Capitolo 6 - Il giorno migliore e peggiore di sempre

Il giorno dopo, Albus, Colette, ed io scendemmo in Sala Grande insieme. Incontrammo sguardi strani da tutti quanti. Sentendomi un po' a disagio, mi sedetti di fianco a River, che mi sorrise incerta.

Ci fu un silenzio scomodo per qualche minuto. Non ci volle molto a capire perché. Cosa ci facevano insieme Colette St. Pierre e Astra Lewis? Si odiavano!

Lacy fu la prima a parlare al tavolo di Grifondoro. Ovviamente, quando ruppe il silenzio, fu piuttosto diretta. "Nel nome di Merlino, cosa ci fai tu con lei?"

All'improvviso mi accorsi che non avevo pensato minimamente a come avrei spiegato tutto. Ovviamente, tutti sapevano che Colette era presente quella notte nella Foresta Proibita, ma nessuno ci aveva visti sul treno, o a Diagon Alley. Nessuno sapeva che non era davvero così cattiva, a prescindere da quanto lei ci provasse.

"Non è così male," stava dicendo Albus. "È solo..." Guardò me.

"È solo che mi dispiace per tutto," disse Colette. Alzai le sopracciglia, un po' sorpresa. Non pensavo che Colette fosse la tipa da mettere da parte il proprio orgoglio, e scusarsi non era nelle sue corde.

Anche tutti gli altri parsero sorpresi, perché nessuno parlò. Colette alzò le spalle. "Cioè, mi dispiace per essere stata così antipatica, e tutto il resto. Stavo provando a farmi espellere."

"Perché mai..." Iris lasciò la frase in sospeso, accigliandosi verso Colette come non l'avevo mai vista fare.

"Storia lunga. Non è importante." Colette si stava chiudendo, era evidente. Era necessario un cambio d'argomento.

"Comunque," dissi, sorridendo, "non è così male. Voglio dire, è..."

"Brutalmente onesta," mi aiutò Albus.

"Giusto, quello. Brutalmente onesta. Ma è abbastanza gentile."

Lacy si accigliò, persa nei suoi pensieri. Tutti del nostro anno (tranne Luke, che già si stava comportando come se non fosse successo nulla, e Rose, che ovviamente sapeva già tutto) la stavano guardando. Sembravano trarre le loro idee sulle persone da Lacy. Il che sarebbe stato molto brutto se lei avesse deciso di odiare ancora Colette.

"Beh..." Lacy fece spallucce. "Va bene. Immagino che Astra sappia di cosa parla." Mise su un sorriso radioso. "È un piacere rivederti, Colette!"

Colette sembrava non sapere come rispondere, ma andava bene lo stesso perché tutti gli altri iniziarono a conversare un attimo dopo.

Ovviamente, tutti volevano sapere come mai si era comportata così per tutto l'anno. Volevano sapere come mai voleva farsi espellere. Colette finalmente disse solo che voleva tornare a Beauxbatons, ma ora le era passato. Per fortuna, nessuno insistette.

Il professor Potter ci stava passando gli orari. Non guardai neanche il mio. Albus mi avrebbe detto quali lezioni avevamo.

"Cura delle Creature Magiche alla prima ora!" Albus esclamò felice. "Vedremo Hagrid!"

"Ho sentito che al suo primo anno di insegnamento, ha portato un ippogrifo a quelli del terzo anno ed uno è quasi morto," Colette disse, accigliandosi.

Il professor Potter era proprio dietro di noi, mentre passava gli orari. Quando la sentì, si accigliò. "Lo studente che 'è quasi morto' era la più grande primadonna di quell'anno, signorina St. Pierre. Quella povera bestia gli aveva solo graffiato il braccio."

"Oh." Colette fece spallucce. "Tutto a posto." Alzò gli occhi al cielo quando andò via. "Spero comunque che non avremo a che fare con gli ippogrifi quest'anno."

"Andiamo un po' prima  a trovare Hagrid," suggerì Albus. Mi dissi subito d'accordo, e Colette fece spallucce e disse che ci avrebbe raggiunto più tardi.

Quando Al ed io uscimmo dalla Sala Grande, c'erano ancora persone in arrivo per la colazione. Una di loro era la ragazza dai capelli blu di ieri sera. Ci guardò storto quando ci venne vicino, il che mi fece venir voglia di parlarle.

"Sembra che qualcuno volesse finire in Corvonero."

Lei si fermò, poi si girò e si accigliò, confusa. "Cosa?" Prima che potesse fare altro, un ciuffetto di capelli le cadde in faccia. "Oh. I capelli. Giusto." Fece spallucce. "Non stavo bene bionda. Non sono una nerd, però. Odierei Corvonero, grazie tante."

"Oh, scusa." Albus provò a tirarmi via. "Dobbiamo anda-"

"Sono Astra," dissi, sorridendo.

"Kennedy." Si rabbuiò di nuovo. "Il cibo qui è mangiabile?"

"Il migliore che abbia mai mangiato."

Lei annuì, poi si girò ed iniziò ad andare via. "Ci vediamo."

"Ciao!" Disse Albus, poi mi prese il braccio e mi tirò verso le porte. Corremmo per quasi tutta la strada verso la capanna di Hagrid. Dalla distanza, lo vedevo muoversi fuori, mentre posizionava dei tavoli.

"Hagrid!" Albus ed io lo salutammo quando ci avvicinammo.

 Si girò, un po' sorpreso, ma sorrise quando ci vide. "Oh, ciao, Astra, Albus. Bello vedervi."

"Che stai facendo?" Chiese Albus, guardando curioso la fila di lunghe scatole a terra sotto ai tavoli.

"Oh, sto solo preparando," disse Hagrid, piazzando l'ultimo tavolo mentre parlava.

"Cosa c'è nelle scatole?" Chiesi.

"Quella è una sorpresa," disse Hagrid, con un luccichio negli occhi. "E pure una simpatica, ci scommetto. Dopo ci sono lezioni più serie, ma non ci fa male divertirci un po', eh?"

"Giusto," concordò Albus, accigliandosi incerto. "Non è...Non è nulla di pericoloso, vero?"

"Oh no, ma certo che no. Pensi che vi faccio fare qualcosa di pericoloso?"

"Beh..."

"Nulla è troppo pericoloso, se lo sai tenere felice e tutto il resto."

"Non lo so, Hagrid..." all'improvviso avevo un po' paura. "Tante cose possono essere pericolose al terzo anno..."

Hagrid rise. "Baggianate. Stammi vicino, Astra, e niente ti fa male quest'anno. Ma oggi non ci sta niente di pericoloso. Non mi viene in mente un'anima che pensa che un debole Puffskein è pericoloso."

"Puffskein?" Albus chiese, emozionato. "Oggi studieremo i Puffskein?"

"Non dovevo dirvelo," Hagrid disse, accigliandosi. "Era una sorpresa."

"Cos'è un Puffskein?"

"Oh vedrai," Albus disse assentemente, sorridendo verso la scatola.

Alzai gli occhi al cielo, poi mi girai verso Hagrid. "Quando inizierà la lezione?"

"Oh, più o meno..." Hagrid guardò verso la torre dell'orologio. "Una mezza ora."

"Sai chi si è iscritto?"

"No finché non scendono quaggiù!" Hagrid rise. "Più o meno quaranta studenti, ha detto Pouri. Tutte le Case."

"Sembra metà del nostro anno," commentò Albus.

"Forse," Hagrid concordò. "Cura delle Creature Magiche ci è sempre stata una di quelle lezioni belle, se posso dirlo. Pensate che è facile, eh?"

Guardao Albus, non del tutto sicura di quale risposta si aspettasse Hagrid. Io per prima non mi aspettavo che fosse facile. Le uniche che mi venivano davvero facili erano quelle che riguardavano davvero la magia. Lanciare incantesimi. E comunque non sapevo nulla sulle creature magiche, tranne ciò che avevo letto in Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli.

"Sono sicuro che non si sono iscritti tutti per questo," stava dicendo Albus. "Forse pensano che sarà divertente."

"Beh, immagino di sì," Hagrid disse, annuendo. "Ma questa materia non sarà facile per voi, nossignore. L'anno prossimo ci porto gli ippogrifi qui per voi. E pure gli unicorni."

"Oh," dissi, accigliandomi. "Sembra molto difficile."

Albus ed io aiutammo a spostare le scatole di Puffskein sui tavoli. E con aiutare intendo che lo guardammo farlo perché anche se erano leggerissime, le scatole erano più grosse di me e non riuscivamo a sollevarle.

Nel frattempo che tutto fu pronto, una lenta fila di studenti stava scendendo la collina. Erano raccolti in gruppetti, e ben presto quattro gruppo più grossi furono evidenti in mezzo a quello più piccoli. Alcuni Serpeverde, capeggiati da Ciara e Nico, rimasero indietro, lanciando occhiate preoccupate alle scatole. Un paio di coraggiosi Tassorosso, incluso Arthur Paciock, punzecchiarono le scatole con dei bastoni, anche se ovviamente non ottennero risultati.

Gli altri Grifondoro che partecipavano erano Colette, Luke, Lacy, Iris, ed Eric. Si aggregarono attorno a me e ad Albus, e quindi ad Hagrid. Luke continuava a tirare ad indovinare cosa ci fosse nelle scatole. Un drago, un boa constrictor, ed un pegaso furono tra le sue ipotesi più scandalose.

Finalmente, Hagrid iniziò la lezione. "Ciao! Avete scelto proprio una bella materia, se posso dirlo. Non è facile, ma penso che vi ci troverete bene!"

"Cosa c'è nelle scatole?" Chiese una Corvonero.

"C'è una sorpresa speciale per voi," Hagrid annunciò allegro, andando verso i tavoli. Vidi Ciara sgranare gli occhi, e sussurrò qualcosa a Scorpius, che si accigliò a sua volta.

Hagrid aprì il coperchio della scatola. "Oggi, iniziamo con le creaturine magiche più semplici che ci stanno. Scommetto che alcuni di voi ne hanno uno. Beh, venite, forza!" La classe si avvicinò finché non circondammo il tavolo.

Hagrid inclinò la scatola leggermente, ed una valanga di pelose pallette gialle rotolò fuori. Parecchi studenti strillarono, ma la maggior parte sorridevano e mormoravano emozionati. Mi accigliai e punzecchiai una delle palle che aveva rotolato di fronte a me. Immediatamente si girò, e vidi che aveva quattro piccole gambette per stare in piedi. All'improvviso, degli occhietti si aprirono, ed una lunga lingua rosa schizzò fuori. Afferrò un piccolo insetto che era sul tavolo, poi la lingua si ritirò, più veloce del fulmine.

"Qui abbiamo un bel mucchio di Puffskein," stava spiegando Hagrid. "Ho pensato di iniziare con qualcosa di divertente. Prendetene tutti uno." Io presi quello di fronte a me. Aveva le dimensioni di un pallone da calcio.

"Ora, chi di voi sa qualcosa sui Puffskein?" Chiese Hagrid. Parecchie mani si alzarono.

"Sì, parla tu," disse Hagrid, indicando Ciara.

"I Puffskein sono famosi animaletti da compagnia, anche se credo che le Puffole Pigmee vadano più di moda ora-"

Parecchie ragazze mormorarono qualcosa, e ridacchiarono. Ciara alzò gli occhi al cielo prima di continuare. "Sono saprofagi, ma preferiscono mangiare-"

"Caccole!" Urlò un Corvonero, facendo ridere parecchie persone.

"Sì, giusto," disse Hagrid accigliandosi preoccupato verso Ciara. Lei aveva allungato la mano verso la bacchetta, e stava lanciando al Corvonero un'occhiataccia funerea degna della McGranitt. "Chi di voi sa cosa succede quando sono felici?"

"Canticchiano," intervenne Luna Scamander. "Ne ho tre a casa, canticchiano sempre."

"Non importa a nessuno, Lunatica," disse qualcuno. Hagrid guardò male nella direzione da cui era venuto (I ragazzi Serpeverde), ma nessuno sembrava sapere chi aveva parlato. Nico aveva un'aria particolarmente innocente, e guardava Hagrid con quella che sembrava attenzione totale.

"Non vi permetto di dire scemenze del genere nella mia classe," Hagrid disse scontrosamente. "Vi conviene fare i bravi, o farò venire Harry a parlarci con voi."

Per un minuto, nessuno parlò. Un paio di persone ondeggiarono a disagio mentre Hagrid controllò il gruppo un'ultima volta. Finalmente, cambiò tono e disse, "Bene, ora, avete tutti un Puffskein? Ottimo, ora, qualcuno che sa il modo giusto di accarezzarlo?"

Iris ci mostrò come eseguire questo tremendamente difficile compito, e dopo che altri studenti ebbero detto altre informazioni su queste creaturine adorabili, Hagrid ci disse che potevamo giocare con loro per il resto dell'ora. Senza fargli male, ovviamente. Si accigliò verso Nico quando lo disse, chiaramente consapevole delle tendenze violente dei Serpeverde.

Lacy ed Iris si stavano lanciando un Puffskein come se fosse una palla, e Luke tentava di fare il giocoliere con il suo, quello di Eric, e quello di una delle ragazze. Colette si girò verso di me, tenendo la creaturina molto goffamente. "Perché mi sono iscritta a questa materia?"

"Beh, io non lo so." Subito le tolsi quella palletta di pelo dalle mani prima che facesse del male a quel poverino. Lo stava tenendo sottosopra, anche se ero sicura che non lo avesse fatto apposta. Quando lo piazzai sul tavolo, zampettò via.

"Oh, andiamo, non venirmi a dire che non ti piacciono i Puffskein," disse Albus, accigliandosi mentre accarezzava gentilmente il suo.

"Non mi piacciono molto gli animali in generale."

"Non sai che ti perdi," la informai, tenendo il Puffskein vicino alla mia guancia e abbracciandolo teneramente. "È troppo carino!"

"Dovresti vedere le Puffole Pigmee al negozio di zio George," disse Abus. "Sono rosa, o viola, e sono grandi più o meno la metà. Lily ne aveva una, una volta. Credo che James l'abbia calpestata..."

"Ma è orribile!"

Albus annuì, accigliandosi. "Almeno i Puffskein normali sono troppo grossi per essere calpestati."

"Sono adorabili!" Albus sorrise di fronte al mio entusiasmo. Vidi Colette alzare le sopracciglia scettica, ma si astenne dal commentare.

Fui piuttosto riluttante a cedere il mio Puffskein a fine lezione. Hagrid rise e mi disse che avrebbe voluto tenerne alcuni, ma Thor li avrebbe probabilmente mangiati. Mi accigliai verso il grosso, vecchio cane con un disgusto del tutto nuovo. Non potevamo rimanere a lungo, però. Come Colette non perse tempo a ricordarci, avevamo un'altra classe in cui essere!

Dato che ora eravamo al terzo anno, e c'erano più materie nel nostro orario, non avevamo più così tanto tempo libero tra le lezioni. Infatti, quasi facemmo ritardo ad Incantesimi, il che non sarebbe stato bello. Quando entrammo, c'era una fila di posti quasi avanti a tutti ancora libera. Camminammo lentamente fino a lì e ci sedemmo.

Invece di Vitious, c'era una strega relativamente alta alla cattedra. Quando ci sedemmo, lei si alzò, offrendoci un sorriso che non raggiunse i suoi occhi.

"Buongiorno, studenti! Sono la professoressa Haverna!"

La fissammo. Si aspettava una risposta? Un applauso? Per un secondo, ci fu un silenzio scomodo prima che continuasse.

"Sì, beh, sarò la vostra insegnante di Incantesimi quest'anno. Spero che ci divertiremo molto, e mi aspetto che impariate un bel po'. Ora, se gentilmente potreste aprire i vostri libri a pagina 4,  inizieremo a lavorare sul Contro-Incantesimo Generico."

La mano di Rose schizzò in aria.

"Sì?" Disse la professoressa Haverna, facendole un cenno con la testa.

"Lo abbiamo imparato l'anno scorso."

"Anzi, il professor Vitious ha detto che lo abbiamo padroneggiato molto in fretta," aggiunse Colette.

Il sorriso della professoressa Haverna, che perlomeno era sembrato gentile quando si era rivolta a Rose, sparì quando si girò verso Colette. "Ma davvero?" Le chiese. Colette annuì. "Qual è il suo nome?"

"Colette St. Pierre."

"Beh, signorina St. Pierre, le sembro Filius Vitious?"

Un paio di persone ridacchiarono, ma furono zittiti subito dal suo sguardo duro. Era giusto un po' alta in confronto a Vitious.

"Beh, no-"

"E sono io adesso la professoressa di questa materia?"

"Sì, ma-"

"Ah, ah, ah. Niente ma."

Colette la guardò male. A quanto pare odiava già la nostra nuova professoressa. Sarebbe stato un lungo anno.

"Ora, dato che la signorina St. Pierre è apparentemente così esperta del Contro-Incantesimo Generico, forse le piacerebbe mostrarlo a tutti noi?"

Colette si alzò e prese la sua bacchetta. Fissando l'insegnante negli occhi, disse, "Finite Incantatem."

La professoressa Haverna si accigliò. "Mi pare evidente che non l'hai ancora padroneggiato, cara. Devi agitare di più il polso, in questo modo." Lei ce lo dimostrò, e sembrò del tutto identico al movimento che aveva fatto Colette. "Vedi?"

Colette si limitò a sedersi, ignorandola completamente. La professoressa Haverna lasciò correre, apparentemente accontentandosi di aver ridicolizzato Colette, anche se proprio non capivo come. Scambiai uno sguardo con Albus. Che fosse stata messa in ridicolo o meno, di certo Colette si sarebbe vendicata in qualche modo.

"Prego, mettete le bacchette sui banchi e ripetete dopo di me," stava dicendo la professoressa Haverna. "Fi-NI-te In-can-TA-tem."

Tutti ripetemmo molto più velocemente di lei. Lo avevamo imparato l'anno precedente. Perché dovevamo rifarlo da zero? Vidi Rose guardare male il suo libro aperto, incredibilmente frustrata. Davvero questa donna credeva di star insegnando al secondo anno?

Dopo dieci minuti a fare questo, mi stavo stufando. Albus mi guardò, poi alzò la mano.

"Sì?" La professoressa Haverna si accigliò, forse perché era seduto proprio affianco a Colette.

"Non è... Cioè, non è chiaro che conosciamo già l'incantesimo?"

"Come prego?" La professoressa Haverna sbatté gli occhi, come se non potesse credere che qualcuno stesse contestando.

"Beh, già sappiamo l'incantesimo alla perfezione, e già conosciamo il movimento della bacchetta," lo aiutai. "Ecco, guardi." Puntai la bacchetta verso il mio libro e dissi, "Colovaria."

Il libro cambiò da blu spento a giallo brillante. Guardai Al, che puntò la sua bacchetta e disse, "Finite Incantatem."

Il librò tornò al colore originale alla perfezione. Era impossibile dire che qualcosa fosse mai cambiato. Guardai la professoressa Haverna trionfante. "Vede?"

Non stava sorridendo. Anzi, sembrava avesse appena mangiato qualcosa di molto amaro. Con le labbra serrate, studiò me ed Albus. Nessuno si mosse. Non c'erano i soliti sussurri e risatine che erano diventati la norma ad Incantesimi con il professor Vitious.

Finalmente, la professoressa Haverna ruppe il silenzio. "Entrambi verrete qui stasera per scontare la vostra punizione, ci siamo capiti?"

All'istante, iniziammo a protestare. Anche molti altri si unirono a proclamare la nostra innocenza, soprattutto i Grifondoro.

"Cosa?"

"Ma è ridicolo!"

"Non abbiamo fatto niente!"

"Non può essere seria!"

"Silenzio!"

Tutti smisero di parlare, e fissarono la professoressa. Non sembrava capace di urlare così forte ad occhio, ma evidentemente aveva due polmoni possenti e nessuno scrupolo sull'utilizzarli.

"Io non tollererò atti di ribellione nella mia classe. So che non tutti di voi lo hanno padroneggiato, come dichiara la signorina St. Pierre. Ho ragione?" Qualcuno si mosse a disagio sulla sedia, ma nessuno parlò. "Oh, andiamo, non abbiate paura. È normalissimo non conoscere un incantesimo alla perfezione." Di nuovo, nessuno parlò.

Questo non scoraggiò Haverna. "Ebbene, ora, quali sono i vostri nomi?" Stava sorridendo a me e ad Albus, ma non era un sorriso molto amichevole.

"Albus Potter," disse Albus, dopo essersi guardato incerto alle spalle, per assicurarsi che non guardava i due Corvonero seduti dietro di noi.

"Albus Potter," disse lentamente. "Immagino che questo spieghi la sua mancanza di disciplina e di rispetto delle regole e dell'ordine in classe."

"E questo cosa vorrebbe dire?" Albus chiese sulla difensiva.

"Andavo a scuola con tuo padre, Albus. Quasi tutti nel mio anno lo ammiravano, ma io ho guardato oltre la facciata da 'Ragazzo che è Sopravvissuto'. Tuo padre non era niente di speciale. Era solo un ragazzino lamentoso con troppi soldi e troppi pochi limiti."

"Come osa parlare di lui in quel modo," dissi. Con mio grande sollievo, la mia voce fu molto più fredda e calma di quanto mi aspettassi. Sembrò calmare un po' anche Albus. Aveva i pugni stretti ai fianchi, e sembrava pronto a sfidare a duello la professoressa, ma si rilassò un po' mentre parlavo.

Haverna si rivolse a me. "E se quello è Albus Potter, tu devi essere Astra Lewis. Quella speciale."

Alzai un sopracciglio. "Speciale? Okay, come dice lei."

"Oh, non lo dico, io, cara mia. Lo dice Pouri."

Alcune persone iniziarono a fissarmi. Dei sussurri si diffusero per la stanza.

Haverna stava continuando. "Il preside Pouri e il professor Potter sembrano credere che lei abbia una specie di dono, signorina Lewis. E, ovviamente, sappiamo tutti che non è vero, perché buoni voti da parte di Filius Vitious non vogliono per forza dire che si possiede un dono."

"Non insulti Vitious! È stato un insegnante eccezionale!" Intervenne un Corvonero in fondo alla classe.

"Le ho chiesto di parlare?" Lo attaccò Haverna. Non un altro suono venne da lui.

"Comunque, intendo dimostrare che nessuno dei miei studenti è incredibilmente talentuoso. Ovviamente siete tutti molto capaci, ma dubito fortemente che uno qualunque di voi abbia eccezionali abilità ad Incantesimi ai livelli che crede il professor Potter. Maghi con tali capacità sono molto rari, invero."

Mi sentii il viso infuocato, e se Haverna voleva zittirmi, ci era riuscita. Non mi ero mai ritenuta più di una che imparava in fretta in Incantesimi. Tuttavia, il signor Potter pensava che avessi un "dono," qualunque cosa volesse dire. Ma la professoressa di Incantesimi credeva che fossi solo nella media, e di certo era la più qualificata per dare un'opinione. Fissai in basso, cercando di ignorare il resto della lezione. Quando finalmente terminò, ero pronta a scappare fuori dall'aula.

"Potter, Lewis, aspettate un attimo, per cortesia," disse Haverna. Colette si accigliò, ma Albus la mandò avanti, alzando gli occhi al cielo mentre tornavamo indietro.

"Sì, professoressa?"

"Va vostra punizione sarà alle sei stasera, tutto chiaro?"

La guardai male. "Perfetto. Grazie."

Lei sembrò sorpresa. "C'è qualcosa che non va?"

"Decisamente no," disse Albus. Non seppi se Haverna riuscii ad intuire il sarcasmo nella sua voce, ma io lo feci.

"Bene," disse lei, accigliandosi. "Potete andare."

Alzai gli occhi al cielo quando uscimmo dalla classe. "È tremenda."

"Quasi quanto Sulcan!"

"Davvero andava a scuola con tuo padre?" Chiesi dopo un minuto.

Albus fece spallucce. "Forse. Probabilmente è più giovane di lui."

"Forse una Serpeverde", dissi.

"Forse non è una cosa tanto brutta," disse una voce dietro di noi.

Albus ed io ci girammo e vedemmo Nico e Ciara. Adalyn era con loro, ma più che indignata dal mio commento ne sembrava ferita.

"Dimmi, Albus, cosa direbbe la tua cara sorellina se vi sentisse dire certe cose?" Ciara chiese con finta pietà.

"Probabilmente non le importerebbe," dissi, anche se non ne ero proprio sicura. Lily non era la tipa da "non mi importa", anche se dubitavo che avrebbe fatto anche ciò che Ciara si aspettava, cioè probabilmente scoppiare a piangere. Con ogni probabilità, Lily ci avrebbe urlato in testa finché non ci fossimo scusati con lei, e poi un altro po' per buona misura.

"Probabilmente sì," continuò Ciara, come se mi avesse letto il pensiero.

"Che ne dici di non coinvolgere mia sorella?" Albus stava diventando più audace, pensai. A quest'ora, l'anno precedente, si sarebbe nascosto dietro di me in una situazione del genere. Ora, non cedeva e difendeva la sua famiglia. Non riuscii a non sorridere fiera.

Ciara stava per rispondere, ma Nico la interruppe. "Almeno in Serpeverde non dobbiamo avere a che fare con sporche Sanguemarcio come te," Nico disse, guardandomi male, con la bacchetta puntata addosso a me. Entrambe le ragazze sobbalzarono quando lo disse - almeno sapevano che quella parola non si poteva usare.

"Per tua informazione, mio padre era un mago," dissi, ignorando il dolore che sentii di fronte a quel nome terribile. Albus aveva estratto la bacchetta, e la puntava a Nico.

"Oh, davvero? Uno davvero scarso, si scommetto." Nico rise aspramente. "Per non dire un pessimo padre."

Lo fissai, costringendomi a non dire nulla. Non ero del tutto sicura che, se avessi aperto bocca, non avrei rivelato quanto mi avesse ferito quella possibile verità. Ovviamente, Nico non sapeva quanto vicino alla verità era probabilmente arrivato.

"Dov'è ora, Astra? Non lo sai?" Di nuovo, una risata. Ciara sembrava sempre più a disagio ogni secondo che passava. Stavo avendo difficoltà a trattenermi ed ero piuttosto sicura che lo sapevano. Non potevo permettergli di parlare di mio padre, ma non potevo neanche dire nulla in contrario, perché erano tutti consapevoli che io non sapevo niente su quel lato della mia famiglia.

Il sorrisetto di Nico divenne un ghigno. "Ti ha abbandonato, non è vero? Perché sei un'inutile, sporca Sanguemarcio."

"Non è vero!" Esclamò Albus. Fissai Nico, all'improvviso sopraffatta dai dubbi. Avevo sempre dato per scontato che mio padre non se ne fosse andato di propria volontà. Che fosse morto, o che qualcos'altro gli avesse impedito di prendersi cura di mia madre, e quindi di me. Ora, le parole odiose di Nico, senza neanche saperlo, avevano aperto la strada ai dubbi. Ed io non sapevo cosa pensare.

Nico ignorò Albus e le sue difese. Il suo sguardo non mi lasciò mai. "Tuo padre non sopportava l'idea di essersi accoppiato con una di loro, scommetto. Forse ne è rimasto disgustato quando lo ha scoperto. Sai, scommetto-"

"Ora tu chiudi il becco, Nico Jasper!" Urlai, finalmente. Avevo sperato in un tono ben più calmo quando lo dissi. Invece, suonai sconvolta ed arrabbiata e ad un passo dalle lacrime come effettivamente ero, il che sembrava esattamente ciò che voleva Nico.

"Oh, la povera Astra si metterà a piangere? Forse, se lo fai, ci andrò piano con le maledizioni."

"Non sto piangendo," dissi, tentando senza successo di calmarmi. Piangere era una debolezza che non potevo permettermi in quel momento, e l'ultima cosa che mi serviva era dare altre munizioni a Nico.

"Ed io sono una Tassorosso," Ciara disse sarcastica. "Nico, non ne vale la pena. Andiamo."

Nico non sembrava in vena di andare da nessuna parte, ma abbassò lentamente la bacchetta e seguì Ciara e Adalyn giù per le scale.

Appena furono fuori portata d'occhio, mi accasciai sul pavimento, un po' stordita e un po' tanto sconvolta. Albus si inginocchiò vicino a me in un istante.

"Astra, nulla di quello che ha detto è vero, lo sai."

"Io non lo so, Albus!" Dissi, strofinandomi furiosamente gli occhi per cercare di fermare le lacrime. Dopo un secondo, cedetti e mi permisi di piangere.

Albus si limitò ad accarezzarmi la schiena e provò a persuadermi che Nico non sapeva di cosa parlava. Il fatto era che non avevo alcuna idea se Nico avesse ragione o no. Mio padre era ricco, questo lo sapevo - forse un'antica famiglia di maghi. E quelle tendevano ad avere pregiudizi. Ciò che Nico aveva descritto poteva benissimo essere vero. Per quanto provassi a convincermi del contrario, non potei impedire ai dubbi di formarsi. Perché non poteva essere solo un mago normale? Più di ogni altra cosa ora, volevo essere normale. Sfortunatamente, una cosa del genere sembrava impossibile per me.

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Mi calmai in tempo per mangiare un boccone a pranzo, poi Albus mi portò dritto al tavolo dei professori e disse al professor Pouri delle azioni di Nico. Pouri assicurò che se ne sarebbe occupato lui, poi ci mandò a lezione.

Per quanto ci provassi, non riuscii a prestare attenzione a Trasfigurazione e Pozioni. Pozioni era noiosa in ogni caso, ma ero davvero troppo distratta per fare qualunque cosa più complessa di scarabocchiare su un pezzo di pergamena.

Quando le lezioni finirono, Albus ed io vagammo verso la sala comune. Colette era andata in biblioteca per fare ricerche su qualcosa. Non sapevo di preciso cosa, ma riguardava la creazione di incantesimi.

Passammo attraverso il buco del ritratto e trovammo un bel caos. I primini correvano da tutte le parti, esplorando, e i più grandi giocavano a Spara Schiocco o a scacchi dei maghi, oppure ancora raccontavano gli eventi delle vacanze agli amici. James era seduto vicino ad una delle finestre, e ci chiamò da lui quando ci vide.

"Hey! Come è andato il primo giorno?" Chiese allegro quando lo raggiungemmo.

Albus mi guardò, forse chiedendosi quanto avrei detto a James. "Abbastanza orrendo, come tutti i primi giorni."

Il sorriso di James sparì. "Cosa è successo?"

Alzai gli occhi al cielo. "La professoressa Haverna è la peggior professoressa che esista."

"Mi odia perché sono un Potter, tanto per dirne una," disse Albus. James si accigliò.

"E mi odia perché ha sentito tuo padre dire che ho un 'dono' o qualcosa di simile."

"E ci sta insegnando cose che abbiamo imparato l'anno scorso!"

"Ci ha messo in punizione per aver eseguito un incantesimo alla perfezione!"

James alzò le mani. "Whoa, whoa. Rallentate. Okay, sembra il diavolo in terra. Ho capito. Cerchiamo di essere razionali, va bene?"

"Non sapevo ne fossi capace!" Esclamò Albus.

"Chiudi il becco. Comunque, razionali. Il che vuol dire che dobbiamo vendicarci."

"E questo sarebbe razionale?" Chiesi.

"Cosa? Mi stai dicendo che non vuoi vendicarti?"

Alzai gli occhi al cielo. "Va bene. Come facciamo?"

James fece spallucce. "La genialità non è automatica, Astra. Devi dare alle idee il tempo di cuocere, poi mescolarle un po', poi assaggiare, poi aggiungere un po' di sale, e poi ottieni la genialità."

"Già..." Alzai gli occhi al cielo. "Assicurati che il tuo genio non si bruci sotto."

"Potrei avere un'idea prima della vostra punizione," disse James, ignorandomi. "Ti farò sapere."

"Pensaci te," disse Albus. "Vuoi giocare a scacchi, Astra?"

"Certo."

Iniziammo ad andare via, poi James disse, "Oh, hey, giusto per essere sicuri. Astra, non ti farai ammazzare quest'anno, vero?" Mi stava facendo un sorrisetto eccezionalmente infuriante.

"Disse quello che neanche tre mesi fa si è fatto rapire," dissi, alzando gli occhi al cielo. Ero un minimo infastidita, e non mi importava che lo mostrassi. Io non volevo finire in pericolo ogni volta! Perché nessuno ci credeva?

James percepì il mio fastidio, e si accigliò. "Beh, almeno non ho passato due mesi a piangermi addosso in una biblioteca."

"Prego?" Questo mi aveva stupita davvero. Sul serio, James? "Stavo cercando di scoprire chi sono. Non lo chiamerei 'piangersi addosso'."

"Davvero? Beh, io sì." Non stava scherzando più. Lo avevo capito. Non era una bella cosa. "Sono serio. Devi stare più attenta, Astra."

"Ironico che me lo dica proprio tu, Mister Esploriamo-Notturn-Alley!"

Albus mi tirò leggermente la manica, provando a tirarmi via prima che la situazione degenerasse. Lo ignorai.

"Nessuno ti ha costretta a venire!" James disse, alzandosi.

"Io non sapevo cosa fosse!" Urlai in risposta. "Chi lo sapeva? Tu! E chi non ci ha fermato? Tu!"

Ormai stavamo urlando, ed attiravamo l'attenzione. Eravamo troppo testardi per interrompere e continuare da un'altra parte, figuriamoci arrivare ad un compromesso e fermarci e basta. Onestamente non mi interessava minimamente che gli altri ci guardassero. Avevo avuto una giornata terribile e James la stava solo peggiorando.

"Non è colpa mia!" Protestò lui.

"Sì che lo è!"

"Va bene! Forse lo è! Ma potevi anche girare i tacchi e andartene!"

"Forse non volevo farti pensare che sono una codarda, James Potter!"

Un paio di persone si raccolsero attorno a noi, guardando senza interferire.

"Forse io non volevo farti pensare di esserlo!"

"Come può essere da codardi non suggerire di esplorare Notturn Alley?"

"Come può essere da codardi tornare indietro?"

Mi accorsi che eravamo a pochi centimetri l'uno dall'altra. Uno o due commenti in più e probabilmente ci saremmo presi a pugni. Feci un passo indietro, guardandolo male. "Va bene. Hai ragione tu. Colpa mia. Tutta colpa mia. Contento ora? Forse ti troverai meglio senza me in giro a causare guai." A quel punto, girai i tacchi e me ne andai, tenendo la testa alta. Albus subito mi seguì fuori dalla sala comune.

Non sapevo di preciso dove stessi andando, ma sapevo che stavo per piangere di nuovo non volevo essere in nessun posto dove qualcuno potesse vedermi. Nel nome di Merlino, cos'era successo? Non ricordavo di aver mai litigato fino a quel punto con James.

Alla fine, Albus sembrò capire che non avevo una destinazione in mente. Mi prese gentilmente il braccio, e lo seguii passivamente. Uscimmo dal castello.

L'aria fresca fu un toccasana. Sembrò che fosse passata un'eternità dalla mattina, quando eravamo usciti per andare a Cura delle Creature Magiche con Hagrid. Avevo così tanti pensieri ed emozioni che mi vorticavano dentro che pensai di poter esplodere.

Finalmente smettemmo di camminare, e mi guardai attorno. Eravamo al campo da Quidditch. "Pensavo ti avrebbe fatto piacere volare un po'," Albus spiegò imbarazzato. "Per schiarirti le idee. Riordinare i pensieri. Di solito con me funziona."

Sorrisi ad Albus, e all'improvviso capii che buon amico che era. Aveva sopportato stoicamente tutti i miei cambi d'umore, ed ora stava cercando di risollevarmi il morale. Lo abbracciai, sorridendo. "Grazie, Al. Mi dispiace tanto. Sembra un'ottima idea."

La mia scopa era nel ripostiglio della scuola, dove l'avevo lasciata per le vacanze. Albus ne scelse una della scuola, e ci sollevammo, volando intorno ed inseguendoci l'un l'altra. Non so quanto tempo passammo a volare, ma alla fine mi sentivo molto meglio. Avevo ancora dei pensieri conflittuali in testa, soprattutto su mio padre, ma li avevo messi da parte. Preoccupandomi non avrei cambiato nulla, dopotutto, quindi perché preoccuparsi?

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La punizione con Haverna fu piuttosto noiosa. Requisì le nostre bacchette, ci fece sedere ai lati opposti della classe, e ci fece copiare parecchie centinaia di volte una frase. "Non devo ribellarmi all'autorità." Ovviamente, quella frase mi mise proprio nell'umore giusto per ribellarmi all'autorità, ma quando ti ritrovi a ricopiare frasi c'è ben poco di cui ribellarsi. Mi assicurai di rovesciare la boccetta di inchiostro più di una volta, ma in quel momento non potevo fare di meglio.

Tre ore dopo, tornammo in sala comune, lamentandoci di lei. Esattamente contro quale autorità ci eravamo ribellati? Ci si può mica ribellare per sbaglio?

Ovviamente, tutti quelli del nostro anno furono più che felici di darci ragione quando tornammo. Tutti erano rimasti delusi da lei, soprattutto dai suoi pensieri riguardo agli altri insegnanti e al nostro Capo della Casa. Luke suggerì di convincerla a rinunciare comportandoci come la peggior classe nella storia delle classi, ma tutti gli altri bocciarono subito l'idea. A meno che non avessimo coinvolto tutte le altre case, l'unico risultato sarebbe stato far perdere a Grifondoro una quantità oscena di punti. Dovevamo essere un po' più subdoli.

Non vedevo Colette da qualche ora quando entrò in sala comune portando una pila di libri più alta di lei. Erano le nove e mezza circa, e sospettavo fortemente che Madama Pince l'avesse cacciata dalla libreria, perché altrimenti non se ne sarebbe andata. Subito andai da lei e la aiutai a portarli di sopra.

"Sono tutti sulla creazione degli incantesimi?" Chiesi dubbiosa mentre salivamo le scale.

"Quasi tutti," disse Colette, mettendosi la sua pila su un solo braccio per aprire la porta. "Ce ne sono un paio sulla natura degli incantesimi in generale, ed un dizionario di Latino."

"Oh," dissi, buttandoli senza cerimonie sul suo letto. "Che noia."

"Guarda caso io penso che i tuoi libri babbani siano noiosi, quindi suppongo che siamo pari," disse Colette, alzando gli occhi al cielo.

Mi sedetti sul letto e la guardai organizzare accuratamente i libri sul coperchio del suo baule. "Hai ancora tutti quei libri sulle Arti Oscure lì dentro?"

"Non sono tutti sulle Arti Oscure!"

"Quindi, sì?"

"Forse."

"Giusto. A ciascuna il suo."

Colette non rispose, scegliendo invece di arrotolare la sua sciarpa e di tirarmela in testa. La evitai, poi rimasi seduta a guardarla, non pensando a niente in particolare. Involontariamente, portai la mano alla catenina che avevo al collo e tirai fuori il medaglione che indossavo sempre.

Colette mi guardò mentre lo percepivo sotto le mie dita per la miliardesima volta. "Cos'è quello?"

Non la capii per un secondo, poi abbassai lo sguardo." Oh, questo?" Lo tenni in alto. "è un medaglione. Me lo ha dato Wren."

"Oh. È...Onestamente, è un po' strano."

"Dici?" Aggrottai le sopracciglia, confusa.

"Sì. Perché lo indossi? Voglio dire, non è proprio il tipo con cui ti scambi bigliettini di auguri a Natale."

"Lo indosso sempre," dissi, facendo spallucce.

Colette sospirò. "E va bene. Astra, spero proprio che riusciremo a diventare amiche quest'anno, nonostante la grande idiota che sei-"

"Tra simili ci riconosciamo," dissi, sorridendo.

"Già. Comunque, se vogliamo essere amiche, non potresti parlarmi di Wren Predatel? Non ho idea di che rapporto avevate voi due, invece tutti gli altri sì. Voglio dire, i suoi genitori quasi ci hanno rapite l'anno scorso. Credo di meritare qualche informazione."

Abbassai lo sguardo. "È... è un po' complicato."

Colette si sedette vicino a me sul letto. "Beh, per fortuna sembri brava a spiegare le cose."

Sospirai, ed iniziai. Partii da quando la incontrammo sul treno. Una volta avviata, non fu poi così difficile. Ben presto, Colette sapeva tutto; provai persino a dire a parole quanto era stato brutto il suo tradimento.

Quando le dissi dei sogni che avevo avuto, però, si interessò subito. Fece un sacco di domande, e si accigliò spesso. Tuttavia, quando le chiesi cosa stesse pensando, scosse la testa e lasciò perdere.

Alla fine, sospirai. "Colette, non so cosa pensare. Se qualcuno l'ha davvero costretta a fare tutte quelle cose, allora è lei la cattiva? Io....Non è facile decidere."

Colette si accigliò. "Sì. Lo è. Non era costretta ad usare la maledizione Cruciatus."

"L'avrebbero uccisa, ne sono sicura. I suoi genitori."

"Morirei piuttosto che fare una cosa del genere," Colette disse ferventemente.

Io non ero sicura come lei. Se qualcuno faceva qualcosa di male, perché erano costretti, erano davvero loro dalla parte del torto? Non lo sapevo. Non potevo decidere allora. E avevo il tremendo presentimento che avrei dovuto vedere di nuovo Wren, faccia a faccia, prima di prendere quella decisione.




Spigolo autore.

Non so voi, ma a me dà una TALE soddisfazione vedere Colette così...voi che dite?

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.

Alla prossima!

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