32 - 𝕀𝕝 𝕄𝕚𝕠 𝔾𝕖𝕟𝕖𝕣𝕒𝕝𝕖

Kaifah

"Vediamo quel che sapete fare." indicai la mela sul tronco tagliato.
"Davvero, Kaifah?" domandó Philip.
" è un gioco da ragazzi!" disse Rocer.
"Ma che ci vuole!" Vynneris prese la sua ascia. Il tronco era lontano e la mela era l'obiettivo.
Vynneris lanciò l'ascia che superò l'obiettivo e il Generale, su tutte le furie, diede un calcio al terreno. Quanto godetti in quel momento...
Philip posizionó una freccia sul suo arco e prese la mira. Mancò di poco l'obiettivo.
Non aveva mai sbagliato. Mai.
L'arciere rimase immobile, incredulo di fronte al suo errore.
"Bene, Ora tocca a me!" Rocer prese il suo pugnale e lo lanciò contro il frutto. Anche lui lo mancò.
Ayondri non aveva voluto partecipare, quindi era il mio turno.
Presi la mia spada e la tirai con forza, ma questa si andò a conficcare nel tronco.
Poco dopo che ebbi lanciato la spada, Destiny era uscita dalla tenda. Indossava solo il vestito. La giacca non copriva le scollature della veste bordeaux.
Aveva assistito al mio fallimento. Mi vergognai per un attimo.
Tutti gli sguardi degli uomini si erano concentrati sulla ragazza e inevitabilmente sulle sue forme.
Destiny si avvicinò a Philip e estrasse la spada che questo portava alla cintura.
Guardó la mela con espressione concentrata. Fu un attimo. La lama della spada di Philp tagliò in due il frutto rosso.
Sulle labbra della ragazza si formò un sorriso vittorioso.
Non mi parlava da giorni e non si degnava di rispondermi, ma era venuta per dimostrarmi che sapeva fare meglio di me.
Io ricordavo il nostro bacio e ne volevo ancora. Fremevo per un'altra occasione, ma la ragazza mi aveva fatto capire che non vi sarebbe stata.
Vynneris fissava la scollatura della schiena con sguardo avido. Mi misi dietro Destiny per proteggerla dallo sguardo dell'altro uomo, ma lei infastidita dal mio comportamento, avanzò verso la mela tagliata e dopo aver raccolto i due pezzi, ne morse uno. Guardai le sue labbra.
Fatto ciò, ci rivolse uno sguardo distratto per poi tornare nella tenda.
"Beh abbiamo un vincitore" commentò Philip.
Seguii la ragazza, lasciando i compagni.

Lei, appoggiata alla cassettiera, continuando a mangiare la mela, mi guardó con indifferenza.
"Pensi di continuare il tuo voto di silenzio? Potresti anche dire qualcosa, sai? Non parli da giorni"
Ero arrabbiato. Volevo che mi parlasse, che mi rispondesse.
"E cosa dovrei dirti? " disse in quel suo tono di sfida, che a me piaceva tanto.
"quel bacio.." Mi era impossibile evitare l'argomento.
Al sentire le mie parole, il suo sguardo divenne freddo.
"Non so di cosa tu stia parlando"
"lo sai benissimo"
"No. Non è vero."
"Anche a te è piaciuto, ammettilo!"
"Ma cosa stai dicendo?!"
"Ammettilo, Destiny! So che è così"
Mi avvicinai maggiormente, ma lei si allontanó.
" Basta, Kaifah.È stato un errore."
"un errore?"
"si. Esatto. Non ve ne saranno altri."
Smisi di avanzare quando vidi la sua espressione spaventata, anche se la ragazza la voleva nascondere.
Ero molto più grande di lei sia fisicamente che d'età e poi le stavo urlando.
Cosa potevo pretendere?
Non parlai più e me ne uscii dalla tenda. Stavo sprecando tempo.

Quella sera...

Eravamo tutti intorno al fuoco, anche Destiny era con noi.
La osservavo mentre parlava con Philip.
Ero invidioso del mio stesso amico. Alla ragazza piaceva ascoltare le sue storie, le sue avventure, le sue abilità in battaglia.
Mi dava sui nervi! Io ero il Generale! Anche io avevo vissuto delle avventure! Io ero a capo dell'esercito! Cosa vedeva di speciale in lui, rispetto a me?!
Mi domandai se lo stesse facendo apposta..
"Davvero?" domandó la ragazza, incredula.
"Si. È andata proprio così!" ridacchió l'arciere.
"Tieni, Kaifah" mi disse Rocer, passandomi una borraccia di pelle contenente il "veleno del serpente". La presi e ne bevetti un sorso. Era più amaro del solito.
Passai la borraccia a Philip, che non rifiutó.
La bibita arrivò fino alle mani di Destiny.
La ragazza la guardó, curiosa.
L'arciere si sporse verso di lei e la avvisó:" è piuttosto forte, non so se può farti bene.."
"Non ho bisogno di un genitore, caro" rispose lei.
Mi guardó per un attimo e si scoló metà bottiglia.
Cazzo. Ne aveva bevuto troppo.
Conoscevo bene quella bibita. Era aspra e forte, bruciava in gola e ti sballava.
Si fermò quando notó che gli altri guerrieri la fissavano con stupore.
"qualcosa non va?" domandó, irritata.
"quindi come è finita la battaglia?" aggiunse poi, guardando Philip.
"ho preso la mira e ho semplicemente scoccato la freccia." l'arciere fece un movimento con la mano. Si stava pavoneggiando.
Risero insieme, finché Destiny si alzò dal tronco e disse: "Sono stanca. È Stata una bella serata." disse dando una pacca all'arciere.
Perché non si comportava in quel modo con me? Non mi dava pacche, ultimamente non mi prestava mai attenzioni, faceva il contrario di quel che le dicevo.

Si incamminó verso la tenda, ma il suo passo non era normale. Era scomposto e incerto, traballava .
Il veleno del serpente stava facendo il suo effetto.
Entró nella tenda.
"Il re ha inviato un'altra lettera, Kaifah?" chiese Rocer
"Si. Il messaggero è arrivato stamattina." risposi.
" che c'era scritto?"
"indicazioni sul piano"
L'avevo riposta in un cassetto del mobile, ma non l'avevo chiuso a chiave.
Mi venne un brutto presentimento, non ci avevo pensato prima. Destiny avrebbe potuto trovarla! Avrebbe potuto scoprire il piano!
Mi alzai di scatto.
"Ehi Kaifah, dove vai?" domandó Philip.
"Sono stanco"
Vynneris mi lanciò un'occhiata incuriosita.
Sapevo cosa avrebbe potuto pensare.
Non dissi altro e mi allontanai, diretto alla mia tenda.

Destiny's pov

La testa mi girava e sentivo caldo. Mi levai la giacca e mi appoggiai alla cassettiera.
L'ultimo cassetto aveva la serratura. Non l'avevo mai notata.
Presi la maniglia di legno di quel cassetto e lo aprii, senza cercare qualcosa in particolare. Ero sorpresa, non era chiuso a chiave.
Vi erano dei vestiti e una lettera chiusa da un sigillo rosso con impressa una civetta coronata, lo stemma reale di Narrow.
La presi tra le mani.
Un' improvvisa stanchezza mi assalí.
Mi sentivo debole, ma allo stesso tempo eccitata senza un motivo valido.

Qualcuno entrò nella tenda. Kaifah mi sorprese con la lettera.
Il Generale sgranó gli occhi.
Provó a prendermela dalle mani, ma indietreggiai prontamente.
"Destiny, ridammela! "
Il suo tono di voce serio e autoritario non mi speventava più. Mi sentivo invincibile.
"no."
"Destiny, immediatamente!"
"vieni a prenderla"
Sul suo viso severo si formó un sorriso diabolico.
Si gettó su di me, ma lo evitai.
"oh generale, lei è davvero lento" dissi, provocandolo.
"ah si?!" si gettó nuovamente su di me. Lo schivai per la seconda volta e infilai la lettera nella scollatura del seno.
"lento e.. goffo" aggiunsi.
Ok, forse avevo esagerato. Appena mi avrebbe preso me l'avrebbe fatta pagare, ne ero certa.
Fece uno scatto, cercai di fuggire ma mi afferró per un braccio e con forza mi scaraventó contro il tavolo di legno sul quale vi era la scacchiera.
"come è che dicevi?! "
Mi divincolai, tra il tavolo e il suo corpo possente, ma Kaifah mi teneva prigioniera.
Vedendo che non avevo più in mano la lettera, mi guardó, perplesso.
"dov'è?"
Sorrisi.
"Non lo scoprirai mai" risposi, con un sorriso di sfida.
Si guardó attorno.
Non l'avrebbe mai trovata e anche se lo avesse fatto, non si sarebbe azzardato a toccarmi.
I suoi occhi grigi tornarono su di me.
"dove l'hai messa?"
Non smettevo di sorridere.
Inevitabilmente Kaifah passó lo sguardo sul mio corpo. Sperai che la lettera non si vedesse.
Indugió con lo sguardo sul mio seno.
"l'hai messa lì, non è vero?"
"lì dove?" Feci l'innocente.
Lo sguardo di Kaifah divenne malizioso.
"nella scollatura del vestito"
"Non è vero"
"si vede, Destiny "
"Se vuoi controlla.." biascicai , cercando di provocarlo.
Nei suoi occhi vi era qualcosa di nuovo, desiderio.
"pensi che non sarei capace di farlo?"
Non ebbi il tempo di rispondere.
Mi prese da sotto le braccia e facendomi sedere sul tavolo, con la mano diede un colpo alla scacchiera, che cadde a terra. Alcuni scacchi si sparsero sulla superficie lignea, sulla quale il Generale mi fece stendere.
Si chinó su di me e passó due dita sul mio collo. Un brivido di piacere mi percorse tutto il corpo.
"Non ci provare.." dissi quando le sue dita si avvicinarono al mio seno.
"E sennò che fai?"

La sua mano fredda scivoló lentamente nella scollatura, andando a contatto con la morbida e calda pelle del mio seno. Il mio respiro aumentó.
Afferró la lettera e la tiró fuori dalla scollatura e in silenzio la passò lungo il mio corpo.
La lasció cadere a terra, non gli importava più.
I miei occhi si persero in quelli di Kaifah, piegato su di me. Il suo viso era a un centimetro dal mio.
D'impulso mi bació con selvaggia passione. Cercai di respingerlo, ma finii per ricambiare quel bacio.
Poco dopo mi accorsi di aver lasciato che si piazzasse tra le mie gambe.
"Kaifah..."
Si avventó sul mio collo, mordendolo e leccandolo, come se volesse divorarmi. Cominciai ad ansimare.
Le sue mani scivolarono lungo le mie cosce, accarezzandole e alzando la lunga gonna del vestito bordeaux.
Un'odore di muschio e legno d'abete mi invase le narici.
Abbassó una spallina del vestito.
"No" mugolaii. La ragione tornò per un'attimo, per poi scomparire e lasciar posto alla confusione.
Abbassó anche l'altra spallina e si liberò del nero mantello di pelliccia d'orso e della sua giacca.
Prese un mio seno in bocca, mordendo e succhiando. Sussultai.
Mi sfuggì un gemito. Passó la lingua su un capezzolo, lo prese tra i denti ed io premetti le mani sul suo addome scolpito. Fino ad allora non avevo mai provato qualcosa di simile in vita mia.
Ero incontrollabile, io stessa non mi riconoscevo. Avevo dimenticato tutti i valori e i doveri della mia carica di Leader. In quel momento per me esisteva solo Kaifah.
Bació l'altro seno accarezzandolo con una mano, prima di tirarmi via il vestito, facendolo scivolare giù dal mio corpo.
«Cosa vuoi davvero, Kaifah?»
Presi il suo viso tra le mani e baciai le sue labbra. Le nostre lingue danzarono insieme e il bacio diventó molto più intimo e intenso.
«Te» sussurró al mio orecchio «E so bene che anche tu mi vuoi.»
La testa continuava a girare a causa della bibita che avevo bevuto. Le sue mani strinsero i miei fianchi, graffiandoli.
Le sue labbra scesero fino in basso.
Un forte piacere mi scosse tutto il corpo mentre il calore crebbe nella mia pancia.
La sua lingua era calda e si muoveva con sapienza, facendomi mugolare.
Gettai la testa all'indietro, schiava di quel piacere proibito.
Le nostre labbra tornarono insieme, già mi mancavano.
Passai le mani sulla cintura dalla fibia di ferro e la slacciai. Il suo desiderio premeva sul tessuto dei pantaloni.
Il grigio metallo degli occhi di Kaifah sembrò fondersi.
Mi prese i fianchi con possessività e li avvicinò ai suoi. La sua mano prese il posto prima occupato dalla lingua. Le sue dita erano esperte e ne infilò una dentro di me, poco dopo provó con due.
Gemetti. Mi aggrappai al bordo del tavolo e nel gesto feci cadere a terra uno scacco.
Non mi bastava, volevo di più.
"Kaifah..." supplicai.
Toccai i suoi pantaloni e lui capí.
Mi prese in braccio, facendomi arrotolare le gambe attorno al suo torso e mi adagió sulle pellicce di lupo che coprivano il letto.
Era un bisogno che non avevo mai sentito prima. Volevo Kaifah, lo desideravo.

Si tolse i pantaloni e si mise sopra di me. Mi sollevò il mento con due dita e rapí le mie labbra, mordicchiandomi il labbro inferiore.
Guardai in basso, poi Kaifah, che mi rivolse un ghigno. Inutile dire che era particolarmente dotato. Non mi scoraggiai.
Mi afferrò per i fianchi - non smisi di guardare nei suoi occhi metallici - e con un affondo deciso entró dentro di me. Urlai.
Diede altre spinte e soffocó le mie grida con baci. Conficcai le unghie nella sua schiena, graffiandola.
Mi faceva male, ma dopo molteplici affondi, al dolore si mischió piacere e ne volevo ancora.
Inarcai la schiena, offrendomi maggiormente a lui. Un gemito sfuggì dalla bocca di Kaifah.
"Chi sono io per te?" mi chiese poi.
"Il generale Kaifah di Narrow?" risposi tra i gemiti.
Lui fece una smorfia e mi sussurró all'orecchio:" Sono il tuo Generale. "
"Il mio Generale.." ripetei
Il ritmo dei suoi affondi aumentó.
In quel momento ero sua e non sapevo cosa stessi facendo.
Mi abbandonai al piacere, a Kaifah.

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