Capitolo 33 - Andava tutto (non) bene

Mi svegliai in un posto che mi era fin troppo familiare.

L'infermeria era tranquilla, anche se potevo sentire conversazioni sussurrate da qualche parte. non sapevo cosa stessero dicendo, però. Non mi importava molto.

Quanto tempo avevo dormito? A me sembrava passata un'eternità da quando eravamo scesi nella Camera, ma al tempo stesso sembrava appena successo. Non avevo idea di che ora fosse, o di quanto ero stata fuori uso, o di quanti giorni erano passati da quando Albus ed io...

Albus!

Mi sedetti e mi guardai attorno preoccupata. Al stava bene? Se era ferito, era solo per colpa mia. Doveva stare bene... Lo trovai nel letto a fianco al mio, che dormiva sereno, il suo respiro era regolare. Feci un sospiro di sollievo, poi notai la persona seduta su una sedia tra i nostri due letti.

Il signor Potter mi sorrise. "Madama Chips vuole che tu rimanga stesa, Astra. Dice che sei troppo stanca per fare qualunque tipo di sforzo fisico."

Riluttante, poggiai di nuovo la testa sul cuscino. "Albus sta bene?"

"Sì. Starete benissimo tutti e due."

"Che giorno è?"

"Sabato," disse il signor Potter, ridacchiando. "Hai dormito solo una notte, tranquilla."

"Hanno preso Sulcan?"

"Sì." Il signor Potter si sporse dalla sedia. "Ora, Astra, credi di riuscire a dirmi cos'è successo?"

Gli raccontai l'accaduto, il più chiaramente possibile. Come avevamo trovato l'entrata della Camera. Come avevamo trovato Sulcan lì dentro. Anche come avevo usato l'incantesimo di Colette per distruggere gli occhi del serpente. Come avevamo ucciso il serpente. Come avevo abbattuto Sulcan.

Il signor Potter ascoltò tutto il racconto con un'espressione indecifrabile in viso. Quando finalmente finii, non disse nulla per un po'. Sembrò che passasse una vita prima che rompesse quel silenzio di riflessione.

"Sei stata molto coraggiosa."

Non seppi come rispondere. Mi ero aspettata che mi sgridasse per essere stata stupida.

Continuò dopo un attimo, "Ovviamente, non dico che tu ed Albus avete fatto bene a scendere lì da soli, perché è stato abbastanza stupido; ciò non toglie che siete stati molti coraggiosi." Sorrise, e vidi un barlume del ragazzo che si era trovato nei miei panni, che non aveva esitato a fare la stessa cosa. "Ora, mi chiedo solo perché avete sentito il bisogno di andare lì dentro. Non sapevate cosa vi aspettava."

"Beh, sapevamo del serpente. Colette lo ha capito settimane fa." Feci spallucce. "Ma..." All'improvviso mi sentii strozzata. Non sapevo se volevo dirgli perché eravamo andati lì. Se volevo ammettere che Evie era morta a casa mia. Ma dovevo farlo. "Prima dell'inizio degli esami, Evie Haughland è venuta a dirmi che aveva visto qualcosa, qualcuno con un mostro che entrava in un bagno delle ragazze. E... E avrei dovuto dirlo a qualcuno, ma non l'ho fatto, e per questo ora lei non c'è più." Mi asciugai qualche lacrima, azione del tutto inutile, perché ormai stavo piangendo a dirotto. "Volevo rimediare, in qualche modo, perché è colpa mia se è morta ed io... Io..."

"Astra, non è stata colpa tua," disse il signor Potter con gentilezza. "Nessuno avrebbe potuto sapere cosa sarebbe successo. Immagino che Evie ti abbia chiesto di non parlarne con nessuno?"

"Beh, sì, ma..."

"Non avresti potuto fare niente più di me. Non sapevamo perché Evie era in quel corridoio, o come ci è arrivata. Lily mi ha detto che avevano fatto Pozioni prima di cena. Devo presumere che sia successo in quel momento, perché le ragazze non ricordano di averla vista dopo. Non è colpa tua."

Non gli credevo del tutto, ma era comunque bello sentirselo dire. Dall'altro lato del signor Potter, Albus iniziò a svegliarsi. Il signor Potter chiese anche a lui di raccontare l'accaduto, ed io mi persi nei miei pensieri. C'era qualcosa che stavo dimenticando... Qualcosa che riguardava Sulcan...

"I Dissennatori!"

Il signor Potter si girò verso di me. Ero scattata di nuovo a sedere, ma non fece commenti. "Cosa?"

"I Dissennatori! Quelli di Hogsmeade! Di certo erano per Sulcan! Lui... Li abbiamo trovati per primi, e lui ha detto che se ne sarebbe occupato, ma non lo ha fatto, giusto? E-"

Il signor Potter mi stava fissando. "Avete trovato prima Sulcan?"

"Ed ecco spiegato perché nessun altro lo sapeva! Perché lei è rimasto così sorpreso! Ma perché tenere dei Dissennatori ad Hogsmeade?"

"Questa è un'ottima domanda." Il signor Potter si stava alzando. "Non lo hanno ancora portato via. Mi sa che andrò a chiederglielo."

Quando le porte si aprirono per lasciar uscire il signor Potter, Colette e James entrarono di corsa e vennero da noi. "State bene?"

"Stiamo bene, James," dissi, sorridendo.

Colette incrociò le braccia. "Astra, come hai potuto andare lì sotto senza portare anche noi?"

"Beh, non è che volessi portarmi dietro Albus..."

Colette gemette. "Sei un'idiota. Lo sai questo, vero?"

"Cos'è successo?" Chiese James.

E così glielo dicemmo. Colette rimase molto contenta del fatto che non solo il suo incantesimo aveva funzionato, ma ci aveva salvato la vita. James sembrava solo lieto di avere ancora il suo fratellino, e me. Addirittura iniziò a farci un discorso sul significato di responsabilità, il che ci fece ridere così tanto che Madama Chips ci cacciò tutti fuori, pazienti e non.

Ricevemmo ogni tipo di domande da tutti quelli che incontravamo. In molti balbettarono anche delle scuse per aver pensato che io ed Albus fossimo i responsabili. James addirittura rintracciò Kristopher Trengrove, quello che aveva messo in giro la voce, e si assicurò che fosse proprio fuori al buco del ritratto quando passammo. Inutile dirlo, sembrava molto meno minaccioso quando borbottava scuse ed era più rosso di una rapa.

"Un'intera settimana rimasta," Albus disse quando ci sistemammo in sala comune. "È così strano."

"Sembra che sia passata una vita dall'inizio degli esami," ammisi. Non poteva essere passato meno di un giorno da quando avevamo svolto l'esame di Cura delle Creature Magiche. Così tante cose erano cambiate da allora. Niente sarebbe stato più lo stesso.

"Stai bene?" James chiese. Annuii, sorridendo. Almeno, sarei stata bene. Quella settimana era proprio ciò che serviva, non solo a me, ma a tutti, prima di tornare a casa per le vacanze estive. Una settimana di nulla. Tempo per pensare. Per accettare tutto. E poi, casa.

Sobbalzando, ricordai che, per la prima volta in vita mia, avevo davvero una casa in cui tornare. Una vera casa. Con persone a cui importava di me. Anche se mi conoscevano a malapena. Quasi iniziai a piangere in quel momento (ma non lo feci, e meno male, perché avevo già pianto a sufficienza e i miei amici non avevano bisogno di vederlo).

I giorni successivi furono perfetti, o almeno, perfetti considerando le circostanze. La Sala Grande era decorata con drappi neri, invece del classico rosso e dell'oro, segno che Grifondoro aveva vinto la Coppa delle Case (e anche quella del Quidditch!). Lily ed Eviana passarono quasi tutto il tempo in un angolo della nostra sala comune, circondate da primini comprensivi, ma non molto d'aiuto.

Lunedì, gli studenti pietrificati si unirono a noi per la cena, il che volle dire che nessuno toccò cibo, perché eravamo troppo occupati ad abbracciarli e a dargli il bentornato. Neanche mi lamentai quando Elmer piombò sul sedile di fianco a me e flirtò per tutta la serata. Mi era quasi mancato. Quasi. E poi, l'estasi di Pip ripagava di tutto.

Albus ed io eravamo venerati come gli eroi della scuola, una cosa che avevo già sperimentato abbondantemente. Notai James guardarci gelosamente un paio di volte quando qualcuno ci chiedeva di raccontare la storia. Tuttavia, negò che fosse successo. Comunque, provai ad evitare il più possibile di essere al centro dell'attenzione. Non era proprio nelle mie corde.

Il signor Potter trovò me, Albus e Colette il lunedì sera e ci disse che Sulcan aveva risposto ad alcune domande sui Dissennatori ad Hogsmeade. Aveva detto che qualcuno (non aveva detto chi) per cui lavorava li aveva mandati per spaventarlo e per persuaderlo a svolgere più in fretta il suo lavoro. Non aveva detto neanche quale fosse questo lavoro. L'unica altra cosa che aveva detto era che i Dissennatori non venivano da Azkaban, ma che la persona per cui lavorava sapeva come trattarli. Colette si mise al lavoro per capire cosa volesse dire tutto ciò, ma Albus ed io ci accontentammo di quello che già sapevamo. Dopotutto, eravamo ancora vivi, ed io sapevo fare un Patronus corporeo, quindi non c'erano problemi.

La mattina del venerdì, Colette ed io eravamo in dormitorio a cercare la mia copia di Il Quidditch Attraverso i Secoli (Quelle di James ed Al erano così tanto scarabocchiate da essere illeggibili).  Non avevo idea di dove fosse, e considerato che dovevo fare i bagagli entro domenica, non era una buona cosa. In realtà, Colette venne solo per farmi un discorso sull'ordine o roba simile. Dalla regina dell'organizzazione perfetta non mi sarei aspettata altro, ma davvero non mi importava più di tanto, quindi la ascoltai con un orecchio solo. Almeno, fin quando non mi afferrò il braccio.

"Mi stai ascoltando?"

"Cosa? Certo," dissi, sedendomi. Mi ero stesa a terra per guardare sotto al letto.

"Beh, se tu mi avessi ascoltato per davvero, sapresti che sto cercando di dirti che c'è un gufo alla finestra."

Sbattei gli occhi, poi mi girai verso la finestra che indicava. Era vero; un grosso barbagianni marrone era appollaiato sul davanzale, e picchiettava sulla finestra. Mi alzai e la aprii.

"Hey, perché non sei venuto stamattina?" Chiesi al gufo, accarezzandogli le piume e slegandogli la lettera dalla zampa. Non riconobbi l'uccello; non era di Teddy, o di zia Andromeda. Non sapevo chi altro volesse mandarmi una lettera. Quasi tutti i Potter erano lì; qualunque notizia sarebbe ovviamente passata prima dal signor Potter. Mi accigliai verso la lettera che avevo in mano, poi verso il gufo. In quel momento, sembrò capire che il suo lavoro era finito, e volò fuori dalla finestra.

"Beh? La apri?" Chiese Colette. "C'è il tuo nome sopra."

In effetti era così. Mi sedetti sul mio letto, vicino a Colette, e aprii la lettera. La scrittura mi era familiare. Ricordai all'improvviso chi era l'unica altra persona che mi aveva mai scritto.

Astra,

La notte del 10 Maggio sono scappata dai miei genitori. Ormai ho esaurito quasi tutte le possibilità, sono sola, ho paura, e non so cosa fare. Però credo ci sia ancora un posto in cui non possono raggiungermi. 

Potresti trovare un modo per arrivare ad Hogsmeade? Alle 21 in punto del 19 Giugno sarò lì. Anche James ed Albus possono venire. Raggirare i miei non è stato facile, ma credo e spero che alla fine ne varrà la pena.

Tua sempre, Wren.

Colette la stava leggendo da sopra la mia spalla. Finì prima di me, e quando mi girai a guardarla, aveva gli occhi sgranati. "Il tuo sogno."

Annuii lentamente, apatica.

"Devi dirlo al signor Potter." Mi tirò in piedi ancor prima di finire di parlare.

"Lo so."

Mi prese il braccio prima che potessi scappare via, e mi costrinse a guardarla. "Astra, degli dirgli tutto."

"Lo so."

"Anche il sogno?"

"Anche il sogno." Guardai la lettera tra le mie mani. "Andiamo."

Colette mi seguì verso l'ufficio del signor Potter. Pregando che fosse lì, da solo, attraversai la classe e bussai alla porta del suo ufficio.

La porta si aprì, e il signor Potter ci sorrise interrogativo. "Ciao Astra, Colette. Va tutto bene?"

Scossi la testa e gli passai la lettera. Lui la prese, ed aprì di più la porta per lasciarci entrare. Mentre la leggeva, si accigliava sempre di più. Finalmente alzò lo sguardo su di noi. "L'hai appena ricevuta? Intendo, adesso?"

Annuii. "Ma... Beh..."

"Sì?"

"Qualche settimana fa, io... Ho fatto un sogno."

Il signor Potter non iniziò a ridere. Non mi guardò come se fossi pazza. Neanche mi chiamò pazza. annuì e basta. "Sì?"

Fu questo a darmi il coraggio di dirgli tutto. Non mise in dubbio l'affidabilità del sogno. L'unica cosa che mi chiese fu riguardo l'uomo con cui parlavano. Non sapevo chi fosse, o perché era lì, o cosa voleva. Il signor Potter sembrò trovare la sua esistenza preoccupante.

Colette, nel frattempo, aveva preso la lettera. "Hey," ci interruppe dopo un po', "guardate."

"Cosa c'è?"

"Le prime lettere di ogni frase, dal basso verso l'alto. T R A P P O L A. 'Trappola.'"

Il signor Potter prese subito la lettera per verificare di persona. Ci guardò entrambe, poi si alzò. "Devo vedere un paio di persone."

Anche io e Colette ci alzammo, "Aspetti, perché?" Chiesi. "Cosa vuole fare?"

"Beh, se è davvero una trappola per catturarti, allora avere degli auror sul posto, pronti a catturarli, non può nuocere. E non abbiamo molto tempo. Le nove, c'è scritto? Cercheremo di essere pronti per le sette." Si diresse verso la porta, poi si girò per dire un'ultima cosa. "Astra, voglio che tu, James, Albus, Colette, e chiunque altro rimaniate nei vostri dormitori stasera. Non uscite. Non venite ad aiutarci. Non vogliamo che nessuno si faccia male."

Stavo per protestare (volevo essere presente!) ma il signor Potter scosse la testa. "Astra, è una cosa seria. Sarete i primi a sapere cos'è successo stanotte, va bene? Ma ho bisogno che rimaniate tutti al sicuro, in sala comune. D'accordo? E poi, come reagirebbe Andromeda se sapesse che ti ho fatta venire con me?"

Non volevo pensarci (ricordai al matrimonio quanto la zia sapesse essere spaventosa), e sospirai. "Rimarrò in sala comune, lo prometto."

"Ottimo. Grazie." Il signor Potter sorrise, poi corse fuori dalla porta, lasciando me e Colette a tornare in sala comune da sole.

"Dici che li cattureranno?" Chiesi mentre tornavamo.

"Non lo so. Spero di sì."

"Pensi... Pensi che troveranno Wren?"

"Forse." Colette fece spallucce. "Lo sapremo stasera." Evidentemente, dovetti sembrarle preoccupata, perché Colette aggiunse, "Andrà tutto bene, Astra. Gli auror sono addestrati per questo. Tutto si risolverà per il meglio."

Sperai di riuscire a crederle.





Spigolo autore.

Mi rivolgo a tutte le persone che non sopportano Astra; il prossimo capitolo credo che vi piacerà...

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.

Alla prossima!

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