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Destiny
Ogni cosa era sfocata alla mia vista. Spinsi Vieternan ad accelerare, mentre una guardia mi urló dalle porte del palazzo:«Mio re, dove vuole andare?!»
I canti festosi del popolo e le danze si erano interrotte. La gente mi osserva perplessa.
Selene mi affiancó in groppa a Saphir.
Galoppavamo veloci lungo la stada principale.
Zanfi corse nella piazza di fronte al palazzo, poi si piegò sul suo bastone di legno, sfiancato dalla corsa e urló con tutta la voce che aveva in corpo:« Fa attenzione, Destiny!»
Anche Nami, Ahala e Leida mi seguirono.
Il mondo si era fermato, come il mio cuore. Avevo preso il mio cavallo senza esitare e senza nemmeno mettere la sella. Mi ero precipitata fuori dalle stalle. Selene mi aveva subito seguita. Non mi chiese dove ero diretta, lo sapeva già.
Le guardie tenevano aperte le porte delle mura.
Quando ero corsa fiori dalla sala del consiglio, la corona mi era caduta dal capo. Non mi ero fermata a raccoglierla dal pavimento, nulla mi importava più, niente mi avrebbe fermata. Non ascoltai nessun avvertimento, nessuno dei rimproveri dei consiglieri. Nella mia testa rimbombava una sola cosa, un solo nome, una sola persona. Kaifah.
E quel nome mi tormentava.
Kaifah, Kaifah, Kaifah.
Sfrecciai fuori dal regno ad una velocità tale che pensai di star volando. Il vento di quella notte fredda cercava di spingermi indietro, un nuovo nemico che cercava di ostacolarmi, ma senza successo. Nulla poteva fermarmi.
Strinsi la criniera setosa di Vieternan, non aveva mai corso a quella velocità. I muscoli tesi, il capo chino, gli zoccoli che colpivano veloci il terreno della prateria.
Le stelle non sembravano più luminose come prima, la loro luce si era affievolita.
Non riuscivo più a respirare. Diedi un forte colpo di tallone sulla pancia di Vieternan che con un nitrito si sforzó di accelerare maggiormente.
Normalmente non si impiegava molto ad arrivare a Tannarea se si seguiva la strada principale. I mercanti avevano detto che a causa di una frana non era più praticabile, ma non mi importava, l'avrei percorsa comunque.
Si diceva anche che un fiume in piena fosse straripato, quindi la strada era fangosa e che un carro era stato ingoiato da quella poltiglia marrone, trascinando con sé i muli che lo trainavano. Eran come sabbie mobili. La cosa poteva sembrare strana, ma non lo era affatto. Le streghe dei boschi si divertivano a render il percorso difficile per i mercanti , come se non bastassero i briganti.
Le indicazioni affissate ad un albero segnavano la strada. I ladri non li avrebbero fermati, sapevano con chi avrebbero avuto a che fare e che non avrebbero avuto speranze contro i Guardiani.
Evitammo le rocce che erano cadute da una parte della Grande Catena, ma presto ci impedirono il passaggio.
Non scesi da Vieternan e lo costrinsi a superare le grandi pietre.
Il cavallo di Namti si fermò, non sarebbe riuscito a superarle. Era una pazzia, ma io non potevo fermarmi.
«Destiny!» chiamo Ahala. Anche lui si era fermato. Nemmeno il suo cavallo avrebbe superato quel muro.
Selene tentò di seguirmi conducendo Saphir con attenzione.
Leida fece lo stesso scendendo dal suo cavallo e tenendolo per le briglie.
Non mi importava se Ahala e Namti fossero rimasti indietro, io avrei proseguito senza di loro.
Vieternan mise lo zoccolo su una pietra scivolosa. Nononono.
Prima che potessi far qualcosa, il cavallo cadde a terra su un fianco, schiacciandomi la gamba. Sbattei contro una roccia. Gemetti e cercai di levarmi da sotto di lui. Era grosso e pesante, il suo peso mi schiacciava.
Riuscii a mettermi in piedi a fatica, cercai di rialzare Vieternan, ma quello sollevò leggermente il collo per poi riabassarlo con impotenza. Doveva alzarsi.
Quando Selene vide lo stallone bianco a terra, mi osservò e prima che potessi dire qualcosa, lei mi precedette.
«Prendi il mio cavallo. » propose, scendendo da Saphir e porgendomi le sue briglie. «Avanti.»
Abbracciai il collo di Viternan e lo tirai con tutte le forze, aiutandolo a rialzarsi.
Si alzò, posizionando gli zoccoli in maniera scomposta e cercando stabilità contro la mia spalla.
Scosse la criniera fluente e nitrí. Controllai distrattamente lo zoccolo. Non aveva ferite.
Non mi sarei mai dimenticata del gesto di Selene, mi sarei ricordata della sua disponibilità e della sua prontezza nel prestarmi aiuto e in futuro avrei ricambiato il favore.
Saltai in groppa a Vieternan e da sopra l'animale potei vedere Ahala cercare di condurre il suo tra le rocce. In un'altra situazione avrei riso del suo modo impacciato di muoversi, ma senza perder altro tempo, spinsi Vieternan a proseguire.
I muscoli possenti delle gambe anteriori si contraevano mentre si muoveva con incertezza.
Kaifah
Lo stallone bianco superò tutte le rocce e quando rimise gli zoccoli sul terreno, riprese la sua corsa. Non mi curai di guardare indietro a vedere se Selene e gli altri mi seguissero. Proseguii.
Il percorso continuava nella foresta, gli alberi erano minacciosi. Qualcosa si muoveva veloce tra la radura, andando nel senso opposto a quello in cui andavo io. Forse era solo una mia impressione.
Qualcosa luccicó tra i cespugli, qualcosa di bianco e ricurvo. La mia fervida immaginazione mi faceva brutti scherzi.
Vieternan era turbato e si guardava intorno senza rallentare.
Un odore disgustoso mi avvolse. Conoscevo bene quella puzza, l'odore del sangue, l'odore della morte.
Le foglie dei cespugli frusciarono rumorosamente e in quel momento non potei non sentirle. C'era qualcosa.
Il cavallo percepí il pericolo e corse più di prima. Mi decisi a guardare indietro, ma non vidi nessuno. Non vi eran più rumori nella foresta. Tutto era calmo e sereno.
I ragazzi erano rimasti indietro e forse Namti stava ancora conducendo il suo cavallo pezzato fra le rocce.
Kaifah
Tannarea non poteva essere stata distrutta. Non potevo crederci.
Il puzzo di sangue di sentiva sempre di più e mi impedì di pensare a quello del Mio Generale.
Alle mie spalle gli alberi sembravan intrecciare i rami gli uni agli altri a chiudere la strada dietro di me. Probabilmente avevo le allucinazioni. Era come la storia dei rumori. Non c'era nulla tra la vegetazione. Percepii dolore fra le gambe per il semplice fatto dell'assenza della sella. Tentavo di tenermi sulla groppa del cavallo come potevo, in modo da non rimbalzare su essa.
Vieternan si impuntó di colpo ed io mi girai in avanti, sbattendo con forza la faccia sul suo collo. Per poco non caddi a terra. Lo stallone si sollevò sulle zampe posteriori, emettendo forti nitriti e scalciando con le anteriori.
Il suo respiro era irregolare, terrorizzato.
Si mantenne in quella posizione. La sua criniera mi impediva di vedere davanti a me.
Spostai le ciocche bianche e mi sporsi in avanti.
«Oh Cazzo» pensai, ma quando vidi ciò che avevo davanti, non fui capace di parlare.
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