Capitolo 10
«Sei tutta la mia vita amore mio.» Lo ripeté come un sussurro Federico, più a se stesso che a qualcuno in particolare. Aveva gli occhi lucidi per l'emozione. In quei giorni sua figlia gli stava regalando così tante prime volte da far traboccare il suo cuore d'amore. La guardò addormentarsi tra le sue braccia, la boccuccia era schiusa a formare una specie di "o" e con la minuscola manina stringeva forte le dita del suo giovane papà, come a volerlo trattenere lì.
«Fede, dovremmo parlare della nostra situazione.» Nicole si alzò dal divano e si avvicinò a lui. Dopo averci pensato a lungo, era giunta a quella conclusione, non potevano continuare in quel modo, lei lo considerava ormai "suo" a tutti gli effetti.
La piccola Francesca Gaia era nata ormai da tre mesi, in quel lasso di tempo le distanze che il giovane attaccante aveva sempre cercato di mantenere tra loro si erano accorciate, di molto, da quando aveva tenuto per la prima volta sua figlia tra le braccia se n'era perdutamente innamorato e non aveva più voluto saperne di separarsi da lei. Così l'unica soluzione praticabile per i neo genitori era sembrata quella di andare a vivere insieme, nonostante le tensioni da risolvere fossero tante.
Anche il carrarino, in cuor suo, sapeva bene che quel discorso sarebbe uscito fuori prima o poi e non si sentiva pronto. Si irrigidì all'istante, smettendo di cullare la piccola.« Non credo sia il momento Nicole, non è la giornata adatta.» Quel pomeriggio era già nervoso per molti motivi, poche ore dopo avrebbe giocato la prima partita di campionato allo Stadium, contro la Fiorentina, ed il suo unico desiderio in quel momento era di godersi appieno la sua bambina ancora per qualche ora, possibilmente senza discutere con la madre.
«Per te non è mai la giornata adatta!Ti prego Fede, fallo per tua figlia» Lo pregò lei. Sapeva bene che toccando quell'argomento sarebbe riuscita a convincerlo a parlare« non possiamo rimanere in questa situazione; essere genitori, vivere insieme, senza stare insieme davvero.»Proseguì, avvicinandosi a lui e accarezzandogli dolcemente il braccio tatuato, lasciato per metà scoperto dalla maglietta a maniche corte.
«Cosa stai cercando di dirmi?» Chiese il giovane, l'agitazione era palpabile dal tono di voce.
«Dovremmo sposarci, questo ci aiuterebbe ad unirci di più a creare una famiglia, per il bene di Francesca.» Ovviamente un matrimonio avrebbe portato molti benefici anche a lei, ma scelse saggiamente di tenere quel pensiero per sé.
Dalla bocca del ragazzo uscì un flebile sospiro.«Nicole, una bambina non può unire qualcosa che non c'è, che non c' è mai stato e mai ci sarà.» Le spiegò cercando di mantenere la calma.
«E' per lei vero?»
Federico si voltò e puntò gli occhi nei suoi .«Lascia Gaia fuori da questa storia, non c'entra.» La avvisò.
Nicole rise, una risata amara, gli occhi tanto tristi da sembrare inquietanti. «Centro. Non c'entra! E io dovrei crederti? Togliti quel bracciale se hai il coraggio! E apri gli occhi! Quella è già tornata dal suo ex a Firenze, mentre tu stai distruggendo ogni possibilità di felicità per noi e per tua figlia a causa sua!» Lo accusò con disprezzo puntandogli un dito contro.
Dire che quella partita era andata di merda per loro, sarebbe stato un eufemismo. Era andata anche peggio.
Federico aveva giocato i 90' minuti più deludenti di tutta la sua carriera, sommerso dai fischi dei suoi ex tifosi. Neanche in terza categoria avrebbe potuto fare più schifo. Tutto il nervoso che aveva in corpo gli era valso ben due falli, che avevano fatto guadagnare ai viola due preziosi calci di punizione. Anche ai suoi compagni non era andata molto meglio, a dieci minuti dal fischio d'inizio Douglas Costa era già uscito infortunato e successivamente anche Pjanic aveva abbandonato il campo per un infortunio muscolare. Per fortuna Szczesny in porta aveva fatto un buon lavoro e così il risultato era stato un miracoloso 0-0.
Il numero 33 uscì dal campo a testa bassa. Si sentiva deluso, triste, incazzato. Che razza di uomo stava diventando? Che razza di padre voleva diventare?
Le parole di Nicole riecheggiavano ancora nella sua testa senza lasciargli scampo, da quando quel pomeriggio se n'era andato sbattendo la porta. Non aveva avuto scelta, sapeva che se fosse rimasto non sarebbe riuscito a controllarsi dal dirle tutto quello che davvero pensava e sospettava di lei.
Davvero Gaia poteva essersi dimenticata di lui? Di loro?
Lei gli mancava. Negarlo sarebbe stata una pazzia. Spesso si era detto che sarebbe stato più facile odiarla, ma non ci era mai riuscito. Non passava giorno in cui non pensasse a lei o in cui non si chiedesse cosa lei stesse facendo. Inutile dire che l'aveva cercata in ogni stadio, in ogni piazza ad ogni evento. Inutile dire che l'aveva chiamata centinaia di volte nonostante quel maledetto telefono risultasse sempre staccato. Inutile negare che, nonostante fosse passato un'anno, continuava a sentirla dentro come un pugno.
«Bernardeschi, fermati un'attimo.» Lo richiamò Paratici, prima che potesse rifugiarsi negli spogliatoi con i suoi compagni.«Mia figlia mi ha detto di averti chiamato, ma di non aver ancora ricevuto risposta.» Esordì subito mettendosi davanti a lui, le braccia incrociate al petto e quel solito cipiglio arrogante sul viso.
«Ero in campo, nel caso non se ne fosse accorto. » Federico si asciugò il sudore dalla fronte, bevve qualche sorso di una bevanda energetica che uno steward gli aveva professionalmente offerto, poi si voltò, per affrontarlo senza alcun timore. «Con sua figlia abbiamo parlato prima, non credo sia nulla di così urgente. » Concluse. Quindi si girò e fece per andarsene.
Paratici lo seguì, intento a concludere il discorso che si era preparato.«Sai Federico, non ti ho visto oggi in campo. Così come non ti ha visto Sarri, mi ha detto di essere rimasto molto deluso dalla tua prestazione.»
L'attaccante si prese qualche istante prima di rispondere poi si fermò ed alzò lo sguardo.«Se sta cercando di dirmi qualcosa lo faccia senza girarci troppo intorno.»
«D'accordo come vuoi. Potrei aver ricevuto una proposta dal Psg per te. Al tuo procuratore farebbe gola, la società intascherebbe una bella cifra e soprattutto..»aggiunse, avvicinandosi al giovane, che nel frattempo era rimasto immobile.«Soprattutto andare all'estero ti terrebbe lontano da tutto ciò che ti distrae, che non ti fa più rendere come prima. » Concluse, mettendogli una mano sulla spalla e scendendo con l'altra a sfiorare quel ciondolo che Federico non avrebbe mai tolto.
Il giovane non si mosse di un millimetro, le braccia rigide lungo i fianchi, gli occhi lucidi schiusi in una linea dura. Se fosse venuto fuori ancora una volta, anche indirettamente, l'argomento Gaia, non si sarebbe più controllato, ne era certo.«E' tutto? O ha altre minacce da farmi?» Chiese cercando di mantenere il controllo.
«Oh ragazzo i miei sono consigli..Spero possano servirti per capire qual'è la scelta giusta da fare per rimanere in bianconero, a Torino, accanto a tua figlia. Dai il massimo in allenamento e sacrifica tutto, anche l'amore se necessario.» Lo avvisò l'altro. Poi, prima di tornarsene in tribuna al fianco del presidente Agnelli, aggiunse, «Ah, dimenticavo, so che farai la scelta più giusta e sposerai mia figlia..» Non disse altro e se ne andò, lasciando Federico lì , in balia di scelte che non avrebbe più potuto rimandare.
Ciao ragazziii! Nuovo capitolo leggermente più corto rispetto agli altri, ma credo non serva aggiungere altro..
Cosa farà secondo voi Federico?
Aspetto i vostri commenti!♡
Un bacio grande!
_Irisix_
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top