35 - 𝕌𝕟'𝕠𝕡𝕡𝕠𝕣𝕥𝕦𝕟𝕚𝕥𝕒̀

Kaifah

Presi la bottiglia e bevetti altro veleno di Serpente, studiando la scacchiera.
Mossi un pedone in avanti.
La bibita aveva iniziato ad annebbiarmi la mente e stanco, mi accasciai con la testa sul braccio.
Iniziai a russare, ma con un gesto della mano, feci cadere la bottiglia e il liquido mi bagnó il viso e la giacca, cadendo sui pantaloni e gocciolando a terra.
Era stato divertente andare a letto con Destiny. Non aveva fatto molta resistenza, quindi aveva acconsentito.
Avevo goduto delle sue labbra e del suo corpo per una notte.
Tuttavia il giorno dopo mi aveva rifiutato, disgustata.
Dapprima non me ne importava poi così tanto, ma con il passare dei giorni, la ragazza aveva iniziato a mancarmi tremendamente.
Nel tempo che aveva trascorso con me mi aveva fatto abbassare la guardia, fino a creare una breccia nella mia armatura. C'era riuscita.
Alzai il capo e guardai gli scacchi bianchi della linea avversaria alla mia. Presi il re e lo feci avanzare. Osservandolo, mi tornarono alla mente le parole di Destiny :"Il tuo esercito può avere tutte le difese che vuoi, ma se combatti contro di me, hai già perso."
Si, quella ragazza aveva distrutto le mie difese ed era arrivata dritta al... cuore?

Dopo la morte di Helena, mi ero promesso di non provar mai più il sentimento dell'amore. Non mi sarei più innamorato di una donna.
Avrei solamente sofferto e mi sarebbe stata portata via.
Era anche per quel motivo che quando domandai alla ragazza se lei avesse un uomo, pregai che non mi facesse la stessa domanda.
I ricordi del mio passato sarebbero ritornati per tormentarmi e si sarebbe riaperta una vecchia e profonda ferita.
Solo una donna avevo veramente amato fino a quel momento, Helene. Era la figlia di un contadino che possedeva alcune terre fuori dalle mura di Narrow.
C'eravamo conosciuti per caso da piccoli. Giocavo con i miei compagni usando i bastoni di legno come spade.
Lei ci osservava dalla finestra della sua casa in paglia e pietra, vicino alla quale vi era una grande quercia.
Alcuni rami di quell'albero potevano essere abbastanza resistenti per i nostri combattimenti, perciò scavalca la staccionata che circondava la casa e andai a raccoglierli. Quando sollevai lo sguardo incontrai due occhi azzurri. La bambina aveva dei lunghi capelli biondi come il grano.
Mi sentii in colpa per esser entrato nella sua proprietà e la pregai di non dirlo a suo padre. Lei rise alle mie parole, assicurandomi che non ne avrebbe fatto parola.
Mi aiutò a raccogliere dei bastoni e finí per giocare con noi.
Mio padre, illustre generale dell'esercito di Narrow, mi aveva insegnato qualche mossa, ma non mi aveva ancora donato una spada, quindi mi accontentavo dei rami.
Dopo quell'episodio continuai ad andare alla casa di Helene e la chiamavo per giocare con me ei miei compagni. Presto diventammo amici e con il passare degli anni, quell'amicizia so trasformó in qualcosa di più profondo. Helene era gentile e di una bellezza principesca, nonostante la classe sociale alla quale apparteneva.
Spiegai il mio sentimento a mio padre, ma lui mi minacciò , dicendomi che se avessi sposato una contadina, non mi avrebbe riconosciuto come suo figlio.
Quando lei compii diciassette anni, andai a casa sua per chiederla in sposa a suo padre, ma questo aveva già fatto un accordo con un altro uomo. Mi disperai .
Amavo Helene più di ogni altra cosa. Avrei donato la vita, l'anima per lei.
La donna che amavo si sposò con un altro uomo.
Continuammo a vederci di nascosto, finché un giorno l'esercito di Morwe ci attaccò e saccheggió la città.
Quel giorno non arrivai in tempo. I soldati avevano abusato di lei e infine l'avevano uccisa.
Il suo corpo giaceva ai piedi della quercia, dove da piccoli raccoglievamo i bastoni insieme. Quel giorno ero morto dentro.
Dopo il decesso di mio padre in battaglia, seguii i suoi insegnamenti e distinguendomi in battaglia, presi il suo posto.
Non avrei mai più amato, perché come mi aveva detto mio padre e come avevo appreso dalla vita, tutto ciò a cui tenevo mi sarebbe stato tolto. Il destino sarebbe stato crudele, come sempre.

Destiny era completamente diversa da Helene.
Non mi temeva,anzi mi sfidava,mi disubbidiva e mi provocava. Ma a me tutto ciò non faceva che piacere.
Solo in quel momento mi accorsi di amarla. Che quel sentimento che tentavo di respingere ogni volta era reale, vivo. Bruciava dentro di me.
Ma ormai era troppo tardi, lei era andata via e mi odiava.
Arrabbiato come non mai, ribaltai tavolo, buttai a terra la cassettiera, e cominciai a colpirla ripetutamente con la spada, frantumando il legno e con un movimento della lama, tagliai la spalliera del divanetto, dalla quale fuoriuscí l'imbottitura.
Fortunatamente ai piedi del divanetto vi erano due bottiglie di vino, ma anche una borsa di pelle. Aprii quest'ultima e dentro vi trovai un oggetto familiare. La maschera di Destiny, che le avevo tolto dal viso poco dopo averla tirata fuori dall'acqua.
Buttai via la spada, mi sdraiai a terra e presi una bottiglia. Quella era l'unica mia consolazione.

Philip's pov

Kaifah non usciva da giorni, forse non mangiava nemmeno.
Mi alzai dal tronco dove sedevo in compagnia di altri soldati ed entrai nella tenda rossa.
Avanzai lentamente e chiamai :"Kaifah? Ci sei?"
Non vi fu risposta. Non era nel letto e dentro la tenda vi era il disordine più totale.
Feci qualche altro passo, quando per poco non inciampai su qualcosa, un corpo, quello di Kaifah.
Stava sdraiato a terra e teneva due bottiglie di vino, una nella mano, l'altra vicino a sé. Aveva gli occhi chiusi, probabilmente stava dormendo, oppure stava fingendo per non essere disturbato, una delle sue tattiche.
Tuttavia mi sorprendeva vederlo in quello stato. Era trascurato nell'aspetto.
Mi accorsi che vi era un' altra cosa accanto a lui, una maschera di un materiale simile al cristallo.
Capii subito la situazione in cui si trovava. Si era innamorato.
"Kaifah!" chiamai di nuovo "sono Philip"
Improvvisamente aprí gli occhi.
"che c'è?" domandó con voce alterata. Era ubriaco .
"che ti succede?"
"ah boh" si portò alla bocca la bottiglia che teneva in mano.
"ti prego smettila di bere"
"sono io che do' gli ordini qui! " tracannó altro vino.
Ero preoccupato. Quando beveva troppo non controllava più la sua rabbia.
"Kaifah.." cominciai a dire "che è successo tra te e la ragazza?"
"quale ragazza?"
Imprecai a bassa voce.
"Destiny ! Destiny, Kaifah!"
"non dire quel nome! " mi ammoní con un dito, poi, accortosi di aver finito la bottiglia, levó il tappo di sughero all'altra che aveva vicino e riprese a bere.
"ma guardati Kaifah! Guarda in che stato ti sei ridotto! Chissà cosa direbbe Destiny vedendoti in questo momento! "
"ti ho detto di non pronunciare quel nome!" sbottó e mi lanció la bottiglia con forza. La schivai per miracolo e il vetro andò a infrangersi per terra, mentre il vino si sparse sul tappeto.
Kaifah mi guardava con occhi colmi di odio.
Mi piegai vicino a lui.
"Kaifah, che cosa le hai fatto?"
"nulla"
"e allora perché non vedeva l'ora di andarsene via da te?"
"io... Io"
Solo ora notai i suoi occhi rossi, non aveva neppure dormito.
"lei è mia"
"Tu, tu la ami?" domandai, incredulo.
"io... " Nel suo sguardo vi era una vulnerabilità che non avevo mai visto.
" comunque, non per dire, ma mi pare, la notte prima che se ne andasse, di aver sentito dei gemiti... Insomma ci sei pure andato a letto?! "
Lui alzaó le sopracciglia in un' espressione divertita. Certo che se l'era portata a letto, era Kaifah. Cosa potevo aspettarmi?
"È stato divertente"
Poco dopo la sua espressione da divertita si trasformó in addolorata.
Alla sua conferma, mi venne da chiedere: "Kaifah, dopo che insomma, avete..Potresti aver detto qualcosa che l'ha offesa? "
Scosse il capo.
"ma lei ha acconsentito a passare la notte con te?"
Kaifah sembrò pensarci a fondo. Non mi diede una risposta.
"tratti tutti come se fossero i tuoi schiavi e le donne per te sono come giocattoli. Non mi sorprende che ti abbia lasciato! "
"ti prego, smettila" mi imploró con voce strozzata. Le mie parole lo ferivano come lame, poiché quello che dicevo non era altro che la verità.
"tuttavia potresti avere un' altra possibilità con lei."
Era tutto orecchie.
"ci sarà una festa tra qualche giorno. Siamo stati invitati. È una festa in onore della nuova alleanza."
"hhmmm" disse "quando è?"
"praticamente dopo domani"
"bene" cercó di alzarsi in piedi, appoggiando le mani sul divanetto vicino, ma ricadde sul pavimento per quanto aveva bevuto. Si soffermó a guardare la maschera e la prese tra le mani.
"e quella come l' hai avuta?" chiesi
"È di Destiny... mi sono scordato di ridargliela."
"Beh, potresti usarla come pretesto per parlare con lei"
Con occhi pieni di speranza mi rivolse un sorriso disperato. Lo aiutai ad alzarsi da terra.
Si stese sul letto e prima che potessi dirgli altro , si era già addormentato.
Il sanguinario e tanto temuto Generale Kaifah si mostrava debole e vulnerabile.
Aveva ucciso tante di quelle persone, aveva sterminato intere famiglie, donne e bambini, senza mai mostrare pietà, un briciolo di compassione.
Ero sempre con lui nelle spedizioni e avevo visto come uccideva .
Gli piaceva la sporca vista del sangue, il dolore e la sofferenza delle sue vittime.
Ma in quel momento era stato messo in ginocchio da uno sciocco sentimento, l' amore.
Sperai solo che quella sua vulnerabilità non ci mandasse in rovina.


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