2°CAPITOLO

Ethan si guardava allo specchio scrutando i suoi capelli neri con disapprovazione, per quante volte cercava di sistemarli ritornavano sempre al punto di partenza. Il ragazzo cercò di non perdere la pazienza perché quel giorno era speciale e doveva cercare di apparire al meglio ma una risatina sommessa proveniente da dietro le sue spalle lo fece sbuffare sonoramente, i suoi occhi azzurri guizzarono verso chi aveva causato quel suono.

<<Buon compleanno Ethan>>. Era evidente che la ragazza cercasse di trattenere una risata.

<<Grazie Ilory>> esclamò lui <<ma non c'è bisogno che tu ti trattenga>>.

Ilory spalancò gli occhi, per la ragazza non era possibile che Ethan avesse detto quelle parole e poi scoppiò a ridere senza ripensarci, il suo amico d'infanzia le era sembrato così ridicolo, lui era quello che si cacciava continuamente nei guai, tornavano a casa insieme coperti di polvere e si beccavano sonore sgridate. Gli occhi grandi di Ethan si scontrarono con quelli nocciola di Ilory e si ridussero ad una fessura.

<<Grazie per la sincerità>>. Affermò lui tornando a guardarsi allo specchio, aveva pensato che poteva sembrare ridicolo vestito in quel modo ma poi si era convinto che magari invece avrebbe fatto un figurone. Ethan sospirò e tornò a guardare Ilory, inizialmente non si era reso conto che anche lei si era messa in tiro e poi si scoprì a pensare che gli avrebbe rubato sicuramente la scena.

<<Coraggio andiamo>> esclamò lei prendendolo per il braccio e trascinandolo fuori dalla sua stanza. Camminarono per il lungo corridoio fino alle scale a chioccia e cominciarono a scendere, Ilory saltellava davanti a lui e ogni tanto si voltava con un sorriso stampato sulla faccia. Ethan cominciò a sospettare di lei ma non ci badò molto, Ilory era sempre così allegra era lui che al contrario alternava fasi di tristezza a rabbia e se gli capitava qualcosa di bello, gioiva senza farlo notare. I due ragazzi erano di nuovo in un corridoio con un tappeto rosso e continuavano a camminare, Ethan sapeva dove stavano andando e in quel momento si fermò. Aveva forse dimenticato e si stava godendo quei piccoli attimi di gioia? Anche Ilory si bloccò improvvisamente e la sua voce cominciò a sollevarsi in alto come un eco. <<Non sei curioso? Non sei curioso neanche un po'?>>. Ethan cominciò a tremare e il tappeto che aveva calpestato mutò in una pozza scura rossastra ...

<<No!>> urlò indietreggiando, alzò gli occhi e il corridoio ormai era scomparso, adesso si trovava in una grande stanza in rovina, i tendaggi pesanti erano stati strappati e le macerie erano ovunque. <<Ilory!>> Ethan tese la mano insanguinata davanti a se, la ragazza era immobile davanti a lui, vestita di stracci e con i capelli malmessi. <<Ilory! Devi scappare!>>.

Ethan l'aveva pregata e chiamata tante volte ma quando finalmente si girò dai suoi occhi spaventati sgorgavano lacrime che si mescolarono con il sangue che le scivolava giù dalla testa. << Non permetterò che succeda>> esclamò lei continuando a piangere <<Almeno tu devi salvarti!>>.

Faceva talmente caldo che Ethan cacciò via le coperte con un calcio, cos'era stato? Era un incubo? La sua testa era confusa. Con uno scatto repentino ficcò il capo nel cuscino e poi trattenne il respiro. Non era stato un incubo. La consapevolezza gli si bloccò in gola e poi cercò di urlare ma quello che ne uscì fu un suono sordo. Era ormai in quella dimensione da cinque mesi ma mai come quel giorno fu invaso dai sensi di colpa. Era stata Ilory, aveva riaperto vecchie ferite che avevano fatto fatica a rimarginarsi. Si mise a sedere e cominciò a fissare la coperta che aveva cacciato, non riusciva a spiegarsi tutta l'agitazione che provava, in passato l'avrebbe scambiata per paura ma non lo era, era rabbia. In quei mesi aveva passato metà delle notti convincendosi che quello che aveva fatto non era stato intenzionale, che non avrebbe potuto fare null'altro e l'altra metà a maledirsi per essere ancora vivo e quando finalmente il suo solo tormento rimasto era la profezia ecco che come un cane che si morde la coda, il cerchio ricominciava. Cosa poteva fare? Cominciò a mordersi le labbra insistentemente, afferrò la coperta e la strappò via con violenza gettandola sul pavimento, prese il cuscino e nella rabbia lo scaraventò contro l'armadio che in risposta oscillò pericolosamente. "Perché?" continuava a chiedersi "E'colpa loro". Ethan afferrò la testa fra le mani e cercò di riflettere, doveva calmarsi, era scappato e in cinque mesi nulla era cambiato, tutti i demoni erano ancora lì che lo perseguitavano. Ethan alzò la testa per dare un occhiata all'orario, scoprì che questa volta era in anticipo così decise di gettarsi nella doccia per darsi una calmata e uscire presto. Mentre si dirigeva in bagno si tolse la felpa e la gettò sul pavimento, tanto ormai la stanza era nel caos più totale, ma si fermò subito quando dallo specchio, intravide la cicatrice sulla sua spalla sinistra e i suoi occhi pieni di rancore, afferrò l'asciugamano e glielo gettò contro come a coprirne la sua immagine riflessa.

Mentre usciva Ethan non badò assolutamente alle grida della signora Claude che gli intimava di fare colazione, un brivido di freddo lo scosse così afferrò il cappuccio della felpa e si coprì dal gelo. Nella sua dimensione non faceva mai freddo, anzi si moriva costantemente di caldo tanto che sua madre gli imponeva di farsi il bagno due volte al giorno, secondo lei Ethan puzzava. Sua madre Amarantha invece emanava costantemente il profumo della pianta da cui aveva preso il suo nome, un profumo che poteva far invidia perfino alle rose. Ethan ricominciò a rattristarsi pensando a sua madre finché non arrivò davanti alla serranda chiusa del supermercato dove lavorava e lì udì una voce.

<<Già qui Ethan? Oggi sei mattiniero?>> un uomo sulla quarantina con la faccia severa infilò le mani in tasca e tirò fuori delle chiavi, era il capo reparto, il signore che lo sgridava costantemente. Ethan indossò il migliore dei suoi sorrisi e rispose <<Oggi mi sono svegliato in tempo>>. L'uomo restituì il sorriso mentre alzava la serranda. <<Allora dammi una mano e va ad accendere tutto>> esclamò.

Ethan sentì di poter metter via gli incubi per un po' e corse su e giù per il negozio come al suo solito fino all'ora di pranzo, si sedette su una scaletta e sospirò. Alan l'addetto alla salumeria lo notò e cominciò a chiamarlo.

<<Ethan!Ohi!>> Alan era molto simpatico, i suoi occhi allegri erano sempre qualcosa da guardare. Ethan si voltò con lo sguardo interrogativo e l'altro gli fece cenno con la mano di avvicinarsi. In quel momento non c'erano clienti così Alan poteva prendersi un po' di libertà. Ethan si trascinò fino al bancone e si spalmò sul vetro freddo.

<<Non hai portato il pranzo?>> Chiese Alan mentre riordinava il banco. Ethan scosse la testa e si scoprì a pensare ancora una volta al sogno che aveva fatto quella notte.

<<Allora ti faccio un panino, ma shhhhhh...>> Alan mimò il gesto del silenzio sorridendo <<Non dirlo a nessuno>>. Ethan alzò lo sguardo e fece un mezzo sorriso mentre senza aspettare la sua risposta l'uomo era già a lavoro.

<<Grazie>> esclamò Ethan affondando le fauci nel pranzo poi improvvisamente gli si bloccò qualcosa in gola, era la stessa sensazione di quella mattina, Ethan non riusciva a capire il perché gli succedeva ma non lo sopportava, preferiva mille volte essere tormentato dalla profezia che da quella sensazione.

<<Arrivano clienti>> esclamò Ethan prima di dileguarsi, Alan lo guardò allontanarsi e sperò che stesse bene. Fino a che non arrivò l'ora di tornare a casa, Ethan aveva cercato di tenere la mente occupata più che poteva ma appena pensava di essere tranquillo ecco che la sensazione ritornava, strinse i denti e finalmente salutò tutti quanti. L'aria della sera lo colpì in pieno viso e fece una smorfia, attraversò il suo angolo preferito e si perse a contemplare le luci delle macchine sfrecciare avanti e indietro, quelle luci in qualche modo lo infastidivano e lo facevano stare male non perché i suoi occhi non ci fossero abituati ma perché gli ricordavano in qualche modo quella dannata profezia.

<<ahh, dannazione!>> esclamò stringendo gli occhi e portando involontariamente un braccio davanti al viso. Era ancora una volta intrappolato nell'oscurità, poteva sentire i suoi passi risuonare nel vuoto. La sua voce come un nastro registrato ripeteva continuamente che andava bene, che era quello il suo posto ma poi improvvisamente una luce accecante lo colpì. Una mano candida l'aveva afferrato e si era ritrovato con dei fili di capelli dorati tra le dita.

<<Sei senza speranza>> esclamò una vocina sottile. Ethan spalancò gli occhi e improvvisamente tutti i rumori della città esplosero nella sua testa sopraffando la voce della ragazza.

<<Ah, sei tu Ilory>> affermò lui voltandosi a guardare i suoi capelli porpora raccolti in una treccia laterale. Gli occhi nocciola della ragazza lo fulminarono e poi cominciò a camminare. Ethan si affrettò a seguirla.

<<Da quanto va avanti?>> chiese lei con una punta di rimprovero. Ethan sapeva che la ragazza di riferiva alla profezia, in casi normali si manifestava solo durante la notte ma per Ethan era diverso, era ormai un anno e cinque mesi che la ignorava e di notte era occupato a farsi tormentare dagli incubi.

<<Da molto>> rispose lui senza espressione, non voleva che qualcuno si preoccupasse per lui, soprattutto se si trattava di Ilory. Lei sgranò gli occhi, se avesse potuto mangiarlo lo avrebbe fatto non riusciva a capire perché si ostinava così tanto ma era sicura che non sarebbe riuscito a resistere a lungo, non ci sarebbe riuscito, la profezia era un richiamo irresistibile.

<<Guarda che... >> cominciò lei ma Ethan si mise subito sulla difensiva.

<<Se sei qui per farmi la tua solita ramanzina puoi scordarti che io ti stia a sentire!>>. I due ragazzi cominciarono a guardarsi in cagnesco, Ilory pensò che il suo amico si fosse intestardito un po' troppo, era sempre stato un tipo testardo, quando all'improvviso una tremenda esplosione fece tremare il marciapiede facendo trasalire tutti i passanti che si fermarono, spaesati, cercando di capire quale ne fosse stata l'origine. Ilory e Ethan si scambiarono degli sguardi silenziosi e lei si voltò a guardare la casa davanti a loro, era sicura che l'esplosione provenisse da lì e aveva anche avuto una brutta sensazione. Per un secondo ad Ethan sembrò che il tempo si fosse fermato e poi una seconda esplosione molto più forte lo scosse, confermando il terrore di Ilory. Il legno delle finestre e della porta furono sparati via insieme a polvere e calcinacci, le urla della gente che si trovava sul loro stesso marciapiede si confusero con quella sottile di Ilory che fu salvata all'ultimo da Finn, prima che finisse sotto un cumulo di macerie. Finn Stringeva Ilory cercando di calmarla dallo spavento che aveva appena preso, la sua corona era arrivata in tempo o era lì che li osservava come una guardia del corpo? Ethan non riusciva a capire, era rimasto immobile, tutto quello che stava succedendo ... improvvisamente la realtà cominciò a confondersi con il sogno.

<<Buon compleanno!>> Amarantha era ferma sulla porta d'ingresso della sala e aveva quasi spaventato Ethan, il ragazzo non riusciva a credere ai suoi occhi, la sua severa e intransigente madre era lì che gli rivolgeva un gran sorriso. <<Grazie madre>> esclamò lui cercando di essere composto, in realtà avrebbe voluto saltarle al collo e darle un bacio.

<<Coraggio entra>> continuò lei guardandolo <<Oggi sei ad un passo dalla perfezione>>. Amarantha sorrideva, quel giorno aveva messo da parte il suo progetto e aveva permesso a suo figlio di svagarsi ma più lo guardava più lui sembrava meno il solito ribelle, era così orgogliosa e quel giorno era più che mai meno preoccupata per il suo futuro. Mentre Ethan raggiungeva il centro della stanza centinaia di occhi erano fissi su di lui, d'accordo che era il figlio del capo Clan ma tutta quella attenzione lo aveva messo parecchio in soggezione, cosa che sembrava non dispiacere invece ad Ilory che camminava tranquillamente al suo fianco, avrebbe voluto essere come lei. La perfezione per il Clan era raggiunta con il raffinamento dei propri poteri che poteva realizzarsi solo avendo accanto la propria corona, era per quello che i diciassette anni erano importanti, bisognava festeggiare, il prossimo anno Ethan poteva partire per raggiungere la perfezione. Era stato preparato un pranzo degno di un vero re e quando Ethan arrivato al centro della stanza finì il suo discorso da diciassettenne, tutti quanti cominciarono a mangiare e a divertirsi. La festa scorreva tranquilla, più di quello che Ethan aveva immaginato e dopo due o tre balli insieme all'instancabile Ilory era talmente stanco che si accontentò di fare da spettatore. Il Clan Seyrin era davvero un grande Clan, con il passare del tempo famiglie su famiglie si erano fuse alla sua fino a contenerne così tante da non conoscerne neanche più i suoi membri, era per quel motivo che sua madre quel giorno lo portava a destra e a manca per fargli conoscere tutti gli innumerevoli volti che non aveva mai visto. Ethan cercò aiuto con lo sguardo guardando suo padre ma lui invece sembrava divertirsi vedendo la faccia implorante di suo figlio. Alla festa ovviamente erano state invitate anche le corone ma quel giorno Ethan ne aveva viste in numero maggiore dei membri appartenenti alla sua famiglia e gli era sembrato abbastanza strano ma non ci aveva badato.

<<Ma che stai facendo idiota?>> sentì Ilory apostrofarlo, le urla della gente risuonarono nella sua testa e Ethan si coprì le orecchie. <<Spostati immediatamente da lì!>> La voce di Ilory non lo raggiungeva, quelle urla lo stavano riportando indietro ancora una volta. Subito le mani forti di Finn lo trascinarono via da quel punto prima che fosse colpito da qualche mattone vagante. <<Ma che stai facendo Ethan!>> Anche Finn sembrava preoccupato. Ethan non lo sapeva, che stava facendo? Perché stava succedendo ancora una volta? Si voltò a Guardare gli occhi nocciola di Ilory, era spaventata e poi ricordò.

Amber, la corona di sua madre, non gli era mai stata simpatica anzi la odiava. I suoi occhi giallo ambra lo scrutavano come se potessero vedere attraverso la sua anima e il suo potere era spaventoso. Al contrario dei membri del clan le corone potevano tranquillamente utilizzare il loro potere senza averli a fianco e il giorno del suo compleanno girovagava per la sala con la corona di suo padre, Sephil. Neanche Sephil era simpatico ma non era antipatico quanto Amber. Era strano vederli insieme. Improvvisamente un boato scosse tutta la sala e tra la gente si scatenò il panico, poi un altro boato fece crollare metà del soffitto. Ethan era spaventato così come Ilory così cercarono di ripararsi dove il soffitto non era crollato, chi era sopravvissuto però cominciò a morire uno dopo l'altro, ucciso dalla sua stessa corona. Metà delle corone che erano alla festa erano sovvertitori e uccisero quasi tutti i membri del Clan Seyrin. Amber aveva gridato <<Libertà!>> prima di uccidere a sangue freddo anche Amarantha, Amarantha non possedeva un gran potere ed era per questo che Amber era la sua amplificatrice, senza di lei sua madre non poteva nulla. Ethan e Ilory avevano guardato anche mentre Sephil diceva ad Amber di uccidere suo padre che nonostante gli sforzi fu sopraffatto numericamente, i due ragazzi non avevano fatto altro che nascondersi. E poi gli occhi di ghiaccio di Sephil si erano posati su Ilory, ma lei era forte. Ethan e Ilory non erano chiamati il duo catastrofico per nulla, diedero ad Amber e Sephil filo da torcere, fino a quando avevano potuto.

<<Almeno tu devi salvarti!>> aveva detto lei mentre le lacrime si mischiavano con il sangue.

Da lontano si udivano le sirene dell'ambulanza, della polizia e dei vigili del fuoco. Ethan era steso sul marciapiede freddo e sentiva un punto della testa bruciare. <<C'è gente lì dentro, vi prego aiutateli>> esclamò una signora dall'aria terrorizzata.

<<Che cosa mi è successo?>> esclamò Ethan portandosi la mano sinistra alla tempia, era confuso ma non poté non rabbrividire quando tra la folla scorse, per un secondo, degli occhi giallo ambra. In quel momento la sensazione che aveva provato per tutto il giorno ritornò molto più forte, era qualcosa che aveva tenuto relegato nel profondo per lunghi cinque mesi, era vendetta.

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Fine del capitolo! Cosa ne pensate? Se vi è piaciuto Commentate e lasciate una stellinaaaa PLEASEE.

ps. questa storia partecipa al concorso di AshootingstarIsee quindi avrà solo 3 capitoli, credo non conclusivi perchè mi sta piacendo parecchio quindi penso di continuarla quando sarà finito il concorso... voi che dite? Voglio pareri! Grazie a tutti quelli che stanno leggendo/seguendo questa storia!

PPS Stavolta ho disegnato Ethan!



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