Capitolo 28 - L'indizio di Evie

"Ho saputo che volevate vedermi," disse una voce fredda proveniente da una sedia con lo schienale alto. Era rivolta dal lato opposto. Katreena ed Isaac Predatel si scambiarono uno sguardo esitante.

"Sì, è così," disse Isaac. "Abbiamo un piano."

L'uomo sulla sedia si alzò, e si girò per guardare la coppia. "Un piano?"

"Per catturare la Lestrange," Katreena continuò ansiosamente.

L'uomo ci pensò per un minuto. Era alto, con capelli neri ed una pelle piuttosto pallida. Forse una volta era stato un bell'uomo, e forse poteva esserlo anche ora, ma non con quell'espressione crudele in viso. Non era giovane, ma era difficile dire con esattezza quanti anni avesse. Poteva averne trenta come poteva averne cinquanta.

"E quale sarebbe questo piano?" Chiese l'uomo, guardando Katreena ed Isaac con occhi assottigliati.

Isaac gli passò un foglio di carta. "Lo abbiamo scritto."

L'uomo si fermò a leggere. Mentre continuava, alzò lentamente le sopracciglia per la sorpresa. Quando arrivò alla fine, alzò lo sguardo sulla coppia. Sapeva che la loro figlia era abbastanza furba da pensarci, ma non si aspettava una tale sottigliezza dai genitori. Erano entrambi molto diretti nei loro piani. Questo trucco sembrava fuori dalla loro portata. "Una vostra idea?"

"Completamente."

"Sono sorpreso. C'è un solo problema. Come farete ad attirare la ragazza fuori da Hogsmeade?"

"Semplice. Useremo Wren."

Mi svegliai di soprassalto. Che accidenti era successo? Avevo appena assistito ad un piano per rapirmi? Sul serio? Mi sedetti, e mi guardai intorno. Rose, Lacy, e Colette dormivano profondamente. Iris se n'era andata da quasi un mese, e il letto vuoto di Wren non era così doloroso da guardare, ora che non era il solo. Comunque, sperai che fosse qui, invece di essere usata per qualunque cosa avessi appena visto.

"Astra?" Colette si era svegliata, e mi rivolse uno sguardo assonnato ma preoccupato. "Che succede?"

"Solo un sogno," sussurrai. Colette uscì subito dal letto e si sedette di fianco a me.

"Cos'è successo?"

"Oh, niente, I Predatel vogliono rapirmi. Niente di serio."

"È molto serio!" Colette sibilò. "Cos'è successo, di preciso?"

Glielo raccontai. Sembrò preoccuparsi molto più di me, il che fu strano. Pensavo che fosse tutto molto semplice. Qualunque cosa Wren sarebbe stata costretta a fare, non sarei andata ad Hogsmeade. Dopo, sarebbe andato tutto bene.

Colette prese una posizione diversa. "Va' a dirlo al signor Potter. Ora."

"No, Colette-"

"Astra, ti prego, è una cosa seria!"

"Chi crederà che questi stupidi sogni sono veri?"

"Il signor Potter ti crederà!"

Scossi la testa. "Non lo farà. Nessuno sano di mente lo farebbe."

Colette mi guardò male. "Va bene. Ma se dovesse succedere qualunque cosa, andrò io dal signor Potter."

"Fai pure. Così le risate te le becchi tu e non io."

Colette sospirò esasperata, e tornò al suo letto. Io mi stesi di nuovo sul mio, ma scoprii di non poter dormire per un po'.

Sapevo che non avrei avuto molto tempo per pensare su quel sogno. Eravamo a metà di Giugno, e gli esami sarebbero iniziati la settimana dopo. Non solo, ma James ed io non avevamo trovato un nuovo sospettato, quindi ero costantemente all'erta come il resto della scuola, non sapendo chi tenere d'occhio. Era stato confortante, almeno, pensare di sapere chi fosse il colpevole. Per fortuna, poche persone pensavano ancora che fossimo noi, ma ora non aveva molta importanza. Almeno Colette aveva creato un incantesimo che distruggeva gli occhi della vittima. Cioè, questo era l'obiettivo. Dovette ammettere che Vale Oculos era uno degli incantesimi che aveva testato di meno. Tuttavia, era una difesa buona quanto ogni altra contro un basilisco.

Entro mattina, Colette sembrava aver raggiunto di nuovo la conclusione che dovevo dirlo al signor Potter. Non era un problema se mi riteneva pazza, diceva. Meglio stare sicuri. Mi rifiutai fermamente. Non è che non gli avrei parlato se fosse successo qualcosa. Forse. Ma perché avrebbe dovuto credere ai miei sogni? E anche se ci avesse creduto, non poteva fare niente al riguardo. Anzi, non c'era niente che io potessi fare al riguardo, quindi me lo tolsi dalla testa.

"Sei impossibile," Colette sussurrò quando ci sedemmo di fianco ad Al e James.

C'erano alcune ragazze che ronzavano a portata d'orecchio, tutte che ridacchiavano e guardavano James. Nelle scorse settimane, era diventato evidente che le Grifondoro erano piuttosto interessate al nuovo ragazzo single disponibile, scatenando il fastidio del suddetto ragazzo single disponibile. James mandò una tremenda occhiataccia alla ragazza del quinto anno più vicina e si girò verso Colette. "Chi è impossibile?"

"Astra!"

"Beh, ovviamente," James disse, alzando gli occhi al cielo e mi diede un colpetto alle costole. Quando nessuna di noi due trovò divertente il suo atteggiamento, perse subito il sorriso. "Che ha fatto, di preciso?"

Colette si guardò attorno cauta, ed abbassò la voce prima di rispondere. "Ha fatto un altro sogno."

"Oh! Su cosa?" Albus chiese, avvicinandosi per sentire.

"I Predatel. Hanno un piano per rapirla, e lei si rifiuta di dirlo a tuo padre."

James ed Albus mi fissarono, stupidi. "Vogliono rapirti?" James disse senza emozioni.

"Lo sapevamo già," dissi, facendo spallucce. "Lo hanno messo in chiaro un anno fa."

"Ma ora hanno un piano?" Continuò lui.

"Forse. Ma solo se sarò abbastanza stupida da cascarci. E non lo sarò!" Dissi in fretta, perché James sembrava volesse protestare.

"Astra, dovresti comunque dirlo a papà..." Albus si accigliò per la preoccupazione e giocherellò assentemente con un tovagliolo. "Vorrebbe saperlo."

"No."

"Astra, andiamo, capirà," James supplicò.

"No."

"Discutere con lei è inutile. È un'idiota e una testarda." Colette mi guardò storto, poi tornò alla sua colazione senza un'altra parola e mi ignorò per il resto del pasto. James ed Albus continuarono a provare a convincermi di dirlo al signor Potter, ma io continuai a rifiutarmi, e gli feci promettere di dirlo. Accettarono molto a malincuore, perché alla fine era una mia scelta, la mia vita era in pericolo, ed avevo giurato di non parlargli mai più se lo avessero detto ad una sola anima.

Con quella nuvola che incombeva su di noi, Colette, Albus, ed io, andammo in silenzio a Pozioni. Colette piazzò il calderone a tutto un altro tavolo dopo avermi lanciato uno sguardo sdegnoso. Mi limitai ad alzare gli occhi al cielo, rifiutandomi di mostrare la fitta di rimorso che sentii. Non era colpa mia, e non avrei mai creduto che lo fosse. Ma, se tu solo lo dicessi al signor Potter... Imprecai sottovoce e mi concentrai sulla pozione.

Non saprei dire se fosse per il mio cattivo umore o se era la realtà, ma Sulcan sembrava più irritabile del solito. Scattava per il più piccolo sussurro, e passò dieci minuti ad urlarmi contro quando il mio calderone strabordò perché stavo guardando male Colette e avevo versato per errore tutto il succo di blatta nella pozione. Rimproverò anche Scorpius per aver sminuzzato le foglie di palinta in modo troppo irregolare, anche se da quanto potevo vedere aveva fatto un lavoro migliore di tutti noi.

Ripensai a ciò che aveva detto James, al fatto che Sulcan aveva pattugliato i corridoi e le classi quasi tutte le notti nelle due settimane precedenti. La mancanza di sonno era evidente nelle borse che aveva sotto gli occhi. Tuttavia, era così infame che non riuscii a dispiacermi per lui. Ignorare il suo dolore fu facile, dato che lo sfogò su noi studenti. Perfino Ciara venne gentilmente rimproverata, sconvolgendo tutti.

Inutile dire che fui felicissima di andarmene. Sulcan ci portò di sopra ad Aritmanzia prima di portare i Serpeverde verso qualunque classe dovessero andare, ed entrammo. Volevo sedermi vicino a Colette, ma una sua occhiataccia mi fermò subito. Feci spallucce e posai la mia roba vicino a Lacy, ma dentro mi sentivo arrabbiata. Colette non poteva smettere di parlarmi. Come avrei fatto senza di lei? Certo, a volte era troppo diretta e maligna, ma nell'ultimo anno era stata una buona amica, ed avevo iniziato ad affidarmi a lei e ad Al più di quanto volessi ammettere. Non potevo certo buttare tutto all'aria, no? Beh... Avrei aspettato fino alla fine di Aritmanzia.

Aspettare fino a che Aritmanzia fosse finita divenne aspettare fino alla fine della giornata, che divenne il giorno dopo, e quello dopo ancora. Più andava avanti, più Colette sembrava determinata a comportarsi come se non esistessi, ed io lo ero a fare finta che non mi importasse.

Pip, ovviamente, non sapeva nulla dei miei sogni, e passava la maggior parte del tempo a seguire Albus in giro e a rimanere confuso sul perché io e Colette avevamo deciso di odiarci dalla sera alla mattina. Per fortuna, le Mandragole sarebbero state pronte entro pochi giorni, o avrebbe provato a farci parlare di nuovo. Giovedì passò un'ora a dirmi che probabilmente mancavo terribilmente a Colette. Ovviamente non era vero, ma non ebbi il coraggio di mandarlo via.

Mi sentivo ancora più in colpa quando vedevo Al. Stava facendo del suo meglio per non schierarsi, lo capivo, ma non era facile. Mi conosceva da più tempo, ma era d'accordo con Colette. Sarei quasi andata a parlare con suo pare se non fossi stata così testarda, solo perché non volevo ferirlo. Tuttavia, mi feci forza e lo ignorai, e mi dissi che sarebbe tutto finito entro la fine della scuola. Stavo contando quei giorni.

L'ultima lezione del venerdì, Incantesimi, andò come tutte le lezioni di quella settimana. Avevo passato il mio tempo con Lacy, alla quale serviva un'amica da quando Iris era stata chiamata a casa. Ne era rimasta sorpresa all'inizio, assieme al resto del nostro anno, ma nessuno fece domande e riuscimmo a stabilire una scomoda normalità. Mi sedetti insieme a Lacy e Luke davanti, mentre Al e Colette erano seduti più dietro con Rose.

Haverna spiegò di nuovo come avrebbe funzionato la settimana di esami. L'esame di Incantesimi del nostro anno era fissato per giovedì mattina. Lo sapevamo già, perché il signor Potter aveva distribuito gli orari qualche giorno prima, ma Haverna sembrava persuasa che alcuni di noi non sapessero leggere e che lei avesse bisogno di rispiegarlo nei minimi dettagli.

"Professoressa, tutte le Case lo faranno giovedì?" Chiese una Corvonero.

"Ovviamente," Haverna disse aspramente. "Perché dovrei preparare quattro esami diversi per lo stesso anno?" La Corvonero divenne scarlatta e nascose la faccia in un libro. "Altre domande stupide?"

"E riguardo le persone pietrificate?" Albus chiese, sorprendendo tutti. Di solito evitava di parlare in classe, figuriamoci volontariamente.

"Cosa intende?"

"Beh, il professor Paciock ha detto che le Mandragole saranno pronte entro fine settimana prossima, ma quelle persone non dovranno fare gli esami, giusto?"

Haverna sembrava volesse rispondere alla domanda, ma non sapendo come. Se c'era una cosa che avevo imparato di lei, era che odiava non avere tutte le risposte. Invece di ammettere la sconfitta, guardò male Albus. "Teme che le sue povere vittime possano essere rimandate, non è vero?"

Albus spalancò gli occhi allarmato. "Cosa? Vittime? Io-"

"Non c'è bisogno di preoccuparsi, classe," Haverna disse dolcemente. "I vostri compagni rimarranno allo stesso anno, e presto sarete a casa per le vacanze, a distanza di sicurezza dal signor Potter."

"Ma falla finita, razza di strega," borbottai.

Haverna non capì cosa dissi, ma capì che qualcosa era stata detta, e si girò di scatto verso di me. "Come, prego?"

"Niente, professoressa."

"Sembrava qualcosa in più di niente, signorina Lestrange."

Resistetti alla voglia di alzare gli occhi al cielo. "Beh, professoressa, ho solo detto che sarò felice di tornare a casa. Avrò tempo di far schiudere un basilisco per divertirmi davvero l'anno prossimo."

Tutti i Grifondoro nella stanza tranne Colette scoppiarono a ridere, e perfino i Corvonero si fecero sfuggire qualche risatina nervosa. Il volto di Haverna si contorse in una tale occhiataccia che chiunque altro sarebbe appassito sul posto. Io, invece, le sorrisi innocentemente.

"Signorina Lestrange," disse a bassa voce, "vuole prendersi gioco di me?" Quasi dissi sì, ma lei continuò prima che potessi farlo. "Perché non sarà possibile. Non permetterò che lei, una stupida ragazzina del terzo anno, rovini le mie lezioni e metta in discussione la mia autorità. Sono stata buona con lei, Lestrange, ma l'anno prossimo può aspettarsi molto peggio. Io l'ho avvisata."

Mantenni un'espressione gentile e calma tutto il tempo, e alla fine del discorso, le sorrisi. "Sì, professoressa."

Haverna mi guardò male, poi si girò verso la cattedra. Per fortuna, la campana suonò prima che potesse dire qualcosa, e fui la prima ad uscire.

Albus mi raggiunse nel corridoio. "Haverna è terribile."

"E il cielo è azzurro, e l'erba e verde; cosa c'è di nuovo?" Dissi sorridendo.

"Non sarei sorpreso se ci fosse lei dietro gli attacchi," Albus disse scherzoso.

"Già, immagina, Haverna che maledice gli studenti che le danno fastidio." Risi. "L'unico problema con questa teoria è che avrebbe maledetto prima noi."

"Vero." Albus rise, poi si fermò a pensare. "In realtà... Forse no. Sarebbe stato terribilmente sospetto, no? Una nuova insegnante arriva, ci odia da subito, e poi veniamo pietrificati?"

Mi accigliai. "Forse... Ma perché Haverna dovrebbe pietrificare gli studenti? È un'insegnante. Può metterli in punizione."

Albus fece spallucce. "Mi sto arrampicando sugli specchi. È solo che non mi piace non avere qualcuno da tenere d'occhio, capisci?"

"Decisamente. Vorrei quasi che fosse Nico, così avremmo almeno un punto di partenza."

Albus sospirò. "Almeno saremo a casa fra tre settimane. Quante cose possono succedere nel frattempo?"

Per tutto il weekend, nulla a parte lo studio. Quelli del quinto anno erano nel pieno dei G.U.F.O., e quelli del settimo stavano svolgendo i M.A.G.O., ma per il resto di noi, gli esami iniziavano lunedì, e se c'era un momento per impegnarsi, era quello. Continuavo a dirmi di andare a cercare Colette ed Albus, e chiedergli di studiare con me, ma sapevo che Colette mi avrebbe ignorato. A meno che non avessi parlato con il signor Potter del mio sogno, lo mise in chiaro - non mi avrebbe più parlato.

Il weekend passò tranquillo, anche se pieno di stress. Lacy ed io finimmo per prendere in prestito gli appunti di Rose per ogni materia e studiare su quelli, invece che sui libri, il che aiutò immensamente.

Domenica notte, saltai la cena per cercare di capire esattamente cosa avremmo dovuto imparare per tutto l'anno in Aritmanzia. Non avevo imparato un bel niente, ed ero già pronta a fallire ai G.U.F.O. del quinto anno. La sala comune si svuotò mentre il signor Potter portava l'intera Casa giù a cena, lasciandomi da sola. Il silenzio fu il benvenuto; anche durante lo studio, la mia Casa sapeva essere chiassosa. Scoprii che riuscivo effettivamente a concentrarmi, il che fu un miracolo, e riuscii ad arrivare a metà degli appunti prima che i Grifondoro tornassero.

Non mi aspettavo che qualcuno si unisse a me dopo cena. Lacy aveva dichiarato di essere esausta, e aveva giurato che sarebbe andata letto appena tornata dalla Sala grande, e Rose era occupata a dare ripetizioni dell'ultimo minuto ad Eric e Luke dall'altro lato della stanza. Albus, ovviamente, aveva studiato con Colette, perché sapevamo tutti che avrebbe avuto voti perfetti, e lui aveva più possibilità con lei che con me. Quindi fu piuttosto sorprendente quando qualcuno si sedette di fronte a me. Fu ancora più sorprendente quando alzai lo sguardo per vedere chi era.

Evie Houghland, la migliore amica Serpeverde di Lily, sembrava davvero fuori posto nella sala comune, in larga parte perché era pallida come un fantasma e sembrava terrorizzata all'idea di essere qui. Mi accigliai per la preoccupazione e le accarezzai il braccio senza accorgermene. "Evie, cos'è successo?"

"H-ho visto qualcosa, e avevo paura di dirlo a qualcuno, non sapevo da chi andare, ma devo..."

"Di che si tratta?" Mi avvicinai, tendando di nascondere la mia ansia.

Evie si guardò attorno. "Il giorno che quei due Corvonero sono stati pietrificati, h-ho visto... Qualcosa..."

"Cosa? Che hai visto?"

"Qualcuno stava entrando di nascosto in uno dei bagni delle ragazze, e c'era un mostro con lui, e..." Evie stava ormai tremando, e le misi le mani sulle spalle.

"Era un serpente? Evie, shh, va tutto bene. Riesci a dirmi almeno questo?"

Non rispose, ma annuì, ad un passo dalle lacrime. "Ho troppa paura, Astra. E se ora aggredisse me?"

"Non succederà. Sei al sicuro, Evie. Ormai è passato un mese; probabilmente non sa neanche che lo hai visto," dissi per calmarla. Tuttavia, l'unica cosa che volevo fare era scuoterla e farle dire dove aveva visto tutto ciò e chi era.

Evie non sembrava convinta. "Non lo dirai a nessuno?"

"Non ad un'anima." Esitai, guardandomi attorno per assicurarmi che nessuno sentisse. "Evie, sai chi hai visto? E dove ti trovavi?" Lei sgranò gli occhi, e scosse la testa vigorosamente. "Ok, va bene." Le misi le mani attorno alle spalle. "Scusami per averlo chiesto. Va bene così."

In quel momento, Eviana Clausen, la migliore amica Grifondoro di Lily, ci notò. "Evie? Che ci fai tu qui? Dov'è Lily?"

Evie mi guardò implorante, e mi girai verso la sua amica, inventandomi in fretta una bugia semi-credibile. "Evie è rimasta in mezzo alla folla di Grifondoro e ha perso i Serpeverde, ed ora non vuole tornare da sola ai sotterranei."

Eviana abbracciò l'amica. "Di nuovo? Evie, andiamo." Evie arrangiò un debole sorriso.

"Hey, aspettami qui, la riporto io." Saltai in piedi e andai alla ricerca di James, che acconsentì distrattamente a prestarmi il mantello, ficcandomelo in mano prima di girarsi sul suo libro di Trasfigurazione con un'espressione di leggero panico.

Tornai dalle due ragazze, che stavano parlando dei loro primi esami il giorno dopo, ignorando il tremolio di Evie, che era decisamente eccessivo per essere solamente finita al posto sbagliato. "Va bene, ascoltatemi," dissi a bassa voce. "Lily probabilmente vi ha detto che suo fratello ha uno di questi, ma non dovete dirlo a nessuno, va bene?" Alzai il mantello dell'invisibilità, facendo sussultare entrambe. "Il signor Potter ci ha detto che non possiamo dirlo a nessuno, ma dato che siete le migliori amiche di Lily, non credo sia un problema."

Eviana ci guardò invidiosa mentre Evie ed io andavamo al buco del ritratto ed uscivamo. Appena si chiuse, misi il mantello dell'invisibilità su di noi. Non incontrammo problemi. Pix volò su di noi ad un certo punto, ma non potendo vederci non ci diede fastidio. Incrociammo un paio di prefetti di ronda, nervosi, che saltavano al minimo rumore. Non potevo biasimarli; avrei odiato essere fuori da sola in piena notte senza la protezione del mantello dell'invisibilità.

Raggiungemmo i sotterranei di Serpeverde senza problemi, ed entrai nel passaggio con lei così che potesse uscire da sotto il mantello senza essere vista da qualcuno in corridoio. Poi, tornai verso la torre di Grifondoro.

Ora che ero sola, stavo iniziando a sentirmi un po' ansiosa. Un mantello non poteva proteggermi dagli occhi di un Basilisco, o sì? Non lo sapevo, ma non volevo scoprirlo. Ovviamente, c'era sempre l'incantesimo di Colette, ma distruggere gli occhi al serpente lo avrebbe fatto arrabbiare, e a quel punto avrebbe cercato di mordermi seguendo il suono del mio respiro.

Non accadde nulla. Raggiungi il buco del ritratto in tutta tranquillità, e restituii discretamente il mantello a James. Tornai allo studio e, dopo aver assicurato ad Eviana che era andato tutto bene, e che Evie era al sicuro nei sotterranei di Serpeverde, scoprii che non riuscivo più a studiare, ed andai a letto. Non riuscii effettivamente a dormire, perché la rivelazione di Evie mi riempiva il cervello, ma almeno ci provai.




Spigolo autore.

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.

Alla prossima!

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