37. tutto questo niente

TRIGGER WARNING: salute mentale e attacchi di panico.

Mi sono perso

E nessuno mi sta cercando

Spalanco la porta della camera fischiettando, una pila di libri ad occuparmi entrambe le braccia. Richiudo il battente con un calcio e osservo la stanza, cercando un punto d'appoggio libero per il mio bottino. Fallendo la mia ricerca, scosto i fogli ammassati sulla mia scrivania di lato e poso i fumetti, tutti recuperati rigorosamente al mercatino dell'usato di questa mattina.

Soddisfatto, mi volto. Lo zaino di Nico è gettato ai piedi del suo letto, scompostamente, come suo solito. < Nico!> chiamo ad alta voce verso la porta del bagno< Ho una sorpresa per te! So che non ti piacciono, ma sono sicuro che rimarrai molto soddisfatto !> non riesco a trattenere una risata, troppo entusiasta. Non appena ho posato lo sguardo su quella bancarella, non ho potuto fare a meno di accaparrarmi tutti quei vecchi fumetti di supereroi a pochi centesimi l'uno.

<spero tu sia pronto a fare spazio nella tua libreria> continuo mentre appendo la giacca vicino alla porta. Silenzio.

Mi dirigo verso il bagno, bussando.

Ancora nulla. Una sensazione sinistra mi scorre per la colonna vertebrale fino alla nuca. Chiamo Nico un paio di volte. Afferro la maniglia, troppo preoccupato per badare alla privacy <hey, io sto entrando, vedi di non essere nudo>.

In un primo momento, non scorgo niente. Un suono attira la mia attenzione. Nico se ne sta sotto il lavandino, rannicchiato. Mi accorgo che è scosso da forti spasmi. Il mio cuore salta un battito per poi accelerare. Ha gli occhi arrossati, una mano alla gola e la bocca spalancata ed annaspante. Bassi rantolii provengono dal fondo dell sua gola. Ma la cosa peggiore è lo sguardo: quegli occhi, che tanto ho ammirato, oltre ad essere ricolmi di lacrime paiono terrorizzati.

Mi ricordo di quella volta in cui, in macchina con mamma, una lepre era balzata in mezzo all'autostrada una decina di metri più avanti a noi. Nel buio della notte, alla vista dei fari, si era immobilizzata e la cruda paura si era riversata nelle iridi dell'animale. In quel momento mi era sembrato che davanti a noi non vi fosse solamente un animaletto, ma una creatura senziente ben cosciente del rischio che stava correndo, un essere vividamente attaccato alla vita e spaventato di lasciarla andare. In ogni caso, la mamma aveva sbandato con la jeep e papà aveva dovuto pagare ingenti somme per la carrozzeria distrutta.

Ecco, Nico è lì, davanti a me, pietrificato ed intrappolato da qualcosa che lo sta investendo contro il suo volere. Non avevo mai visto qualcuno così disperato, qualcuno in uno stato del genere.

E perché diamine sono immobile? Dovrei precipitarmi a soccorrerlo, eppure vederlo tanto sofferente mi paralizza. Cosa dovrei fare? E se finissi per farlo stare peggio? Se non mi volesse qui con lui?

Lui continua a fissarmi, gli occhi fuori dalle orbite, il rumore di respiri soffocati a riempire l'angusto bagno. è abbastanza per sbloccarmi.

Mi inginocchio di fronte a lui, disorientato, senza saper cosa fare. Cerco di ricordare, scioccamente, ciò che vedo fare nei film in queste situazioni, sperando di non fare ancor più danno.

< Nico, hey, calmati. Respira profondamente, adesso passa> uso il tono di voce più rassicurante che riesco a tirar fuori. Il mio primo istinto è quello di toccarlo per confortarlo. Poso le mani sulle sue spalle scosse dagli spasmi. Mi guarda continuando a piangere, intervallando singulti strozzati a singhiozzi. Lo osservo preoccupato, impotente. Gli dico di imitarmi, mentre cerco di inspirare più profondamente che posso, tentando di calmare entrambi.

Dopo alcuni momenti interminabili l'attacco pare affievolirsi, trasformandosi in un'iperventilazione leggera fino a scomparire tra le lacrime. Nico mi osserva, esausto e scoppia in un pianto isterico. Subito temo che possa di nuovo smettere di respirare, ma sembra soltanto estremamente angustiato.

<piano> mormoro mentre lo stringo a me, trascinandolo fuori dal suo nascondiglio.

Continua a tremare quando gli poso la testa sulla mia spalla, bagnando la maglietta, seduti sul pavimento freddo del bagno.

<Piano>.

[...]

L'aria sferza fredda mentre osservo il panorama dal tetto della scuola. Nico è accanto a me, accovacciato, la testa sulle ginocchia. Non mi guarda. Gli poso una mano sulla spalla.

Per alcuni minuti l'unico rumore è il nostro respiro, e le voci attutite degli studenti nel cortile alle nostre spalle.

<penso che ci sia qualcosa di mortalmente sbagliato in me, Will> mormora ad un certo punto,lasciandomi di stucco.

<non dire idiozie!Non c'è niente di sbagliato in te, cosa diavolo dici?> rispondo deciso.

<vedi spesso persone collassare sul pavimento di un bagno?>.

Una pausa. < beh, no, a dire il vero... ma non è raro come pensi. So che succede a tante persone, ogni tanto> rispondo incerto. Non c'è nulla di sbagliato in Nico, che sciocchezza. Niente al mondo potrebbe convincermi del contrario.

<so che è difficile pensare agli altri quando si soffre, ci sembra che il mondo intero se la spassi mentre stiamo male; è complicato rendersi conto delle ferite degli altri mentre si sanguina, ma suppongo non abbia neanche troppa importanza sul momento>.

Sospira e non risponde.

Mi guardo intorno alla ricerca di risposte che non trovo. Vorrei davvero farlo sentire meglio, ma la verità è che non ho idea di come ci si senta a stare nei suoi panni, ora come ora.

<come...> trovo coraggio e mi schiarisco la voce <come ti sei sentito? >.

La possibilità di beccarmi un pugno sfiora la mia mente troppo tardi, in ogni caso.

Nico alza il capo, fissandomi. Non sembra irato, o sulla difensiva. Mi pare solo così terribilmente esausto, talmente tanto che risponde alla mia domanda con una disponibilità disarmante. < mi è sembrato di morire. Il mio stesso corpo mi si è rivoltato contro, avevo la sensazione che qualcuno stesse risucchiando via l'ossigeno dai miei polmoni>.

Mi fa cenno di girarmi e ci ritroviamo faccia a faccia, entrambi a gambe incrociate.

Si morde l'interno della guancia, pensieroso.
<inspira profondamente> mi istruisce, e per quanto ne sia confuso eseguo il suo comando.

<adesso espira, butta fuori tutta l'aria e non riprendere fiato. Svuota i polmoni>.

Mi osserva per qualche secondo.
Si tocca all'altezza del cuore.
<lo senti quel buco, quel dolorino al centro del petto ora che non c'è più aria?>.
Annuisco, notando che ha ragione.

Più rimango senza inspirare, più il fastidio diventa grande, più la bolla cresce.

Scrolla le spalle, sconsolato.
<quel vuoto al centro del petto, ecco. Mi perseguita da anni senza motivo. Viene e va, ma non mi abbandona mai completamente>.

Riprendo a respirare normalmente, fissandolo. Non avevo idea esistesse una cosa del genere.

<sono riuscito a far stare zitto Will Solace, qualcuno lo metta agli atti> ghigna e finalmente vedo sotto quel velo di sconsolatezza il solito Nico.

Sorrido.
Seguono altri minuti di silenzio, mentre i nostri occhi passano in rassegna la linea dell'orizzonte.

Nico si porta nuovamente una mano al petto, pensieroso.
<dopo aver provato tutto questo niente per così tanti anni, non credevo di poter sentire così tanto tutto assieme>.

Rimango sempre più sorpreso da quanto stia decidendo di dirmi, ma ovviamente non glielo faccio noto. Meglio approfittarne finché dura.

<forse è proprio perché hai schiacciato tutte le emozioni in un angolo, che sei esploso così violentemente> suggerisco <non ti era mai successo prima d'ora?>.

Scuote la testa in segno di diniego.

<è stato orribile, Will> un tremolio nella voce tradisce il suo sguardo deciso. Prendo la sua mano, perché non c'è niente che io possa dire.

<non voglio più sentirmi così> mormora abbassando il capo. Mi pizzicano gli occhi e mi sento un idiota, perché dovrei essere di supporto e riesco solo a piagnucolare.

La cruda vividezza delle sue parole mi impressiona, mi raggela.

<troveremo una soluzione, te lo prometto. Non deve essere così per sempre> cerco di infondergli un ottimismo che in questo momento non sento.

Annuisce, con un sorriso triste, ma sembra credere alle mie parole ancor meno di me.

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