1°CAPITOLO

Amarantha andava avanti e indietro per la stanza fissando suo figlio seduto al centro, i suoi profondi occhi scuri sembravano studiare il ragazzo che aveva un espressione ribelle dipinta sul viso. Improvvisamente si fermò e i suoi capelli morbidi ondeggiarono a causa dello scatto repentino. La donna indossava sempre quello sguardo autoritario quando si trattava di parlare con suo figlio. Incrociò le braccia candide e la leggera veste di pizzo nero ebbe un sussulto.

<<Madre>> provò a parlarle.

<<No, sai bene cosa succede a chi sbaglia. La nostra legge è severa ma io lo sono di più.>> Amarantha non era mai stata una madre apprensiva, pensava che suo figlio fosse capace di decidere da solo ciò che andava fatto e l'aveva da sempre abituato a prendersi la responsabilità dei suoi sbagli, in fondo al suo cuore però sapeva che quel ragazzino era pur sempre suo figlio ma credeva che lei stessa dovesse temprare la resistenza di colui che in futuro avrebbe messo in riga un Clan davvero troppo numeroso. In realtà Amarantha era preoccupata.

Il ragazzino contrasse le sopracciglia in segno di disaccordo. La madre era sempre troppo rigida con lui e non riceveva mai una parola di elogio quando faceva qualcosa di giusto, in realtà per un po' l'aveva odiata ma poi se ne era dimenticato e aveva ricominciato a sentire quel senso di ammirazione verso di lei. Suo padre entrò spalancando le grandi porte della stanza, era lui che il ragazzino però teneva su un piedistallo come se fosse la sua massima aspirazione. I grandi occhi azzurri dell'omone si spostarono sulla donna ferma al centro della stanza.

<<Amarantha cara, non sei troppo severa con lui?>>

Gli occhi della donna si ridussero ad una fessura, il marito sapeva quanto lei ci tenesse che lui non la contraddicesse davanti al ragazzo. Avevano parlato molto su come dovessero far si che lui si costruisse una tempra forte. <<Rheyl, conosci anche tu la legge di questa famiglia>>.

L'omone si avvicinò alla donna e la prese per i fianchi, guardandola negli occhi. Lei ricambiò lo sguardo arrabbiata, i capelli neri arruffati di Rheyl erano completamente identici a quelli di suo figlio che li guardava con uno sguardo accigliato, persino i suoi profondi occhi azzurri erano identici a quelli del padre ma le espressioni no. Le espressioni e il modo in cui si arrabbiava erano identici alle sue, dentro di sé era compiaciuta.

<<Allora>> esclamò lei sciogliendo le braccia <<per questa volta puoi andare!>>.

Il volto del ragazzino si illuminò, pensò di saltare di gioia ma non lo fece, sua madre gli aveva insegnato che un buon capo sapeva dosare le proprie emozioni. Non doveva esagerare.

Ethan si svegliò con il cuore a mille, i suoi occhi sensibili non si erano ancora abituati alla luce del sole che illuminava la stanza con prepotenza. Il suo primo pensiero fu quello di ringraziare di aver fatto un sogno diverso quella notte e di aver ricordato la bellezza di sua madre. Gettò un braccio fuori dalle coperte e scoprì di essere ancora una volta in ritardo. Si gettò furiosamente fuori dal letto e inciampò su un paio di jeans della sera prima gettati sul pavimento. Sbuffò e ricordò a se stesso di essere più ordinato. Da quando Ethan viveva da solo aveva capito quale fosse la maledizione che le persone come lui dovevano sopportare, si sentiva sempre inadeguato, incompleto, insicuro e impotente. Si infilò la prima maglietta che trovò nel cassetto e afferrò i jeans incriminati, chiuse la porta della sua camera e scese di corsa le scale che portavano al pianterreno dove c'era già gente che faceva colazione, fece capolino nella stanza da pranzo e salutò tutti con la mano. La signora Claude si voltò a guardarlo. <<Ancora in ritardo Ethan? Sei sicuro che la sveglia funzioni?>> In risposta tutti i ragazzi seduti cominciarono a ridere e lui continuò di fretta verso l'uscita. Bonnie Claude era la padrona di quella grande casa, era una specie di albergo per ragazzi perché l'affitto era molto più facile da pagare dato che erano in tanti e in più Bonnie cucinava per tutti ma non erano ammessi fannulloni, infatti Ethan lavorava in un supermercato.

<<Ethan ti sembra ora di arrivare a lavoro? E' una settimana che continui a tardare>>. Ethan aveva appena varcato la soglia del supermercato per venire sgridato subito dal capo reparto.

<<Mi scusi>> esclamò timidamente<<Lo so che continuo a ripeterlo ma non si ripeterà un'altra volta>>. Ethan scrutò il volto dell'uomo che lo stava rimproverando e poi nella sua espressione crucciata scorse un rilassamento. <<Và subito a sistemare la merce negli scaffali>>. Ethan scattò subito al lavoro senza batter ciglio, quel lavoro gli serviva altrimenti non sarebbe riuscito a sostentarsi. Da quando aveva lasciato il suo paese d'origine era piombato in una realtà che non conosceva assolutamente e si era trovato completamente solo e spiazzato, fu Bonnie ad aiutarlo, ogni giorno la ringraziava. Sistemare la merce alcune volte poteva risultare noioso ma poiché quel negozio era particolarmente frequentato non riusciva ad annoiarsi ma gli piaceva aiutare la gente quando erano in difficoltà nel cercare qualcosa o semplicemente non arrivavano allo scaffale più alto, in più solitamente correva da una parte al'altra del negozio senza sosta fino a che non arrivava sera. Il suo supermercato era l'unico della zona che faceva orario continuato e lui essendo il nuovo arrivato doveva fare gli straordinari ma continuava a pensare che non era male. La vita nel suo paese era diversa, non era mai stato abituato a nulla di tutto questo, lui era completamente diverso da quella gente. Stava togliendo degli scatoloni quando improvvisamente sentì la serranda abbassarsi, dentro di se gioiva ma non troppo. Salutò i suoi colleghi e uscì all'aria fresca e pungente della sera, le macchine sfrecciavano veloci sulla strada e milioni di colori si confondevano nella notte.

Stava camminando tranquillamente quando sentì nell'aria l'odore dei panini appena sfornati e cedette alla tentazione, il panificio a quell'angolo era il suo preferito, teneva la busta stretta con due mani attento a non romperla e il suono di passi a lui familiari lo distolsero dall'odore.

<<Ciao Ilory>> la sua voce risuonò nell'aria

Una ragazza con i capelli raccolti in due code molto alte saltellava al suo fianco e i suoi capelli porpora ondeggiavano ai suoi movimenti, era molto più bassa di lui. Lei sorrise di rimando e camminò per un tratto al suo fianco senza dire nulla ma fissando la busta. Ethan la controllava di sottecchi <<Oggi la tua corona non ti accompagna?>> Lei fece una smorfia.

<<Lo sai che litighiamo spesso>> la sua vocina sottile si confondeva con i rumori della città. <<Ma dico io, anime complementari un cavolo!>> fece il gesto di prendere a pugni qualcosa. Ethan la guardò con affetto, Ilory per lui era come una sorella, si chiedeva spesso perché continuasse testardamente a venirlo a trovare, era contro le regole. E chi sbaglia...

Appena varcò la soglia della casa in cui alloggiava, Bonnie lo accolse subito, aveva i Capelli biondo cenere raccolti in uno chignon ordinato e un grembiule a quadretti che le cingeva i fianchi, era una signora di aspetto abbastanza gradevole ma per quanto il carattere assomigliava tremendamente ad Amarantha. <<Hai portato il pane? Ma si, serviva in effetti>> affermò, poi squadrò Ilory <<Ah lei è la tua amichetta?>>.

Ethan sorrise, in questo paese aveva imparato che molti termini potevano essere fraintesi ed Ethan non pensava affatto che Ilory fosse la sua amichetta in quel senso... ma Bonnie lo sapeva.

<<Signora mi chiami Ilory!>> Ilory sembrava offesa ma sicuramente non per il termine che aveva utilizzato. Bonnie fece finta di non vederla e tornò in cucina, i ragazzi che erano in sala pranzo si affacciarono a guardarla, Ilory attirava molta attenzione per il suo aspetto minuto, simile ad una bambola di porcellana oltre all'insolito colore dei capelli. La casa aveva molte stanze, sul pian terreno c'erano sala da pranzo, sala studio e intrattenimento mentre al secondo piano c'erano le stanze di ognuno, nonostante ci fossero però molti spazi lui non amava mescolarsi molto alla gente, si sentiva in difetto perciò passava molto tempo nella sua stanza. Invitò Ilory a salire tra gli sguardi impiccioni di tutti. Appena entrato Ethan si distese lungo sul letto.

<<Potresti mettere in ordine però!>> osservò lei raccogliendo le robe sparse sul pavimento, la ragazza pensò subito che il suo amico si stesse inselvatichendo a vivere da solo in quel posto, ma non glielo disse. Ethan alzò un braccio e le disse gesticolando che poteva fare come voleva, era lei che si ostinava a venire da lui. Improvvisamente la tenda sottile che volteggiava al vento fu spalancata di scatto, Ilory emise il suo solito gemito spaventato, come lo squittio di un criceto.

<<Ciao Finn>> Bofonchiò Ethan con ancora la testa tra le coperte disfatte del suo letto.

La Corona di Ilory era appena entrata dalla finestra spaventando la sua padrona. Ilory era facilmente suggestionabile ed Ethan non era riuscito a capire come una ragazza tanto esile e docile come lei potesse improvvisamente cambiare personalità eppure, era proprio cresciuta assieme a lui. La conosceva benissimo. Quello che conosceva da poco era la sua Corona, Finn. Ilory lo aveva trovato quasi subito.

<<Ilory ti sembra modo? Come puoi lasciare la tua preziosa corona indietro?>> Finn sembrava abbastanza adirato. Lei in risposta incrociò le braccia e assunse un espressione indispettita. <<Ciao Ethan>> esclamò dopo poco scendendo dal cornicione della finestra. Finn aveva un equilibrio fuori dal comune ed era proprio la capacità che serviva ad Ilory per perfezionare il suo potere catastrofico. Ethan pensò subito alla frase della sua amica e guardandoli battibeccare si convinse a smentirla, erano proprio anime complementari.

<<Ma come no?>> Finn attirò l'attenzione di Ethan, lo stava guardando ma non aveva capito di cosa stavano discutendo. Ilory lo guardò infastidita. <<Perché cosa vuoi insinuare?>>.

<<Le conosci le voci che giravano su te e Ethan>> ribattè lui di rimando. Improvvisamente Ethan si irrigidì e lei rispose subito <<Eravamo chiamati il duo catastrofico, e allora?>>. Ilory fece tornare Ethan indietro di cinque anni, quando da ragazzini erano chiamati con quel nomignolo fastidioso e le mille volte che sua madre l'aveva sgridato. Da quando aveva ottenuto quel nomignolo si era sentito sempre più insignificante ma per Ilory adesso era diverso, lei aveva la sua corona.

<<Allora non devi lasciarmi indietro, catastrofe!>>. Nelle parole di Finn,  Ethan poteva leggere una punta di preoccupazione per Ilory, erano davvero così le corone? Ci si poteva davvero fidare di loro? Finn non sembrava un cattivo ragazzo. Ma Ethan era terrorizzato. Ilory intimò a Finn con un gesto della mano di star zitto ed entrambi guardarono Ethan, aveva abbassato lo sguardo. Etahn si era ripetuto mille volte che questo comportamento non era da lui, che un capo non si sarebbe mai comportato così e che non avrebbe mai abbandonato il suo Clan ma Ethan l'aveva fatto, era fuggito. Si era rifiutato di trovare la sua corona e questo per il suo Clan era inaccettabile. Adesso non era altro che un relitto. Ethan improvvisamente si rese conto del silenzio e alzò lo sguardo verso i suoi amici, Ilory veniva spesso a trovarlo ma sapeva il perché.

<<Non ti sei arresa Ilory?>> esclamò Ethan scendendo dal letto. Ilory portò le mani al petto, sapeva quanto stava soffrendo il suo amico, conosceva la sensazione di smarrimento che si provava dopo aver ricevuto la profezia.

<<Non torni nella dimensione Alpha allora?>> esclamò lei sfoggiando i suoi occhioni tristi. Ethan sapeva che Ilory usava quel trucco quando voleva ottenere qualcosa.

<<Non torno, Ilory, lo sai bene>>. Esclamò lui calmo mettendo in ordine la stanza.

<<Come fai con la profezia?>> ribattè lei preoccupata.

Lo sguardo di Ethan la fulminò. Aveva compiuto appena diciassette anni quando la profezia cominciò a tormentarlo, per i membri del Clan ricevere la profezia significava essere pronti, essere pronti al cambiamento e alla maturità. In realtà Ethan viveva con il terrore che la profezia si manifestasse dopo ciò che accadde la sera dei festeggiamenti per il suo compleanno, per sua sfortuna si manifestò esattamente qualche giorno dopo ed era ormai un anno che cercava di convivere con quel tormento.

<<Mi abituerò>> rispose lui cercando di convincere l'amica e anche se stesso. Ilory però non era convinta, Nonostante non andasse sempre d'accordo con Finn, da quando l'aveva trovato la sua inquietudine era sparita ed era sempre molto più allegra era come se ci fosse un filo indissolubile che li legava. Seguì con lo sguardo Ethan che ripiegava i vestiti e si intristì, l'episodio accaduto il giorno del suo compleanno era qualcosa che nessuno riusciva a spiegare, era impensabile che delle corone potessero comportarsi in quel modo. Ilory guardò Finn negli occhi per assicurarsi che lui fosse puro. "Finn non l'avrebbe mai fatto" si disse. 

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Ed ecco finito il capitolo 1, inizialmente ero scettica su questa storia ma adesso sto cominciando ad affezionarmi ai personaggi, che ne pensate? Se la storia vi è piaciuta o avete dei consigli lasciate un commentino? :D

PS! Per ogni capitolo metterò un personaggio della storia, per farvi capire come l'ho immaginato. Qui c'è come ho immaginato Ilory :D (SI I DISEGNI SONO MIEI, ho un profilo su insta se volete seguirmi, sono mitsucci_art XD )









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