42 - 𝔹𝕦𝕘𝕚𝕖

Destiny

«Buongiorno. » la sua voce era calda sul mio collo e I suoi capelli lo solleticavano.
Mugolai. Avevamo dormito solo tre o quattro ore ed io ero tremendamente stanca e congelata.
Il mantello dorato della golden Armour ci copriva entrambi, facendoci da coperta, ma il freddo si sentiva comunque.
Starnutii.
«ohhh il signor Leader si sta ammalando per caso?»
«colpa della polvere»
Mugolai e mi avvolsi maggiormente nel tessuto dorato.
Cominciò a farmi il solletico sulla pancia, facendomi ridere.
«eddai non rompere! lasciami dormire!» risi.
«no» rispose lui, ridacchiando e stringendomi a sé.
Strusció il viso sulla mai schiena.
Misi le mani sulle sue, grandi e fredde.
Sarei voluta rimanere per sempre lì, abbracciata con Kaifah, sentendo la sua pelle contro la mia e il suo cuore vicino al mio.

Qualcuno bussò dolcemente alla porta del nascondiglio. Conoscevo quella dolcezza, quel non voler disturbare, il modo in cui Leida trattava le persone, il tono di voce con cui parlava. Ti infondeva sicurezza quando eri incerto, coraggio quando avevi paura, la forza di andare avanti quando tutto andava per il peggio. Non ti abbandonava mai, era sempre al tuo fianco.
«Destiny?» chiese la voce.
«chi è?» disse Kaifah con voce irritata. Era appena stato disturbato.
La porticina si aprí e comparve il viso di Leida. Le guance di lui divennero rosse appena ci vide e richiuse in fretta e furia la porticina, ripetendo :«scusate, scusatemi, scusate!»
Sorrisi.
«vestiti» dissi, dando una pacca sul braccio di Kaifah. Mi alzai e velocemente mi rimisi la Golden Armour.
Mi infilai lo stivale sinistro saltellando sulla gamba destra.
Kaifah si abbottonó il farsetto e si allacció la cintura.
«posso entrare adesso?» chiese Leida.

«Generale...» chinó il capo in segno di rispetto, poi il suo sguardo si spostò su di me. La preoccupazione che vi era nei suoi occhi mi turbó.
«che succede, Leida?»
« Aron vuole vederti»
Tra noi calò il silenzio. Il re, mio padre, voleva vedermi.
«ma certo. Era prevedibile»
Kaifah mi prese la mano e intrecció le dita alle mie.
«andrà tutto bene» lo rassicurai «torno presto»
Ci scamniammo un ultimo sguardo, poi separai la mano dalla sua, controvoglia.
«Andiamo,Leida»

Lasciai a malincuore il mio Generale, e seguii Leida, scendendo i gradini a chiocciola.
«lo sai vero che ti chiederà di Kaifah?»
«si, lo so bene»
«Non dargli modo di dubitare. Ricordagli che hai sconfitto l'esercito di Narrow e forse lui ti lascerà in pace. Se mostrerai timore, lui capirà e sai come andrà a finire»
«si»
«Non permetterò che le guardie ti portino via»
«Non accadrà»
«potrei fare una pazzia» Sarebbe stato capace di sfidare tutte le guardie reali pur di salvarmi ed io non avrei mai rivelato il luogo dove era nascosto Kaifah.
Percorremmo veloci un corridoio, quando due guardie ci affiancarono. Mantenemmo la calma, conportandoci come se niente fosse. Altre due ci seguirono.
Presto divennero sei.
Guardai avanti a me, e uscendo da uno dei corridoi che portavano alla sala del trono, mi ritrovai di fronte alla grande maschera dorata. Dietro di me vi erano le porte del Palazzo. Eran chiuse, serrate.
Aron stava seduto sul seggio in maniera scomposta. Appena mi vide impugnó il suo scettro e si alzò in piedi. Accanto a lui vi era Remmer, fedele come un cane. Nel vedermi, sfoderó un sorriso terrificante.
«lasciaci, Guardiano» ordinò il re.
Leida non voleva lasciarmi da sola, quindi lo rassicurai con un cenno del capo.
Fece un piccolo inchino e ci lasció.
«Mi ha fatto chiamare, mio re?» dissi, con le mani incrociate sulla maschera.
«si»Aron iniziò a passeggiare. Mi chiedevo sempre come potesse sentirsi la persona che sedeva su quel trono. Una volta, quando Aron non era presente, mi ero arrischiata a toccare la grande maschera.
Mi sarei tanto voluta sedere sul seggio, ma le guardie erano magicamente comparse, impedendomelo. Pensavo costantemente all'idea che dopo la morte di mio padre, non sarei stata io l'erede al trono,ma Remmer.
Remmer?! Aron aveva scelto lui come suo successore. La cosa mi dava sui nervi, ma non potevo far nulla. Quello era il volere di mio padre.
«hai combattuto bene ieri notte , Leader»
«grazie, mio re. Ci hanno sorpreso, ma siamo riusciti a sconfiggerli.»
«domani ci saranno le prime esecuzioni dei progionieri» Aron disse quelle parole con gioia. Il vedere la morte e la sofferenza altrui lo divertiva. Molte volte, quando Remmer torturava dei prigionieri, staccandogli le unghie, picchiandoli o tagliandogli dita o orecchie, Aron si sedeva fuori dalla cella e osservava divertito la scena.
«tuttavia abbiamo solamente trovato alcuni degli uomini fidati di Osper. Tra loro manca il Generale Kaifah. Tu sai per caso dove possa essere? »
«Non ne ho idea, mio signore» mentii in tono sicuro.
«Eppure dovresti saperlo...ieri ti ho vista ballare con lui.» Aron alzò un il sopracciglio. Le mie dita iniziarono a freddarsi per la tensione.
«un'innoqua danza»
«Non sembrava»
«avevo già diversi dubbi su di lui e sui suoi piani. All'accampamento avevo iniziato a nutrire dei sospetti. Se ieri ho danzato con lui, l'ho fatto solo per ottenere altre informazioni. Tuttavia il Generale non mi ha risposto. Deve esser scappato alle Lame Bianche, mio re.»
Aron passó da una mano all'altra lì scettro. «non dovremmo preoccuparci troppo. Le guardie lo stanno già cercando»
«potrebbe errsere al suo accampamento»
«no, è stato distrutto. Non c'era nessuno. Abbiamo tirato fuori dalle locande quelli che si eran nascosti, ma di Kaifah non ve ne è traccia»
Per un attimo pensai a Philip. Non avevano controllato nei bordelli.
«lo cercherò personalmente, mio re.»
Aron annuí con il capo. «il popolo ti acclama. Vuole vederti»
«gli darò ciò che vuole» risposi.
Zanfi si avvicinò al re con una pergamena spiegata, attendendo che Aron la firmasse. Il consigliere mi rivolse uno sguardo espressivo.
«puoi andare, Senior...»
«White» lo corressi. Non si ricordava mai il mio appellativo, con il quale tutti mi chiamavano.
Mi scacció con un gesto veloce della mano e si risedette sul trono.
Le sei guardie che mi avevano accompagnata nella sala ed erano rimaste tre ad ogni mio lato, sistemati come una gabbia, mi lasciarono andare.

«È andata bene?» chiese Leida, speranzoso mentre salivamo una scalinata.
Feci una smorfia. Avevo mentito al re, a mio padre, ma l'avevo fatto per amore.
Sentii dei passi dietro di noi, un rumore di sandali.
«Destiny» disse Zanfi con voce preoccupata, affiancandoci «che sta succedendo?»
«nulla di cui tu ti debba preoccupare» risposi.
«Non è vero, Destiny»
«Ti ho detto che va tutto bene , Zanfi»
«Ti ho vista ballare con lui, ieri e ti ho vista insieme a quel Generale la festa prima. Penso che tu sappia dove si trova»
«Non so di cosa tu stia parlando»
«Bambina mia, cosa stai facendo?» Zanfi aveva scoperto tutto senza che io dicessi una parola. Riusciva a leggermi come un libro aperto e capiva quando nascondevo qualcosa.
«Zanfi, tu mi tradiresti mai?»
«oh allora è vero...»
Non risposi e aumentai il passo, intenzionata a lasciare indietro il consigliere. Ma Zanfi non volle demordere.
«Sai che non finirà bene! Aron lo scoprirà e quando lo farà, sarai accusata di tradimento e ti spetterà la stessa sorte di Kaifah»
«Non accadrà»
«tu questo non lo sai. Non sai di cosa è capace Remmer. Né io né Younne vogliamo vederti morire»
«Non voglio sentire un'altra parola, Zanfi»
«È un traditore, Destiny. Lo devi capire»
«Allora perché non vai a raccontare tutto al re, eh?!»
«Sai che non lo farei mai. Non ti metterei mai in pericolo. Voglio solo il tuo bene»
«Se è così, tieni la bocca chiusa e spera che nessuno lo scopra»
«in quanti lo sanno?» chiese l'anziano, ad un tratto. Scambiai uno sguardo con Leida.
«solo persone fidate»
«Attenta a chi ritieni tuo amico, Destiny. Le persone più care possono voltarti le spalle quando meno te lo aspetti»
Ahala avrebbe sicuramente pensato che fossi stata io a proteggere Kaifah. Il Generale dell'esercito di Narrow non poteva sparire facilmente. Non sarebbe potuto uscire dalle mura.
Ahala, un mio fratello, avrebbe potuto tradurmi per semplice invidia verso Kaifah.
«lo so»
Zanfi si fermò quando arrivammo finalmente al grande balcone che spesso sognavo durante la notte.

Espirai e con un sorriso mi affacciai, posando le mani sul parapetto bianco.
Il popolo attendeva di vedermi, sparso nella piazza e per tutta la strada principale.
I padri tenevano i figli piccoli sulle spalle.
Appena mi videro esultarono e gioirono.
«È il Leader! Senior White!»
I soldati incrociarono le mani sulle maschere bronzee. Aprii le braccia e le acclamazioni crebbero.
«Ci hai salvati!»
«gloria al Leader!»
«la luce nell'oscurità»
Si, li avevo salvati. Ma meritavo davvero la gloria?
Avevo mentito al re, quindi avevo mentito al popolo. Stavo nascondendo un potenziale nemico. Eppure sorridevo e tenevo le braccia aperte.
C'era chi applaudiva, chi fischiava, chi urlava dalla gioia.
«Senior White! Senior White!»
Mi facevano sentire il loro riconoscimento, ma non sapevano che li stavo tradendo.
Stavo tradendo la mia gente. Il mio onore era in frantumi.
Incrociai le mani sulla maschera in segno di saluto e con un'improvvisa urgenza scomparvi dalla loro vista.
«tutto bene?» Leida sapeva quel che provavo.
«si, ho solo bisogno di stare un attimo da sola»
Il ragazzo annuí, incroció le mani sul viso e mi lasciò a malincuore.
Lo vidi allontanarsi. La folla ancora esultava.
Non volevo pentirmi di ciò che stavo facendo, ma non avevo il coraggio di presentarmi davanti al mio popolo.

Entrai nelle cucine reali, dove i cuochi erano indaffarati a preparare piatti succulenti per il re.
Vi era pesce di ogni tipo, aragoste, gamberi, spigole, baccalà e frutti di mare. Agnello, pollo arrosto, bistecche.
Un cuoco mi si avvicinò, sorpreso che il Leader fosse in un luogo come quello.
«ho bisogno di un favore»
«qualsiasi cosa per lei, Senior White»
«vorrei del farro con dello spezzatino di vitello»
«tutto qui? Non desidera altro? »
«no»
Annuí e si mise a tagliare a cubetti un filetto di carne.
Apettai il tempo debito e nel frattempo presi una mela da un cesto e la addentai.
Osservai come le mani dei cuochi si muovevano velocemente e impiattavano le pietanze.
«ecco a te»
L'uomo mi porse una ciotola con dentro farro, della carne fumante e un cucchiaio di ferro.
«grazie» feci per dargli due monete d'argento , ma quello le rifiutò.
Portai via con me il piatto caldo e percorsi I lunghi corridoi che portavano alla torre dove vi era la stanza di Xeniàn.
Aprii la porticina dentro il camino ed entrai nel nascondiglio.
Kaifah stava appoggiato al muro e con mia grande sorpresa, teneva tra le mani un libro.
«sai, forse leggere non è così brutto. Questo libro è interessante.»
«E di cosa parla?»
«questioni riguardanti la divisione di terre e cose simili»
«che noia. Io preferisco qualcosa di più avventuroso.»
Kaifah annusó l'aria.
L'odore di carne si era espanso per tutta la stanza.
«cosa hai lì?» chiese, curioso. Posò il libro sul tavolo.
«È per te»
«che cos'è?»
«farro e carne»
Sulle sue labbra si disegnò un sorriso ed io ripensai con malinconia a quando ero con lui nella sua tenda rossa.

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