14 - 𝕌𝕟𝕒 ℝ𝕖𝕒𝕫𝕚𝕠𝕟𝕖 𝕡𝕥1

Selene

Era ormai pomeriggio tardo e dovevo sbrigarmi se non volevo far tardi per la cena. Afferrai il mio arco e dopo averlo riposto dietro la schiena iniziai a correre nella foresta, superando massi, radici e tronchi.
Erano passati diversi anni dall'incontro con la ragazza dall'armatura bianca e dorata, tuttavia non riuscivo a levarmi la sua immagine dalla mente. Come mi aveva riferito una volta Diel, se dei guerrieri indossavano una maschera bronzea o argentea, si trattava delle Lame Bianche, i soldati di Aither. Quindi, molto probabilmente, quella ragazza doveva essere stata una di loro, ma la sua maschera non era né di bronzo, né d'argento, ma d'oro. La regina mi aveva anche avvisata, dicendomi che i guerrieri di Aither sono particolarmente pericolosi, addestrati a non avere pietà e raramente perdevano uno scontro, due cose che avevo potuto constatare con i miei occhi quel giorno al fiume.
Riuscii finalmente a vedere Dielen, la mia casa. Era stata fondata dalle nostre antenate milioni di anni fa. Le case erano costruite sia sul terreno che sugli alberi, collegate fra loro da alcuni ponti in legno. Fiori e frutti unici crescevano nella città, ma purtroppo questa non era protetta da mura.
Le anziane non lo avevano ritenuto necessario, dicendo che se vi sarebbero degli invasori,i sacri spiriti del bosco, Vear e Dulain, ci avrebbero protette.
La regina Diel, dalla quale prendeva il nome la città, viveva su uno degli alberi più alti. Aveva dei lunghi capelli di un biondo platino, che le scendevano sulle spalle, due occhi dorati e delle grandi e magnifiche ali dai tanti colori.
Alzai lo sguardo verso il cielo limpido. Alcune fate tornavano alle loro case sugli alberi. Ormai pensavo che non mi sarebbero mai spuntate le ali e l'invidia che provavo verso le altre compagne andava ogni giorno aumentando.
Erano poche le fate che avevano casa sul terreno e io ero una di loro.
"Guarda un po' chi abbiamo qui. Ehi sfigata, parlo con te!" disse una voce gracchiante piuttosto familiare. Tasha, sempre pronta a ricordarmi che non ero e non sarei mai stata come le altre. Teneva i capelli biondi raccolti in una lunga treccia. Aveva due occhi verde acqua ed era vestita con un corpetto nero e dei pantaloni di pelle. La sua corporatura era piuttosto maschile e le sue ali erano azzurre. Tasha non faceva che credersi superiore a tutte le altre, che si divertiva a torturare e disprezzare. Sfortunatamente io ero la sua preda preferita.

Se ne stava di fronte a me con le sue compagne, Sim, Atia, Ninsa e idel.
Loro erano le migliori cacciatrici della città e
Tasha per loro era diventata una specie di capo.
Portavano i loro archi sulle spalle, erano appena tornate dalla caccia pomeridiana.
" Quante prede oggi?" mi domandó Tasha.
"io.." cercai di risponderle.
"Ah, vero. Nessuna! Come sempre!"
Le altre ragazze scoppiarono a ridere.
Tesha non aveva mai smesso di umiliarmi sin da quando eravamo bambine.
Non lo avevo mai detto a nessuno. Non avevo nemmeno avuto la possibilità di dirlo ai miei genitori, perché non li avevo mai conosciuti.
" Ehi perdente! Cosa hai lì? "mi domandó Sim, prendendo il sacchetto verde che tenevo attaccato alla mia cintura sottile.
" Ehi! Ridammelo! "
" Ahahahah! Sennò che fai? Ti metti a piangere? " mi disse la ragazza, divertita " sei una perdente e non hai nemmeno le ali! Non so come mai la regina e le anziane non ti abbiano ancora buttato fuori dalla città!"
Le fate che non riuscivano a sviluppare le ali entro i diciannove anni non erano considerate tali ed erano costrette a lasciare Dielen. La rabbia cominció a salire dentro di me. Allungai il braccio per riprendere il sacchetto quando idel, la più forte, dandomi un forte calcio, mi buttó a terra.
Per un attimo mi mancó il respiro.
Ninsa prese il sacchetto dalle mani di Sim e con decisione, lo aprí.
"cos'è?" domandó Atia, cercando di vedere nel sacchetto.
"Da' qua!" disse Tasha e prendendo il sacchetto, guardó il contenuto prima di scoppiare a ridere.
"E questi cosa sono?!" domandó Tasha, tirando fuori dal sacchetto due figurine di legno intagliate, un coniglio e un uccellino.
Quando mi annoiavo o semplicemente quando non avevo nulla da fare, mi diverto a intagliare il legno, creando delle figurine di animali.
"Che cosa è questa roba?! " disse idel.
"Sicuramente cose da sfigate!" rispose Atia, ridacchiando.
Idel, prendendo il coniglietto in mano, lo osservó e con disgusto lo gettó in un braciere ardente vicino ad una delle case.
"No!" esclamai da terra. Cercai di alzarmi, ma
Sim mi mise un piede sul petto, tenendomi a terra.
Tasha mi rivolse un ghigno, per poi gettare tutto il sacchetto nelle fiamme.

La rabbia ebbe il sopravvento. Senza esitare levai il piede di Sim dal mio petto e mi alzai da terra.
"ahahahha ma che pensi di far-? " disse la ragazza, ma prima che potesse finire la frase, le diedi un forte pugno in faccia, che la fece cadere.
Atia veniva verso di me. Mi assestó un pugno nello stomaco e uno su una spalla.
Non mi arresi e al momento giusto le diedi uno schiaffo e un forte calcio.
Anche Atia cadde a terra.
Tasha e Idel mi guardarono, sorprese. Non avevo mai reagito prima d'ora, avevo sempre sopportato.
Tasha sferró un pugno che evitai prontamente, mentre Idel, mi afferró per capelli. La prima, approfittando del momento mi diede diversi pugni nello stomaco, ma con una gomitata, mi liberai dalla presa di Idel.
Mi abbassai schivando i colpi di Tasha e con un'agile movimento, le diedi un calcio in faccia, rompendole il naso.
Idel mi colpí ripetutamente con pugni e calci, alcuni dei quali non riuscii a schivare e con uno dei suoi calci mi gettó contro la parete di un'abitazione. Gemetti.
Venne verso di me, pronta a sferrare un pugno, quando velocemente mi spostai e la sua mano andò a colpire violentemente la parete della casa.
"Aaargh!" Ringhió Idel, tenendosi il pugno con l'altra mano.
Nel frattempo Tasha era tornata alla carica.
Afferrai il mio arco e prendendolo con due mani, colpii la ragazza in faccia e sulle gambe.
Mi voltai e colpii anche Idel con l'arco.
Le due stavano sdraiate sul terreno e ci sarebbero rimaste per ancora un bel po'.

Rimisi l'arco al suo posto e dopo aver guardato un'ultima volta la scena, ripresi la mia passeggiata verso casa.
Non avevo ancora le ali, ma per lo meno potevo contare sulle mie abilità nel combattere.

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