II

Vi ricordo che questa storia non è mia, ma di Seele su Efp!

*****

"Francesca, non insistere."

Francesca sbuffò sonoramente, infastidita. "Papà!" esclamò. "Non me ne importa niente del mio 'comportamento' dell'altra sera. C'è una festa, e ci andrò. Non posso stare sempre a casa a fare la muffa come George."

George, dall'altro capo del tavolo, alzò gli occhi dal suo piatto. "Ehi" protestò, offeso. "Esco con Josh, ogni tanto."

Francesca si sporse verso di lui, agitando la forchetta mentre lo scimmiottava. "Oh, Josh, andiamo a giocare a basket anche se non faccio canestro neanche per miracolo!"

Harry sospirò, lanciando a Louis un'occhiata supplice.

"Frankie" disse allora lui, richiamando l'attenzione della figlia, "penso..."

Harry lo fissò in attesa, e Francesca spalancò gli occhi come se le sue parole fossero di importanza vitale.

Louis sospirò, sconfitto. "Hai il permesso di andare a quella festa, scricciolo."

Francesca alzò in aria le braccia, lanciando un urlo vittorioso. Harry minacciò di non cucinare per un mese.

"Ma" riprese subito Louis -lui non sapeva mica cucinare, e Francesca avrebbe di certo dato fuoco alla casa- "devi portarti George dietro, e stare attenta a lui."

La bocca della ragazza si spalancò, mortalmente offesa.

"Cosa?" chiese, sbattendo le palpebre. Persino Harry era ammutolito.

George borbottò qualcosa in protesta, ma Louis continuò a parlare.

"Queste sono le condizioni, Frankie, George. E dovrete entrambi essere a casa prima delle due, chiaro?"

Harry alzò un sopracciglio. "Prima dell'una" si corresse Louis, e Francesca si alzò dal tavolo con un gesto rabbioso.

"Non se ne parla!" esclamò. "Papà, sei impazzito? Come ti viene in mente?!"

George, più calmo, lo fulminò semplicemente con un'occhiataccia. "Papà, guarda che io non ho la minima intenzione di andare a quella festa."

"E invece ci devi andare perché...uhm...devi farti nuovi amici."

George alzò gli occhi al cielo. "Beh, papà, grazie per darmi del disadattato sociale" commentò seccamente.

Harry sbuffò. "Vogliamo che passiate del tempo insieme, divertendovi insieme" spiegò, salvando Louis dagli sguardi assassini dei figli. "O questo, o niente."

George inspirò per restare calmo. "Non potete obbligarmi ad andare ad una festa. Non ho fatto niente di male!" obbiettò.

"Qualcuno deve tenere d'occhio tua sorella, George, e questo è un compito che spetta a te. Niente proteste" rispose Louis.

Francesca emise un suono esasperato, vagamente minaccioso, e si diresse in camera sua con passo di marcia.

George conservò le braccia al petto. "Non ho fame" sbottò, "mi alzo anche io."

Louis e Harry li guardarono andare via, poi Harry sospirò.

"Abbiamo fatto la cosa giusta" disse, rompendo il silenzio. Louis rilassò le spalle, che aveva inconsapevolmente sollevato.

"Sì" sorrise, un po' dispiaciuto. "Forse sì."

Harry si alzò, iniziando a raccogliere i piatti. "Mi aiuti a sparecchiare?" propose.

Louis scoppiò a ridere, alzando gli occhi al cielo.

"Oh, Hazza, pensavo non me lo avresti mai chiesto!"

*****

Francesca si alzò dal letto, controllando la sveglia elettronica. Harry e Louis erano andati a dormire mezz'ora prima; non si sarebbero accorti di lei.

Storse il naso nel passare davanti al proprio specchio. Prima o poi avrebbe bruciato il pigiama rosa che suo padre le aveva comprato.

Aprì piano la porta, controllando che non ci fosse nessuno in corridoio. Si scostò una ciocca di capelli corti dalla fronte, uscendo dalla sua stanza e camminando in punta dei piedi davanti alla porta chiusa della camera dei genitori, sentendo la risata lieve di Harry dall'altra parte.

Rabbrividì e affrettò il passo. Non voleva davvero sapere cosa stesse succedendo là dentro.

Finalmente arrivò davanti alla camera del fratello; sbirciò dalla serratura per assicurarsi che non stesse facendo nulla di strano -adolescenti maschi, meglio controllare prima di fare qualsiasi mossa azzardata- e poi abbassò la maniglia, intrufolandosi nella stanza.

Si sedette sul letto, accanto al fratello addormentato, e rimase a fissarlo.

Ad un tratto George aprì un occhio, poi un altro, e saltò seduto sul letto. Aveva un'aria terrorizzata quando Francesca, con poca delicatezza, gli sbatté una mano sulla bocca per impedirgli di urlare.

"Sono io, scemo. Ah, lo sapevo che ti saresti sentito in soggezione anche nel sonno!"

George grugnì, ma Francesca non lo lasciò parlare. "No, non dire una parola. Devi ascoltarmi. Non ho intenzione di averti dietro per tutta la serata di domani, chiaro? Ho altro da fare. Vedi di organizzarti con Josh, perché Taylor mi vuole presentare un tipo davvero carino."

Rimase in silenzio per qualche secondo, poi spostò lentamente le mani dalla bocca del fratello. Questi rimase in silenzio, osservando la sua espressione pensierosa con aria preoccupata.

"Sai che sei davvero carino?" disse infine la sorella, e George si strozzò con la propria saliva e iniziò a tossire.

"Smettila!" sibilò Francesca, agitandosi. "Vuoi che mi trovino? Sta' zitto! Penseranno che stai male e verranno qui di sicuro."

Si ricordò della risata sentita poco prima. "Sempre che non siano, ugh. Impegnati."

George si sentì prossimo alla morte per soffocamento, ma finalmente riuscì a smettere di tossire.

"Frankie, che diavolo vuol dire che sono davvero carino?" citò. "Vattene da qui. Mi fai paura."

Francesca alzò gli occhi al cielo, sistemandosi a gambe incrociate sul letto del fratello. "Dico sul serio, Georgie. Perché non vuoi uscire con nessuno?"

George non rispose. Abbassò lo sguardo, prendendo a giocare nervosamente con il proprio labbro inferiore con le dita -un'abitudine che Harry gli aveva trasmesso.

Francesca sobbalzò all'improvviso, e George trasalì per la sorpresa.

"Sei asessuato!" lo accusò Francesca. George spalancò gli occhi.

"No! Certo che non lo sono!" protestò, paonazzo. Francesca si portò una mano sul cuore, chiudendo gli occhi e inspirando a fondo.

"Diavolo, George. Mi hai fatto prendere un colpo. E allora qual è il problema?"

George rimase in silenzio, poi aggrottò le sopracciglia. "Non sono asessuato" confermò, "ma comunque...che male ci sarebbe?"

Francesca lo fulminò con lo sguardo. "Sarebbe terribile. Non riesco ad immaginare una vita senza sesso."

George sbuffò. "Disse Colei che la dava a tutti."

Francesca gli gettò un pugno sul braccio, e George ingoiò un gemito di dolore massaggiandosi subito la parte lesa. Francesca gli rivolse un sorrisetto soddisfatto.

"Voi maschi non ci pensate due volte, perché io dovrei?" domandò, ma la sua voce aveva preso una nota più bassa. "Non faccio altro che comportarmi come voi. Non puoi giudicarmi."

Si schiarì la voce, ignorando lo sguardo spiazzato del fratello. "George...parliamo di questa cosa. Sul serio, che ti succede?"

George tornò steso, sospirando. "Frankie, ho sonno" mormorò, "lasciami dormire."

"No" protestò lei, "non me ne vado finché non rispondi."

George la guardò, irritato. "Facciamo così, ok? Tu lasci in pace me adesso, e io lascio in pace te domani sera."

Francesca gli lanciò uno sguardo poco convinto.

"Non ti darò fastidio, e non ti vedrò fino a quando arriverà il momento di tornare a casa. Non verrò a cercarti neanche una volta, me ne starò lontano da te" insistette.

Francesca annuì. "Ok, affare fatto" accettò, con aria professionale. "Ma te la caverai?" domandò, con aria più dolce.

"Diamine, Frankie. Perché pensate tutti che io sia un disadattato sociale?" sbottò il fratello, offeso.

Francesca rise. "Beh, spero che Josh stia attento a te" mormorò, strizzandogli l'occhio, "nessuno ti ha detto che alla feste succedono sempre strane cose?"

George le lanciò un cuscino, e Francesca uscì in corridoio soffocando una risata.

*****

Quando, la mattina dopo, il cellulare del professor Malik suonò nel bel mezzo di una interrogazione, tutti gli alunni cominciarono a ridacchiare.

Zayn sospettò che la causa fosse la sua suoneria. Cosa c'era di tanto strano? Va bene, forse non era tanto moderna, ma...

"Ragazzi, sapete che accendo il cellulare per sicurezza. Dev'essere un'emergenza" si scusò, sentendo qualcuno protestare. Il prof può tenere il cellulare acceso e noi no!

In sovrimpressione sullo schermo lesse il nome di Liam. Aggrottò la fronte.

"Liam? Sono in classe, sto interrogando."

"Ehi, splendore" rise Liam dall'altro capo della cornetta. Zayn sperò di non arrossire.

"Uhm, ciao anche a te. A cosa devo l'onore?"

Un certo mormorio si levò tra i banchi. Zayn sperò di mettere i ragazzi a tacere con un'occhiataccia, ma quelli proseguirono come se niente fosse.

Oh, non sarebbe uscito dall'aula. Non voleva lasciarli scatenare un chiasso terribile.

"Tornerò a casa verso le sette. E tu sarai vestito in modo elegante, e brillerai più della luna."
Una ragazza al primo banco mascherò una risata con un colpo di tosse. Quella volta, Zayn arrossì di certo.

"Liam! Sono in classe" borbottò. "Cosa stai dicendo?"

Liam rise ancora. "Hai appena accettato il mio invito. Ti porto a cena fuori."

"Ma Josh-" protestò Zayn.

"Resta a dormire da un amico" spiegò Liam, poi il suo tono si fece dolce. "A stasera, Zaynie."

Zayn aprì di nuovo bocca, ma Liam aveva già riattaccato.

Si concesse un solo, stupido sorriso in direzione dello schermo del proprio cellulare.

Poi si diede un contegno e ordinò alla classe di smettere di ridere, sfoderando il suo registro elettronico.

*****

Josh era bello come il sole, quando suonò alla porta e George andò ad aprirgli.

Era vestito in modo casual, come al solito, ma aveva un'aria davvero allegra e il suo sorriso era accecante.

"Non immaginavo fossi tanto felice di vedermi" scherzò George, tentando una risata timida. Il cuore gli batteva a mille.

Josh fece per rispondere, ridendo a sua volta, ma Francesca scese di corsa le scale; spostò il fratello con un gesto poco delicato, porgendo il pugno a Josh.

"Grande, Jo" disse ammirata, mentre Josh sbatteva il pugno contro il suo, "sapevo che se la sarebbero bevuta!"

George guardò i due, confuso.

"Questo genio" spiegò Francesca, prendendo la mano di Josh con una delle proprie e indicandolo con l'altra, "ha detto agli zii che sarebbe rimasto a dormire da Chris, mentre invece passerà la notte con Ashley!"

Il sorriso di George sparì subito, ma nessuno dei due se ne accorse.

Oh.

Ecco perché era così felice.

Si sforzò di sorridere anche lui, battendo il cinque a Josh e ricevendo l'occhiata allegra di Francesca.

La serata era appena iniziata, e di certo non poteva peggiorare.

Giusto?

*****

Zayn si sentì ringiovanire di quindici anni, quando l'auto di Liam si fermò davanti casa.

Rise, alzando gli occhi al cielo, mentre si incamminava verso suo marito in piedi, appoggiato con aria rilassata contro la portiera e il tettuccio dell'auto. L'uomo lo avvolse tra le sue braccia non appena lo raggiunse, posandogli un bacio sulle labbra.

Lo allontanò da sé quanto bastava per guardarlo, poi gli rivolse un sorriso. "Sei bellissimo, signor Payne."

A scuola, come insegnante, Zayn aveva mantenuto il proprio cognome, ed era piuttosto raro che qualcuno lo chiamasse con quello di suo marito. Per questo, si sentì emozionare ancora una volta nel sentirsi chiamare in quel modo; soffocò una nuova risata contro le labbra di Liam, baciandolo nuovamente.

"Come siamo galanti" commentò, in apparenza ironico -in realtà, si sentiva tremendamente felice.

Liam si strinse nelle spalle. "Coraggio, sali in macchina" disse, con dolcezza. Zayn lasciò la sua mano, annuì con un sorriso e si sedette al suo fianco.

*****

George guardò il suo bicchierino, notò che era vuoto, lo riempì di nuovo.

La testa gli girava, ma i suoi pensieri erano così leggeri; si sentiva meno triste, guardando Josh e Ashley su un divanetto in fondo alla sala, intenti a ridere e a baciarsi.

Francesca era scomparsa da ore, e non ci teneva a sapere dove fosse. Stava chiacchierando con una ragazza carina, alta e bionda da una ventina di minuti; aveva smesso di ascoltarla già da tanto.

Per questo, si accorse in ritardo della domanda che lei gli aveva fatto.

"Cosa?" domandò, in tono di scuse. Lei soffocò un sospiro.

"Ti ho detto: starai male se bevi così tanto. Sei abituato?"

George sbatté le palpebre. "No. Non lo so. Questa birra è deliziosa!"

Lei rise. "È vodka" lo corresse dolcemente. "Dovresti andarci piano."

George le sorrise, solo per l'abitudine di essere gentile. "Sei più grande di me" osservò. "Sei- sei in classe con Frankie. Ti ho già visto."

Il viso della ragazza si illuminò. "Te lo ricordi" disse, arrossendo leggermente. "Dovevamo svolgere un compito insieme. Sono...sono felice che tu abbia fatto attenzione."

George fece per rispondere, ma si accorse degli occhi di Josh su di sé.

La prima cosa che notò fu che non era uno sguardo geloso, il suo. Sembrava solo curioso, stupito dalla novità.

La ragazza davanti a lui stava ancora parlando, e George di nuovo aveva smesso di ascoltarla.

Pensò che avrebbe voluto essere al posto di Ashley, che intanto aveva richiamato l'attenzione di Josh con un bacio passionale, possessivo. Non poteva biasimarla; Josh era il più bello, tra i ragazzi presenti.

"Scusa la domanda, George...sei single?"

La domanda della ragazza lo colse completamente alla sprovvista. Distolse gli occhi dalla chioma bionda di Ashley, tornando a guardare lei.

Dio, non ricordava neanche il suo nome. Forse...Barbara?

Annuì, distratto ancora dalle mani di Ashley sul viso di Josh.

Barbara si portò i capelli dietro le orecchie, muovendo un passo incerto verso di lui. George si accorse, tutt'a un tratto, di quanto fosse vicina.

"Che ne dici di baciarmi?" propose, con un sorriso timido.

George rimase un attimo in silenzio, cogliendo l'ironia della situazione. Josh, da lontano, lo stava guardando di nuovo; Ashley non c'era più, finita chissà dove in un battito di ciglia.

Barbara fece per aprire bocca, confusa dalla sua esitazione; George sbatté le palpebre.

Non voleva ferirla, ma di certo non voleva neanche baciarla.

Per prendere tempo -o, in fondo, per scappare via- fece un passo indietro.

E andò a scontrarsi con qualcuno.

"Forse non tifa per la tua squadra, dolcezza."

Lo sconosciuto, chiunque fosse, aveva una voce dolce e profonda e gli posò le mani sulle spalle, mentre Barbara lo guardava sorpresa.

George non rispose; non aveva idea di cosa dire. Forse era un sogno; l'alcool nelle vene gli impediva di ragionare.

E Josh? Chissà se Josh lo stava ancora guardando.

Notò Ashley in piedi, che versava qualcosa in due bicchieri.

Barbara si morse le labbra, abbassando lo sguardo. "Ho capito" mormorò. "È stato- è stato bello conoscerti" disse, dileguandosi.

George sperò distrattamente che non piangesse.

Ma quel pensiero durò un istante; si sentì voltare, e si ritrovò di fronte ad un ragazzo che non aveva mai visto prima.

"Lieto di averti tolto da quell'impiccio" sorrise lo sconosciuto, tendendogli una mano. "Sono Jaymi Hensley."

George sbatté ancora le palpebre, stringendo confuso la sua mano. "George Tomlinson-Styles" mormorò in risposta. "Ci...ci conosciamo?"

Jaymi rise. "Adesso sì."

Indicò il balcone con un cenno della testa, sorridendogli. "C'è troppo casino, in questa sala. Facciamo due chiacchiere qui fuori?"

George guardò la mano che lui gli porgeva, indeciso. Sapeva che volesse stringere la sua.

Con la coda dell'occhio, vide che Ashley era tornata seduta accanto a Josh; ma lui non aveva smesso di fissarlo.

Jaymi era vestito bene, aveva un bel sorriso e due occhi scuri, sinceri. Parlare un po' non gli avrebbe di certo fatto male, no?

Sorrise, annuì e prese la sua mano.

*****

"Non mi hai ancora detto perché mi hai portato qui, Liam" sorrise Zayn, prendendo un sorso del vino bianco nel suo calice. Liam sorrise a sua volta.

"Per festeggiare, Zayn" rispose, alzando anche il proprio calice. "Brindiamo a noi e alla nostra felicità."

"Che sembra non finire mai" aggiunse dolcemente Zayn, facendo scontrare il proprio calice con quello di Liam.

"Non voglio dare per scontato quanto ti amo, Zayn" disse l'uomo subito dopo, "quanto amo il fatto di averti sposato, e di avere avuto un figlio con te."

Gli prese la mano; lo guardò negli occhi e socchiuse i propri. "Siete la cosa più importante che ho."

Zayn si chiese come fosse possibile che Liam riuscisse ancora a farlo arrossire, anche dopo tutti quegli anni. Inclinò appena il viso, mormorando, "sai che per me è lo stesso. Ti amo anche io, Liam."

E, improvvisamente, scoppiò a ridere. Liam lo guardò confuso.

"Che succede?" chiese, spiazzato. "Zayn, ero serio, cosa-"

"Sono felice" continuò a ridere Zayn, cercando di calmarsi. "Così felice che potrei mettere sei a tutti. Ho visto quei compiti, Liam, e credimi, sono un disastro- ma sono così felice che, per una volta, potrei adattarmi al 'sei politico'. Sul serio, Liam! Smettila di ridere!"

Con le mani ancora unite e gli occhi luminosi, Liam e Zayn risero insieme.

*****

La gente era tanta, troppa, e Francesca cercava di farsi spazio fra la folla tirando gomitate a destra e a manca.

"Josh!" urlò, vedendo l'amico ballare a qualche metro di distanza, con un sorriso distratto rivolto ad Ashley. Riuscì a raggiungerli, ignorando l'occhiolino di uno sconosciuto davvero carino.

Doveva proprio essere preoccupata. George gliel'avrebbe pagata cara.

Ashley la salutò con due baci sulle guance, mentre Josh già la guardava allarmato.

"Non trovi George?" domandò, prima ancora che lei aprisse bocca. Francesca annuì, seria.

"Non ho la più pallida idea di dove sia. Josh, aiutami a cercarlo!"

Josh guardò Ashley, aspettando la sua reazione. La ragazza sospirò.

"Beh...raggiungimi quando hai fatto, okay?" propose, con un sorriso poco sincero. "Sarò con le mie amiche."

Josh annuì, baciandola. Francesca salutò a sua volta e poi prese il ragazzo per un polso, cominciando a camminare.

"Prova in veranda" gli urlò, per coprire il frastuono della musica. "Io lo cerco al piano di sopra!"

Josh annuì, separandosi da lei. Superò la folla, oltrepassando il balcone e guardando ogni divanetto, cercando il volto familiare di George.

La veranda era enorme, e doveva per forza attraversarla se voleva continuare a cercarlo. Con un sospiro ansioso, proseguì.

Aveva ancora in testa l'immagine di quel ragazzo; quello che aveva preso George per mano, e l'aveva condotto fuori. Non era riuscito a non pensarci, tornando insistentemente su quel dettaglio per tutta la serata e guadagnandosi i rimproveri di Ashley.

Forse George gli aveva tenuto qualcosa nascosto, e ciò lo faceva bruciare di rabbia.

Continuava a camminare lungo la veranda, agitato e preoccupato. Gli parve di scorgere la testa di George -i suoi indomabili capelli, ricci, scuri e morbidi-, ma appena fece un nuovo passo avanti si sentì tirare indietro da qualcuno.

Si voltò, incontrando gli occhi neri di Francesca. Lei scosse la testa, posandogli una mano sulla bocca per farlo stare zitto.

"L'hai trovato. Okay. Quindi- non sclerare adesso, okay?"

Josh aggrottò la fronte. Perché mai avrebbe dovuto dare di matto?

Morse le dita di Francesca per liberarsi, e la ragazza ritirò la mano imprecando. Josh rise e fece per voltarsi, ma lei lo fermò di nuovo.

"È una novità per entrambi" mormorò. Josh non volle aspettare un secondo di più, allarmato da quelle frasi insensate, e si voltò una volta per tutte.

Il suo corpo si irrigidì all'istante.

George rideva piano, con la testa posata sulla spalla del ragazzo con cui Josh l'aveva visto andare via, il viso inclinato verso di lui e l'aria rilassata e tranquilla. Lo sconosciuto gli sorrideva, parlandogli di qualcosa.

Quando abbassò il volto per posargli un bacio sulle labbra, Josh sentì le proprie mani prudere.

"Che diavolo-" sbottò, girandosi repentinamente verso Francesca. Lei lo afferrò da un braccio, costringendolo a guardarla negli occhi.

"Oh, no, Joshua Thomas John Payne-Malik. Non sei un eroe, e mio fratello decisamente non è una principessa da salvare."

Francesca parlò lentamente e chiaramente. Con un gesto secco, Josh si liberò dalla sua presa.

"Quello avrà cinque anni più di noi, Francesca! Si sta approfittando di George -che è ubriaco- e probabilmente ha intenzione di portarselo a letto!" sbraitò.

Francesca scosse furiosamente la testa. "Avrebbe potuto farlo prima, se avesse voluto!" protestò. "È un amico di Taylor. È stata lei a dirmi che George era qui con lui. Sembra un bravo ragazzo" proseguì, guardando Josh dritto negli occhi, "e tu non hai nessun motivo per cui preoccuparti."

D'un tratto, Josh non avvertiva che rabbia. Rabbia bruciante, corrosiva- il sangue gli stava bollendo nelle vene.

"E da quando George sarebbe gay?" esclamò, seguendo il flusso veloce dei suoi pensieri. Francesca alzò gli occhi al cielo.

"Dio, Josh. Era così ovvio. Lo sospettavo da tempo" tagliò corto.

"Lui chi è?" chiese ancora Josh, indicando lo sconosciuto.

"Jaymi Hensley. Te l'ho detto, è amico di Taylor."

Jaymi e George stavano ancora parlando, tranquilli, e ignari degli occhi di Josh e Francesca su di loro. Come se fossero lontani anni luce, anziché solo pochi metri.

"In ogni caso, è quasi l'una" borbottò Josh, "vado a recuperare George e-"

"Vado io" lo interruppe Francesca, guardandolo severa. "So che lo consideri un fratello minore anche tu" aggiunse poi, con tono appena più dolce, "ma...è meglio che vada io."

"Perché?" chiese Josh, infastidito.

"Lascia stare" sospirò Francesca. "Torna da Ashley. Si starà chiedendo che fine hai fatto."

Josh esitò un istante, poi la salutò con un cenno vago e lanciò un ultimo sguardo a George, intento a ridere di qualsiasi stronzata quel tipo gli stesse raccontando. Con una smorfia di mal celato fastidio, girò i tacchi tornando dentro.

Francesca lo guardò andare via, poi percorse quei pochi metri che la separavano dal fratello e si fermò davanti al divanetto di vimini su cui era seduto, ancora comodamente poggiato contro la spalla di Jaymi.

Il ragazzo fu il primo ad accorgersi di lei. "Posso fare qualcosa per te?" domandò, confuso. "Se hai qualche problema con i gay-"

"I miei genitori sono fottutamente gay" replicò lei ridendo, rivolgendogli un sorriso sincero. Gli porse una mano, aspettando che lui la prendesse. "Francesca Tomlinson-Styles" si presentò, strizzandogli l'occhio, "la sorella di questo idiota ubriaco. Chiamami Frankie."

George la guardò, sospirando annoiato. "Frankie, lasciami in pace. L'accordo era-"

"È quasi l'una, rubacuori" lo prese in giro lei, interrompendolo e facendo ridere Jaymi. "Non ho intenzione di sorbirmi le lamentele di papà quando saremo di ritorno, se facciamo troppo ritardo."

George alzò lentamente il volto, sbuffando. Jaymi gli accarezzò il braccio su cui teneva posata una mano da tempo, poi guardò Francesca e si presentò a sua volta.

"So già chi sei" lo fermò lei, fingendosi annoiata. "Ehi, gioca con mio fratello e te la vedrai con me. Chiaro?"

Jaymi rise. "George mi ha raccontato qualcosa di te. Non incorrerei mai nella tua ira, puoi starne certa" scherzò.

Francesca simulò il gesto di puntargli lo sguardo addosso. "Ti tengo d'occhio" minacciò.

George si alzò dal divano, muovendosi con poca sincronia e ancora meno grazia. Jaymi si alzò a sua volta, ridacchiando e posandogli una mano sulla schiena per mantenerlo in equilibrio.

"Ci sentiamo presto, piccolo" gli disse, sorridendogli. George si fece avanti per posargli un bacio sulla guancia, leggero e timido nonostante si fossero già baciati sulla bocca.

Francesca alzò gli occhi al cielo, salutando sbrigativamente Jaymi e trascinando suo fratello fuori dalla veranda, fino all'auto di Taylor.

La ragazza li salutò, mettendo in moto non appena i due presero posto.

"Quindi è gay?" domandò senza preamboli, guardando George posare la testa contro il finestrino.

Francesca indossò la cintura di sicurezza, stringendosi nelle spalle.

"A quanto pare."

*****

Harry si voltò di scatto, facendo trasalire Louis. Scoppiò a ridere.

"Lou, è quasi l'una. Vestiamoci."

Louis accarezzò il suo corpo con gli occhi; coperto solo dalle lenzuola, che lo avvolgevano disordinatamente.

"Mh, non penso che mi vada. Chiamo Frankie e le dico che ha una proroga di un'ora."

Fece già per afferrare il cellulare sul comodino, ma Harry lo fermò con una risata. Louis lo guardò, con le iridi azzurre che trasudavano affetto.

"Penso che dovresti farti ripassare il tatuaggio" disse, senza pensarci. "Sta quasi svanendo."

Harry alzò un sopracciglio, sorridendo come un gatto. "Se tu smettessi di esserne ossessionato, forse l'inchiostro non se ne andrebbe così in fretta."

"Sai che mi fa ancora impazzire."

Louis si sporse per baciarlo, scostandogli un ciuffo di capelli lunghi dal viso. Harry ricambiò, esitando per qualche secondo, abbassando le palpebre e socchiudendo le labbra per lasciare a Louis il libero accesso alla sua bocca.

La mano di Louis scese dai suoi capelli per arrivare sulla sua schiena, ma Harry si scostò immediatamente con una risata, scatenando gli sbuffi di protesta di Louis.

"Harold!" esclamò, segretamente divertito. "E dai, manca ancora un po'."

Harry si alzò in piedi e gli lanciò una maglietta, prendendone un'altra da un cassetto. Louis lo osservò rivestirsi, e pensò che era ancora bello come quando era adolescente.

"Lou, non stare a fissarmi imbambolato" scherzò Harry, chinandosi per baciarlo di nuovo. Louis lo trattenne ancora per un secondo, poi sospirò e si alzò a sua volta.

Entrambi sentirono il suono della porta di casa che si apriva; gli occhi di Harry si allargarono, e l'uomo indossò in fretta un paio di pantaloni prima di uscire dalla stanza.

Niente boxer, pensò Louis con un sorriso divertito.

Harry andò incontro ai propri figli, osservando Francesca che intimava a George di fare silenzio.

"In ritardo di un quarto d'ora, ma ce l'avete fatta" sospirò, sorridendo. Francesca si lasciò avvolgere dalle sue braccia, ma si allontanò quasi subito per riprendere il fratello da un braccio.

"George ha bevuto" disse, tagliando corto. "Lo porto in camera sua?" domandò.

Harry sospirò. "Lascialo qui" rispose, indicando una sedia del tavolo. Posò un bacio sulla guancia della figlia, augurandole la buonanotte, e si diresse ai fornelli con un'espressione rassegnata in volto.

Louis lo raggiunse in cucina pochi minuti dopo. "Georgey si è preso la prima sbronza della sua vita, eh?" commentò, sedendosi accanto al figlio e arruffandogli i capelli. "Ah, sapevo che prima o poi sarebbe successo."

Harry preparò del caffè mentre si rivolgeva a George. "Tutto bene, tesoro?" domandò, voltandosi verso di lui. George mugugnò un assenso.

"Eloquente" rise Louis. "Avanti, raccontaci come è andata."

"Ho incontrato una persona" mormorò George, la testa pesante e leggera al tempo stesso. Harry e Louis si scambiarono un'occhiata veloce.

"Si chiama Jaymi" proseguì il ragazzo, posando una tempia contro il tavolo e chiudendo gli occhi. "Mi piace la sua voce. Se fosse un cantante, vorrei cantare con lui."

Harry rimase in silenzio, guardando negli occhi il marito e sperando che fosse lui a riprendere la parola. Louis tossì, non sapendo cosa dire.

"George, sai che puoi parlare con noi" disse infine, accarezzandogli i capelli. "Ti...ti piace, questo Jaymi?"

George rimase immobile per qualche secondo, e sia Louis che Harry pensarono si fosse addormentato. Poi, però, annuì impercettibilmente, soffocando uno sbadiglio.

Harry gli posò davanti una tazzina di caffè, prendendogli delicatamente le spalle per aiutarlo a sedersi. George riaprì lentamente gli occhi.

"Bevi, tesoro. Che ne dici di parlarne domani?" propose dolcemente. George, ancora una volta, si limitò ad annuire e bere il suo caffè.

"Domani" ripeté, sbadigliando assonnato.

Louis sorrise a suo marito. Come sempre, ci avevano visto giusto.

"Domani, Georgey" confermò, stringendosi nelle spalle.

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