48 - 𝕀𝕝 𝕄𝕖𝕤𝕤𝕒𝕘𝕘𝕖𝕣𝕠
Destiny
Gli archi rampanti che reggevano le tante torri del palazzo erano lunghi, alcuni più larghi altri meno e quando ci spostavamo su di essi, potevamo vedere il popolo danzare per le strade intorno ai braceri.
Le ragazze portavano sul capo ghirlande di fiori e coroncine d'alloro.
Sopra di noi le stelle illuminavano il cielo.
«Avanti, Leida, non è così pericoloso» dissi al ragazzo, che mettendo un piede dopo l'altro si sforzava di non guardare il vuoto sotto di sé.
«Non è pericoloso?! Se metto male un piede casco di sotto!» si lamentó Leida, stringendo le labbra e deglutendo.
Camminavo sugli archi con movimenti sciolti. Lo facevo spesso e Younne mi aveva addestrata bene da poter combattere su essi.
«Mio re, faccia attenzione» disse quando saltai da un arco all'altro.
«Leida, ti ho detto mille volte di non chiamarmi in quel modo. Sono sempre la solita Destiny.»
Sorrise in segno di scusa. «Avanti Leida, un altro passo»
«ok. Posso farcela» ripeté a sé stesso il ragazzo, prima di fare un altro passo avanti.
Si ritrovò al centro dell'arco.
Con un balzo mi misi di fronte a lui e gli rivolsi uno sguardo di sfida.
«oh no. Non mi piace quello sguardo. Che pensi di fare?»
Estrassi le mie lame dai foderi dietro la schiena e euntai una spada contro il Guardiano.
«Nonono. Non se ne parla»
«Hai davvero così tanta paura, piccino?»
Leida incroció le braccia al petto.
«no»
«Allora estrai la tua spada» indietreggiai di un passo in modo che Leida mi si avvicinasse.
«ok. Magari non è così difficile» mise una mano sul manico della sua spada e nel farlo guardó sotto di sé, poi rivolse lo sguardo al cielo notturno. «oh Mamma mia!»
«Avanti, fratello! Estrai quella spada! » lo sollecitai, poi diedi un colpo con una delle mie lame. Leida fu abbastanza veloce da evitare la mia mossa e indietreggiare, estraendo finalmente la sua spada dall'elsa sottile.
Incrociammo le nostre lame. Leida cercó di mantenere l'equilibrio.
Paró il mio attacco e respinse la mia spada.
«bene...» Annuii, poi mi spostai su un altro arco e sferrai un altro colpo, colpendo una mano di Leida con la parte piatta della mia lama.
«vieni qui» lo esortai a venire sull'arco sul quale camminavo io. Era più scivoloso degli altri, le pietre erano molto consumate, probabilmente a causa degli eventi naturali.
«È sicuro?» mi chiese il ragazzo, incerto.
«Diciamo di sì. » Non credevo nella mia risposta.
Leida fece un passo, il suo piede scivolò su una pietra levigata. Mi si aggrappó come se fossi l'ancora della sua salvezza, come un gatto che temeva l'acqua.
Lo sostenni e lo tirai a me.
«Ti ricordavo più temerario Leida, che ti succede?» Il ragazzo saltava da un tetto all'altro durante le missioni, sicuro dei suoi passi e veloce come una lepre, scalavamo torri e alcune volte, raramente in realtà, ci spostavamo anche sugli alberi, aggrappandoci ai rami e attaccando i nemici dall'alto, sorprendendoli.
«Non lo so» fece un debole sorriso.
«C'entra Roxanne, per caso?» ridacchiai, mentre lui avvampó.
«chissà cosa penserebbe se ti vedesse in questo momento...oh Leida è davvero così fifone? Me lo aspettavo più coraggioso! » tentai di provocarlo.
«oppure potrebbe dire: Cosa fanno quei due idioti sugli archi? È pericoloso, Leida scendi da lì! »
«Siamo Guardiani, tutto ciò che facciamo è pericoloso. Pensavo lo sapesse.»
Ero pronta a iniziare un altro combattimento, quando Zanfi si sporse da una finestra della torre vicina.
«Destiny! Scendi da lì! Venite nella sala del consiglio.»
«Adesso?» il consiglio non si era mai riunito di notte, ma se l'avesse fatto allora si sarebbe trattato di un'emergenza.
«Mio signore, deve venire immediatamente» disse il consigliere. «È una questione di estrema importanza. Siamo tutti in pericolo.» Gli occhi stanchi di Zanfi erano colmi di terrore.
«mio signore?» chiese una voce fastidiosa.
Mugolaii.
«mio re?» chiese di nuovo.
Selene mi diede una gomitata, svegliandomi. Dopo la presa del trono avevo permesso a Selene di far parte del consiglio. I consiglieri mi osservavano con sguardi interrogativi, mentre Younne sorrideva, divertito.
Mi ero addormentata con i piedi sul tavolo.
«mio signore, ha sentito il consigliere Safó?»
Gli anziani avevano iniziato un dibattito tra loro e al posto di seguire ciò che dicevano, mi ero addormentata.
«eh? No. Potrebbe essere così gentile da ripetere?» chiesi, con voce assonnata. Le riunioni del consiglio si erano rivelate particolarmente noiose e stressanti.
Il consigliere Safó, in piedi, riprese la parola:« mio signore, la fortezza di Longdale è caduta.»
Quello passó un dito sulla grande mappa stesa sul tavolo e Indicò il luogo.
«per mano di chi?» chiesi.
«Non si sa. I nemici non hanno lasciato i loro cadaveri»
«È come immaginavo. Sono gli stessi che hanno attaccato Albomen e Celarca.» disse Namti.
«Sono morti tutti gli abitanti, mio signore»
La questione era estremamente seria.
«Questo nemico sta distruggendo regno per regno» disse il consigliere Romin con un' espressione preoccupata.
«se non sbaglio, sulla sua strada ci dovrebbero essere la fortezza di Northlake e..» Zanfi mise una mano sulla mappa «il regno di Bauthia»
Bauthia era importante per i commerci e come alleato, ci era indispensabile.
«Non possiamo mettere a repentaglio altri regni. Manderemo metà dell'esercito per impedire L'attacco di questo nuovo nemico. »
«Metà dell"esercito?» chiese Younne, incredulo.
«Si. Questa è la mia decisione. Non gli permetteremo di entrare in quel regno.»
«Senior White ha ragione. Non dobbiamo permettergli di superare la Grande Catena. Lo fermeremo prima che arrivi al regno di Bauthia.» disse Ahala.
«Sono d'accordo. Non possiamo perdere altri alleati.» Namti concordó.
Selene annuí e mise una mano su quella di Namti, irritato e spaventato dalla situazione.
Era un nemico che non lasciava i suoi morti. Passava e distruggeva senza perdere nemmeno uno dei suoi soldati.
Si, la situazione era grave.
«E se dicessimo alla popolazione di lasciare quel regno?» propose un altro consigliere.
«No. Non siamo mai scappati e non lo faremo nemmeno questa volta. Proteggeremo quel regno. Questo nemico deve capire che non lo temiamo.»
«Se me lo permette, mio signore vorrei guidare io quell'esercito. È meglio che il sovrano resti sul trono per questa volta» Propose Younne.
Stavo per obiettare quando Zanfi aggiunse:« Si, Younne ha ragione. Non si sa mai quel che potrebbe succedere, mio signore.»
Annuii lentamente con il capo.
«Quanti regni ha distrutto fin ora?»
«Troppi» commentó l'arciere dai capelli biondi.
«Quali esattamente?»
«Albomen, Celarca, la fortezza di Longdale, Nisfor, il regno di Malzia e quello di Sheira.» disse Zanfi. «Di quei regni restano solo rovine»
Avevamo perso già antichi alleati, non potevamo permetterci di perderne di altri.
«Guiderò quell'esercito e ammazzeremo quei bastardi» Younne era deciso e furioso.
«spero in una vittoria, Younne» disse Zanfi.
Come poteva dubitare della nostra vittoria?
«Certo che vinceremo, consigliere Zanfi. Noi vinciamo sempre.» dissi. Younne mi sorrise, sembrava fiero di me.
Caló un breve silenzio, poi il consigliere Safó, disse:« per quanto riguarda la questione delle tasse..»
La porta della sala si aprí di colpo, facendo sussultare tutti i presenti.
Il messaggero era senza fiato e appoggiato alla porta con una mano, cercava aria con la bocca.
«Cosa succede?» chiese Younne, allarmato avvicinandoglisi.
«Mio signor..Mio.. Mio...» Non riuscì a finire la frase che cadde a terra. Aveva un lungo taglio sulla schiena e il sangue usciva a fiotte.
I consiglieri si alzarono dalle sedie, terrorizzati.
Younne rivoltó il messaggero e schiaffeggiandolo più volte gli intimó di parlare.
Quello cercó di sfuggire alla morte che voleva prenderlo tra le sue braccia fredde.
Il messaggero biascicó alcune parole a me incomprensibili, poi si abbandonò al sonno eterno. Younne si alzò dal pavimento.
«Cosa ha detto?» chiesi.
«Tannarea è caduta»
Sprofondai in un baratro nero, forse peggiore della morte.
Kaifah
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