40 - 𝕃'𝕒𝕝𝕝𝕖𝕒𝕟𝕫𝕒 𝕋𝕣𝕒𝕕𝕚𝕥𝕒

Kaifah

Vi era più gente rispetto all'ultima festa, più cibo e più musica.
Scacciai il ricordo di ciò che era accaduto quella volta, il solo pensiero mi dava alla testa.
Superai la porta della sala da ballo. Mi ero vestito con una farsetto grigio e argenteo, pantaloni neri e stivali marroni. Avevo attentamente pulito questi ultimi, liberandoli da fango e sporcizia varia.
Avevo raccolto i capelli in una coda, lasciandone scendere alcuni, e con parte di questi avevo formato delle trecce.
Odiavo quell'acconciatura, ma era la più comoda.
Ci misi poco a trovare Destiny. Stava danzando con un ragazzo che avevo già visto. Capelli castani corti fino alle spalle, occhi verdi. Portava un farsetto dorato.
Si sorridevano e ridacchiavano, guardando i nobili.
Destiny indossava un vestito di un bianco soffice, decorato da polveri dorate. Due fasce legate dietro il collo le tenevano il seno, mentre da una apertura della gonna le si vedeva una gamba. Gli zigomi erano colorati di porpora dorata, le labbra rosse.
Gli sguardi di tutti gli uomini e i ragazzi erano concentrati su di lei, la guardavano con avidità e desiderio.
Perfino Aron, il padre, la guardava in quel modo famelico, seguendo i suoi passi di danza.
I miei occhi non si staccavano dall'immagine di lei. L'invidia che già provavo e uno strano odio verso Leida, crebbero a dismisura e a passo deciso mi avviai verso di loro.
La musica terminò con uno strimpellio delle corde dei liuti. Destiny sorrise e levò le mani dalle spalle del ragazzo.
«sei diventato bravo, Leida» commentó, poi si voltó nella mia direzione, mi squadró con occhi maliziosi e lasciando il ragazzo mi si avvicinò.
«Sei venuto..» disse con voce sensuale, quasi in un sussurro.
Gli uomini che alla fine della danza le si erano avvicinati per la sua mano, quando ero arrivato io, si erano dispersi come pecore alla vista di un lupo.
«stai bene con questo farsetto»
Avvicinò le sue labbra al mio orecchio e sussurrò :« anche se io ti preferisco senza»
Mordicchió l'orecchio e gli diede una veloce leccata. Sulle mie labbra si formò un ghigno.
«vuoi chiedere la mia mano per il prossimo ballo?» mi chiese poi.
Non amavo ballare, non ero bravo in quello. Infatti, non danzavo e non mi proponevo mai alle feste, anche se le donne mi lanciavano sguardi che la dicevano lunga.
Destiny aspettava una mia risposta. La strinsi in vita e l'avvicinai maggiormente a me, attaccandola al mio corpo. Quella era la risposta, avrei ballato con lei.

I trovatori iniziarono a suonare una musica più vivace, più ritmica, piccante in un certo senso.
Feci girare Destiny sul posto in una, due, tre giravolte. Quando la fermai, Destiny gettò indietro la testa, poi mi guardó, accarezzandomi il viso con una mano.
La spinsi lontano tenendola per la mano, per poi riattirarla a me.
La tirai sú e girammo insieme.
Destiny si muoveva in maniera leggiadra e sensuale. Il mio sguardo si perdeva nelle pieghe e nelle scollature del suo vestito.
Destiny si piegó all'indietro, sostenuta dietro la schiena dal mio braccio sinistro. Sfioró il pavimento della sala.
La tirai sú e nel momento In cui i nostri visi erano vicini, il ritmo della musica cambió.

Rimanemmo immobili a guardarci negli occhi, mentre altre coppie danzavano intorno a noi.
Con la coda dell'occhio vidi Philip. Lo guardai con odio, lui invece distolsi subito lo sguardo. Non ci sarebbe stato alcun attacco. L'esercito di Narrow non sarebbe entrato ad Aither. Non volevo che Destiny scoprisse la verità. Non volevo che le accadesse qualcosa di male, che i soldati la toccassero.
«Kaifah..» sussurrò Destiny.
«c'è una stanza?» domandai. La desideravo e quel desiderio ardeva dentro di me.
Annuí lentamente e con un cenno del capo mi disse di seguirla.

Ci roncorremmo nei corridoi. Era difficile prenderla, riusciva sempre a sgusciare via dalla mia presa.
Ridevamo come due idioti. Arrivammo su un corridoio all'aperto. Le stelle brillavano nel cielo.
Destiny si era fermata ad osservarle, affascinata. Il suo sorriso mi donava la felicità che da tempo mi aveva abbandonato.
Cinsi la sua vita e appoggiai il capo su una sua spalla, sentendo il suo odore rassicurante.
Posò le mani sulle mie.
«Vieni con me a Narrow» dissi d'un tratto, senza pensare al peso delle mie parole.
«cosa?»
«ti amo. Vieni via con me.»
«Sai che non posso»
«Allora resterò io»
Giró lateralmente il capo, guardandomi con amore.
I suoi occhi ambrati erano il mio cielo stellato.

La baciai con passione. Non mi sarei mai staccato dalle sue labbra, non l'avrei mai lasciata. Da quel bacio potei sentire quanto fosse eccitata, quanto mi desiderasse. Voleva me, non altri. Me. Ed io reclamavo lei, ogni parte di lei. Pensavo di evitare ciò che era ormai inevitabile.
Passai le mani sulla sua schiena, fino in basso, infilandole sotto il tessuto bianco del vestito.
Il respiro di Destiny divenne irregolare.

Entrammo in una stanza, ardenti di passione, desiderosi di appartenerci, di possederci.
La tirai sú, facendole avvolgere le gambe attorno al mio torso e mettendola con la schiena al muro. Le sue dita corsero tra i miei capelli, slacciando il laccio di cuoio che teneva la coda.
Con mani veloci sbottonó i primi bottoni del farsetto. Slacciai il fiocco delle due fasce bianche che le tenevano il petto.
Strinsi i suoi seni turgidi e succhiai la pelle, lasciando segni violacei.
Destiny già ansimava, spingendosi contro di me.
Sollevando la gonna del suo vestito, la afferrai per le cosce.
Durante i nostri baci di selvaggia passione, della porpora dorata che Destiny aveva sugli zigomi era finita sul mio viso. Mi grattó la barba sotto il collo, poi ansimó:«Ti amo, Kaifah. Ti amo»
Slacciai in fretta e furia la cintura e mi liberai del farsetto.
Mi ficcai due dita in bocca, insalivandole, per poi infilarle nell'intimità di Destiny.
Lei emise un piccolo gemito. I suoi lamenti non facevano altro che eccitarmi maggiormente.

Non volli più aspettare e con decisione entrai dentro di lei. Ad ogni mia spinta i suoi gemiti divennero più forti e profondi. Teneva gli occhi socchiusi in un espressione di piacere. Morse il mio labbro inferiore, quasi ferendolo, ma quello che poteva esser dolore, per me era piacere.
In risposta al suo morso, diedi una spinta più forte, poi uscii da lei.
Mi guardó con sguardo interrogativo, le guance rosee e il corpo tremante di piacere.
«Perché ti sei fermato? Continua, ti prego» disse ansimando.
Avevo sentito un rumore sinistro. Improvvisamente divenni teso come una corda. Ero preoccupato che potesse accadere ciò che più temevo, ma scossi il capo, era solo la mia impressione.
Rientrai dentro Destiny e ripresi a baciarla.

«Siamo sotto attacco!» un urlo arrivò al mio orecchio, ma prima raggiunse quello del Leader , che scese da sopra di me.
Si rivestì più velocemente di me e uscí dalla stanza.
Cercai di raggiungerla, ma lei era sparita.
La gente era nel panico, urlava e correva da una parte all'altra.
«Sono gli uomini di Narrow!» gridó una persona. Mi bloccai.
Gli uomini di Narrow..
Le porte di Aither erano state aperte.

Girai il capo di lato, quando mi ritrovai una spada a pochi centimetri dal naso.
Era Destiny a tenere quella spada. Aveva cambiato vesti e aveva indossato la sua Golden Armour e la sua maschera.
«Tu lo sapevi..» sibiló.
La gente non prestò attenzione a ciò che stava accadendo tra noi due.
Certo che lo sapevo disse una voce dentro la mia testa.
Quella volta ero io ad averla tradita e quel tradimento per lei era molto più grave di uno amoroso.
Vedendo che non rispondevo, Destiny fece un passo indietro, sbattendo le palpebre più volte, incredula.
«io mi sono fidata di te. Mi sono concessa a te. Ti ho dato il mio amore...» non riusciva a parlare, le parole gli morivano in gola.
Era devastata.
«Destiny, posso spiegarti. Io non...» dissi con calma. Mi cadde tutto addosso ed io mi sentii bloccato sotto quel peso. Poco prima eravamo amanti appassionati, il momento dopo dovevo scegliere bene le mie parole, o avrei perso Destiny, per sempre.
La lama si avvicinò, toccando la mia gola con la punta.

«Sei un verme..» le uscì dalla bocca «tu lo ha sempre saputo!»
«io non lo sapevo» mentii pensando di imbrogliarla, di imbrogliare il Leader, ma quello era stato un gran passo falso.
«Non mentirmi!» nei suoi occhi vi era rabbia e profonda tristezza.
«Destiny, calmati...»
Un colore bianco illuminò le sue iridi.
Il suo corpo era teso, era pronta a colpire, ma sapevo che non l'avrebbe fatto. Non ne sarebbe stata capace, come io non lo ero stato in passato.
«Destiny!» chiamo Leida. La voce del ragazzo la fece calmare. Le iridi tornaron color ambra.
La ragazza abbassò la lama.
«servi di sotto! » Leida era preoccupato e nella mano teneva una lancia dalla punta apuntita.
Destiny non mi degnó di un ultimo sguardo - i compiti riguardanti il suo titolo erano più importanti del nostro litigio - e avvicinandosi al ragazzo con passo veloce, chiese:« rapporto?»
«sono quasi arrivati alle stalle. Ahala ti aspetta lì .»
«Namti?»
«sui tetti»
«Selene?»
«È con lui»
Il Leader annuí e rinfoderó la spada dietro la schiena.
«raggiungo Ahala. Tu va con Younne e gli altri soldati.» Senior White impartí quegli ordini con voce ferma e decisa, prima di lasciare il ragazzo e scomparire tra la folla spaventata.

La vidi allontanarsi, chiedendomi se in quel momento l'avessi persa per sempre.
Le urla provenienti dalla strada principale mi scossero.
I soldati, miei compatrioti, avevano ucciso dei civili e buttato fiaccole accese nei carri di fieno.
«Cazzo!» Sbattei con forza un pugno sulla balaustra di pietra della balconata.
Intravidi Vynneris, aveva trascinato una donna fuori dalla sua casa e la stava colpendo ripetutamente con la sua ascia.
Philip scoccava le sue frecce.
Digrignai i denti.

«Si nasconda, Generale» mi consigliò il Guardiano dagli occhi verdi. «quell'esercito verrà sconfitto. Se ci tieni alla vita e se davvero ami quella ragazza,ti consiglio di nasconderti. Lei non sopporterebbe la tua morte.»
Non capii le sue parole.
«fa in fretta»
«ma che stai dicendo?»
Sospiró, poi rispose:« tutti quei soldati, se non moriranno in questo scontro, lo faranno sul patibolo, glielo assicuro»
Aveva ragione, le cose sarebbero andate in quel modo, lo sapevo bene.
Non mi ero mai nascosto in una battaglia o uno scontro, sarei diventato un codardo.
Ma in quel momento era diverso. Non mi spaventava la morte, ciò che davvero mi opprimeva era il pensiero che non avrei mai più rivisto Destiny.
«Hai poco tempo, Kaifah» mi informò Leida.
«E dove potrei nascondermi?»
Non sarei riuscito a uscire dalle mura.
Dovevo trovare un nascondiglio all'interno delle mura.
«C'è una stanza nel palazzo, nella torre piú a sud. È stata abbandonata molto tempo fa.»
«ho capito»
«No. Lasciami finire. Nella stanza c'è un camino in pietra nera. Al suo interno, al posto della parete, vi è una piccola porticina che porta ad un rifugio.»
Gli avrei voluto chiedere come sapesse tutto ciò, ma del resto i Guardiani vivevano nel palazzo.
Annuii.
«vai Kaifah, e indossa questo» si levò il mantello nero con il cappuccio che portava sulle spalle e me lo diede.
«perché mi stai aiutando?»
«lo faccio per Destiny. Avanti, indossalo.»
Feci come diceva e mi coprii il volto con il cappuccio.
«Ora va e cerca di non farti notare dalle Guardie.» detto ciò, anche lui scomparí.
Gli invitati alla festa, che prima correvano da una parte all'altra , avevan constatato la precaria situazione e si erano rinchiusi nella sontuosa sala da ballo.
Rimasi da solo su quel balcone dove prima avevo baciato la mia signora e contemplato il cielo stellato nei suoi occhi.

Destiny

Con il cuore a pezzi e ferita nell'orgoglio, mi trascinai da Ahala.
Era nella stalla, occupato a sistemare i pugnali nella cintura.
Ne aveva circa venti di diversa grandezza e tipo di lama.
Aveva dato un nome ad ognuno, io invece avevo da tempo rinunciato a dare un nome alle mie spade.
Al suo seguito vi erano due truppe di soldati. Aspettavan che li guidassi.
Ahala sollevò lo sguardo dalla sua cintura e mi guardó con una smorfia. Era da settimane che non parlavamo.
«Senior White» salutarono i soldati, incrociando le mani sulle maschere bronzee.
Mi misi a capo del gruppo, affianco ad Ahala.
«il tuo Generale ci ha fatto una bella sorpresa, non trovi?»
Estrassi le spade da dietro la schiena.
I cavalli, sentendo i rumori provenienti da fuori, nitrivano e scalciavano nervosi. Tenevano le orecchie abbassare sul collo e si muovevano costantemente nei rispettivi box. Anche Vieternan era nervoso. Lo guardai con sguardo rassicurante e gli feci un lento cenno con il capo, si calmó.
«Aprite le porte! » ordinai «Ricordate fratelli! Chi siamo noi?!»
«La luce nell'oscurità!» risposero le lame bianche.
«Bene! Allora facciamo vedere chi siamo a questi bastardi!»
Quelli esultarono.
Due stallieri abbassarono le leve che aprivan le due ante della porta.

Non avemmo nemmeno il tempo di uscire che un'ondata di soldati entró nelle stalle, travolgendoci.
Eravamo nel chaos, i colpi arrivavano da tutte le parti, ma noi eravamo abituati a ciò.
Una freccia sfioró un lato della mia maschera dorata.
La luce avvolse velocemente il mio corpo e quel calore familiare mi accese di un fuoco bianco. Lanciai una delle mie spade e trapassa ben quattro soldati.
Con un'ondata di luce responsi gli altri.
Cercai di controllare il mio potere, evitando il pericolo di perderne il controllo.
Ahala lanciava I suoi pugnali, muovendosi tra i combattenti.
Fu ferito ad una gamba con una freccia, ma per lui quello era solo un graffio.

Riuscimmo ad uscire dalle stalle e quando arrivammo nella piazza di fronte al palazzo, Younne e I suoi stavano affrontando altri soldati di Narrow.
Leida roteava la sua lancia, contrattaccando ai colpi. Le frecce di Namti e Selene fendevano l'aria.
Ne scoccavano più in una volta, Selene aveva imparato bene.
La popolazione, spaventata era stata messa in salvo.
I soldati di Narrow rifiutavano di arrendersi nonostante il fatto che li stessimo decimando.

Raggiunsi Younne.
«Ma dove cazzo eri?» la sua voce era severa, come sempre.
«nelle stalle. Li abbiamo respinti»
«ne arrivano altri» ci fece notare Leida.
«la festa non è ancora finita» Younne impugnó meglio il manico della sua spada, pronto a scagliarsi contro di loro.
La luce non aveva abbandonato il mio corpo, anzi cresceva ogni volta che pensavo a Kaifah,al modo in cui si era preso gioco di me.
Forte della mia rabbia e del mio risentimento, lasciai che il mio potere agisse.
I soldati vennero sbalzati indietro. In molti morirono folgorati , altri rimasero feriti o accecati a causa della potenza della luce.
«beh,ora direi che la festa è decisamente finita» constató Younne.
La luce abbandonò gradualmente il mio corpo.
I nemici vagavano nelle strade, spaesati, cercando di fuggire,ma strade di Aither erano continue diramazioni in vicoli più piccoli, era facile perdersi o disorientarsi.
Le porte delle mura erano state prontamente richiuse, il restante esercito di Narrow era in trappola.
Alcuni cercarono di proteggere re Osper, ma vennero presto braccati dalle Lame bianche.

Aggirandomi per i vicoli, scorsi una figura maschile. Aveva un arco nella mano, ma la corda si era rotta e nella faretra non vi eran più frecce. Ero pronta a lanciare una delle mie spade. L'avrei colpito alle spalle e la spada l'avrebbe preso al cuore.
Nel preciso istante in cui presi meglio la mira, quello si voltò ed io lo riconobbi.
Era Philip.
Alla mia vista rimase immobile, pietrificato sul posto.
Sapeva che non l'avrei mancato, che la sua morte era imminente.
Rioensai ai momenti passati con lui, alle storie che mi aveva raccontato sulle sue avventure. Mi aveva aiutata all'accampamento, ma era di Narrow e anche lui aveva tradito l'alleanza da poco stretta, dimostrandosi un nemico a tutti gli effetti.
Lasciò cadere l'arco, pronto ad affrontare il suo destino.

«c'è qualcuno laggiù?» domandó una voce.
Sbattei l'arciere contro il muro di una casa e gli tappai la bocca con una mano.
Il suo respiro era irregolare, caldo sulla mia mano.
Quando sentii i passi allontanarsi, levai la mano dalla bocca di Philip.
«Non mi uccidi?»
«No. Ho deciso di avere pietà. Mi fai pena. » dissi, non totalmente sicura della mia scelta.
In lontananza si sentivano le voci confuse delle Lame Bianche e dei soldati catturati.
«Kaifah non voleva farlo, quindi l'ho fatto io. Ho aperto io le porte» mi rivelò.
«che cosa?» stava cercando di giustificare il Generale,ma non sarei caduta in un altro trucco. Guardavo nervosamente se qualcuno ci stesse vedendo parlare o se stesse ascoltando le nostre parole.
«È vero, Destiny»
Il suo viso era in parte sporco di terra, come i suoi vestiti.
«Vieni con me» lo presi per un braccio e lo costrunsi a seguirmi.
Andavamo da una casa ad un'altra, calpestando il terreno reso fangoso dalla pioggia del giorno prima.

Intravidi un'insegna in ferro battuto, decorata da fiori in metallo.
Si essa vi era inciso:" la rosa."
Senza pensarci due volte vi trascinai dentro l'arciere.
Quando richiusi la porta dietro le mie spalle mi accorsi che tutte le donne del bordello ci fissavano con sguardi maliziosi.
Il bordello non era stato toccato dai soldati di Narrow.
Gli oli e i profumi ci entrarono nelle narici e improvvisamente mi venne sonno.
«Posso fare qualcosa per lei, Senior White?» domandó la proprietaria, dopo aver ispirato dal suo sigaro.
Ero stata solo due volte in quel luogo e non per missioni o inseguimenti, per semplice piacere. Una ragazza dai lunghi capelli corvini si morse il labbro inferiore. La conoscevo, si chiamava Marie.
Lo sguardo di Philip andò da me alla ragazza. Il ragazzo era leggermente confuso e incuriosito dal perché io e lei ci guardassimo in quel modo.
La padrona del luogo ispirò un'altra volta dal sigaro.
«Si. Ho bisogno di un luogo sicuro dove poter nascondere una persona» spinsi Philip, facendogli fare un passo avanti.
La donna sembrò pensarci per un attimo,poi disse con voce furba:« cosa avrò in cambio?»
Sospirai annoiata e staccai uno dei due sacchetti di monete che tenevo alla cintura.
Lo lancia alla donna, che lo prese al volo.
Quella annuí e ci condusse in una stanza ai piani superiori.
Diede una chiave a Philip, che era visibilmente confuso e dopo averci squadrati un ultima volta, ci lasció.

«Kaifah è tanto colpevole quanto lo sei te»
«no. È importante che tu sappia che lui non voleva farti questo»
«Eppure guarda che è successo!»
Rimase in silenzio ed io mi calmai a poco a poco.
«Dovrai rimanere qui, se non vuoi morire.»
L'arciere annuí.
« Ho pagato bene la signora, quindi ti coprirà se le guardie ti daranno la caccia»
«grazie signor Leader» fece un inchino.
«Non uscire per alcun motivo.» borbottai prima di lasciare la stanza.

Appoggiata al muro vi era Marie.
«mi sei mancata»
«mi fa piacere» stavo per andarmene quando mi si paró davanti e allungò le mani, passandole tra i miei capelli e dandomi un brivido di piacere. Rifiutai quella sensazione, scostando il capo.
«daii! Ti piaceva quando lo facevo!» si lamentó mettendo il broncio.
«Oggi non è la serata giusta.»
«posso fare qualcosa per migliorarla..»
«Purtroppo no» risposi con finto rammarico, prima di scendere le scale.
Scambiai un breve sguardo con la proprietaria al piano inferiore e uscii senza voltarmi.
Fuori le lame bianche assistevano i feriti e legavano i nemici che si erano arresi.
Forse questi ultimi credevano che facendo così avrebbero scampato la morte, ma nei giorni a venire ci sarebbero state molte esecuzioni capitali. Quelli di Narrow erano stati dei folli a pensare di poterci attaccare in così pochi e con una tecnica che non ci era affatto nuova. Già in passato dei nemici avevan fatto ciò che avevano emulato loro.
Cosa pensavano di fare? Prendere Aither per caso?
Avevo vinto anche quella volta, non c'era voluto tanto, ma avevo trionfato sul nemico e il giorno seguente avrei aperto le braccia sul balcone reale e sarei stata ricoperta di gloria e acclamazioni.

Immediatamente, come un lampo improvviso in un cielo sereno, mi ricordai di Kaifah. L'avevo lasciato sulla balconata. Lui rappresentava uno dei capi dell'attacco e in quel momento si trovava in quella che per lui sarebbe stata la bocca del leone.
Mi assalí il pensiero che fosse stato catturato. Corsi più veloce che potei in direzione del palazzo reale.

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