Capitolo 30 - La Camera dei Segreti
"Certo che è viva," ripetei con voce un po' più salda. "Eviana, perché non vai a chiamare il professor Potter?"
Eviana pareva odiare l'idea di andarsene, ma non potevo lasciare le due ragazze da sole con Evie. Forse mentirgli era stata una pessima idea, ma non potevo dirle la verità, che la loro migliore amica era morta e che forse era colpa mia.
Non ragionare così, mi rimproverai da sola. Non sarebbe stato d'aiuto per nessuno. Non in quel momento, almeno. In seguito avrei avuto tutto il tempo di pensarci. In quel contesto, potevo solamente nascondere la verità a Lily e ad Eviana, perché sapevo che non l'avrebbero sopportata, e non volevo vederle distrutte e disperate. Sarebbe stato meglio per loro sentirlo da un insegnante, dallo stesso padre di Lily, quando io sarei stata molto lontano.
Eviana partì alla ricerca del signor Potter, e mi sedetti con Lily, che sembrava incapace di distogliere lo sguardo dall'amica. Provai a non pensarci. A concentrarmi sul nulla. O a concentrarmi su Lily. Tutto tranne la ragazzina di fronte a me, che diventava lentamente più fredda e più cinerea. Tutto tranne il fatto che era colpa mia se era morta. Tutto tranne quello. Non dovevo pensarci.
"È morta, non è vero?" Lily disse con voce spenta, dopo circa cinque minuti di silenzio.
Girai la testa per fissarla. "Cosa?"
"Hai mentito. Lo so." Stavo per protestare inutilmente la mia innocenza, ma lei mi interruppe. "Lo so che avevi buone intenzioni." La sua voce era appena un sussurro. Sembrava in stato di shock. "Ma non è viva. L'ho capito. È diversa."
Mi morsi il labbro, e mi allungai per accarezzare Lily. Lei si allontanò, poi scoppiò in lacrime.
Per qualche secondo, potei solo fissarla. Cosa avrei potuto fare? Non mi ero mai trovata in una situazione simile. Dopo un secondo, il mio istinto prese il controllo; mi avvicinai a Lily e le misi un braccio attorno alle spalle. Il signor Potter ed Eviana ci trovarono così, qualche minuto dopo.
Il signor Potter fissò sua figlia, sconvolto. Guardò me. "Non è..."
Sbirciai verso il corpo di Lily, e scossi la testa. Lui capì l'antifona, e aiutò Lily ad alzarsi, così da consolarla lui stesso. Eviana sembrava piuttosto confusa, ma stava capendo in fretta cos'era successo.
"Astra, andresti a chiamare il professor Pouri?" Chiese il signor Potter. Annii silenziosamente e corsi per i corridoi verso il suo ufficio.
Non sono sicura di come sia andata dopo. Credo di aver trovato Pouri, e di avergli detto cos'era successo. Appena aveva sentito che qualcuno era stato ucciso, ho saputo che ha annunciato che tutti dovevano tornare ai loro dormitori immediatamente. Gli insegnanti furono chiamati nel corridoio in cui era successo. Lo seguii distrattamente, e venni dimenticata nella folla. Rimasi là a guardare fino a quando il signor Potter mi notò e mi mandò in sala comune. Non mi dispiacque obbedirgli.
Non tenni conto di tutte le domande che mi avrebbero fatto una volta tornata. Le voci si erano scatenate nell'assenza di fatti, ed una massa di studenti isterici mi assaltò appena entrai, facendo le domande più assurde.
"Chi è stato mutilato?" Chiese una del quinto anno, spintonando un gruppo del sesto anno per avvicinarsi.
"No-"
"È vero che i Predatel hanno provato a rapire uno del primo anno?" Mi chiese uno del settimo anno, interrompendomi.
"Cer-"
"Davvero qualcuno ha ucciso un professore?"
"No!" Mi feci strada tra la folla. Non riuscivo a respirare in quello spazio così piccolo. Mi fermai dopo un minuto per riprendere fiato, guardando preoccupata quel mucchio di persone. L'unica cosa che volevo fare era ritirarmi in dormitorio, rannicchiarmi sul letto, e piangere per la ragazza che non era più con noi. Non lo capivano? Ero la causa della morte della ragazzina più dolce che avessi mai incontrato. Tuttavia, sapevo che non sarei mai sfuggita alla folla se loro non avessero avuto risposte. James ed Albus apparirono al mio fianco, il che fu un sollievo.
Per fortuna, la folla sembrava incline a lasciarmi spazio, se ciò significava che avrei risposto. "Niente di quello che avete detto è vero," dissi, sospirando. "È successo qualcosa di molto peggio. L'aggressore... Ha ucciso qualcuno."
Calò un assordante silenzio nella sala comune di Grifondoro, un silenzio che sperai di non udire mai più. Sentii la mano di Albus sulla mia spalla, e mi sentii confortata.
"Chi?" Qualcuno sussurrò dopo un lungo momento.
"Una Serpeverde chiamata Evie Houghland."
James sussultò. "Lily-"
"È al sicuro," dissi subito. "Ma... Evie..."
Anche se era una Serpeverde, i Grifondoro rimasero sconvolti. Erano più sottomessi di quanto li avessi mai visti. Quasi tutti conoscevano Lily, tramite i fratelli o per il suo stesso atteggiamento spavaldo, e tramite lei conoscevano Evie. La dolce ragazzina che non parlava molto. la timorosa ragazzina che era finita più di una volta nella sala comune sbagliata. La gentile ragazzina per cui sorridere era facile come respirare.
Ci volle un po' prima che tornassi ad essere consapevole di ciò che mi circondava. Ero seduta su una sedia vicino al camino, e Colette mi disse che avevo pianto per più di venti minuti. Albus mi disse che continuavo a ripetere che era colpa mia. James immediatamente iniziò a difendermi da me stessa. Scossi la testa, e gli avrei raccontato tutta la storia, se il ritratto non si fosse aperto proprio in quel momento, facendo entrare le due ragazze più compatite della scuola. James ed Albus scattarono verso la loro sorellina, che stava ancora piangendo, anche se di meno.
Guardai Eviana e Lily venir piazzate su un divano, e mi resi conto di una cosa. Era colpa mia. Lo sapevo. Ma, se avessi avuto una sola possibilità di rimediare, l'avrei inseguita. Ed avevo un'idea su dove andarla a cercare.
Lentamente mi alzai, ed attraversai la stanza, camminando disinvolta verso il ritratto, sperando di non essere vista. Se solo fossi riuscita ad uscire, avrei potuto cercare il responsabile, ed assicurarmi che venisse punito. Dovevo porre fine a tutto questo. Perché avrei potuto farlo prima, ma non lo avevo fatto. Ora, dovevo recuperare il tempo perduto.
Non c'era tempo di cercare un insegnante, decisi mentre attraversavo il buco del ritratto. Non sapevo di preciso dove stavo andando, ma non importava. Ero troppo infuriata. Forse fu per questo che non sentii i passi dietro di me fino a quando il loro padrone mi venne di fianco.
"Che ci fai qui?" Chiesi ad Albus.
"Guarda un po', stavo per chiederlo a te."
"Non è ovvio? Devo rimediare a tutto questo."
Albus si fermò, ed io feci lo stesso. All'improvviso si fece serio, perdendo del tutto l'aria scherzosa di un attimo prima. "Astra, perché continui a comportarti come se fosse colpa tua? Non lo è. Per niente."
"Sì, lo è. Prima dell'inizio degli esami, Evie è venuta a dirmi che aveva visto qualcosa. la notte in cui Marie ed Elizabeth sono state pietrificate, ha detto di aver visto qualcuno intrufolarsi in un bagno delle ragazze con una specie di mostro. E io avrei dovuto dirlo a qualcuno. Evie sarebbe rimasta al sicuro. Perché l'aggressore deve averla uccisa perché ha visto qualcosa. E io avrei potuto salvarla se non fossi stata così testarda..."
Albus era rimasto a bocca aperta, e mi stava fissando sconvolto. Scosse subito la testa, però. "Non è colpa tua. Non potevi sapere cosa sarebbe successo..."
"Devo porre fine a tutto questo. Devo assicurarmi che nessun altro si faccia male."
Albus inclinò leggermente la testa, e mi studiò. Stavo per implorarlo di non andare a chiamare un professore quando lui parlò. "Quindi, da dove cominciamo?"
Mi ci volle un momento per registrarlo. Quando finalmente capii che aveva parlato al plurale, però, scossi subito la testa. "No, Al, devo andare da sola. Non posso trascinarti con me."
"Allora abbiamo un problema, perché non vai da nessuna parte senza di me. E poi, non mi trascinerai da nessuna parte. Camminerò al tuo fianco."
"No, Al, non capisci."
"Io penso di sì. Ti senti responsabile, e vuoi rimediare. Ma so anche che non hai alcuna possibilità contro un Basilisco e la persona che lo controlla. E poi, sono un Rettilofono. Posso aiutare."
Non avevo molti argomenti oltre a 'Non voglio che tu ti faccia male,' che secondo me era più che valido, ma sapevo che Al me lo avrebbe rigirato contro. Sospirai. "Al..."
"Quindi, qualche idea su dove andare a cercare questo aggressore?"
In realtà non ne avevo, ma ora che l'aveva detto, un pensiero mi guizzò in mente. "La Camera dei Segreti."
Albus alzò un sopracciglio. "Perché lì? È fin troppo ovvio."
"Appunto. Non credo che tuo padre voglia tornarci nel prossimo futuro, no? E dato che l'ha controllata già una volta, perché farlo di nuovo? È come nascondere qualcosa in bella vista."
"Forse no..." Albus si accigliò. "Ma non sappiamo neanche dov'è."
"Beh, mettiamo insieme ciò che sappiamo. Evie ha visto l'aggressore entrare in un bagno con un mostro."
"Papà ha detto che c'è un fantasma che infesta l'entrata. Ma non so... Chi..." Albus lasciò la frase in sospeso, fissando il vuoto con occhi sgranati, con l'espressione di chi ha appena collegato due pezzi di un puzzle difficilissimo.
"Allora?" Chiesi impaziente. "Chi è?"
"Quale fantasma conosciamo che infesta un bagno?"
Ripercorsi mentalmente la lista dei fantasmi che conoscevo. Di solito non si confinavano in una sola area del castello, ad eccezione di...
"Mirtilla Malcontenta!"
~~~~
Corremmo verso il bagno di Mirtilla Malcontenta. Per la prima volta da quando l'avevo conosciuta, pregai che la trovassimo, e che non fosse in un altro bagno, o qualunque posto scegliesse quando non era qui. Fummo fortunati. Praticamente sfondammo la porta, e sentimmo il suono familiare del suo pianto.
"Mirtilla?" Urlò Albus. Il suo pianto si fermò all'istante, e lei volò in alto, al di sopra del suo stallo, per guardarci.
"Mirtilla, possiamo chiederti una cosa?" Albus chiese, guardandosi attorno preoccupato.
"Cosa vuoi chiedermi?" Chiese Mirtilla, veleggiando verso il basso così da essere quasi al livello dei nostri occhi, ed ignorando me come sempre.
"Beh, ci chiedevamo se è qui che c'è l'entrata alla Camera dei Segreti."
Mirtilla si accigliò. "Beh, non vedo come mai io potrei-"
"Qualcuno è stato qui di recente? Tipo, stasera?"
"Io non lo so. Io sono stata a piangere perché sono sola."
Ignorai l'ovvio riferimento al fatto che ci aveva lasciato preparare la pozione nel suo bagno, e provai a pensare ad una tattica diversa. Albus sembrò fare lo stesso, e per un attimo ci fu silenzio. Mirtilla sembrava voler tornare al suo stallo quando mi venne un'idea pazza.
"Mirtilla, come sei morta?" Cacciai fuori all'improvviso.
Mirtilla sbatté gli occhi, poi si girò verso di me, emozionata e molto lusingata. "Ooh, quella sì che è una bella storia."
"Ci piacerebbe sentirla," dissi. Albus mi guardò interrogativo. Beh, dovevamo assicurarci che fosse lei il fantasma che ci interessava. Il modo migliore per farlo era capire come era morta.
"È stato terribile," Mirtilla disse con gioia. "È successo proprio qui! Mi stavo nascondendo perché Olive Hornby mi prendeva in giro per via degli occhiali, poi ho sentito la voce di un ragazzo, così sono uscita per dirgli di andare via, poi, sono morta."
Guardai di nuovo Albus, che sembrava aver capito. "Per caso hai visto un serpente?"
"No, ovviamente no," disse Mirtilla, un po' scocciata, come se fosse rimasta delusa dal fatto che la storia della sua morte non era abbastanza per noi. "Ho visto solo un paio di grossi occhi gialli. Tuo padre non te l'ha detto?"
"Dove?" Chiesi subito, guardandomi intorno ed ignorando del tutto la sua domanda. Sembrava sufficiente a provare che eravamo sulla strada giusta, ma non sapevo di preciso come rispondere. "Dove hai visto gli occhi?" Se era morta per il Basilisco, quello era il tipo di dettaglio che le sarebbe rimasto impresso. Forse c'era un passaggio segreto nel muro, o una porta nascosta o qualcosa di simile.
"Proprio lì," stava dicendo Mirtilla, indicando i lavandini. Albus ed io scattammo in quella direzione ed iniziammo ad esaminarli.
Sembravano nella norma. Cercammo un qualunque segno che indicasse l'entrata della Camera dei Segreti. All'improvviso, vidi qualcosa che mi fece tornare in mente una punizione con Gazza a metà anno, quando mi fece pulire proprio questo bagno. C'era un piccolo serpente inciso su uno dei rubinetti. Tirai Al più vicino.
"Dici che è qui?"
Lui annuì, poi mi guardò. "E ora?"
"Parla Serpentese." Non so perché lo dissi. Mi era venuto in mente e basta.
Albus mi guardò incerto. "Non so neanche se so farlo, Astra. È successo solo una volta."
"Puoi farcela. Immagina che sia un serpente vero, e digli di aprire la porta."
Albus si girò verso il serpente, ed iniziò a borbottare "Apriti," sottovoce. Stavo per dirgli che stava parlando normalmente quando un sibilo uscì dalle sue labbra, e il lavandino affondò completamente nel pavimento. Dietro di esso c'era un enorme tubo, abbastanza grosso da farci passare un uomo adulto, o due ragazzini magrolini del terzo anno.
"Beh, si va in scena," Albus disse con voce che tradiva un po' d'ansia.
"Si va in scena," ripetei, guardandolo. Poi, mi rivolsi di nuovo verso il tubo. Si va in scena eccome.
Spigolo autore.
Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.
Alla prossima!
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