39 - 𝕊𝕠𝕘𝕟𝕚 𝕖 𝕣𝕖𝕒𝕝𝕥𝕒̀

Selene
Il buio totale.
Un fuoco ardente che mangia i villaggi e le case. Intere città circondate da fiamme.
Ombre nere prendono vita dal buio, muovendosi nell'oscurità, son di forme diverse, incomprensibili.
Grandi occhi rossi, lunghi denti affilati. Delle mani dagli artigli ricurvi afferrano le persone che, disperate, gridavano nella loro presa.
Degli artigli come lame cercarono di afferrarmi, ma io mi dibattei nel letto.
Urla laceranti, sangue e morte.
Un bambino era steso a terra con la gola tagliata e il sangue, nero, che fuoriusciva copioso dalla bocca.
Io ero lì, in quel disastro e, incapace di reagire, mi guardavo intorno.
Voltandomi vidi delle alti torri bianche, circondate da nubi nere, spezzarsi in due e crollare. Le persone correvano come pecore spaventate da un branco di lupi famelici.
Respiravo affannosamente. Il fumo mi avvolse, Iniziai a tossire. Mi mancava l'aria.
Dalle nubi grigie fuoriuscirono degli artigli lunghi e ricurvi, macchiati di sangue.
Urlai.

Mi svegliai di scatto. Il letto era diventato un bagno di sudore e le mani mi tremavano. Non vi erano mostri intorno a me. Ero nella mia stanza, non nel bel mezzo di un'attacco.
Mi stropicciai lentamente gli occhi.
Era diverso dagli incubi che avevo avuto in precedenza. Sembrava reale. Riuscivo a sentire l'odore amaro del sangue, il calore del fuoco e la paura di esser presa da quegli artigli. E se si fosse trattato di una visione?
Mi convinsi che sarebbe stata una buona cosa informare il Leader dello strano sogno.

Bussai due colpi alla porta di Destiny. Nessuna risposta.
Molto probabilmente non era nella sua stanza. Spiai nel buco della serratura, come lei mi aveva insegnato, ma la chiave impediva di vedere. Girai lentamente la maniglia e aprii la porta.
Il letto era disfatto, un cuscino era a terra e
Le candele della sera prima erano ormai dei mozziconi di cera.
Il Leader non era nella sua stanza.
Poteva essere nelle terme, ma no, Destiny stava passeggiando sulle mura, vegliando sul regno. O forse era con Kaifah.
Sul tavolino vi era un libro antico:«Raymond Wilxes, ricordi del fronte di Moonridge»
Sorrisi, Leida era riuscito a darglielo. Inizialmente pensavo che tra loro vi fosse un sentimento d'amore, ma poi ho capito che si trattava di una profonda e sincera amicizia. Si guardavano le spalle a vicenda, si volevano bene.
Anch'io avrei voluto un amico come Leida , ma non è facile trovarne uno vero, che sia sempre pronto a sostenerti, ad incoraggiarti, a stare al tuo fianco quando tutti gli altri ti sono contro. Un amico fedele e sincero. Destiny era fortunata ad averne trovato uno così.

Non vedevo Namti da diversi giorni e non sapevo se stesse bene. Ogni tanto spariva per lunghi periodi di tempo. Avrei voluto sapere dove fosse in quel momento . Ero in pensiero per lui.

Ramon

Il porto era affollato quella mattina. Un pescatore prendendo il pesce per la coda, lo lanciava in una cassa di legno e, terminato di riempire questa, degli uomini dalle braccia muscolose la tiravano su, trasportandola su una grande nave. Tre ragazzi sedevano su una palafitta di legno bagnata, e con le gambe penzoloni, erano intenti a pescare con le loro canne.
Un anziano sbrigliava una rete annodata.
Osservai la nave dei fratelli Donoghan attraccare e mi diressi nella loro direzione. L' imbarcazione era di un legno bianco, colorato con il blu e il rosso. Aveva due alberi con vele quadrate , lo scafo largo che gli permetteva di portare tanta merce. La prua di legno era intagliata a forma di testa di cavallo.
Quanto avrei voluto salire su quella nave, solcare i mari, scoprire nuove terre e incontrare nuovi popoli.

"Buongiorno trecciolina" disse Victor, scendendo agilmente dalla nave, poi sollevò lo sguardo verso il cielo limpido "Una splendida giornata, non trovi?"
Lo guardai storto. Quel nomignolo con il quale si era abituato a chiamarmi per via della mia acconciatura, era fastidioso, ma sotto sotto mi piaceva.
"Dai non farmi il broncio. So che non puoi resistermi" sorrise, rivelando i suoi denti bianchi.
Avrei avuto da ridire sulla sua affermazione, ma decisi di rimanere in silenzio.
Gordon, suo fratello minore, impegnato a legare una cima ad uno dei pali del molo, emise una risatina.
"Cosa ti serve oggi?" mi chiese poi Victor, arrivando finalmente al punto.
Estrassi dalla tasca dei pantaloni la lista che aveva scritto Talta e gliela porsi. Victor la prese e lesse distrattamente. Annuì e risalendo sulla nave ,cercò tra la merce nelle casse.
Osservavo l'imbarcazione, rapita dalla sua bellezza. Gordon notò il mio sguardo "se vuoi puoi salire. Certo, non lo permettiamo a tutte le ragazze, solo a quelle speciali"

Senza perder tempo, saltai a bordo della nave. Appena posai i piedi sul pontile, un brivido di gioia mi percorse tutto il corpo. Passeggiai con disinvoltura in direzione del timone. Non mi azzardai a toccarlo, limitandomi a girargli intorno come un' ape vicino al miele.
Victor aveva tirato fuori dalle casse diverse boccette. Una conteneva conteneva un liquido verde, un' altra una polvere rosso sangue.
Mi avvicinai a lui e aprii la sacca a tracolla che mi ero portata. Il ragazzo vi ripose dentro cinque fialette e dieci boccette di diversa forma e contenuto. Slacciai dalla cintura un sacchetto di monete e lo lasciai cadere nella mano di Victor ,che dopo averlo soppesato, sorrise.
" Da dove venite questa volta " domandai, curiosa. Gli chiedevo sempre dei loro viaggi e qualche volta i due fratelli mi raccontavano storie riguardanti le loro avventure in luoghi sconosciuti e regni oltre i confini del mare.
"Coassa"
"E quanto è lontana?"
"Oltre i mari di nebbia e le terre di sabbia"
Cercai di immaginarmi quei luoghi, perdendomi nella mia fantasia.

"Victor! Ci sono altri clienti!" lo avvisò Gordon, risvegliandomi dai miei sogni e facendomi tornare bruscamente alla triste realtà. Non avrei mai viaggiato, non avrei mai scoperto nuove terre,non avrei mai ascoltato nuove lingue e assaggiato nuovi cibi. Sarei sempre rimasta ad Aither. Io volevo andarmene.
"Mi spiace trecciolina, mi piacerebbe dirti di più, ma ho molte faccende da sbrigare"
Annuii e con dispiacere, scesi dalla nave.
Si era formata una fila di persone , ognuna con una lista di cose da chiedere ai due fratelli. Gordon mi salutò con un gesto della mano che ricambiai.
Osservai le altre navi, ma nessuna era bella come quella dei Donoghan, nessuna aveva la sua classe, la sua eleganza.

Delle urla squarciarono l'aria, facendomi sussultare.
Un uomo scese da una nave e dopo esser caduto a terra più volte, continuò a gridare. Due pescatori dalla corporatura massiccia lo agguantarono per le braccia nel tentativo di calmarlo, ma quello, sentendosi in trappola, urlò sempre di più.
" Che ti succede?" gli chiese uno .
" La morte è vicina! L'oscurità! I demoni! Loro stanno arrivando! "
" ma di chi stai parlando?"
"Scappate! Salvatevi! Hanno denti affilati come lame! Strapperanno le carni dei vostri figli! Lui sta arrivando! "
Le madri si strinsero i piccoli, terrorizzate.
" Albomen è caduto! Le case sono ormai cenere! Non hanno pietà!"
" Questo è completamente pazzo" commentò un uomo.
Gordon e Victor , incuriositi dall'improvvisa situazione che si era creata, osservavano gli avvenimenti dalla loro nave.
"Non riusciremo a fermarli! Sono più veloci! Più forti! Crudeli! Spietati! Esseri demoniaci! Dovete ascoltarmi! Arriveranno anche qui!"
Uno dei due pescatori che teneva quel pazzo delirante, gli diede una botta in testa, facendolo svenire.
I suoi discorsi avevano turbato la gente e avevano allo stesso tempo catturato la mia attenzione.
Esseri demoniaci...
Il regno di Albomen era caduto a causa di esseri demoniaci?
Forse si trattava di qualcosa di serio. Quell' uomo non sembrava raccontare frottole. Mi chiesi se il Leader dovesse saperlo, se fosse davvero importante . Destiny mi avrebbe dato retta? Avrebbe creduto ad una cosa simile?
Scossi il capo e proseguii per la mia strada. Senior White non mi avrebbe mai ascoltata.

Le porte delle mura di Aither erano aperte, le superai velocemente insieme a dei carri e percorsi la lunga e interminabile strada principale.
Vidi il banco del fornaio, circondato da bambini, ma distolsi lo sguardo. Non mi piacevano né i dolci né i bambini.
Lo zucchero mi lasciava la bocca impastata e i bambini erano degli esseri fastidiosi.
Avevo promesso a Talta che sarei tornata prima di pranzo, ma avevo cambiato i piani.
Arrivai alla piazza difronte al palazzo reale, circondato da fontane.
Le porte del palazzo erano chiuse e due soldati stavano in attenta guardia.
"ehm dovrei vedere il Leader. È importante"
Le guardie non si mossero, si limitarono a guardarmi con indifferenza, per poi rialzare lo sguardo di fronte a loro.
"ehi ma mi sentite, teste di rapa?!"
Rimasero impassibili.
"ho bisogno di parlare con il Leader! Avanti! Lasciatemi passare!" mi avventai sulle porte del palazzo ma venni spinta indietro da una guardia.
Sbattei il sedere per terra e all'impatto le boccette che avevo nella borsa, si sbatterono tra loro, ma per fortuna non si ruppero.

Ad un tratto le porte si aprirono dall'interno cigolando e sulla soglia apparí Selene.
" Ramon?" chiamò, sorpresa.
Mi rialzai prontamente, massaggiandomi la schiena.
"che c'è? Non ti aspettavi di vedermi?"
"veramente no. Che ci fai qui?"
"potrei farti la stessa domanda"
"io vivo qui."
Le sue parole mi irrirritarono. Sbuffai.
"sto cercando Destiny. Tu l'hai vista?"
"la sto cercando anche io"
Ci osservammo a lungo.
La tenzione che c'era tra noi era palpabile.
"devo dirle una cosa importante" aggiunse lei.
"anche io" mi chiesi se mi stesse copiando. Il dubbio non faceva che irritarmi maggiormente.
"Allora possiamo andare da lei insieme" propose Selene. Si comportava in maniera gentile e disponibile. A me sembrava falsa.
Annuii.
Selene venne verso di me e disse :" credo sia sulle mura. Andiamo?"
La seguii senza far storie, ma quando Arrivammo alle scale di marmo che portavano sulle mura e quando intravedemmo il mantello dorato del Leader, iniziò la nostra sfida.
Chi di noi due avrebbe raggiunto prima Destiny, avrebbe avuto la possibilità di parlarle per prima.

Iniziai a correre, salendo due scalini alla volta e tenendo con una mano la cinghia della borsa a tracolla, in modo che non scivolasse giù dalla spalla.
Sarei arrivata prima di Selene.
"Ah è così?!" dalla schiena di Selene spuntarono due grandi ali. Dovevo sbrigarmi. Lei si alzò in volo e quando arrivai sulle mura, stremata dalla corsa, la vidi accanto a Destiny. Era arrivata prima di me.
Imprecai a bassa voce. Mi aveva fregata.

Il mantello dorato del Leader si increspava a causa del vento e i capelli ramati di lei si muovevano come fiamme di un fuoco. Destiny rivolse il suo sguardo verso di me e potei leggere felicità in quegli occhi ambrati. Era felice di vedermi. "Così adesso sei tu a farmi visita, Ramon? "
"si, io devo.. " cercai di dire.
"Destiny. Ho qualcosa da dirti" mi interruppe Selene. Le rivolsi un'occhiataccia.
"stavo parlando io, veramente "
"ma io sono arrivata prima"
"tu hai barato. "
"da quando in qua usare le ali è barare? "
"io stavo a piedi "
"potevi usare la tua magia "
"sta certa che ora la userò "
"Adesso basta" disse Destiny con voce autoritaria, interrompendo il nostro litigio.
"ditemi se si tratta di qualcosa di importante. Se non lo è, non mi tratterrò oltre con voi."
Io e Selene rimanemmo in silenzio.
"Selene, cosa dovevi dirmi? "
Sbuffai. Era chiaro che preferiva la fatina a me.
"ho fatto un sogno Destiny... "
"uno dei tuoi soliti incubi? "
"no. Questo era diverso. Vi era fuoco, sangue e morte. Ho visto la gente morire, ho sentito le loro urla e... "
"Ma era un sogno, giusto? "
"si, ma sembrava così reale.. "
"Bene. Ramon, tocca a te. Cosa hai da dirmi? "
Destiny aveva liquidato Selene in poche parole. Vittoriosa Iniziai a parlare:" oggi ero al porto e un uomo è sceso da una nave. Urlava come un pazzo. Diceva che Albomen era caduto e che dei Demoni l'avevano completamente raso al suolo"
A prima vista Destiny sembrò colpita, ma si disinteressó in poco tempo.
"anche io ho visto delle ombre nel mio sogno! Avevano dei denti affilati, artigli e.. "intervenne la fata.
" si! È quello che ha detto quell'uomo. Ha detto che stanno arrivando, che la morte è vicina. " Iniziai a pensare che vi fosse un collegamento tra la mia esperienza e quella di Selene.
"Selene, il tuo sarà stato un comune incubo e te, Ramon avrai semplicemente ascoltato un ubriaco delirante. Albomen è uno dei regni più forti del continente, dopo di noi ovviamente. È impossibile che sia caduto per.. Come le hai chiamate? Ombre? Demoni? "
"Ma Destiny! Il mio sogno era reale! " insistette Selene.
"sto cominciando a chiedermi se tutti i dolci che ti mangi ti stiano dando alla testa"
"Quell'uomo non era un ubriaco! " incrociai le braccia al petto.
"Va bene. Ok. Facciamo finta che sia tutto vero, d'accordo? " ipotizzó Destiny con voce lenta e calma. Il sole si rifletteva nei suoi occhi "cosa potrebbero farci questi Demoni? Nessuno è mai riuscito a prendere Aither. Siamo troppo forti per tutti i regni del continente che non fanno che darci omaggi, poiché sanno che se vilessimo potremmo raderli al suolo in uno schiocco di dita. Chi potrebbero essere di speciale queste Ombre?
Ve lo ripeto per l'ultima volta. Nessun esercito, nessun regno potrà mai batterci, quindi non preoccupatevi. "
Io e Selene ci scamniammo uno sguardo. Entrambe sapevano che le parole di Destiny erano vere. Nessuno sarebbe mai stato all'altezza di Aither.
Molto probabilmente Talta mi stava già aspettando. Ero in ritardo per il pranzo.

Philip

Kaifah era tornato tardi quella sera. Passava gran parte delle giornate con Destiny ad Aither.
Io e i compagni eravamo indecisi su cosa fare, ma nel frattempo erano arrivate due lettere all'accampamento.
Una era stata inviata in segreto da Buron, mentre un'altra era stata mandata da Aron.
La seconda ci invitava ad un'altra festa. Non era specificato cosa si festeggiava, ma dai discorsi del popolo, al re di Aither piacevano molto le feste.
Si sarebbe tenuta a breve, tra due giorni per l'esattezza.

Non avevo ancora aperto la prima lettera. Questa era chiusa da un sigillo di cera rappresentante uno dei falchi reali del re Buron. Quando i sigilli avevano quel marchio, significava che le lettere erano segrete e di grande importanza.
Graffiai la cera con le unghie e aprii la busta della lettera.
Buron in persona l'aveva scritta, non un suo scribano. Il re aveva preso carta, piuma e calamaio.
Ad ogni frase che leggevo il mio respiro diventava sempre più irregolare.
« la festa che si terrà a breve sarà l'occasione che tanto aspettavo.
Agirete di notte, quando alcuni di voi usciranno dal palazzo di Aither, abbandonando la festa e dopo essersi liberati delle guardie, apriranno le porte delle mura.
Fuori vi aspetterà l'intero esercito di Narrow. Un eventuale tradimento sarà punito con la più atroce delle morti»
Rilessi le ultime frasi,. A era chiaro ormai. Bisognava attaccare.
Il fuoco vicino a me scoppiettó.

Nascosi velocemente la lettera in una tasca della giacca quando mi accorsi che Kaifah si stava sedendo sul tronco, accanto a me.
«Sai stavo pensando di stabilirmi qui ad Aither»
«Kaifah, tu sei pazzo» non riuscii a trattenermi e mi maledissi più volte per averlo aiutato nel suo impiccio amoroso con quello che sarebbe stato il nostro primo nemico da eliminare.
«che?»
«Hai completamente perso la testa, cazzo! Mentre tu passavi le giornate con quella donna, Buron ha inviato lettere con indicazioni riguardo il piano»
«che lettere? "
Tirai fuori dalle tasche le altre lettere che erano arrivate quando il Generale non era presente all'accampamento.
Le avevo raggruppate in un mazzetto e estrassi dalla tasca l'ultima arrivata.
Kaifah lesse solo la più recente.
Avevo ancora la cera del sigillo sotto le unghie.
Il Generale lesse con disattenzione, poi sgranó gli occhi.
«No» sentenzió stringendo la carta in una mano. «non apriremo quelle porte. L'esercito non entrerà ad Aither»
«ma che stai dicendo?! Buron ha detto che...»
«I traditori? Non mi interessa di ciò che dice Buron. Può andare a farsi fottere! Io non ci torno a Narrow»
«Abbassa la voce se non vuoi che ci sentano gli altri.»
«parli te, che hai urlato fin ora?!»
« tu hai giurato davanti al re che avresti portato a termine questa missione» dissi con voce alterata.

«Ho cambiato idea» senza pensarci troppo Kaifah lanciò la lettera nel fuoco.
«No!» Allungai la mano nel tentativo di salvarla, ma le fiamme l'avevano già mangiata.
«Noi non attaccheremo»
«Gli altri lo verranno a sapere»
Estrasse un pugnale dalla cintura e me lo premette sulla gola, prendendomi per i capelli «Tu non aprirai bocca.»
Non mi aveva mai minacciato in quel modo. In quel momento ripresi a temere Kaifah, anche se in realtà non avevo mai smesso.
La lama era fredda. Deglutii.
«Non puoi costringermi»
«Sono io il Generale qui. Quello che ti ho dato è un ordine, soldato. Se non lo rispetterai, sai che non avrò pietà.»
Da quando lo avevo conosciuto non aveva mai avuto pietà. Per lui era una cosa estranea.
Ogni soldato che non rispettava il suo volere o che falliva nelle missioni da lui assegnate, veniva decapitato da Kaifah.
Assistevo ogni volta a quello spettacolo pensando che se fossi stato io al posto di quei disgraziati, lui non avrebbe esitato a tagliarmi la testa.
"Lo dirai, Philip?" nella sua voce vi era un pizzico di follia.
Premette maggiormente la lama tanto da fare un piccolissumo taglio sul collo.
«Rispetterò il tuo volere, mio Generale»
«Bene» rimise il pugnale nella cintura ed io mi toccai la piccola ferita che mi aveva procurato.

Mi voltai verso di Kaifah per incontrare il suo ghigno malefico.
Rabbrividii, ma lo seguii finché non rientró nella sua tenda.
Buron aveva detto chiaramente che non avrebbe tollerato un tradimento.
L'avrei detto ai compagni, anche se mi sarebbe costata la vita.

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