Capitolo 8 - Caposcuola nei corridoi

Circa due settimane dopo, ebbi la mia prima lezione. Il signor Potter mi fece fare alcuni incantesimi, verbali e non, che non avevo mai eseguito prima. Non fu troppo difficile, però. Mi mostrò la formula e il movimento, e riuscii ad eseguirne la maggior parte al primo o al secondo tentativo. Fu solo quando terminammo che mi disse che avevo eseguito incantesimi di livello M.A.G.O.

Non facemmo molto altro. Avevo l'impressione che volesse vedere quale fosse il mio limite, fin dove potevo spingermi. Non era stato difficile oggi, ma non mi aspettavo che continuasse così.

Mentre tornavo dall'ufficio del signor Potter, Hannah Jacobs mi raggiunse. Era accompagnata da un'altra ragazza che non conoscevo, e mi rivolse un larghissimo sorriso. "Ciao, Astra!"

"Hey, Hannah." Sorrisi. "Sembri felice."

"Papà mi ha scritto, e ha detto che è fiero di me in ogni caso!" Hannah fece un sorriso ancora più grande, se possibile, e mi abbracciò. "Grazie per avermi aiutato la prima sera. Non penso che glielo avrei detto, se tu non mi avessi fatto sentire meglio."

"Di nulla," dissi.

"Papà ha detto che manderà dei gufi anche ad Adam e Adriana e Davis. Non li ho ancora visti oggi. Tu?"

"Non oggi, no." Guardai la sua amica bionda, che guardava Hannah.

"Oh, giusto," disse Hannah. "Lei è Acacia Barrowen. Acacia, ti presento Astra Lewis."

"Piacere," disse, fissando me ora.

"Ciao." Sorrisi di nuovo ad Hannah, un po' a disagio sotto lo sguardo fisso di Acacia. "Beh, devo andare a trovare Albus. Ci vediamo dopo!"

"Arrivederci, Astra!" Mi urlò Hannah mentre andavo via. Mi diressi verso la Sala Grande. Se Al non era già sceso per la cena, sarebbe arrivato dopo poco. Forse James era già lì. Non avevamo parlato dalla nostra litigata. Mi stava evitando. Ogni volta che incrociavo il suo sguardo, si girava dall'altra parte e a volte addirittura lasciava la stanza. Albus aveva provato a farci da mediatore nei weekend, ma James si era rifiutato di parlare di me con lui. A quanto sembrava, dovevo scusarmi io. Non sarebbe successo. Cioè, sarebbe successo, prima o poi, ma non lo avrei fatto se non avessi saputo che anche lui si sarebbe scusato.

Comunque, non era in Sala Grande. Albus sì, però, quindi andai da lui e mi sedetti. Neanche due minuto dopo, Al mi diede un colpetto al fianco ed indicò con la testa verso le porte.

Elmer Poe e Pip Dinggit stavano entrando. Mi videro immediatamente, ed iniziarono a camminare nella nostra direzione generale. Sospirai e feci cadere la testa tra le braccia. Noi stavamo evitando loro fin da tutta quella storia della proposta, che per fortuna era stata dimenticata nella sala comune di Grifondoro. Non volevo un bis.

Potevo sentire le loro voci mentre venivano verso di noi. In particolare, la voce di Elmer si faceva sentire. "Guarda e impara, Pip! Così si conquistano le donzelle." Sbirciai da sopra le mie braccia e lo vidi camminare rilassato verso di noi, con un sorrisetto auto-compiaciuto in faccia, che sarebbe stato anche credibile se lui non sembrasse così impaziente. Ovviamente, perse ancora più efficacia quando vidi Pip saltellare emozionato dietro di lui.

Si fermò proprio dietro di noi, costringendo me ed Albus a girarsi. Elmer si inchinò, e disse, "Mia signora, come si sente in questa bella serata?"

"Bene..." Mi avvicinai ad Albus, che seppellì la faccia nel suo tovagliolo. Forse per nascondere il fatto che stesse ridendo. Senza successo, ovviamente.

"Ottimo!" Pip disse, sorridendo. "Elmer è-"

"Il più bell'uomo in questa Sala? Grazie, Pip." Elmer si tolse rapidamente gli occhiali e si passò una mano tra i capelli, facendoli rizzare come gli aculei di un porcospino. Pip ebbe il tatto di nascondere le risate con dei colpi di tosse.

Alzai le sopracciglia ad Elmer. "Sai, non vedo un uomo così corto da un bel po'." Una nuova ondata di starnuti colpì Pip ed Albus. 

Elmer sbatté gli occhi, poi sorrise. "Così bella, e con il senso dell'umorismo!"

"È fantastica," concordò Pip, sorridendo.

"Comunque, sono qui per porgere le mie scuse riguardo la proposta di matrimonio e tutto il resto," Elmer disse, sedendosi accanto a me. "Avrei dovuto saperlo che stavo affrettando le cose. Semplicemente, ero rimasto sopraffatto dalla tua bellezza e dalla tua meravigliosa personalità-"

"Abbiamo parlato un totale di tre volte, se includi adesso."

"Anche una sola è sufficiente se è amore a prima vista! Comunque, ti ho portato questo per farmi perdonare." Pip gli passò una scatoletta, per fortuna più grande di quella dell'anello. La piazzò di fronte a me.

"Um... Grazie," dissi, alzando il coperchio con cautela.

Dentro c'erano dei cioccolatini, ma c'era uno spazietto vuoto che sembrava destinato a contenere un altro cioccolatino. Alzai le sopracciglia ad Elmer, che si girò verso Pip con occhi sgranati. Pip alzò le spalle, arrossendo violentemente.

"Almeno sappiamo che non sono pieni di filtro d'amore," Albus mi sussurrò.

Non riuscii a non ridacchiare, che Elmer fraintese come un buon segno per le sue possibilità. Si girò di nuovo verso di me, sorridendo. "Mi dispiace, credo che Pip ne abbia mangiato uno."

"Non lasciare cioccolatini in giro o succederà di nuovo," minacciò l'accusato.

"Beh, comunque, immagino che il resto siano altrettanto buoni," Elmer disse, accigliandosi. "Li ho fatti venire qui dal mondo babbano!"

"Wow...davvero non c'era bisogno..." Sbirciai verso Al, che sembrava sull'orlo di un'altra crisi di tosse.

Elmer mi fece l'occhiolino. "Solo il meglio per la mia fidanzata."

"Fermo dove sei." Mi accigliai. "Fidanzata?"

"Sì."

"Elmer... Come faccio a dirtelo gentilmente...?" Mi accigliai. "Oh, ho trovato. Che ne dici di, 'Te lo sogni'?"

Elmer sbatté gli occhi, e sembrò entrare in stato confusionale per qualche secondo. Albus ed io cogliemmo la possibilità per fuggire. In fretta. Sbirciai dietro di me e vidi Pip incoraggiare il suo amico, che si era appena scolato un'intera bottiglia di succo di zucca. Povero ragazzo. Mi dispiaceva davvero per lui. Come facevo a dirgli che non aveva possibilità senza ferire i suoi sentimenti?

"Vuoi andare ad infrangere qualche regola?" Albus mi chiese mentre camminavamo per i corridoi. 

Sorrisi di fronte al suo tentativo di rallegrarmi; di certo era una cosa che facevo spesso. Infrangere le regole. Non perché di solito volessi infrangerle e basta, però. Avevo sempre un motivo. "No, penso che lo farò più tardi. Sai, dopo il coprifuoco, così infrangerò più regole."

Quando incrociammo un gruppetto di primini di Corvonero, mi fermai. Avrei giurato di aver sentito il mio nome. Facendo segno ad Albus di rimanere in silenzio, mi avvicinai, dietro un'armatura, per sentire. Albus si piazzò vicino a me, origliando a sua volta.

"Mi dispiace davvero per lei," disse una ragazza alta. I suoi capelli biondi erano raccolti in una crocchia, e non capivo chi fosse da dietro. Ovviamente, non riconobbi la sua voce, o i volti delle due ragazze che potevo vedere dal mio punto di vantaggio.

"Dai, Lauryn, è esilarante," disse una ragazza con lunghissimi capelli neri. Si mise a ridere. "Quell' Elmer è il migliore. Lo hai visto ad Incantesimi? Ha addirittura sgridato Haverna quando si è lamentata di 'quella mocciosa della Lewis'. E, ovviamente, la proposta di matrimonio. Quella è stata davvero meravigliosa."

"Trinity..." disse un ragazzo, sorridendo. Non potevo vedergli il volto, ma era altissimo, con corti capelli di un biondo marroncino.

"Oh, andiamo, Jason. Devi ammettere che è stato divertente." Trinity si inginocchiò. "Sei il mio unico vero amore!" Dopo un secondo, si alzò. "Provaci tu. Sei un ragazzo."

Lui ridacchiò. "Sto bene così."

L'ultima ragazza, che ancora non aveva parlato, sorrise. "Secondo me il ragazzino con il nome strano era più simpatico."

Lauryn, la prima ragazza, iniziò a ridere. "Lina ha messo gli occhi su qualcuno! Comunque, chi è che chiama il proprio figlio Pip Dinggit?"

"Chi è che chiama la propria figlia 'Astra'?" Trinity chiese, ridacchiando.

Avevo sentito abbastanza. Non c'era bisogno di parlare così di Pip, o di Elmer, se era per questo, e non mi piaceva che parlassero così di me. Afferrando il braccio di Albus, li superai, tenendo la testa alta e fingendo di non aver sentito nulla. Le risate dei Corvonero sparirono quando mi notarono.  Un veloce sguardo dietro di me mostro che tutti loro tranne Trinity sembravano terrorizzati. Lina stava persino facendo un passo verso di noi, ma si fermò quando notò che li guardavo. Alzai gli occhi al cielo e guardai Albus.

"Quindi... Elmer ti ha difeso con Haverna?" Albus disse, una volta che fummo fuori portata d'orecchio. Scosse la testa, "Quel ragazzino è matto! Haverna è... Lei è...."

"Per usare la definizione babbana, è una strega," dissi, alzando gli occhi al cielo. "Povero Elmer. Un po' mi dispiace per lui. Non capisce che non sarò mai la sua ragazza?"

Albus rise. "Anche se ti sposerai con qualcun altro, si aspetterà ancora che tu perda la testa per lui."

"Magnifico. Meglio per tutti se gli passa in fretta."

"Ti va di giocare a Spoons?" Albus chiese dopo un minuto. "Non credo che ci abbiamo ancora giocato quest'anno. Scommetto che Pip non avrà problemi a stare di guardia."

"Va bene. Meglio andare a parlare agli elfi domestici riguardo la scorta di cucchiai di quest'anno."

Albus annuì. "Ci penso io. Tu vai a trovare Luke e River e un altro paio di persone per giocare."

Ci separammo, e tornai verso la Sala Grande. Luke e River forse stavano ancora mangiando. Al ed io ce n'eravamo andati piuttosto presto.

Avevo quasi raggiunto la Sala Grande quando una voce mi fece immobilizzare.

"Quando sarà la tua luna di miele da Sanguemarcio, Lewis?"

"Cosa volete voi?" Mi girai per guardare male Nico e Ciara. Nico si era appoggiato ad un'armatura, e Ciara lo stava guardando male. Aveva usato di nuovo quella parola.

"Beh, dato che il tuo piccolo fidanzatino Sanguemarcio ti ha fatto la proposta, abbiamo dato per scontato che tu abbia accettato. Non puoi certo sperare di meglio," spiegò Nico. "Gentaglia come te deve accontentarsi di ciò che passa il convento."

"Nico, smettila di usare quella parola!" Borbottò Ciara. Nico si limitò ad alzare un sopracciglio. Alzando gli occhi al cielo, Ciara sembrò rinunciare, e si girò verso di me. "Onestamente, mi sorprende che tu non gli sia saltata addosso, Astra."

Feci spallucce. "Mi sa che aspetterò qualcuno di più alto." Iniziai ad andare via, non avendo molta voglia di duellare oggi. Volevo andare a giocare a Spoons, e l'ultima cosa che mi serviva era che un insegnante ci trovasse a duellare nei corridoi. In ogni caso, due contro uno non era proprio equo.

"Onestamente," disse Nico, rivolgendo il suo sorrisetto a Ciara, anche se parlava ancora con me, "sono sorpreso che tu non abbia maledetto quello sporco Sanguemarcio. Almeno tu hai un po' di sangue magico."

Mi fermai dov'ero, e mi girai lentamente. Davvero aveva appena chiamato Elmer Sanguemarcio? Non gliel'avrei fatta passare liscia. "Come osi!"

Io presi la mia bacchetta, e Nico iniziò a ridere. Guardò Ciara, che lo stava guardando malissimo. "Che c'è?"

"Nico, te lo giuro..."

"Oh, adesso ho paura. Sul serio, Ciara, non sei poi tanto minacciosa."

Sfruttai la distrazione di Nico come opportunità. Puntando la mia bacchetta verso di lui, decisi di provare un po' di magia non verbale. Continuate a litigare, voi due.

Everte Statim.

Everte Statim!

All'improvviso, la discussione di Nico e Ciara fu interrotta da Nico che volava contro il muro. Ciara lo fissò, senza capire, poi si girò verso di me. "Come hai..."

Puntai la bacchetta verso di lei, aspettandomi una ritorsione. Ciara sgranò gli occhi, scosse la testa e fece un passo indietro. Non teneva neanche la bacchetta in mano. Rapidamente visualizzai nel mio cervello tutte le volte che si era comportata da idiota con me, ma non potevo maledirla quando era disamata, soprattutto quando aveva appena finito di litigare con Nico per aver chiamato qualcuno Sanguemarcio. Riportai la bacchetta su Nico, che si stava rialzando confusamente e cercava la sua bacchetta.

Guardò Ciara, apparentemente confuso. "Non mi aiuti? Perché non insegni a questa sangue- scusa, idiota, una lezione?

"No."

"Fai come vuoi." All'improvviso puntò la bacchetta verso l'armatura dietro di me.  "Oppugno!"

Sentii il cigolio dell'armatura arrugginita che si muoveva, e lentamente mi girai per vedere l'armatura camminare verso di me, con la spada sguainata. Feci un passo indietro, poi le rivolsi contro la bacchetta.

"Stupeficium!"

Niente. Alzò l'enorme spada, torreggiando su di me. Non potevo farmi colpire; nessuno dei miei incantesimi difensivi avrebbe retto quel colpo. Doveva esserci un incantesimo per distruggere le armature! Mi scappò di bocca la prima cosa che mi venne in mente.

"Confringo!"

L'esplosione scagliò via l'armatura, e buttò a terra me. Il che non era affatto buono in un duello contro Nico Jasper. Non era conosciuto per seguire regole che non fossero le sue, a quanto ne sapevano. E le sue regole si fermavano giusto un po' prima delle Maledizioni Senza Perdono.

"Conjunctivitis," disse. All'improvviso, sentii come se i miei occhi avessero preso fuoco. Non riuscii a non urlare, poi mi strofinai gli occhi. Non vedevo nulla, e delle lacrime iniziarono a cadere. Magnifico. Dopo un secondo, il dolore iniziò a diminuire, ma ancora non potevo vedere.

Di nuovo, sentii la voce di Nico. "Levicor—"

"Rictusempra!" Urlai, puntando la bacchetta da dove veniva la sua voce ed interrompendolo. lui iniziò a ridere senza controllo, dandomi tempo di alzarmi, di riprendere fiato, e di guardare malissimo in direzione delle sue risate. Non credevo di averlo preso in pieno. Se solo avessi potuto vedere!

L'effetto non svanì in fretta, e non vedevo più dov'era Nico. All'improvviso, da dietro di me urlò, "Bombarda!"

Un'enorme esplosione proprio di fronte a me mi buttò a terra, e fece urlare Ciara. Sul pavimento, puntai la bacchetta nella direzione da cui proveniva la sua voce. "Locomotor Mortis!"

Sentii qualcuno cadere a terra, dunque avevo colpito il mio bersaglio, oppure Ciara era rimasta in mezzo. Prima che potessi fare altro, però, lui ricominciò.

"Bomba—"

"Protego!"

Quella era la voce di Ciara. Aveva piazzato uno scudo tra noi, indovinai. "Nico, se continui così ammazzerai qualcuno!" Disse, suonando solamente un po' scossa. Mi tirai lentamente a sedere, ancora senza vista. Sentii Ciara disarmare Nico, e sentii la mia bacchetta volarmi via dalla mano quando disarmò anche me. Ero troppo stordita per protestare. Cosa stava succedendo?

"Tu," disse all'improvviso. "Chiama un professore."

"Chi? Io?" Chiese qualcuno in fondo al corridoio.

"No, la pianta. Ovviamente tu!"

"C-chi chiamo-?" Chiese la voce, una ragazza.

"Chi se ne frega! Sulcan, Potter, Pouri! Ti sembra il momento di fare la puntigliosa?"

Chiunque stesse parlando partì a cercare i suddetti professori. Nico sfruttò l'occasione per sfogarsi con Ciara. "Per la barba di Merlino, Ciara! Qual è il tuo problema?"

"Forse ho voluto fermarti prima che tu commettessi un omicidio? Astra è un'idiota, ma non puoi ammazzarla!"

"E magari neanche accecarmi," aggiunsi.

"Zitta, Lewis," disse la voce di Ciara, il suo normale odio per me più che evidente. Di certo non aveva fermato il duello per un atto di gentilezza verso di me. Solo per non risultare complice di omicidio. La sentii camminare verso di me, però, e mormorò un incantesimo che non sentii. In pochi secondi la vista mi si schiarì, mostrandola in piedi vicino a me. Quando ebbe conferma che ci vedevo di nuovo, si girò di nuovo verso Nico.

"Chiariamo una cosa. Noi non uccidiamo. Cretino!"

"Non l'avrei uccisa! Merlino!" Nico alzò gli occhi al cielo. "Sposatela se le vuoi tanto bene."

"La odio tanto quanto te, ma non voglio andare ad Azkaban per omicidio! Non capisci quanto è grave quello che hai fatto? Hai quasi ucciso qualcuno!"

Prima che Nico potesse rispondere, Sulcan, Pouri, e il professor Potter erano nel corridoio; mi aiutarono ad alzarmi, e ci portarono tutti e tre nell'ufficio del preside. Neanche provai a difendere la mia innocenza mentre Nico sputava a raffica un milione di scuse. Stavo ancora cercando di processare tutto.

In privato, ognuno di noi diede la sua versione dei fatti. Poi, Pouri diede a Nico e me una punizione e dieci punti in meno alle nostre case. A Ciara furono assegnati punti per aver interrotto il duello, ed io alzai gli occhi al cielo. Non avrebbe alzato un dito se Nico non avesse letteralmente provato a farmi saltare in aria.

Ovviamente, nel frattempo che venimmo scortati fuori dall'ufficio, Albus mi stava aspettando. Aveva sentito cosa era successo dalla primina che Ciara aveva mandato, Angelina Jorgenson, e mi aspettava da quasi un'ora. Gli sorrisi stancamente.

"Hey."

"Stai bene? Lina ha detto che Nico ha provato ad ucciderti..."

"Lo ha fatto, forse ci sarebbe anche riuscito, se non fosse stato per Ciara. Strano, eh?"

"Cos'è successo?"

Spiegai tutto, incluso il fato che Ciara Malfoy aveva effettivamente una coscienza. Con mia grande sorpresa, Albus sembrava pronto ad ammazzare Nico con le sue mani quando finii. Propose scherzosamente di farlo davvero, ma mi gli dissi che avrei preferito il mio migliore amico fuori da Azkaban.

Nel frattempo che tornammo in sala comune, ero pronta ad andare a dormire. Sfortunatamente, Albus non era stato l'unico a cui Lina aveva parlato. C'era un' intera folla in attesa di sapere esattamente cosa fosse successo tra i peggiori nemici della scuola. Sospirai ed iniziai di nuovo. Fui costantemente interrotta dalle domande, ovviamente. Ecco perché non ci pensai molto quando pensai di vedere James sul bordo della folla, preoccupato. Fu solo più tardi che mi accorsi di averlo visto, e nel frattempo era già andato a letto.

Per la prima volta nella mia carriera ad Hogwarts, andai a letto prima del coprifuoco. Ero completamente esausta. Volevo solo dormire per dodici ore e non svegliarmi prima del pomeriggio.

Le cose non andavano mai come pianificato per me.

Era notte. Potevo vedere le stelle sopra di me, ed un sottile spicchio di luna. Era tutto pacifico e silenzioso. Sorrisi, guardando ancora in alto. Era bello.

Ci fu un forte rumore, e sentii una voce dietro di me. Girandomi, notai che ero in un piccolo villaggio. Le case erano tutte buie. Erano le prime ore del mattino, evidentemente. Ero nel giardino sul retro di qualcuno, ma non ero solo. La punta di una bacchetta si accese, sembrando una piccola stellina caduta in terra. Avevo sentito qualcuno dire "Lumos."

Mi avvicinai per vedere chi teneva la bacchetta. Era di spalle, e quando i miei occhi si abituarono alla mancanza di luce, vidi che c'era un'altra persona. Una più piccola, forse aveva qualche anno in meno di me.

"Va bene," disse quello che teneva la luce. Era un uomo, ma non riconobbi la sua voce. Mi misi di fronte a loro, ma teneva la bacchetta a distanza, in modo da illuminare l'area di fronte a lui, non sé stesso o l'altra persona.

"Questa è la tua ultima prova," continuò. "Se fallisci, la tua non sarà l'unica vita che verrà persa, ci siamo capiti?" L'altra persona annuì, rabbrividendo. 

L'uomo camminò agilmente verso la porta della piccola villetta. "È solo un vecchio babbano," disse, lanciando un incantesimo non verbale alla porta. Sentii la serratura scattare, e la porta si spalancò. "Se farai bene, non saprà neanche che sei stata qui."

L'altra persona, ancora silenziosa, seguì l'uomo nella casa. Camminarono per uno stretto corridoio, poi in una stanza da letto. Si intravedeva la forma di un anziano sotto le lenzuola.

"Fallo," sussurrò l'uomo, facendo un passo indietro così che l'altra persona potesse avvicinarsi al letto, con la bacchetta alzata e tremante.

Il punto in cui la persona si era fermata era sotto una finestra. La poca luce che la luna forniva era ora a mia disposizione. Mi mossi velocemente di fronte alla persona per identificarla.

Capelli castani lunghi fino alle spalle. Carnagione pallida. Sull'orlo delle lacrime. Fui sorpresa di non aver riconosciuto Wren prima. Per un paio di attimi eterni, tenne la bacchetta alzata, puntata verso il babbano, che dormiva beato e inconsapevole della sua presenza. Alla fine, si fece piccola piccola e abbassò il braccio. "N-non posso..."

In un istante, l'uomo era accanto a lei. La sua bacchetta era spenta, ora, e ne premette la punta contro la testa di Wren. "Non puoi? Davvero? Che peccato."

Wren non si mosse, rigida all'improvviso.

"Alza. La bacchetta," ordinò con voce improvvisamente dure. Wren serrò gli occhi e la alzò di nuovo lentamente, Le tremava il braccio, sembrava quasi che si muovesse contro la sua volontà.

"Pronuncia l'incantesimo," comandò lui. "Non è una novità per te."

Lei aprì di nuovo gli occhi. Un veloce sguardo all'uomo sembrò confermare la sua serietà. Feci un passo indietro, anche se non potevano vedermi.

"Dillo."

"Io..."

"Dillo!"

L'uomo addormentato si agitò. Entrambi gli intrusi si immobilizzarono per un istante. Wren pareva volesse disperatamente che l'uomo si svegliasse. Ebbi l'impressione che l'uomo che le teneva la bacchetta alla testa avrebbe semplicemente ucciso il povero babbano in quel caso.

Il dormiente non si svegliò. Si mosse nel letto, poi tornò a dormire.

"Hai cinque secondi prima di morire," sussurrò l'uomo. Wren rabbrividì, e chiuse gli occhi di nuovo.

"Cinque..."

Nulla.

"Quattro... Tre..."

Ancora nulla.

"Due... Un-"

"Crucio," Wren sussurrò, a malapena udibile. Il babbano all'improvviso si contorse nel letto, e il mago rise sadicamente. Wren stava piangendo. Non potevo guardare oltre. Dovevo andare via. Disperata, mi girai e corsi via dalla stanza.

Il corridoio in cui corsa non era quello da cui ero entrata. Era buio, e umido, e freddo, e all'improvviso mi sentii più depressa di quanto avrei mai immaginato.

C'erano delle porte lungo il muro. Porte di legno con piccole fessure sbarrate. Una figura ammantata mi passò accanto, e mi sentii svenire.

Svenni.

"Svegliati!"

Mi alzai, tremante. Avevo calciato via le lenzuola, evidentemente. Ecco spiegato il freddo. Colette mi guardava preoccupata. "Hai sognato di nuovo, vero?"

Non riuscendo ancora a parlare, annuii solamente. Colette guardò Rose, ancora addormentata, poi andò verso il proprio baule. Tornò poco dopo con carta e matita. "Cos'è successo?"

Raccontai il sogno come meglio potevo. Colette non tradì nessuna emozione mentre scriveva ciò che dicevo, e questo, stranamente, aiutò a calmarmi. Guardai l'orologio quando finii.

"5:45?" Sospirai. "Non riuscirò ad addormentarmi di nuovo."

"Provaci, e se non ci riesci per le 6:30, chiama Al e scendete a colazione in anticipo."

"Gli elfi domestici ci faranno mangiare nelle cucine," dissi, tirandomi le lenzuola sopra. Colette sbadigliò e annuì.

Arrivarono le 6:30 e mi alzai, ancora sveglissima. Colette si alzò molto più lentamente. Alzò gli occhi al cielo quando mi tolsi le lenzuola, e rabbrividii per il freddo. Riluttante, mi seguì, e ben presto stavamo scendendo le scale, tenendo le braccia strette attorno al corpo per trattenere un po' di calore. Forse Albus non sarebbe stato molto contento di essere svegliato, ma lo avrei fatto anche senza Colette. Al massimo gli avrei detto del sogno a colazione, in ogni caso.

Ci infiltrammo sulle scale per il dormitorio dei ragazzi e bussammo piano alla porta. Quando nessun suono venne da dentro, indovinammo che fossero tutti addormentati e scivolammo dentro.

Albus non fu per niente felice di alzarsi, ma a noi non importava. Colette addirittura minacciò di trascinarlo di sotto se non si fosse dato una mossa, il che lo svegliò. Cinque minuti dopo, ci arrampicammo per il buco del ritratto e andammo verso le cucine.

Stavamo per superare la Sala Grande quando Albus mi afferrò il braccio e mi fermò. Mi girai verso di lui, accigliandomi. Che problema c'era?

Aveva gli occhi sgranati, e il volto pallido come un lenzuolo. Mi girai per vedere cosa stava guardando, e lo trovai.

C'era qualcuno steso sul pavimento gelido in mezzo al corridoio. Colette si era fermata qualche metro più avanti, e in quel momento si girò verso di noi, preoccupata.

"Guarda," sussurrò, indicando il distintivo sull'uniforme del ragazzo. "È il Caposcuola..."

"Non respira," osservò Albus con voce appena udibile.

Entrambe le cose sembravano vere. Davis Jacobs, il Caposcuola, era steso in mezzo al corridoio, completamente immobile. Guardai i miei amici. Non era una buona notizia. Non era buona per niente.






Spigolo autore.

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.

Alla prossima!

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