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Jeremy aveva diciassette anni e frequentava la terza superiore.
La sua vita non era così tanto regolare: ogni sera c'era il padre ad aspettarlo, ubriaco, presentandosi davanti alla porta con una bottiglia vuota di Vodka, di vino o di birra e si divertiva ad "accarezzare coi piedi" il figlio avuto con l'amata moglie, che oramai aveva scordato. Jeremy doveva sottomettersi al tiranno paterno per non ricevere altre umiliazioni o essere percosso dalle pesanti mani sudicie del padre. Il suo punto di riferimento era il suo migliore ed unico amico Jeffrey, anche se non si era mai azzardato a proferir qualcosa riguardo al padre.
E come se non bastasse, le sue allucinazioni continuavano: l'uomo alto senza volto aveva invaso la sua vita.

-Hai sentito la notizia di stamattina alla radio riguardo la coppia morta nel bosco?-
-Si! Non si sentiva un omicidio da anni a Saint-Aghatè-Des-Montes!-
Jeremy ascoltava le parole dei suoi due compagni di classe mentre c'era il cambio dell'ora:
-Dicono che sia stata colpa di una setta satanica-
Jeffrey sussurrò a Jeremy: - Sanno solo dire cazzate. Sono stati un paio di killer punto e basta!-
-Aspetta Jeff, ma la tua casa è in mezzo al bosco!-
-Tranquillo! Non è a nord dove è successo l'omicidio, è a sud ovest-
-Non c'entra niente...-
-E invece si.-
-No-
-Si-
-Si-
-No... Aspetta!!-
-Ahah!- arrivò la professoressa in classe.

L'ora dopo, Lenin arrivò da loro con altri scagnozzi per far vendetta contro Jeffrey ,dopo anni di allenamento. Strano! Era proprio la classica scena da film americano! Jeffrey intuì le loro brutte intenzioni, osservandoli da lontano; Jem non li aveva notati e per Jeff era la volta buona per "salvarlo":
-Oh cacchio! Come uno scemo ho dimenticato il libro!-
-Aspetta: adesso che mi ci fai pensare ho dimenticato il quaderno. Torno subito- Jem entrò in classe.
Jeffrey camminò verso il bagno e i bulli lo seguirono ed entrarono:
-Lear!-
Jeffrey si voltò:-È il mio cognome.- notò che i tre scagnozzi erano più alti di lui e molto più grossi: -Cos'è? Un torneo di sumo?-
-Non prenderci per il culo, stronzo.-
Jeffrey sapeva che sarebbe finita male...per loro:
-Sono passati mesi e ora vuoi vendicarti? Se vuoi che mi scuso allora mi scuso. Scusa! Ecco!-
-Cerchi pure di evitare il pericolo?-
-Quale pericolo?-
Lenin sganciò un destro sul lato sinistro di Jeffrey agilmente che gli fece inclinate leggermente la testa e si portò la mano sulla bocca e vide del sangue:
-Va bene.- non disse altro.
Jem tornò dalla classe "Non aveva dimenticato il libro" pensò; non trovò Jeff. Si guardò intorno ma nessuna traccia del suo amico, così aprì il suo armadietto ma quando stava per mettere il quaderno dentro, sentì un tonfo dietro di lui come se fosse crollato un muro o degli armadietti. Si voltò immediatamente e vide tra una zuffa orrenda e violenta il suo amico Jeffrey, Lennin e tre ragazzi che si picchiavano a vicenda.
Jeffrey si alzò scaraventando per terra il primo per poi dare un pugno in faccia al secondo mentre Lennin gli era saltato addosso dietro la schiena e lo stava strozzando e il terzo sganciava ripetutamente pugni allo stomaco. Jem doveva intervenire; non poteva fare come l'ultima volta. Prese il libro più grosso e pensante che aveva e lo scaraventò sulla tesa del bullo che le stava dando di santa ragione al suo amico, e si buttò addosso a Lennin facendolo cadere, anche se il bullo lo tenne per la maglia. Jeffrey prese Jem e lo tolse di mezzo, in modo tale da non fargli del male, e si gettò su Lennin a cavalcioni dando pugni in continuazione sulla sua faccia insanguinata. I tre scagnozzi stavano fermi a guardare inorriditi la scena. Jem era per terra ad ansimare da quella poca fatica fatta. Poi Jeff si fermò e tirò su con tutta la sua forza Lennin dal colletto e lo mise contro il muro, ansimante.  Lo fissava negli occhi con uno sguardo inumanamente irato, poi sussurrò al bullo: - Non farti più vedere, se ci tieni alle palle.- e lo scrollò giù a peso morto. Lennin cercò di alzarsi velocemente per poi correre via zoppicando e i tre bulli fecero altrettanto. Jem vide gli occhi di Jeffrey che seguivano i bulli: non erano neri. Erano verde brillante e assomigliavamo come quelli di un rettile. Ad un tratto, arrivò il preside: -Lear! Cos'è successo?! Nel mio ufficio! Immediatamente! Anche tu Melville!- gli occhi di Jeffrey tornarono neri e Jem senza esitare seguì il preside verso l'ufficio.

Ciò che Jeremy aveva visto, era stato orrendo.

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