Capitolo 26 - La pozione Polisucco

La successiva gita ad Hogsmeade era fissata per la prima settimana di Aprile. La aspettavo con una certa ansia, non solo perché era un'occasione per uscire dal castello, ma anche perché distraeva tutti quanti dal parlare di me, Al, e gli altri. Perfino Kristopher Trengrove sembrava avere altri impegni che accusare noi. Nonostante il mio atteggiamento all'inizio, il gossip costante mi stava stancando, e non mi dispiaceva il cambio d'argomento.

Durante la settimana prima dell'uscita, però, c'era un'altra cosa che teneva occupati i Grifondoro. La relazione tra James e Mackenzie si era guastata di recente, ma pochi sapevano davvero perché. Io lo sapevo; lui passava così tanto tempo ad inseguire Nico che finiva per ignorare Mackenzie. Nemmeno lei credeva che Nico fosse il colpevole, il che non aiutò. Ultimamente avevano avuto parecchi litigi, e stavano raggiungendo il picco. Tutti sembravano sicuri che si sarebbero lasciati ad Hogsmeade, e tutti stavano cercando un modo per essere a portata d'orecchio quando sarebbe successo.

Non avevo alcun interesse in quello, quindi la mattina di sabato proposi di andare a visitare la Stamberga Strillante. Albus e Colette si dichiararono prontamente d'accordo, lanciando sguardi preoccupati a James, che era seduto di fianco a Mackenzie un po' più in là, in silenzio. Mackenzie stava provando a parlargli, ma ovviamente non stava andando benissimo.

Quaranta minuti dopo, eravamo seduti ai Tre Manici di Scopa, all'erta per l'arrivo di James e Mackenzie così da sapere quando fuggire, ma godendoci una Burrobirra nel frattempo.

"In arrivo," borbottò Albus, indicando fuori dalla finestra. James e Mackenzie camminavano per strada, parlando velocemente. Erano seguiti a distanza da una grossa folla che si stava impegnando fin troppo a sembrare disinteressata.

Albus, Colette ed io ingurgitammo le Burrobirre e ci muovemmo verso la porta. Riuscimmo ad uscire prima che James arrivasse all'entrata, e ce ne andammo prima che potesse fermarci. A nessuno di noi andava di essere immischiati in quel caos romantico.

Quando fummo fuori portata visiva, rallentammo fino a camminare, ansimando leggermente. Mi tolsi il cappotto; iniziava a far caldo, e non ne avevo bisogno.

Camminammo in silenzio per qualche minuto, poi sentimmo delle voci avanti a noi. Si fecero più forti, e stavo per decidere di ignorarle, quando Albus mi afferrò il braccio.

"Serpeverde. Jasper. Non lo senti?"

Mentre ci sforzavamo di sentire, il gruppo girò l'angolo avanti a noi. Era davvero Nico, con parecchi altri Serpeverde. Colette ed Albus si scambiarono uno sguardo, poi mi afferrarono un braccio a testa e mi trascinarono in un vicolo.

"Hey, che state-"

"Shh!" Colette mi mise una mano sulla bocca. "Non vogliamo fare il bis di Halloween!"

Per quanto volessi protestare, dovetti ascoltarli. Ciara e Nico non avrebbero mai sprecato l'opportunità di duellare senza insegnanti in vista, possibilmente facendomi finire anche nei guai per quel motivo.

"Seguiamo questo sentiero per un po', allora," suggerì Albus. Colette annuì, e li seguii.

Passeggiammo per i boschi, facendo meno rumore possibile e cercando di tenere la strada a vista. Era bellissimo, e tranquillo, con gli uccelli che cinguettavano e i fiori di campo che stavano appena iniziando a sbocciare. Continuammo così parecchi minuti, godendoci la natura.

"Dovremmo essere arrivati ormai," Colette disse all'improvviso, accigliandosi. "Al, dov'è la strada?"

"Pensavo stessi controllando tu..."

"Sei tu quello davanti!" Colette sospirò. "Davvero ci siamo persi?"

Mentre iniziavano a bisticciare, iniziai a tremare. Un venticello freddo era appena soffiato. Beh, in effetti, faceva ancora freddo. Iniziando ad impensierirmi leggermente, mi rimisi il cappotto.

Ero solo io, o il cielo si stava scurendo? E adesso stava decisamente facendo freddo; anche Al e Colette se n'erano accorti, e smisero di parlare. E l'erba appena spuntata sembrava avere un sottile strato di gelo su di essa, all'improvviso.

Con una sensazione schiacciante di disperazione, mi girai lentamente, sapendo per istinto cosa avrei visto. Due figure ammantate si stavano muovendo tra gli alberi. Galleggiarono verso di noi. Al si fece sfuggire un versetto spaventato dietro di me.

Il freddo mi comprimeva i polmoni, assieme alla disperazione e alla depressione. Non sarei mai stata felice di nuovo. Era dieci volte peggio di un Molliccio. I Dissennatori si stavano avvicinando...

Non potevo muovermi, ma sentii Colette dietro di noi sussurrarci di scappare. Stavo tremando; vedevo dei puntini di fronte a me. Non era reale; di certo stavo sognando... Qualcuno urlava, qualcuno dai miei sogni, o forse io, non capivo...

"Astra! Il Patronus!"

Ero vagamente consapevole di Colette che mi scuoteva, di lei che mi ficcava la bacchetta in mano. L'unica cosa che potevo vedere bene erano i miei amici, e perfetti sconosciuti dai miei sogni, venire torturati, e all'improvviso ero stata congelata di nuovo da Katreena Predatel e mi sentii scivolare al suolo, urlando per un dolore che non poteva essere vero.

Albus e Colette mi stavano trascinando all'indietro, capii, ma non abbastanza velocemente. Anche loro stavano subendo l'influenza. I Dissennatori ci stavano raggiungendo. Avremmo ricevuto il Bacio. Quasi lo accolsi; niente più urla, niente più dolore...

All'improvviso, ebbi una visuale molto più chiara del viso di Albus, e di quello di Colette, proprio di fronte a me. Mi avevano tirato in piedi. E se fossi morta io, poi sarebbe toccato a loro. Se glielo avessi lasciato fare. All'improvviso sentii un potentissimo, feroce desiderio di vivere, che anche loro vivessero. Abbassai lo sguardo e fui sorpresa di vedere la mia bacchetta in mano. Fissandomi le immagini di Colette ed Albus in mente, feci un passo avanti ed alzai la bacchetta. "Expecto Patronum!"

Una grossa forma bianco-bluastra eruppe dalla mia bacchetta e attaccò i Dissennatori. Essi indietreggiarono, e sentii il loro effetto attenuarsi abbastanza da schiarirmi i pensieri. Albus e Colette mi stavano fissando, momentaneamente sconvolti, ma sapevo che non avevamo tempo da perdere. Afferrando le loro mani, iniziai a correre, pregando che i loro piedi si muovessero per istinto, intanto che i loro cervelli si riprendevano.

Corremmo più in fretta che potemmo. Corremmo per salvare le nostre vite. Più ci allontanavamo, più la sensazione opprimente si attenuava, e si faceva più caldo, ma non mi importava. Non ci fermammo finché non raggiungemmo il villaggio.

"Troviamo... Professore..." Colette ansimò.

Cercammo febbrilmente un adulto che potesse aiutarci. Quasi subito, individuai Sulcan. Per quanto lo odiassi, fu un sollievo raggiungerlo di corsa e raccontargli la nostra storia ingarbugliata.

Sulcan ci ascoltò accigliato finché non riuscimmo ad assemblare il fatto principale - eravamo quasi stati attaccati da dei Dissennatori. Non chiese come fossimo scappati, o se stessimo bene. Invece, con sorprendente gentilezza, ci portò ai Tre Manici di Scopa, ed ordinò una cioccolata calda per ognuno di noi.

La cioccolata sembrò scaldarmi l'anima, e fu una sensazione piacevolissima. Sulcan ci guardò ad occhi stretti per un momento, poi disse, "Non parlatene con nessuno, capito? Non vogliamo causare un'isteria di massa."

"Ma-"

"Signorina Lestrange, io andrò a cercare aiuto e mi occuperò della cosa. Lei si preoccupi di recuperare le forze."

Senza un'altra parola, si girò e se ne andò, lasciandoci scossi ma vivi; molto meglio di come andava alla maggior parte delle persone che incontravano un paio di Dissennatori nel bosco.

~~~~

L'incontro coi Dissennatori ci aveva scosso fino al midollo. Non ne parlammo, perché Sulcan non aveva tutti i torti; non volevamo scatenare un'isteria di massa. Senza contare che nessuno di noi era particolarmente entusiasta all'idea di rivivere quell'esperienza raccontandola. Era stata terrificante, raccapricciante. Solo James sentì il racconto completo, e anche lui rimase troppo sconvolto e terrorizzato per parlarne.

Per quanto ci provassimo, non capivamo. Perché c'erano Dissennatori ad Hogsmeade? E, dopo qualche giorno, iniziammo a chiederci perché Pouri o il signor Potter non avevano voluto chiederci nulla. Forse sapevano che era stato troppo traumatico? Non lo sapevo, ma non potei negare di essere leggermente sollevata all'idea di non doverlo raccontare di nuovo.

Ora che avevo il tempo per pensarci, rimasi scioccata da quanto fosse stato potente il mio Patronus. Altro che pallina di luce. Non sapevo che animale fosse, ma di certo ne aveva la forma generica. Ero sbalordita. Come avevo fatto a produrre un Patronus quasi corporeo proprio quando ero sotto maggior stress e tensione? Ci sarei riuscita di nuovo? Per i primi giorni successivi all'evento, fui troppo spaventata per provare.

Un altro fatto sorprendente, che all'inizio nemmeno mi parse tale, fu che James e Mackenzie non si erano lasciati ad Hogsmeade. Anzi, sembrava avessero fatto pace, e le settimane successive furono perfette, almeno per loro.

Dato che James stava spendendo meno tempo con noi e di più con Mackenzie, la gente lo aveva escluso dalle voci. Il breve sollievo portato da Hogsmeade era finito, e le storie volavano a tutta forza. La più gettonata era che fossi io la mente criminale, e che stessi usando Al e Colette per fare ciò di cui non ero capace da sola, come parlare ai serpenti e creare incantesimi. Nessuno sapeva quanto fosse vicino alla realtà, nel caso di Colette, e lei era sempre tesa in questi giorni, casomai un professore decidesse di verificare le voci. Le vacanze di Pasqua si stavano avvicinando, e stavo iniziando ad avere un'idea su come passarla. Provando la nostra innocenza.

Il primo giorno di vacanza, Albus, Colette, ed io eravamo ad un tavolo nascosto della biblioteca, evitando tutti. "Dobbiamo porre fine a tutto questo," dissi mentre un gruppo del quarto anno passava, ci fissava, e sussurrava.

"L'unico modo per farlo è provare che non siamo capaci di pietrificare le persone, oppure provare che è stato qualcun altro," Colette disse senza emozione. Avevamo avuto questa conversazione già svariate volte, ed eravamo tanto vicini ad una risposta quanto Colette lo era a creare un incantesimo per invertire la pietrificazione.

"Potremmo provare a dimostrare che non siamo colpevoli," Albus suggerì, come sempre.

"Dimostrarsi innocenti è molto più difficile di dimostrare la colpevolezza di qualcun altro. E siamo riusciti ad essere presenti su ogni scena del crimine, tranne quella di Lorcan."

"Quindi, dimostriamo che Nico è colpevole," dissi.

"L'unico modo per farlo sarebbe indurlo a confessare, e possiamo farlo solo... Con il Veritaserum..." Colette posò il libro all'improvviso, e fissò il vuoto pensierosa.

Non era successo le altre volte che avevamo avuto questa conversazione. Al ed io ci scambiammo uno sguardo, poi io mi piegai in avanti emozionata. "Colette?"

"Zitta," comandò. Prese una piuma ed una pergamena ed iniziò a scribacchiare ciò che sembrava una lista.

Passarono tre o quattro minuti prima che alzasse lo sguardo. "Non posso credere di non averci mai pensato! Era così facile! Se usiamo la pozione Polisucco per diventare Ciara, ci dirà tutto!"

"Geniale!" Albus esclamò. "Colette, sei un genio!"

"Aspettate." Ero davvero l'unica che vedeva l'enorme problema di questo piano? "Le istruzioni per preparare la pozione Polisucco si trovano solo nella Sezione Proibita. Come dovremmo entrarci?"

Colette alzò gli occhi al cielo. "Credi davvero che non ci abbia pensato?" Si girò e rovistò nella sua borsa, appesa alla sedia. Un minuto dopo, emerse trionfante con un vecchio pezzo di pergamena accartocciato. "Ho ancora il permesso di visitare la Sezione Proibita ogni volta che voglio. Semplicemente non lo uso spesso."

Mi passò la pergamena, e lessi, Colette St. Pierre ha il mio permesso di visitare la Sezione Proibita in qualunque orario di apertura della biblioteca. Harry Potter.

"Oh." Mi accigliai. "Ma la pozione Polisucco non è difficilissima da preparare?"

"Hai un'idea migliore? O facciamo così, o lo droghiamo col Veritaserum, che non solo è illegale, ma infinitamente più complicato da preparare. Se ci provassimo, finiremmo probabilmente per avvelenarlo."

"Non capisco quale sia il problema..."

"Astra..."

Sospirai. "Va bene. La pozione Polisucco sembra ottima."

"Perfetto! Aspettatemi qui, vado a cercare il libro."

Albus ed io rimanemmo seduti in silenzio a svolgere la montagna di compiti delle vacanze, mentre Colette corse via. Non avevo neanche finito l'introduzione al tema sui Bubotuberi che lei tornò, senza fiato e con un grosso, vecchio libro.

"De Potentissimus Potionibus," disse, posando il libro in mezzo al tavolo. "Ora... Dobbiamo solo trovare la Polisucco..."

Albus ed io la guardammo girare le pagine, cercando di non soffermarci su quelle immagini grottesche. C'erano parecchie illustrazioni di persone, con le facce contorte dal dolore, che mostravano gli effetti delle pozioni. E quelle erano le più leggere. Una volta notai di sfuggita una raccapricciante immagine di ragni che uscivano dagli occhi di un uomo, e lui che urlava di dolore.

Fu un sollievo quando Colette finalmente si fermò su una pagina intitolata, "La Pozione Polisucco." Su questa pagina c'erano immagini rivoltanti di gente che si trasformava in altri, e sperai che il libro stesse esagerando.

"Oh, Merlino," Colette mormorò, mentre scorreva col dito le istruzioni. "Questa è complicata... ci serve un pezzo della persona in cui dobbiamo trasformarci! E dove la troviamo la pelle di Girilacco? E la polvere di corno di Bicorno?"

"Beh, sono sicura che Sulcan ne abbia un po' nelle sue scorte private," dissi, alzando gli occhi al cielo.

"Astra, non possiamo—"

"Sono piuttosto sicura che 'non possiamo' preparare la pozione Polisucco, ma lo stiamo facendo comunque," feci notare. "Vogliamo fare trenta, facciamo trentuno, no?"

"Ci vuole un mese per prepararla?" Albus esclamò. "Ma è ridicolo!"

"Dove la nascondiamo una pozione per un mese?"

Colette si accigliò. "Beh... La Stanza delle Necessità? Ma non so cosa accadrà se ci entra qualcun altro, ed ha bisogno che la Stanza sia qualcos'altro."

"Che ne dite del bagno di Mirtilla Malcontenta?" Albus chiese. Colette ed io lo guardammo perplesse, e lui subito mise le mani avanti. "Cioè, nessuno lo usa, ed è lì che mio padre... Ma se non volete..."

"Al, è perfetto!" Esclamai. "Nessuno usa quel bagno!"

"In effetti è una buona idea..." Colette disse pensierosa. "Va bene. Beh, per ora ci servono solo Erba Fondente, lunaria, mosche Crisopa, e sanguisughe. Tutte queste cose le abbiamo."

"Per quanto riguarda le cose da rubare, meglio farlo prima che dopo," dissi. "Preferisco lasciarle ad aspettare che dovermene preoccupare dopo."

"Va bene. Ma prima iniziamo."

~~~~

"Le mosche Crisopa devono sobbollire per ventuno giorni," Colette disse fermamente, uscendo dallo stallo che avevamo scelto come postazione di lavoro. Il calderone era piazzato sulla tazza, ed Al conosceva un incantesimo della zia per creare fiamme blu impermeabili. Quando la porta era chiusa, era impossibile capire che ci fosse qualcosa dentro. Per buona misura, Colette chiuse a chiave, perché non si sa mai. Lasciammo lì anche gli altri ingredienti che avevamo raccolto, appoggiati su una mensola che un tempo reggeva un rotolo umidiccio di carta igienica. Opera di Mirtilla, senza dubbio. Avevamo avuto la fortuna di scegliere un momento in cui stava forse infestando un altro bagno, e non l'avevamo vista.

"Quindi, dovremmo essere pronti per l'inizio di Maggio," continuò Colette.

"Ora ci serve solo un modo per rubare a Sulcan gli ingredienti che non abbiamo."

"E decidere in chi trasformarci!" Esclamò Albus. "Dobbiamo anche assicurarci che non arrivino all'improvviso."

"Ciara," dissi immediatamente. "E Colette potrebbe essere Adalyn..."

Albus annuì. "Perfetto. Allora io non verrò."

"Che? No, Al, non essere ridicolo."

"No, Astra, sul serio, non voglio," protestò. "Rovinerò tutto, lo so già."

"Non rovinerai un bel niente!" Insistetti.

"Allora, mi assicurerò che Ciara ed Adalyn se ne stiano buone," suggerì Albus. "Possiamo Schiantarle, e se si svegliano prima che voi torniate, le Schianterò di nuovo."

Colette era rimasta a guardarci divertita. "Possiamo concentrarci prima su come prendere gli ingredienti a Sulcan?"

Per quanto ci provassimo, però, non ci venne in mente nulla. Alla fine, suggerii di chiedere idee a James più tardi, e lasciare che le mosche Crisopa cuocessero. Mirtilla Malcontenta era tornata a piangere in uno stallo, e non volevo che uscisse e ci trovasse.

I tre giorni successivi furono passati a fare i compiti. Non ci fu tempo per parlare con James, perché anche lui aveva i suoi compiti, il che fu abbastanza fastidioso. Non mi piaceva non avere un piano, ma non me ne veniva uno. James era bravo in queste cose. Io tendevo ad improvvisare al momento. Questa volta però non avrebbe funzionato. Se fossimo stati beccati a rubare da Sulcan, disse Colette, saremmo stati in punizione per quattro anni e avremmo perso tutti i punti di Grifondoro per il successivo quarto di secolo.

In ogni caso, non riuscimmo a parlare con James prima di mercoledì. Anche in quel caso, dovetti praticamente trascinarlo nel bagno delle ragazze dove avevamo nascosto la pozione.

"Astra, che stai facendo?" Si lamentò. "Devo scrivere un tema per Sulcan!"

"Questa devi vederla," dissi, aprendo la porta del bagno.

"A chi interessa un bagno per ragazze? E... Questo mica è..." Gemette quando sentì i lamenti di Mirtilla. "Astra, l'ho già vista Mirtilla! Non voglio vederla di nuovo!"

"Non si tratta Mirtilla, idiota," Colette disse dal calderone. Albus fece capolino con la testa dallo stallo ed invitò il fratello ad entrare.

"Che ci fai... Che ci facciamo in un bagno delle ragazze?" James chiese.

"Stiamo preparando la pozione Polisucco, ovviamente," Colette disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

James si bloccò un attimo. "Voi... voi cosa?"

"Stiamo preparando la pozione Polisucco. Per strappare una confessione a Jasper," spiegai.

James corse subito verso Colette e il calderone. "Voi... Wow... È una pozione molto complicata..."

"Possiamo gestirlo," disse Albus. Si appoggiò alla porta dello stallo.

"James, ci serve una mano per prendere alcuni ingredienti dalle scorte di Sulcan," dissi. "Ed è qui che intervieni tu."

"Volete che entri nel magazzino di Sulcan?" James chiese, guardando Colette divertito. "Sul serio?"

"Beh, tu non hai polvere di corno di Bicorno, o pelle di Girilacco, a portata di mano, vero?"

"No..." Jame sorrise. "È un'idea perfetta! Davvero geniale! Dovete farmi venire con voi!"

"Trova un altro Serpeverde di cui Nico si fida e siamo d'accordo," dissi, sorridendo a mia volta.

Immediatamente, iniziammo a lavorare ad un piano. Era meglio farlo di notte, James ci informò. Dall'ultima pietrificazione gli insegnanti pattugliavano i corridoi la sera, quindi Sulcan sarebbe stato lontano dal suo magazzino. James ed io avremmo usato il mantello dell'invisibilità e la Mappa, ed avremmo preso gli ingredienti. Colette ed Al avrebbero aspettato lì, nel bagno, che tornassimo. Il momento migliore per farlo era sabato notte. Non avremmo incontrato classi di Astronomia che tornavano dalla loro sessione di osservazione del cielo, e di sabato c'erano più insegnanti di pattuglia, aumentando le probabilità che tra di loro ci fosse Sulcan.

Sabato notte, noi quattro eravamo seduti in sala comune, aspettando che tutti andassero a letto. Sfortunatamente, sembrava che ci sarebbe voluto un po'. Luke e River avevano trovato un modo per sparare la Macarena a tutto volume in sala comune, e stavano cercando, in modo molto rumoroso, di insegnarla ai Purosangue e Mezzosangue di Grifondoro. Normalmente, mi sarei unita a loro, o almeno avrei riso di fronte alla situazione, ma quella notte ne ero solo infastidita. Perché non potevano andare a letto e basta? Di questo passo si sarebbero fatte le quattro del mattino prima di poter uscire.

Verso mezzanotte, James mi diede un colpetto al fianco. "Io mi coprirei il naso," borbottò. Non ebbi tempo di chiedere perché. Lanciò una Caccabomba nella stanza quando nessuno guardava. Esplose vicino al camino, scatenando un coro di urla e conati di vomito, e la sala comune si svuotò subito.

"Fatto, è stato facile," disse James, alzandosi. "Andiamo?"

"Come ci entriamo tutti e quattro sotto al mantello per andare in bagno?" Chiese Colette.

"Semplice. Porto lì voi due, poi torno a prendere Astra, e andremo a cercare il magazzino." James alzò gli occhi al cielo. "Per essere così intelligente, non pensi molto."

Colette gli rivolse un'occhiataccia feroce mentre lui copriva col mantello loro tre. "Torniamo subito," sussurrò. Annuii verso il punto dove sapevo si trovasse, anche se non vedevo nulla, e mi sedetti di nuovo sulla sedia per aspettare.

Il tempo passò. Non mi sentivo molto nervosa, il che era positivo. Ormai ero stata fuori oltre l'orario così spesso che mi sembrava quasi normale. Non riuscii a non pensare a Wren, però. A quella volta in cui io, James, ed Al eravamo usciti a cercarla, per proteggerla. Che ingenui, pensavamo che le servisse protezione da sé stessa. Risi senza divertimento. Ma... a lei serviva protezione da qualcos'altro, da qualcun altro. Quell'uomo, chiunque egli fosse. Ed io non potevo farci nulla.

"Astra, pronta?" James sussurrò vicino a me, facendomi saltare.

"Sì," risposi, alzandomi. All'improvviso, James apparì, alzando il mantello sopra la sua testa. Mi misi sotto e lui lo abbassò di nuovo.

Prima di lasciare la sala comune, James ed io studiammo la Mappa. Sulcan era al settimo piano, ma abbastanza lontano da non sentire il ritratto aprirsi. Non c'era nessun altro. Uscimmo rapidamente verso i sotterranei.

Ogni pochi minuti, dovevamo evitare un insegnante o un paio di prefetti, ma a parte questo la camminata fu priva di eventi. Sulcan si era spostato all'ottavo piano, ed eravamo abbastanza sicuri di essere ormai fuori pericolo.

Intrufolarsi nel magazzino fu piuttosto semplice. Un rapido Incantesimo Apritutto sulla porta, ed entrammo. Trovare gli ingredienti fu leggermente più difficile, ma era tutto etichettato e trovammo ciò che ci serviva in meno di dieci minuti.

"Sulcan è ancora di sopra," James sussurrò, controllando la Mappa per la prima volta da quando eravamo entrati nel magazzino. "Quinto piano ora. Strano; credevo che gli insegnanti pattugliassero un solo piano... Lui è stato almeno su quattro..."

"Andiamocene," sussurrai, chiudendo la porta del magazzino dietro di noi. "Non mi importa dov'è, basta che non sia qui."

"Giusto. Andiamo." James posò la Mappa in tasca, ed uscimmo dalla stanza, su per le scale del sotterraneo.

L'ingresso era così cupo quando era vuoto. Non c'erano luci accese, e mancava il solito rumore. James ed io stavamo per girarci e salire sulla scalinata di marmo quando James mi tirò la manica.

"Che c'è?"

"Cos'è quello?" Chiese, indicando una forma rannicchiata a terra che non avevo notato nel buio. Ora, però, vidi che era leggermente più scura del pavimento grigio.

"No... Non è..." Ci avvicinammo in fretta. Pregai che fosse solo un mucchio di vestiti, anche se non avrei saputo spiegarmene la presenza.

Avvicinandoci, però, vidi qualcosa che era senza dubbio una massa di capelli, ed un viso pallido al di sotto. Spalancai gli occhi per l'orrore. Lo avevo visto così tante volte in quei mesi, ma ciò non cambiava il fatto che mi si attorcigliasse lo stomaco ogni volta.

James deglutì. "Non è..."

"River..."

Entrambi cademmo in ginocchio, tenendoci il mantello addosso casomai l'aggressore fosse ancora lì. Sentii che il battito c'era ancora, forte come sempre. Stava fissando lo schermo di una scatoletta familiare. Il suo iPhone.

"Deve essere uscita di nascosto per chiamare a casa," sussurrai. "Non ci è più permesso uscire nel parco..."

James stava fissando il suo volto. "È terribile... Dobbiamo chiamare un professore."

Stavo quasi per dire sì quando ricordai le bottigliette che avevo in mano. "Non possiamo! Si chiederanno cosa stavamo facendo qui, e non possiamo dirgli della pozione."

James imprecò. "Al diavolo la pozione. Questo è più importante!"

"Chi c'è?" Qualcuno urlò dietro di noi. James ed io ci allontanammo subito da River, appiattendoci contro il muro, mentre due prefetti spaventati scendevano le scale. Tassorosso, a giudicare dagli stemmi.

"Chi c'è?" Ripeté la ragazza. "Dove sei?"

"Oi, Cherry," disse il ragazzo, allineando lo sguardo su River. "Non è..."

Cherry urlò, e il ragazzo le mise una mano sulla bocca. "Non sai se il responsabile è ancora qui!" Sibilò lui.

"Scusa," sussurrò lei. Il ragazzo si avvicinò a River, seguita da Cherry, che continuava a guardarsi dietro le spalle, nervosa. "Matthew, questa storia non mi piace..."

"Allora va' a chiamare il professor Potter!"

"Da sola?" Sembrava sconvolta.

"Va bene, andiamo insieme." Nonostante il suo atteggiamento calmo, Matthew sembrava spaventato dal corpo di River, ed altrettanto ansioso di andarsene.

"Beh, problema risolto," James sussurrò quando i due Tassorosso corsero su per le scale. "Andiamo."

Li seguimmo sulle scale per il primo piano, poi al secondo. Qui cambiammo strada e praticamente corremmo fino al bagno di Mirtilla Malcontenta.

Quando la porta si chiuse dietro di noi, James tolse il mantello dell'invisibilità, spaventando Albus e Colette. "Cosa-"

"River... Pietrificata," ansimai.

Albus sussultò. "Oh no..."

"Avete gli ingredienti?" Colette chiese in tono pratico.

"Abbiamo problemi più urgenti di quello," James disse, guardandola male.

Colette alzò gli occhi al cielo. "Perché, se li avete, datemeli e andate a chiamare tuo padre. Se non li avete, allora sareste dovuti andare prima da lui!"

"Due prefetti l'hanno trovata," dissi passando le due bottiglie a Colette. "E comunque, credo sia meglio non farci trovare di nuovo sulla scena del crimine."

"Vero." Colette posò gli ingredienti assieme agli altri. "Fatto. Andiamo?"

"Andiamo tutti insieme," suggerì Albus. "Possiamo stringerci. Non voglio lasciare nessuno da solo."

"Buona idea," James disse, facendo sorridere Albus per la piacevole sorpresa. "Andiamo." Coprì tutti noi col mantello. Stavamo stretti, ma ci entravamo se Colette e James si piegavano leggermente.

Sgattaiolammo fuori dalla porta e subito andammo in sala comune. Non tornammo neanche giù per vedere come stava River, o se il signor Potter l'avesse già trovata. James guardò occasionalmente la Mappa del Malandrino, e ci informò che quasi tutti i professori erano all'ingresso. Non incontrammo nessuno mentre salivamo, e svegliammo la Signora Grassa che, brontolando, ci aprì il passaggio.

Il giorno successivo, entrammo in una Sala Grande molto afflitta. Tutti in tutte le Case conoscevano ed amavano River. Luke era messo peggio di tutti. Non riusciva neanche a mangiare, il che era tutto dire. Pouri fece un annuncio sull'attacco. Le scorte degli insegnanti sarebbero riprese, e avremmo passato il nostro tempo libero o in sala comune o in biblioteca.

Entro pranzo, ci furono parecchi posti vuoti ai tavoli delle Case. I genitori di Iris Brown erano venuti a prenderla appena dopo colazione, e non fu l'unica. Tuttavia, la maggioranza degli studenti era ancora presente. Io ero un po' preoccupata, ricordandomi di ciò che Pouri e il signor Potter aveva detto parecchie settimane fa.

Ho ricevuto un sacco di lettere dai genitori. Sembrano credere che niente possa succedere ai loro figli finché ci sei tu.

Non voglio che pensino che io sia una specie di... Amuleto portafortuna, o roba simile. Ancora non sono riuscito a fermare tutto ciò...





Spigolo autore.

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.

Alla prossima!

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