47 - 𝕀𝕝 𝕔𝕒𝕟𝕥𝕠 𝕕𝕖𝕝 𝕣𝕒𝕘𝕒𝕫𝕫𝕠

Kaifah

L'osteria dell'Angelo era piena di gente ubriaca, c'era chi cantava a squarcia gola, chi non riusciva a reggersi in piedi e tre uomini ballavano sui tavoli. Eravamo arrivati a Tannarea dopo aver trascorso ben cinque giorni di viaggio a cavallo. Una frana aveva reso inagibile la strada principale, quindi avevamo preso una variante.
Stavo di merda. Una cameriera ci portò due boccali di birra, un corsetto le stringeva la vita levandole quasi il respiro e le teneva il seno alto e vicino. Quando mi posò di fronte il mio boccale, mi rivolse uno sguardo seducente, che io evitai, irritato. Quella ci lasciò per tornare al bancone dell'oste, oscillando i fianchi nella vana speranza di attirare la mia attenzione.

Fissai a lungo il liquido schiumoso dentro il boccale.
«Kaifah?» Philip mi osservava con preoccupazione.
«che vuoi?»
«stai bene?» Che cazzo di domanda era?! Certo che non stavo bene!
«Secondo te,Philip?! Secondo te come sto?!»
«Scusa» bevve dal suo boccale.
«scusa per cosa?! Scusa per aver rovinato tutto?!»
«Ma che cazzo dici, Kaifah?! Tutto cosa?»
«Ti avevo detto di non mandare avanti l'attacco! Te lo avevo ordinato! » dissi a denti stretti.
«Kaifah, ragiona, sarebbe comunque andata in questo modo»
«No.»
«Si, Kaifah»
In quel momento sarei potuto stare con Destiny, l'avrei stretta tra le braccia e l'avrei baciata all'infinito, invece mi trovavo lontano da lei. Mi mancava il suo profumo, i suoi occhi, le sue labbra, i suoi baci, il suo sorrisetto di sfida e le sue carezze rassicuranti. Ero pieno di rabbia e nel solo vedere Philip avevo l'istinto di sfoderare il mio pugnale e tagliargli la gola, anche se non sarei riuscito a farlo. Ma si poteva davvero evitare quel che era accaduto? Re Osper non avrebbe rinunciato al suo piano e sarebbe entrato ad Aither con o senza il nostro aiuto.
La mia rabbia si affievolí, ma non sarebbe mai scomparsa del tutto.
«È stato meglio così, Kaifah. Tu sei al sicuro e anche lei lo è.» disse l'arciere in un sospiro «ora bevi e... dimenticala»
Dimenticarla? Non avrei mai potuto.
«E se tornassi indietro?» proposi.
Philip risputó nel suo calice la birra che aveva bevuto.
«Col cazzo che ci torno lì» tossí, dandosi dei colpi sul petto.
«Non ti ho chiesto di venire.»
«Aron non avrà smesso di darti la caccia. E se invece non ce ne torniamo a Narrow?»
Osper era morto, ma l'aristocrazia mi avrebbe comunque ritenuto un traditore della patria e mi avrebbe condannato a morte senza pensarci due volte, Philip avrebbe subito la stessa sorte, forse.
Era abbastanza scaltro da tirarsi fuori da pressoché qualsiasi situazione.
«No. Ho detto a Destiny che saremmo andati a Tannarea. Non me ne vado da qui.»
Philip fece spallucce e bevve altra birra.
I trovatori cantavano allegre canzoni, alcune romantiche, altre oscene, che però divertivano tutti.
Poi un ragazzo dal cappello viola con due piume, una rossa e una dorata, dei larghi calzoni verdi e una camicia aperta sul petto, mise uno stivale su una sedia di legno, imbracció il suo liuto e stuzzicó le corde.
«Un gigante dalle braccia rocciose lo tiene lontano dai guai» iniziò a cantare. La sua voce era così melodiosa da farti perdere in quel canto. Smisi di guardar con astio l'arciere che mi ritrovavo di fronte e ascoltai il giovane bardo.
«Le mura son alte e belle, circondan il regno dell'or. Il sogno di ognuno è stare laggiù, tra gloria e ricchezze nuotar.» Quel ragazzo aveva l'attenzione di tutti.
«quattro leggende proteggon quel regno, di ognuna il nome non so, ma di certo conoscerete il Leader, gli occhi d'ambra che ha, capelli di fuoco e maschera d'or, invincibile ancor per molto sarà.»
La sua voce aveva una cadenza alla fine di ogni frase.
«Conoscete il nome di quel regno? » chiese poi il ragazzo agli spettatori.
I tre uomini che prima ballavano sui tavoli avevano interrotto la loro danza e ascoltavano il trovatore.
«Aither» pensai. Quando aveva descritto il Leader, avevo avuto una stretta allo stomaco, o al cuore se l'avessi mai avuto davvero.
«Aither. Il regno del re di merda. » disse un forestiero ubriaco, prima di bere dal suo boccale, buttandosi addosso gran parte della birra.
«Dovete sapere che quel re non vi è più ormai, un nuovo siede sul tron'»
Strinsi il manico del mio boccale.
«Cosa?» sussurrai, incredulo.
Le parole del bardo avevano colpito le persone nella locanda, le quali avevano iniziato a discutere tra loro.
«volete sapere chi è quel nuovo re?» chiese il ragazzo.
La gente annuí.
«il Leader dagli occhi dorati ha preso quel tron giorni fa. Da allora le stelle brillan nel ciel e i sudditi ballan in città. Il vecchio re morto è già e... »
Non ci potevo credere.
«Cosa dici ragazzo?!» interruppi il suo canto. Avevo bisogno di sapere se ciò che diceva era la verità, se Aron era davvero morto.
«Ero lì quando Senior White ha preso il trono.» si limitó a rispondere il bardo con un sorriso.
Guardai Philip negli occhi. Sapeva già cosa stavo per dire, cosa avevo intenzione di fare. Aron era morto, la mia Destiny sedeva sul trono. Non correvo più alcun pericolo.
Sarei rimasto per sempre con lei. Ripensai di nuovo alle sue labbra, alle parole che mi sussurrava all'orecchio e con fare deciso, dissi, alzandomi dal tavolo:« Si torna ad Aither. »

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