voragine della stazione che si avvicinava sempre di più. L'edificio era parzialmente crollato, e la stazione era inglobata in quello che sembrava una specie di complesso di negozi dal cuore completamente buio. Ryan pregò con tutto il cuore che in mezzo a quel mucchio di calcinacci non si nascondessero degli Infetti.
"Appena scendiamo ci dividiamo per cercare l'interruttore. Dovrebbe essere nella sala di controllo appena dietro il bancone per pagare. Premi ogni pulsante, leva o manopola che trovi. Se proprio non lo troviamo entro venti minuti, torniamo su." disse al ragazzo, mentre sfilava dallo zaino la pala affilata e le torce.
"E Sherry? Non avevi detto che la facciamo salire prima di staccare la corrente? E non conviene di più che uno dei due vada a cercare lei mentre l'altro trova l'interruttore?" domandò Drake, continuando ad osservare i dettagli sempre più nitidi dei tuguri della cittadina. Allungò la torcia al compagno, che la afferrò con mani sudate.
"Lì dentro è buio, e ci conviene andare in due a cercarla. In più non sappiamo se la troveremo, e ci conviene prima assicurarci di avere l'interruttore a portata di mano, così possiamo comunque spegnere la funivia ed evitare la catastrofe con gli Infatti stanotte. Se siamo fortunati, in ogni caso, sarà lì nelle vicinanze. Forse è scesa per staccare lei stessa la corrente." rispose l'altro. La immaginò mentre correva irrazionalmente per le strade della città, per scappare da qualcosa di invisibile, spinta solo dalla paura che la attanagliava e le annebbiava la vacua mente. Lugubre il rullio delle rotelle della cabina sul cavo riempì l'afosa aria. La nera voragine di calcinacci e sussurri era ormai a due passi, e Ryan poteva distinguere il pavimento di cemento, pezzato d'erbacce. Metà della sala era candidamente illuminata dalla luce del giorno, mentre l'altra metà era completamente in ombra. Una linea spezzata e precisa divideva la sala in quei due opposti, in un macabro gioco di luce che non rassicurava i due compagni.
La cabina giunse nella stazione silenziosamente, e subito sprofondò nell'ombra. I nervi si ghiacciarono, e le orecchie si tesero. Cigolando, la porta si aprì con indecisione, e Drake scese per primo, ascia in pugno, seguito dal compagno.
L'interno della fermata era buio ed umido. Poiché le piante non potevano fiorire con così poca luce, il suolo era ricoperto di muschi e alghe, che vaporosamente respiravano l'aria fradicia, condensando il freddo nel lugubre luogo. Un brivido percorse la schiena indolenzita di Ryan quando si sentì il click della porta che si chiudeva, e il rullo della cabina che si allontanava da loro dondolando. Le sue dita si strinsero intorno alla torcia, cercando conforto, e tastarono nervosi in cerca del pulsante per accenderla. Un fascio di luce illuminò i calcinacci della desolata stanza, e Drake si girò verso il compagno sollevando il sopracciglio.
Ryan inspirò l'aria umida per riacquistare coraggio e scaldare i riflessi, poi svuotò la mente e si ripeté che era lì per spegnere l'interruttore e trovare la moglie di Harold. "Accendi la torcia, Drake." disse "Per te da quale parte è il bancone?". Mentre il ragazzo armeggiava con la pila, il poeta illuminò un'angolo della stanza dove era ben riconoscibile un tornello coperto di polvere. Dietro di esso si protendeva un buio corridoio, che probabilmente conduceva alla biglietteria, e quindi alla sala di controllo. Drake accese la torcia e squadrò in pochi attimi tutti gli angoli della fermata, per verificare se la moglie di Harold fosse lì. "Qui non c'è. Forse è già nella sala di controllo." sussurrò, facendo dondolare l'ascia con il braccio rilassato.
"Intanto troviamo l'interruttore come ti ho detto." rispose Ryan, mentre si dirigeva verso il tornello. I suoi piedi calpestavano polvere, muschio e calcinacci, e il poeta riusciva a percepire il marciume che seppelliva il pavimento attraverso le spesse suole. Sentiva scricchiolare le macerie e l'intonaco scrostato sotto i piedi come se stesse camminando sugli insetti. Mentre proseguiva, Ryan scorse, illuminato dal fascio di luce della torcia, un impolverato nastro blu attaccato ad un paletto d'ottone, segno che lì era sistemato uno spartifila per la coda in biglietteria.
Scavalcò il tornello con un'ampia falcata, ed illuminò il bancone di legno. La polvere che cadeva dal soffitto rifletteva la luce silenziosamente. Drake grugnì mentre scavalcava il paletto di lucido acciaio del tornello, facendo sussultare il compagno.
"Fa' piano." gli intimò sottovoce Ryan. La biglietteria al suo interno era vuota e calma, ancora in buone condizioni. Due porte di metallo umido facevano la loro bella figura di fianco ad una scrivania con un malridotto computer. Fogli bagnati ed impolverati ricoprivano il suolo. Il corridoio invece proseguiva, sboccando in un atrio più ampio, lercio e in rovina. Una porta antincendio, con la maniglia antipanico rosso scrostato ed un cartello "Uscita di Sicurezza" spento e ossidato troneggiante sopra di essa, si potevano intravedere in fondo all'atrio, tra delle sedie accastate e delle disordinate scrivanie.
"Come entriamo?" chiese Drake sottovoce, facendo tentennare i moschettoni dello zaino.
"Dev'esserci una porta da qualche parte nell'atrio. Se siamo fortunati potrebbe esserci anche solo un cancelletto, o un corridoio. Altrimenti abbiamo tempo, e possiamo scassinare anche tre porte se serve." rispose l'altro, sporgendosi sotto il vetro di protezione della biglietteria per controllare gli accessi alla stanza. "C'è una porta di legno. Sembra compensato, è poco robusta. Serratura vecchia e facile da scassinare. Sarà un lavoretto facile, Drake. Tira fuori il grimaldello e il tensore.".
Ryan scavalcò una macchia di lercio che insozzava il pavimento del corridoio e si diresse verso l'atrio con la porta antincendio. Lì, dietro la parete, c'era la porta per la biglietteria. Si chinò per esaminare la serratura. La porta era di compensato, facile da abbattere in caso di malriuscita dello scassinamento, con una finestrella di vetro oscurato all'altezza del collo. Mentre esaminava con la torcia l'interno della serratura udì il compagno, che armeggiava con lo zaino alla ricerca degli attrezzi da lui richiesti.
"È un vecchio modello, a quattro pistoni. Probabilmente da ruotare verso sinistra.  Non sarà difficile." sussurrò ad alta voce per farsi sentire dall'amico, ancora nel corridoio davanti al bancone. Drake arrivò pesantemente con in mano i due attrezzi da scasso, e si chinò ad osservare la serratura, torcendo il capo in più versi per squadrarla efficacemente.

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