45 - 𝕃𝕒 𝕧𝕖𝕣𝕚𝕥𝕒̀

Destiny

Zanfi barcolló, cadendo sul materasso del letto. Balbettó qualcosa di incomprensibile, tenendo una mano premuta sulla fronte .
«cosa significa questo?» presi il libro e indicai il mio nome «dimmelo, Zanfi»
Balbettó di nuovo.
«cosa sono quelle lettere?»insistetti
«abb.. Abbassa la.. La voce»
«Perché?! Chi è questo Iris Lightning!» urlai
«Abbassa la voce se non vuoi morire!»
«Perché?! Se non me lo dirai te, lo chiederò a mio padre!» mia alzai dalla sedia, diretta verso la porta, ma l'anziano mi sbarró la strada urlando:«No!»
Per poco non cadeva a terra.
«Non puoi farlo!»
«E perché no?»
«Se lo fai ci condannerai tutti»
«ma di che stai parlando?»
Ero confusa e in un certo senso spaventata da quel che avevo letto.
«cosa vuoi sapere?»
« Chi è Iris?»
«Iris era un contadino»
«Non mentirmi. Era il Leader. Perché il mio nome è scritto su questa dannata pagina?»
« un errore di scrittura»
«mio padre ha rubato il trono di questo Iris.» nel dire quella frase, realizzai ciò che non avevo mai pensato. «mio padre non ha la luce dentro di sé, perché io ho questo potere? Iris lo aveva.»
«Aron non è..»
«chi sono io?»
« Aron non è mai stato tuo padre. Tu sei la figlia di Iris» in quel momento ero io quella disorientata.
«Ti ho detto di non mentirmi! »
«Non ti sto mentendo»
La pioggia batteva sui vetri della finestra. Un fulmine squarció il cielo.
«No. Non ti credo!»
«Bambina mia, ascoltami.»
«no!»
«Iris è tuo padre e Air è tua madre. Loro sono i tuoi veri genitori. » Quella improvvisa rivelazione mi colpí con violenza.
«Ti prego, siediti. Devo raccontarti una storia»
«Non voglio sentire le tue storie»
«È importante che tu la conosca, Destiny. È la tua di storia» Zanfi tornó a sedere sul materasso.
Gli rivolsi uno sguardo di rabbia, mentre tra le mani stringevo il libro, quasi morbosamente.
«ti prego» mi imploró con mani giunte. Zanfi mi face pena, perciò lo accontentai, sedendomi sulla sedia.
«ti ascolto»
«io e Younne sapevamo che questo giorno sarebbe arrivato.»
«Younne?! Anche lui?!»
«si. Non te lo abbiamo mai detto per dei validi motivi»
«E quali sarebbero?!»
«Devi sapere che tuo padre, Iris, Leader e re di Aither, mio grande amico è partito per combattere una battaglia contro un nemico del quale non ci ha mai parlato. Non fece ritorno. Aron prese il potere appoggiato da altri nobili e avviò una persecuzione contro i sostenitori di tuo padre, che non lo volevan sul trono. Io e Younne nascondemmo tua madre in una casa nella città dei pescatori.
Air morì dandoti alla luce, ma prima ci fece promettere che ci saremmo presi cura di te. Per me sei come una figlia
Destiny.»
Evitai il suo sentimentalismo e chiesi :«Come mai Aron è diventato mio padre?»
«quando eri piccola, dopo averti preso da Talta, ti portammo al mercato. Lì il tuo potere si manifestó per la prima volta. Potente, indomabile. Le guardie reali videro tutto e ci trascinarono dentro il palazzo. Aron ti avrebbe uccisa se non avessi trattato con lui»
«trattato?»
«Saresti diventata sua figlia. Te l'avremmo fatto credere affinché tu non ti rivoltassi contro di lui, ma lo aiutassi a mantenere il trono, sconfiggendo i regni rivali. E anche perché Aither aveva bisogno di un Leader...uno che avesse le potenzialità di tuo padre. L'esercito ne aveva bisogno e così anche il popolo.»
«Aspetta. Aspetta. Tu stai dicendo che mi ha usata?! »
Non prestò attenzione alla mia domanda e continuó:«Così Younne ti ha addestrato più duramente degli altri e.. Ora sei quello che sei»
«c'è altro?» chiesi con fare serio e composto.
«No. La storia è finita» Zanfi aveva pianto nel raccontarla.
Annuii, poi mi alzai in piedi.

Guardai il libro che avevo in mano, con un dito a tenere il segno alla pagina di Iris Lightning. In un attacco di rabbia lo scagliai contro la parete.
«Destiny..» disse l'anziano con voce debole.
Sollevai la scrivania, ribaltandola e facendo cadere tutti gli oggetti che vi erano sopra.
Il calamaio si ruppe e l'inchiostro bagnó le carte.
Le candele erano rimaste accese e per poco una tenda non andava a fuoco. Le spensi con lo stivale.
Respiravo affannosamente, cercando di rielaborare le parole di Zanfi.
«Mi dispiace..» sibiló lui.
«per tutto questo tempo, per tutti questi anni, io ho creduto ad Aron. Ho fatto tutto quello che voleva. E voi non mi avete mai detto nulla. Nulla!»
«Destiny, ora ascoltami. Aron non deve sapere che tu conosci la verità. Dovrai comportarti come sempre.»
«Mi dispiace, ma ora ho altri piani»
«in che senso altri piani?! Destiny, che vuoi fare?!»
Girai la maniglia della porta e uscii dalla stanza.

Nel percorrere un corridoio, mi imbattei in Younne. Indossava la sua armatura e si era tagliato la barba, mentre i suoi capelli grigi eran cresciuti.
«Dove é la tua maschera?! » mi rimproverò con voce aggressiva.
Mi aveva insegnato che il Leader portava sempre la maschera. L'avevo lasciata in camera.
Rallentai il passo e passandogli affianco, dissi:« sono la figlia di Iris, lo sapevi?»
Quello rimase di pietra.

Selene

Strigliai lentamente il manto color crema di Saphir, rimuovendo tutta la sporcizia che le era rimasta addosso dalla sua ultima rotolata nel fango. Muoveva la coda, cercando di scacciare le mosche che la tormentavano.
«bel cavallo» sentii dire una voce familiare.
Namti aveva posato I gomiti sulla porta del box e aveva appoggiato il viso sulle mani.
I suoi occhi azzurri osservavano attenti i miei movimenti.
Cercai di evitare di incrociare il suo sguardo.
Il ragazzo tirò furi dalla tasca dei pantaloni una mela verde.
Il cavallo nitrí e incuriosito gli si avvicinò, andando a mordere il frutto. Namti rise ed io non potei far a meno di guardarlo.
Ci guardammo negli occhi per un breve attimo, poi distolsi lo sguardo, riprendendo a strigliare Saphir.
«Ehi, perché non mi parli?» chiese.
Non risposi.
«hai intenzione di dirmelo o devo aspettare tutta la notte per ottenere una risposta?» piegó il capo di lato in un gesto dolce, irresistibile.
«Avrei voluto ballare con te alla festa. Ti ho aspettato per tutta la sera, ma tu non sei venuto.» Quel fatto mi aveva addolorata. Vedevo tutte le altre coppie danzare, mente io aspettavo invano Namti. Era comparso solo alla fine, mi aveva detto di prendere l'arco e senza dirmi altro si era appostato su un tetto, mirando agli uomini di Narrow.
«Mi dispiace. Ho dovuto indagare su un fatto...»
«E su cosa, se mi è concesso saperlo?»
«Sono caduti due regni. Albomen e Celarca.»
Mi bloccai. Ramon aveva detto la verità. Albomen era caduto.
«ho visto se vi eran sopravvissuti, ma niente sa fare. Eran tutti morti. Le case eran distrutte, ma le mura erano integre, non eran nemmeno state scalfite.»
«ma come è possibile?»
«Non lo so. L'ho detto a Destiny. Mi ha risposto che chiederà di convocare un consiglio.»
Annuii, poi tra noi calò il silenzio.
«Non mi hai parlato nemmeno quando abbiamo aiutato Kaifah a scappare.»
«come potevo parlarti se stavamo nel bel mezzo di una specie di missione?»
«capisco..» ciò che diceva aveva un senso logico.
«Ti va di andare alla Tana del Drago?»
«sono occupata» mentii. Avrei smesso all'istante ciò che stavo facendo per andar con lui, ma volevo fargli capire che il suo comportamento mi aveva offesa.
«Beh, significa che aspetterò.»
Continuó a seguire il movimento della striglia.
«come sei seria..» commentó, facendomi sorridere.
«Dai, mi spiace non esser venuto alla festa. Sapevo quando ci tenevi a ballare.»
Abbassai lo sguardo.
«Aha! Mi è venuta un'idea!» mi porse la mano «Selene vuoi concedermi questo ballo?»
«dai, non fare lo scemo, Namti.»
«sono serissimo»
Alzai un sopracciglio, divertita.

«Allora? Io sto aspettando, signorina»
Posai la striglia e presi la sua mano.
Aprii la porta del box e uscii da esso.
«Ma non c'è la musica.» osservai.
«ne faremo a meno»
Mise una mano intorno alla mia vita, dandomi un brivido lungo la schiena.
Unimmo le nostre mani e iniziammo a danzare. Sorridevamo entrambi, probabilmente perché ci rendevamo conto di sembrar due idioti.
Namti mi fece girare, per poi riprendermi.
I cavalli ci facevano da spettatori.

Mi tirò su ed io risi, felice, mentre tutto si muoveva intorno a me.
Pensai che forse l'avrei potuto perdonare.
Quando ci fermammo, mi strinsi a lui, appoggiando il viso sul suo petto. Sentii battere il suo cuore. Con una mano mi sistemó una ciocca dietro l'orecchio.
Lo guardai in quegli occhi dove vedevo il mare.
Mi persi in quel paesaggio, mentre questo si avvicinava sempre di più.
Una mano si posò sulla mia nuca e le mie labbra si unirono a quelle di Namti.
Misi una mano tra i suoi capelli, lasciandomi andare ad un profondo bacio.

La porta di ingresso alle stalle si aprí.
«Namti. » chiamò Ahala.
L'arciere smise di baciarmi e si giró verso il compagno.
«Adesso,Ahala? Hai una puntualità spaventosa! »
«Senti non rompere. Destiny deve parlarci.
Ha detto che si tratta di qualcosa di enorme importanza. Era molto seria. »
Namti sospirò, stressato.
«ah e deve venire anche lei» mi Indicò con fare vago.
«Leida lo sa?»
«si. Ci dobbiamo incontrare domani nella vecchia sala da ballo al calare del sole. Poi Destiny ha detto alte cose, ma non mi ricordo niente. Tutto chiaro? Bene. Ora levatevi dalle palle che devo prendere il mio cavallo! »
Nel nostro volteggiare ci eravamo fermati di fronte al box di un cavallo dal manto marrone con una macchia bianca sul muso.
Namti sorrise e mi fece spostare.

Il cavallo aveva già sella e cavezza.
Ahala aprí la porta del box e lo condusse fuori, prima di montare agilmente sull'animale.
Le porte eran rimaste chiuse.
«Ma dove cazzo stanno gli stallieri?!»
Effettivamente, da quando ero entrata nelle stalle non li avevo visti.
«Si saranno presi un pausa» scherzó Namti, prima di andar ad aprire le porte per il compagno. «dove vai?»
«fatti i cazzi tuoi, arciere » rispose Ahala in tono secco. Con un colpo di tallone, il cavallo partí, uscendo veloce dalle stalle.
«che strano che è» commentai.
«lui è fatto così» rispose Namti con un sospiro.

«Beh io credo che farò un salto alle terme, ho bisogno di una lavata» dissi.
«Sai... Anche io dovrei andarci» anche se era di spalle, potei vedere un sorriso formarsi sulle sue labbra.
«Bene, a domani. Passa una buona serata»
«Perché non.. Perché non andarci insieme?» azzardó a dire Namti.
«che?» Non ero sicura di ciò che avevo appena sentito.
«Ti andrebbe di andarci insieme?»
«Ah tu intendi io e te?»
«Si.. Perché no?»
Ricordai quando ero stata beccata a spiare lui e gli altri con Destiny. Rividi i suoi addominali e il suo fisico e senza accorgermene, risposi con naturalezza:« si, ma certo»
«Ah perfetto» Namti uní le mani, strusciandole tra loro.
Quel rumore mi fece realizzare quel che avevo detto. Avevo accettato.

Ci incontrammo all'entrata delle terme.
Mi ero avvolta dentro la vestaglia bianca e tenevo le braccia incrociate, cercando di controllarmi.
Namti mi stava affianco, con indosso la sua vestaglia blu notte, aperta sul petto.
«prego» disse dandomi la precedenza.
Superai le due colonne dell'ingresso, entrando per prima. Scelsi una delle ta te vasche calde. Il vapore mi riempí le narici.
Slacciai il nodo della vestaglia, pronta a levarmela, quando vidi Namti completamente nudo, entrare in acqua.
Non mi azzardai a scendere con lo sguardo.
«oh mamma mia!» esclamai, voltandomi di scatto e arrossendo.
«Aaah come è calda!» sentii l'acqua muoversi dietro di me e una mano tirò leggermente l'orlo della mia vestaglia.
«che fai, non vieni?»
«Ehm.. Si. Potresti.. Potresti voltarti?»
Sbuffó, deluso ed eseguì.
Espirai profondamente e mi levai la vestaglia, lasciandola cadere a terra.
Lentamente entrai in acqua.
Era bollente.
Namti si voltó, incontrando il mio sguardo imbarazzato. Osservai le sue spalle, il suo mento, le sue labbra carnose. Si bagnó i capelli con le mani e delle ciocche gli ricaddero sulla fronte, mentre gocce d'acqua scivolavano lungo il suo viso.
Namti ruppe il silenzio che si era creato tra noi. «Come è stata la tua infanzia a Dielen?»
«da piccola andavo alla scuola di Isabel, dove ci insegnavano a leggere e scrivere, poi, quando fui più grande Iniziai a tirare con l'arco e cavalcare. Le più fortunate, quelle che avevano già sviluppato le ali, si alzavano in volo. Sono cresciuta con Aura.»
Al ricordo dell'anziana fata, mi bloccai. Mi venne da piangere ripensando ai bei ricordi avuti con lei, al suo atteggiamento protettivo e comprensivo, alle sue torte, alla sua bontà. Era morta, lasciandomi da sola in balia di un mondo che non conoscevo.
« Siamo cresciute con l'idea che gli uomini non dovessero mai vederci. I guerrieri eran pericolosi. Se ci avessero visto avrebbero desiderato, bramato. Bisognava stare alla larga dai problemi.»
Namti era particolarmente attento alle mie parole.
«voi eravate forse i più pericolosi. Aura diceva che..»
«aspetta. Chi è questa Aura?»
«un' anziana fata che mi ha fatto da madre quando non avevo nessuno.» risposi con una stretta al cuore «È morta durante il vostro attacco»
«oh. Scusami. Non volevo.. »
«fa niente. Tranquillo. Aura aveva un'ala spezzata e quindi non poteva più volare. Era stata ferita da uno dei vostri soldati, quando era molto giovane. Non faceva che mettermi in guardia su quanto poteva esser pericoloso incontrare uno di voi. Un giorno le raccontai un fatto che mi era accaduto.. »
Namti pendeva dalle mie labbra.
«continua» mi pregò.
Risi e dissi: «avevo incontrato il Leader»
«lo sapevo!» il ragazzo batté un pugno sul bordo della vasca.
«cosa? Cos'è che sapevi?»
«Destiny non ti avrebbe salvata senza un motivo»
«E perché lo ha fatto allora?»
«Fose ha visto qualcosa di speciale in te.»
«si, mi ha detto che sono diversa dalle altre fate» sorrisi ripensando alla paura che Destiny mi aveva fatto prendere quando mi aveva spinto giù dalle mura.

«Tuttavia» continuai «ora che vi conosco meglio ho capito che non siete poi così cattivi e pericolosi come mi avevano detto.»
Sulle labbra bagnate di Namtii si formò un ghigno e spostando l'acqua mi si avvicinò.
«ma io posso essere molto pericoloso..»
«hmh ma certo»
Una sua mano si posò su un mio fianco ed io smisi di respirare. Le sue labbra si avvicinarono nuovamente alle mie.
«Baciami,Selene» supplicó.
Senza farmelo ripetere due volte, lo baciai con passione.
Con le mani mi accarezzó la vita, per poi prendermi per le cosce, avvicinandomi maggiormente a sé.
Misi le braccia attorno al suo collo.
Improvvisamente non avevo più vergogna, timore o disagio a star così vicina a Namti. Volevo che mi tenesse stretta a sé, che continuasse a baciarmi.

Sentii un arrogante bisogno, un profondo desiderio. Volevo di più.
Ma quando Namti capí le mie intenzioni, si fermò.
«Non ancora» disse riprendendo fiato.






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