Sussurri del passato

Erano quasi mezzanotte quando il comm-link dell'ufficio di Padmè suonò per la sessantaduesima volta della giornata.

La senatrice di Naboo aggrottò le sopracciglia e lo fissò preoccupata. A quell'ora del ciclo notturno di Coruscant poteva essere solo o un'urgente chiamata dal Senato per qualcosa di veramente gravissimo da richiedere una sessione straordinaria, o uno dei suo alleati. Vista la situazione politica, dubitava che Palpatine avrebbe mai convocato il Senato per fingere di fargli decidere qualcosa, quando avrebbe potuto benissimo occuparsene lui personalmente. Quindi restavano gli altri membri dell'Alleanza. Padmè sperava che non ci fossero cattive notizie.

Con un sospiro, premette un pulsante ed accettò la chiamata. Il viso di suo marito le apparve davanti. "Ciao, tesoro."

Anakin sembrava stanco e distrutto, aveva cerchi scuri agli occhi e l'espressione preoccupata. Padmè strinse gli occhi. "Stai bene?"

Anakin chiuse per qualche secondo gli occhi e scosse la testa.

"Cosa c'è?" sussurrò Padmè.

"Luke è casa." Disse Anakin e Padmè rilasciò un respiro che non si era accorta di stare trattenendo.

"Ma?" chiese, consapevole che quello non era interamente il motivo per cui suo marito era così turbato.

"Sa tutto sul mio passato."

Padmè si immobilizzò. "Cosa? Come ha fatto a scoprirlo? Anakin, se qualcun altro dovesse trovare-"

Anakin bloccò il suo panico con un cenno della mano. "Non preoccuparti. Non credo che qualcuno di estraneo alla famiglia possa fare qualche collegamento. Luke sa come mi chiamo veramente e che Anakin Skywalker era un Cavaliere Jedi non è mai stato un segreto."

Padmè si appoggiò alla sedia e lo fissò. "Qual è il problema, allora?"

Suo marito sbuffò e abbassò lo sguardo. "Non lo so. È tornato a casa e sembrava... stanco, deluso. Poi abbiamo parlato, si è arrabbiato e abbiamo... discusso. Sembrava così arrabbiato... Mi ha guardato in un modo così deluso e ferito che..."

Padmè sospirò e ponderò la situazione. "Ani, vedrai che tempo qualche giorno e gli passerà. Ha sedici anni, è normale che gli adolescenti litighino con i loro genitori, ogni tanto."

Anakin scosse la testa bionda. "No, Padmè. Quante volte hai visto me e Luke litigare?"

Padmè aprì la bocca poi la richiuse.

"Appunto. Mai. Io e Leia litighiamo tutto il tempo e dopo qualche minuto non ci ricordiamo nemmeno più il motivo. Ma con Luke è diverso. Non ricordo che siamo mai arrivati a qualcosa di più di qualche bisticcio su chi dovesse mangiare l'ultimo biscotto. Noi non litighiamo." Concluse Anakin, frustrato.

"C'è sempre una prima volta, immagino." Rispose Padmè.

Anakin scosse di nuovo la testa. "Non so come gestire tutto questo. Devo sistemare le cose subito, ma non ho idea di come fare."

Padmè incrociò le mani davanti e sé e fisso Anakin dritto negli occhi. "Digli la verità." Disse candidamente. "Tutta la verità."

L'ex Cavaliere Jedi spalancò gli occhi. "Cosa? No! Non possiamo, se l'Impero-"

La senatrice alzò una mano e lo bloccò. Anakin chiuse immediatamente la bocca. "Raccontagli di te e del tuo passato. Per quanto riguarda... il resto, ne parleremo con calma tutti insieme, con anche me e Leia presenti."

Anakin aggrottò le sopracciglia. "Sei sicura?"

Padmè sorrise appena. "Sì, assolutamente. I segreti tendono a rivoltartisi contro dopo un po'. E poi, non abbiamo già mentito abbastanza nella nostra vita?"

Anakin aprì la bocca, preso di sorpresa, e la fissò con uno sguardo triste. "Mi-mi dispiace."

"Non farlo. Non rimpiango nulla, sai. Se potessi tornare indietro, non c'è nemmeno un piccolissimo dettaglio che cambierei."

Anakin sorrise dolcemente ed allungò una mano. Padmè lo imitò e sfiorò le dita holoproiettate dell'uomo che amava più di chiunque altro. L'orologio del suo ufficio emise due suoni ravvicinati, annunciando la fine della giornata.

Il sorriso di Anakin si allargò. "Mezzanotte. Buon anniversario, Signora Skywalker."

Padmè osservò stupita il suo sorridente marito, gettò uno sguardo al calendario, poi i suoi occhi tornarono nei suoi. "Oh, per le stelle, me n'ero dimentica. Mi dispiace!"

Anakin ridacchiò. "Non preoccuparti. Con tutto quello che sta succedendo..."

Padmè strinse le labbra, ma non protestò. Dopotutto, era stato davvero un periodo complicato e denso di avvenimenti.

"Vent'anni... riesci a crederci?" commentò Anakin, osservandola con occhi dolci e lontani. "Sembra ieri che blateravo insensatezze sulla sabbia su Naboo."

Padmè scoppiò a ridere. "Oh, Ani." Sospirò, poi strinse gli occhi. "E non possiamo nemmeno festeggiare. Un'occasione come questa avrebbe richiesto qualcosa di speciale."

"Oh beh, quando tornerai a casa, alla fine della sessione, avremo tutto il tempo che vorremo. Sai, non ho nulla contro i festeggiamenti in ritardo." Anakin sogghignò e Padmè riconobbe la scintilla negli occhi di suo marito.

"Oh nemmeno io." Disse coprendosi la bocca con la mano, mentre ridacchiava.

"Vado... a vedere come sta Luke." Disse Anakin. "Tu cerca di non lavorare troppo."

Padmè alzò gli occhi al cielo. "Buonanotte anche a te."

***

Anakin si presentò in camera di suo figlio con il vassoio della cena. Bussò un paio di volte sull'antica porta di legno e, quando non ottenne risposta, si rassegnò ad entrare normalmente.

"Ti ho portato la cena." Annunciò allegramente a mo' di saluto.

Solo silenzio dal versante di suo figlio.

Luke era sdraiato sotto le coperte, e dall'inclinazione della sua testa verso la finestra, Anakin capì che aveva pianto. Con il cuore stretto in una morsa, gli si avvicinò, appoggiò il vassoio sul comodino e si sedette sul bordo del letto. "Ti ho portato il tortino al cioccolato che ti piace tanto."

Silenzio.

Anakin sospirò. "Luke... lo so che sei arrabbiato. Ma davvero, non era mia intenzione ferirti... Io... lo so che suona patetico e vuoto, ma c'è un valido motivo per cui non ti ho mai detto niente."

Luke emise un suono inintelligibile.

Anakin gli toccò esitante la spalla. Suo figlio non si ritrasse dal contatto, e Anakin lo prese come un segno che la tempesta stava finendo. Gli accarezzò un po' il braccio, poi si piegò sul letto e lo strinse delicatamente tra le braccia. "Tutto ciò che faccio, lo faccio per proteggerti, Luke."

Suo figlio si rilassò nel suo abbraccio ed emise un respiro tremante. "Lo so." Mormorò, e si girò su un fianco, fronteggiando il petto di Anakin. Lui lo strinse forte, come non lo faceva da quando era un bambino, e gli passò le dita tra i capelli. "Mi dispiace..."

Luke si ritrasse per guardarlo in faccia e fece un sorriso tirato. "Beh, guarda il lato positivo. Abbiamo avuto il nostro primo litigio serio e l'abbiamo superato in neanche tre ore."

Anakin nonostante tutto scoppiò a ridere. "Fantastico."

Luke si tirò su a sedere e si appoggiò ai cuscini, imitato da suo padre. "Questa è la parte in cui ci chiediamo scusa a vicenda?"

Anakin alzò le spalle. "Non ne ho idea, immagino di sì."

"D'accordo allora," Luke si schiarì la voce. "Mi dispiace aver lasciato Naboo senza dirti niente e di averti risposto male prima."

"Mi dispiace non esserti stato più vicino negli ultimi tempi."

Luke aggrottò le sopracciglia. "Solo questo?"

Anakin sospirò. "Potrà anche averti ferito emotivamente, ma mantenerti all'oscuro di alcune cose può salvarti la vita."

"Cosa?!" Esclamò Luke oltraggiato. "Papà, puoi fidarti di me! Io voglio sapere chi sei, la tua vita, cosa ti è successo. Sono cose importanti! Adesso mi sento perso. Voglio dire, ho vissuto con te per sedici anni. Abbiamo mangiato allo stesso tavolo, ho dormito con te quando da piccolo avevo un incubo, mi hai insegnato a pilotare e ad aggiustare qualsiasi cosa, abbiamo giocato a nascondino, nuotato nel lago. Pensavo fossimo... vicini. Quel rapporto padre-figlio che sfiora l'amicizia. Eppure, adesso mi sembra di non averti mai conosciuto." Disse Luke con schietta onestà.

"Sono la stessa persona che sono sempre stato. Adesso sai anche cosa sono stato." protestò debolmente Anakin.

Luke fissò suo padre dritto negli occhi. Quella sera, Anakin non indossava né il manipolatore del viso, né le lenti a contatto, aveva voluto affrontare suo figlio senza finzioni e travestimenti. L'azzurro si specchiò nell'azzurro e Luke sussurrò. "Dimmi solo la verità..."

Anakin chiuse gli occhi. "La storia della mia vita, come la chiami tu, è lunga e complicata e mi piacerebbe che ci fossero anche Leia e la mamma quando ve la racconterò."

Luke annuì comprensivo. "Però, per rispondere alla tua domanda, sì ero un Cavaliere Jedi. Sono stato addestrato al Tempio, ho combattuto nelle Guerre dei Cloni, e sono sopravvissuto alla purga per un pelo, per pura fortuna e grazie all'aiuto dei tuoi nonni e di tua zia." Aggiunse Anakin, arrendendosi.

Suo figlio gli strinse forte il braccio e rabbrividì. "E per... l'altra parte?" mormorò.

Anakin restò in silenzio così a lungo che Luke pensava che non avrebbe risposto. "Se ti stai riferendo alla questione della schiavitù, allora sì, vera anche quella." Rispose lentamente, evitando il contatto visivo.

Luke aggrottò le sopracciglia. Non parlò, ma si limitò a prendere la mano meccanica di suo padre e intrecciare le dita con le sue. Sapeva che un banale 'mi dispiace' sarebbe parso vuoto in confronto ad anni di sofferenza, subita ad una così giovane età, poi.

Anakin restò in silenzio per qualche secondo, accettando la muta rassicurazione di suo figlio, poi si alzò. "Comunque. Hai fame?" chiese in un debole tentativo di cambiare discorso.

Luke si limitò a fissarlo con un sguardo triste. Anakin sbuffò, si risedette sul bordo del letto e gli prese le mani. "Il passato non è poi così importante. Adesso sono qui, con te, e questa è l'unica cosa che conta."

"Ma il passato ti ha reso ciò che sei ora." Sussurrò Luke.

Anakin incatenò gli occhi di suo figlio con i suoi, desiderando ardentemente che potesse raggiungere la sua mente, potesse fargli capire esattamente cosa provava in quel momento, e come insignificante gli sembrava la sua vita passata, in confronto ai sedici anni vissuti su Naboo. "Forse. Ma c'è una cosa che non cambierà mai. Le stelle si spegneranno, i pianeti si sbricioleranno in polvere e la galassia giungerà al suo termine, prima che io smetta di volerti bene. Non dimenticarlo."

Anakin si sporse in avanti e strinse forte a sé Luke. Suo figlio esitò un istante, stupito, poi ricambiò l'abbraccio e gli appoggiò la testa sulla spalla. "Ti voglio bene, papà." Mormorò contro il suo collo. Suo padre gli passò una mano tra le ciocche bionde e Luke, potè intuire un accenno di sorriso sulle sue labbra. "Ti voglio bene anch'io."

Rimasero in quella posizione per qualche secondo, semplicemente godendo della vicinanza l'uno dell'altro, prima che Anakin si alzasse di nuovo, questa volta con un ghignò sul viso. "Prendi quel tortino e mettiti le scarpe. Un tipo di Chandrilla mi ha appena portato un caccia X-Wing da riparare."

Luke spalancò così tanto gli occhi che Anakin temette per un attimo di vederglieli cadere fuori dalle orbite. "WOW!"

Nel giro di cinque secondi scarsi era in piedi, con gli stivali ai piedi, e il piatto con il dolce al cioccolato in mano.

Insieme padre e figlio si avviarono verso l'hangar in silenzio. Ad un certo punto, Luke guardò di sbieco suo padre. "Quindi... hai una spada laser?"

Anakin sospirò, rassegnandosi all'invitabile. "Sì."

"Magico! E puoi insegnarmi ad usarla?"

"Assolutamente no." Arrivò la secca e severa risposta di suo padre.

Luke sembrò deluso per circa un millisecondo, poi tornò all'attacco. "E sai usare la Forza."

"Sì."

Luke fischiò piano. "Quindi puoi tele-trasportarti dall'altra parte della galassia e volare nello spazio senza navicella?"

Anakin roteò gli occhi. "Non è così che funziona la Forza."

"E come funziona allora?" chiese innocentemente Luke. Anakin si voltò a guardarlo e strinse gli occhi. "Non fare il furbo con me usando trucchetti del genere. Non ti spiegherò come sollevare pietre o manipolare le menti."

Luke fece un sorriso larghissimo e Anakin comprese il suo errore. "Luke, sei così tanto il figlio di tua madre che a volte mi spaventi." Commentò, e Luke ridacchiò scappando via lungo il corridoio.

Anakin rimase a fissarlo per qualche secondo, poi lo seguì con un sorriso sulle labbra.

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