36. Frank e i diamanti
"è ironico come un diamante non sia altro che carbone che ha saputo gestire molto bene lo stress e sfruttarlo a suo favore"
La classe di chimica è ciò che di più odio al mondo, forse solo al pari delle sostanze illegali e la cattiveria gratuita. In ogni caso, si posiziona certamente sul podio.
Hazel Levesque non sembra essere d'accordo con me: da più di quindici minuti sta parlando delle proprietà chimiche e fisiche dei diamanti come se potesse andare volentieri avanti per decenni.
Mentre le slide scorrono fluide alle sue spalle sulla lavagna multimediale discorre fluentemente come mai l'avevo vista parlare in pubblico, sicura di sé e di ciò che sta dicendo: un peccato che più della metà dei suoi spettatori, la classe, stia dormendo placidamente sui libri o scrollando su qualche social da sotto il banco.
Mentre faccio scorrere lo sguardo sui miei negligenti compagni di classe, l'occhio mi cade su uno di essi in particolare.
In seconda fila, a qualche banco di distanza da me, si trova Frank Yang.
Il ragazzone, robusto e imponente, ha il mento poggiato su una delle grosse mani, lo sguardo fisso sulla sorella di Nico mentre prosegue la sua esposizione.
Porta una giacca simile in modo sospetto a quelle delle squadre di football, considerando il fatto che il nostro istituto ne è sprovvisto.
Ciò che mi sorprende però non è quello, bensì la luce che illumina i suoi occhi assottigliati. L'attenzione, quasi la cura che dona alle parole di Hazel sono così evidenti che mi viene spontaneo domandarmi come sia possibile che la ragazza non se ne accorga.
Mi risulta difficile trattenermi dal sorridere intenerito quando la ragazza termina il suo discorso e i due incrociano gli sguardi, sorridendo a loro volta imbarazzati.
[...]
La campanella strilla ma alle mie orecchie suona più come le trombe trionfanti che mi restituiscono la libertà. Mentre sfilo tra i banchi per uscire dalla classe passo davanti a Frank, che mi fermo a salutare.
< lezione entusiasmante, uh? > gli chiedo ironicamente, appoggiato con un fianco al suo banco. Lui, ancora seduto con lo zaino aperto in grembo, fa per rispondermi quando Hazel ci sorpassa per poi uscire, salutandoci con un sorriso e un cenno della mano.
< stupenda...> dice infine guardando la porta dietro la quale è scomparsa la ragazza.
Non riesco a trattenermi dal ridacchiare intenerito e lui sposta gli occhi sul mio volto.
<cosa?> chiede confuso, spalancando gli occhi assottigliati dall'etnia ma pur sempre penetranti. Lo paragono nella mia mente ad un cucciolo di cane, gli occhioni scuri e l'innocenza spaesata; mi accorgo poi che comparare ad un cagnolino un ragazzo grande e grosso che potrebbe spezzarmi l'osso del collo senza sforzo non è molto adeguato. Un cucciolo d'orso grizzly, ecco, potrebbe essere un più appropriato termine di paragone.
< attento a non consumarla troppo con gli occhi> azzardo la battuta, sperando non sia di cattivo gusto da parte mia: del resto, non ho un rapporto così stretto con Frank da potermi permettere modi tanto espansivi. Mi pento immediatamente, infatti, quando il suo incarnato olivastro assume un sottotono arrossato sulle gote.
Abbassa lo sguardo sul grembo e termina di chiudere lo zaino beige, pieno zeppo di spille d'associazioni animaliste, una toppa con su scritto ''vegans rule'' - i vegani regnano? originale - a grandi caratteri e la bandiera canadese ricamata in piccolo su uno spallaccio.
Temo possa essersi offeso o irato, ma tira un lungo sospiro mentre si alza dalla sedia .
< si vede così tanto ? > mi chiede sconsolato e non c'è nulla di infastidito nella sua voce, solo un filo di rassegnazione. L'immagine del cucciolo di grizzly si fa spazio nella mia mente.
Ormai l'aula è deserta. Porto una mano a grattarmi il retro del collo senza motivo, forse per mascherare l'imbarazzo: rimpiango quasi di essermi voluto infilare a forza in questa conversazione.
<non direi che si vede... si sente, più che altro. Quando siete nella stessa stanza c'è elettricità nell'aria> lo dico per rallegrarlo , ma è in parte vero.
Il suo volto si incupisce ancor di più, confondendomi. Tira un altro sospiro, così forte e così penosamente che mi viene d'istinto posargli una mano sulla spalla.
< tutto okay, amico? >.
Nel momento stesso in cui gli pongo la domanda, anche l'ultimo velo di compostezza che aveva sul viso si dilegua. Si lascia cadere pesantemente sul banco, l'espressione più tormentata e frustrata che abbia mai visto. Le sopracciglia corrucciate fanno sembrare i suoi occhi chiusi mentre si tortura le mani in grembo.
<no, affatto> mi risponde.
In difficoltà, cerco di rianimarlo.
< Senti: c'è chimica tra di voi, dico sul serio. Perché non glielo dici e basta? Risolveresti tutti i vostri problemi. Anche lei è interessata a te>.
< come puoi saperlo?>.
< basta vedere come ti guarda Nico quando sei vicino a lei: ti spedirebbe al centro della terra, se ne fosse capace>.
< grazie, molto rassicurante> . Rido brevemente scatenando anche in lui una debole risata, che si spegne subito.
< e poi, hai visto come ti guarda? Forse non lo fa palesemente come fai tu, ma la conosci meglio di me: è riservata, ma questo non vuol dire essere disinteressati>.
Mi guarda fisso negli occhi, lo sguardo dubbioso e sconfortato.
< e se non andasse bene? Se non fosse come lo immagino?> la sua domanda mi stupisce, eppure la comprendo.
Quante volte ci innamoriamo dell'idea che ci facciamo di una persona, costruendola nel nostro immaginario e vedendo solo ciò che il nostro cuore vuole vedere?
< non lo saprai mai, se non ci provi>. Sorrido dolcemente e lui ricambia incerto. Eppure...
< non mi sembri convinto. C'è qualcos'altro?> chiedo, ormai incuriosito dalla dinamica. E poi, penso, Frank è sempre stato gentile ed amichevole con me. Se posso, voglio aiutarlo.
Scuote la testa < non è niente, solo una paranoia> e distoglie lo sguardo imbarazzato.
<sono qui per questo> gli faccio il sorriso più smagliante del mio repertorio, indicandomi da capo a piedi con l'indice.
<Haz è la ragazza migliore del mondo: è gentile, premurosa, sarcastica, brillante, buona. Si merita più di...> non conclude la frase, scuotendo la testa sconsolato. è il discorso più idiota che abbia mai sentito, vorrei dirgli, stai zitto e baciala.
Ovviamente non lo faccio: Frank è chiaramente irremovibile ed abbattuto.
< più di che cosa?> lo sprono.
Fa segno di diniego con il capo e si mette in piedi < non ha importanza, sono solo paranoie come ti ho detto> accenna ad un sorriso e si dirige verso l'uscita, zaino in spalla. Lo seguo perplesso. Sto per salutarlo ed incamminarmi nel corridoio quando si ferma sullo stipite.
<Will> mi chiama. Mi volto guardarlo.
< Lei si merita solo i diamanti. Io sono... non sono niente> una pausa.
Cerco velocemente qualcosa da dire per farlo stare meglio, senza trovarla. Finisco per guardarlo negli occhi in silenzio. Adesso è lui a sorridermi intenerito.
< Grazie per il conforto> mi sorride di sbieco un'ultima volta e prosegue lento in direzione opposta alla mia.
<...figurati> rispondo, ma è già lontano.
un capitolo leggero in questa situazione tanto delicata che ci ritroviamo a vivere.
cercherò di tenervi compagnia con nuovi aggiornamenti, non è molto ma è tutto quello che posso dare oltre al mio supporto. come state? come la passate questa quarantena?
stay safe, rimanete a casa e spero davvero stiate tutti bene.
xx
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top