Capitolo 25 - Voci di paura

"Guarda, guarda, il nostro Erede preferito."

Albus si immobilizzò nel mezzo dell'atto di piazzare il calderone, quando Sulcan piombò su di noi. Parecchi Serpeverde ridacchiarono, ma notai Nico che rimase con una faccia di pietra. Forse non gli piaceva che ad Albus andasse la fama per ciò che aveva fatto lui.

"Ma che vergogna," disse Sulcan, ghignando maligno. "Cosa dirà tuo padre?"

Albus mi lanciò uno sguardo preoccupato. Ancora non aveva parlato col padre, nonostante Colette, James, ed io avessimo provato a convincerlo in tutti i modi. Aveva paura.

"Spero che metterai da parte il tuo odio per i babbani abbastanza a lungo da preparare una pozione decente." Sulcan squadrò Albus dalla testa ai piedi, il quale fece un valoroso ma fallimentare tentativo di ignorarlo. "Ripensandoci, dubito che tu ne sia capace, odio per i babbani o no," continuò lui, scatenando altre risatine. Albus arrossì.

Rimase su Al per qualche altro secondo, poi si girò verso la classe. "Oggi, preparerete una Pozione Paralizzante." Guardò di nuovo Albus, che da rosso era diventato di un profondo cremisi ora che tutti lo guardavano.

"Le istruzioni sono sulla lavagna. Iniziate."

Mentre iniziavamo a preparare la pozione, ripensai ai due giorni successivi all'accaduto. Sulcan non era affatto l'unico a comportarsi così, e dopo il mio exploit in Sala Grande di domenica, quasi tutti mi davano come sua complice. Avevo sentito voci di ogni genere. Alcune da persone che subito si zittivano quando mi notavano, ed arrossivano per l'imbarazzo. Alcune da persone che appena mi vedevano parlavano più forte.

"Beh, è pur sempre una Lestrange," diceva qualcuno. "Ha senso che lo aiuti."

"Sanno tutti che erano grandi sostenitori di Tu-Sai-Chi, e l'ha aperta lui l'ultima volta! Ora lei non può supportarlo, quindi aiuta il prossimo grande Mago Oscuro!"

"O forse è lei la mente, e sta solo usando Potter perché è un Rettilofono e lei no," qualcun altro inevitabilmente aggiungeva.

"Si sta vendicando di tutti quelli che l'hanno mai infastidita! Ricordate Elmer Poe?"

"E Potter! Non lo sta usando! Ho sempre detto che odia i nati babbani, o no?"

"Il professor Potter dice che qualcuno ha usato un incantesimo per fare tutto questo! E chi è che sa tutto sugli incantesimi? La loro migliore amica!"

"Qualunque cosa facciate, non fateveli nemici. Ho sentito che se la Lestrange non potrà riportare indietro Voi-Sapete-Chi, aiuterà qualcuno a diventare peggio di lui!"

Tutti tranne i Grifondoro del nostro anno sembravano evitarci. Ovviamente, c'erano delle eccezioni. Scorpius, River, Mackenzie, Lily, Eviana ed Evie se la ridevano delle voci, e mandavano a quel paese chiunque sentissero parlar male di noi. Tuttavia, buona parte della popolazione studentesca faceva del loro meglio per stare alla larga dal nuovo Voldemort e dalla sua Bellatrix.

"Non metterlo tutto insieme!" Sibilò Colette, afferrandomi il polso mentre provavo a mettere tutte le radici di killoma sminuzzate nel calderone. "Solo un pizzico alla volta," mi spiegò, dopo che io l'ebbi fissata a vuoto per qualche secondo.

Mi ricordai di aver letto una cosa del genere nelle istruzioni, ora che me lo aveva ricordato. Ero troppo sovrappensiero per ricordarmene. Seguii le istruzioni di Colette, e misi solo un pizzico di radici sminuzzate.

La pozione di Colette aveva già la tinta argentea che segnava metà del lavoro compiuto. La mia, con l'aggiunta delle radici, divenne di un grigio sbiadito. Non proprio una pozione invitante.

Miracolosamente, superai l'ora. Almeno la mia non si era rappresa, o solidificata, come quelle di Eric ed Henry. Non era proprio bianca come doveva essere, ed era piena di grumi, caratteristica che Rose attribuì a troppa poca essenza di tritone.

"Hai visto la faccia di Nico quando Sulcan ha chiamato Al l'Erede di Serpeverde?" Chiesi a Colette e ad Albus in un sussurro mentre salivamo le scale.

"Colette sospirò. "Astra-"

La interruppi. "Tutti gli altri Serpeverde stavano ridendo, ma Nico sembrava irritato. Quasi come se non gli piacesse che Al si prendesse il merito-"

"Perché è suo!" Esclamò Albus. Trilia Bones e qualche altro Serpeverde avanti a noi si girarono, accigliati. Al abbassò la voce. "Pensi che sia lui?"

"Chi altro potrebbe essere?"

"Forse ha paura dell'erede di Serpeverde e non vuole che la gente ci scherzi sopra?" Colette suggerì. "O forse è ancora arrabbiato perché Sulcan gli ha impedito di fare qualunque cosa volesse fare. O magari non si sente bene. Ci sono centinaia di motivi validi, Astra."

Alzai gli occhi al cielo. "Non essere ridicola. Nico ti sembra davvero il tipo di persona a cui importa se si fanno battute sull'Erede di Serpeverde? E te l'ho detto, sta cercando di contattare qualcuno, con qualcosa che ha comprato a Notturn Alley ma che non funziona, e che Sulcan ha preso-"

"Quindi forse è semplicemente arrabbiato con Sulcan!"

"Non può essere così! So che è lui l'erede, Colette! Perché non mi credi?"

"Perché non avete alcuna prova!" Esclamò lei, fermandosi ed incrociando le braccia.

"Tutto combacia! Deve essere per forza lui!" Mi girai per guardarla dritta negli occhi, ed incrociai le braccia a mia volta.

"No che non combacia! Forse si sta immischiando in affari pericolosi, ma questo non vuol dire che va in giro a pietrificare le persone."

"Sì inv-"

"E se è davvero lui, perché solo quattro vittime? Perché non Rose? Ed Al, e te, già che ci siamo?"

Sbattei gli occhi. A questo non avevo mai pensato. Tuttavia, non le avrei dato ragione. "Beh... Immagino... Potrebbe essere che abbia paura di me, penso."

Colett alzò gli occhi al cielo. "Certo. Ha paura di te. La ragazza che avrebbe ucciso al primo trimestre se Ciara non avesse avuto un'inaspettata botta di umanità. O te lo sei scordata? Ti ha accecata, poi ha tentato di farti saltare in aria? Non proprio l'atteggiamento di qualcuno che ha paura di te."

Provai a pensare ad una replica, ma non mi venne. Dovetti accontentarmi di guardarla male, e di rimanere in un silenzio irritato mentre andavamo in Sala Grande. Se Pip notò il mio umore nero a pranzo, non lo dette a vedere. Lui ed Al furono un pubblico educato per il discorso di Colette sui suoi recenti fallimenti nella creazione di incantesimi; a quanto sembrava stava cercando di invertire gli effetti della pietrificazione, ma non poteva sperimentare su qualcosa di pietrificato, quindi era difficile.

Pip ci regalò un racconto di Incantesimi. Apparentemente, Haverna aveva informato la classe di essere disposta a credere alle voci su Albus e me. Pip aveva reagito alzandosi e colpendola con una Maledizione Gambemolli. Aveva punizioni fino alle vacanze di Pasqua, ed era stato mandato dal signor Potter, ma secondo lui ne era valsa la pena.

"Oh, Albus, il professor Potter mi ha detto di dirti che vuole vederti," Pip disse tranquillo, prestando più attenzione al suo panino che ad Albus. Il che era una buona cosa, perché Al divenne pallido e sbirciò verso il tavolo degli insegnanti, dove suo padre era impegnato in una conversazione col professor Paciock.

"Hey, andrà bene," dissi, rompendo finalmente il silenzio.

"Ovviamente," disse Albus in un tono che voleva essere sicuro. Incrociò il mio sguardo, ed altrettanto rapidamente lo distolse. Ma avevo visto abbastanza da capire che era ancora terrorizzato.

"Albus, tuo padre non si arrabbierà," disse Colette. "Ci è passato anche lui. Lo sa che non è colpa tua."

"Ovviamente," Albus ripeté. Questa volta neanche ci provò a sembrare coraggioso. Mi allungai e gli diedi una pacca sulla spalla, il che lo fece arrossire.

"Verrò con te, che ne dici?" Offrii. "Oggi dopo le lezioni."

"Va bene..."

Le lezioni del pomeriggio volarono in un attimo, ma non saprei dire se perché avevo paura dell'incontro, o perché non vedevo l'ora di vedere Albus tranquillizzato. Prestai ancora meno attenzione del solito alla professoressa Nume ad Aritmanzia mentre spiegava la complessità del numero sette e tutti i vari significati che aveva. In Trasfigurazione, non riuscii neanche a far diventare marrone la mia teiera, figuriamoci a farla diventare una tartaruga. La professoressa Patil mi assegnò compiti extra per fare pratica.

Tuttavia, se io ero nervosa quel pomeriggio, non era niente in confronto ad Al. Era stato pallido e tremante per tutte le lezioni, e Colette dovette chiedere alla professoressa Patil se potessimo portarlo da madama Chips per una Pozione Calmante. Entro la fine delle lezioni, non ero sicura che sopravvivesse al tragitto verso l'ufficio di suo padre. Non ci fu permesso di entrare in infermeria - madama Chips temeva per la sicurezza delle vittime - ma fu più che felice di passarci una Pozione Calmante attraverso la porta socchiusa. 

L'ora arrivò, e le lezioni del giorno erano finite. La Pozione Calmante ebbe poco effetto su Al, ma almeno si teneva in piedi, ed era già qualcosa. Colette ed io lo accompagnammo all'ufficio del signor Potter, attraverso un castello quasi del tutto vuoto e silenzioso. Quasi tutti avevano sfruttato l'opportunità di una bella giornata per andare a studiare fuori; le restrizioni erano state allentate negli ultimi tempi, perché gli insegnanti si erano ribellati all'idea di scortarci in giro. Quando passammo una finestra vidi delle persone che volavano su scope. Se non fossi stata una così buona amica, mi sarei unita a loro. Invece, Colette ed io lo accompagnammo di sopra, ed aspettammo fuori la porta della classe.

Mentre aspettavamo, sedute contro la porta della classe del professor Potter, Pix volò sopra di noi. Quando ci vide, si fermò di botto, e notai che aveva la sua arma preferita, gavettoni d'inchiostro. Tuttavia, non ce li lanciò. Invece, disse, "Ooh, è la piccola Strangie, e St. Pupù!" Fece un largo sorriso ed iniziò a cantare. "Oh, signorina Pupù, ma che combini tu? Con Strangie e Potty ammazzano tutti! Così si divertono di più!"

"Non ho ucciso nessuno," dissi, guardandolo male. "Vattene."

"UH, MA CHE BRUTTA FACCINA!" Pix urlò, ridendo maniacalmente. "STRANGIE È UN'ASSASSINA!"

"Chiamo il Barone Sanguinario..." Ringhiai.

Ridacchiando come un matto, Pix schizzò via, lasciando me a lanciare sguardi rabbiosi nella sua direzione e Colette a trattenere le risate.

"Non è divertente..."

"Oh, andiamo, Astra. Su con la vita."

"Almeno la scuola intera non pensa che tu stia provando a far risorgere Voldemort, o quel che è."

Colette alzò un sopracciglio. "Non li hai sentiti? Pensano che sia stata io a creare l'incantesimo che sta pietrificando tutti, il che è ridicolo. Non ho mai sentito di un incantesimo che funziona su un fantasma..."

"E quello è l'unico problema che hai con un incantesimo del genere?" Dissi, cercando di non alzare gli angoli della bocca.

"Beh, no, ma se è un incantesimo, mi piacerebbe molto sapere come ha fatto a funzionare sul Frate Grasso..."

Proprio in quel momento, qualcuno piombò fuori da un arazzo in fondo al corridoio che nascondeva un passaggio segreto. Nico Jasper sbatté gli occhi per la luce. Quando ci notò, strinse gli occhi. "Che avete da guardare?"

"Beh, non capita tutti i giorni di vedere un arazzo partorire un tale imbecille," Colette disse serenamente, come se avesse detto che c'era un bel sole fuori.

Nico ci guardò male, poi andò via. Lo fissammo sorprese. Sin da quando l'avevo conosciuto non l'avevo mai visto rifiutare l'opportunità di uno scontro.

Aveva appena girato l'angolo quando qualcun altro piombò fuori dall'arazzo. Mantello dell'Invisibilità mezzo addosso ed ansimante, James si guardò attorno, poi si tolse il Mantello dalla testa. "Dove è andato Jasper?"

Colette strinse gli occhi. "Cosa stai-"

James alzò la Mappa del Malandrino. "Ho notato che era solo, quindi l'ho seguito."

"Aspetta, mica stai..." James si accigliò. "James, sei ridicolo."

"No, è intelligente. Volevi le prove; lui le sta cercando." Mi accigliai, stendendomi all'indietro sulla porta per vederla bene.

"Da che parte è andato?" James ansimò di nuovo, prima di abbassare lo sguardo sulla Mappa del Malandrino e di partire senza aspettare una risposta. Mentre correva per il corridoio, si gettò il mantello addosso, anche se potevamo ancora vedere i piedi perché vi ondeggiava attorno. 

"James è ridicolo," Colette ripeté testarda. "Devo presumere che sia una tua idea?"

"No, ma la approvo," dissi freddamente.

In quel momento, la porta contro cui eravamo appoggiate si aprì verso l'interno, facendoci cadere a terra. Alzai lo sguardo e vidi Albus ed il signor Potter sopra di noi. Il signor Potter sembrava divertito, ma Albus sembrava solamente sollevato. Ci diede subito una mano ad alzarci.

"Quindi," disse il signor Potter, guardandoci mentre ci pulivamo i vestiti. "A quanto sembra voi due siete coinvolte nella congiura di Al?"

"A quanto pare," Colette rispose prontamente. Il signor Potter alzò un sopracciglio, e lei continuò. "Non che mi importi più di tanto."

"Neanche a me importa," mi unii, decidendo di ignorare la quasi-litigata di un momento prima.

"Mi fa piacere sentirlo." Il signor Potter ci sorrise paterno. "Ma volevo comunque esserne sicuro." Mise un braccio attorno ad Al per un rapido abbraccio. "Sicuro che sia tutto a posto?"

Al sembrò piuttosto imbarazzato da questa dimostrazione d'affetto, divenne rosso e si divincolò dalla stretta del padre dopo qualche secondo. "Sto bene, papà..." ma non perse lo sguardo sollevato e soddisfatto che aveva da quando era uscito.

"Va bene. Con voi tre ci vediamo a lezione." Il signor Potter sorrise di nuovo e tornò nella sua classe.

"Quindi?" Chiesi mentre passeggiavamo per il corridoio. "Tutto bene?"

"Una meraviglia, in effetti," disse Al, sorridendo imbarazzato.

"Non posso credere che ti sia preoccupato così tanto," lo rimproverò Colette, rivolgendogli il sorriso più dolce che avesse mai fatto.

"Sì, beh..." Al si perse nei suoi pensieri. Camminammo in silenzio per un po'. Ero piuttosto felice di vedere Albus calmo come al solito, invece che rovinato dallo stress.

"James sta inseguendo Nico per tutta la scuola in questi giorni," Colette disse all'improvviso.

"Lui... Che?" Albus ci guardò confuso.

"Ah, giusto, ha anche quel suo mantello e quella sua Mappa, e lo insegue dappertutto."

"Per scoprire le sue intenzioni, naturalmente," aggiunsi, permettendo alla mia voce di sembrare un tantino infastidita. "Raccoglie prove."

"Oh." Albus si accigliò preoccupato. "Non pensate che-"

"Jasper abbia pietrificato qualcuno oggi?" Colette chiese fredda. "Non essere ridicolo. Non è Jasper il responsabile, ve l'ho detto. James sta perdendo tempo."

"Tu dici?"

Proprio di fronte a noi, James si tolse il mantello.

"Merlino, James, non spaventarci così!" Albus si accigliò.

"Scusa. Però ho scoperto che Jasper è nella Stanza delle Necessità, quindi non sto esattamente 'perdendo tempo'."

"Beh, non hai idea di cosa stia facendo lì dentro, sbaglio?" Colette puntualizzò.

"Ma è ancora lì dentro. Da solo. Proprio quando si è fatto scoprire da Sulcan a contattare qualcuno che non dovrebbe."

"Ma questo non significa nulla," Colette persistette. "Per quanto ne sappiamo potrebbe servirgli solo un posto tranquillo per studiare."

"James," dissi, mentre mi veniva un pensiero, "se è nella Stanza delle Necessità, perché non sei lì ad aspettare che esca...?"

"Se se ne andasse lo vedrei sulla Mappa. Guardate." James estrasse la Mappa dalla tasca e la aprì. "Giuro solennemente di non avere buone intenzioni."

Le spirali di inchiostro nero si sparsero per la mappa, ricordandomi una tela di ragno. Divennero in breve tempo una perfetta rappresentazione di Hogwarts. James individuò quattro puntini ammassati.

"Noi. E la Stanza delle Necessità... dovrebbe essere qui, ma ovviamente qui sopra non si vede."

"Come sai che non se ne è andato dall'ultima volta che hai visto?" Albus chiese curioso.

James si accigliò. "Beh, non credo che abbia..."

"Ma non lo sai davvero, così come non sai davvero che tutto questo sia colpa sua."

"Beh, va bene, allora, trovalo," James disse amaramente, lanciandole la mappa. Mi avvicinai per vedere da sopra la sua spalla.

Ecco Sulcan, che si aggirava furtivamente al corridoio del settimo piano. In una classe, Pix volava in giro, facendo chissà cosa. Appena Colette aprì la bocca, vidi i tre puntini che stava guardando.

"Eccolo. Proprio qui." Indicò un altro corridoio a quel piano.

"Chi c'è con lui?" James chiese, accigliandosi.

"Elizabeth Finch-Fletchley... E Marie Waylin."

"Chi sono?" James chiese inespressivo.

"Sono del nostro anno. Corvonero..." Aggrottai le sopracciglia. "Perché...?"

"Non pensate che...?" Al iniziò con un sussurro terrorizzato.

"No, di certo no. Guardate, le ha superate. Semplicemente le aveva raggiunte quando l'ho visto," Colette disse, accigliandosi.

"Dovremmo controllare comunque," disse James.

James si rimise la Mappa in tasca e ci sbrigammo a raggiungere il settimo piano. Dopo aver praticamente corso per cinque piani, stavo davvero iniziando ad apprezzare gli ascensori. Tuttavia, non avevo tempo di rifletterci. Albus si bloccò all'improvviso sulle scale, facendosi investire da me e Colette.

"Che c'è, Albus?" Colette chiese irritata, riuscendo a malapena a non capitombolare per le scale.

"Io... Credevo di aver sentito..." Ci guardò incerto. "Lasciate stare..."

"Sbrigatevi!" James urlò verso di noi, essendo lui già a metà del corridoio di fronte. Ci sbrigammo a raggiungerlo.

Sentii un nodo di terrore dello stomaco. Di certo non... Due persone... Ma secondo James non si erano mosse da quando le avevamo viste. Ci precipitammo nel corridoio dove dovevano trovarsi, e all'inizio non vidi assolutamente nulla. Poi sentii James imprecare a bassa voce, ed abbassai lo sguardo.

Due ragazze che riconobbi dalle lezioni, ma con cui non avevo interagito molto, giacevano a terra immobili, con espressioni di terrore in viso. Se fossero state in piedi, sarebbero state di fronte ad una finestra sporca; Gazza ne sarebbe rimasto sconcertato. Ci avvicinammo alle ragazze con cautela.

Colette si inginocchiò e gli controllò il battito. "Vive."

"Bene." James le fissò sconvolto.

Albus fece lentamente un passo avanti. "Dovremmo chiamare papà..."

Ma non ne avemmo il tempo. Proprio in quel momento, qualcuno dietro di noi disse, "Bene, bene. Colti sul fatto."

Tutti noi ci girammo di scatto e vedemmo Sulcan ghignare verso di noi. "Cosa dirà tuo padre, Potter?"

"Cosa? Noi non-"

"Silenzio. Rimanete qui finché non torno." Schioccò le dita, poi si girò e se ne andò non lasciandoci altra scelta se non starcene buoni, per non apparire ancora più colpevoli.

"Nessuno penserà davvero che siamo stati noi, vero?" Albus chiese in un sussurro.

"Ovviamente no. Non essere ridicolo, Al." James liquidò la cosa, ma non mi sfuggì il luccichio spaventato nei suoi occhi.

Neanche cinque minuti dopo, Sulcan tornò, seguito da Pouri, dai professori Patil e Paciock, e dal signor Potter. Tutti e quattro fissarono cupi le due ragazze, e ci ignorarono per qualche minuto mentre evocavano barrelle e vi levitavano i corpi sopra. I professori Patil e Paciock le portarono in infermeria, e i rimanenti tre adulti finalmente si girarono verso di noi.

"Vede Preside, gliel'avevo detto che questi quattro tramavano qualcosa," Sulcan disse freddamente. "Sono stati scoperti sulla scena del reato."

"Non siamo stati noi!" Esclamò James. "Sappiamo chi è stato, però!"

"Nico Jasper!" Intervenni.

"Non essere ridicola," mi liquidò Sulcan.

Pouri ed il signor Potter, che erano sembrati preoccupati ma increduli un momento prima, ora avevano espressioni sorprese in visto. "Avete visto Nico?" Pouri chiese, accigliandosi.

"Beh... Non proprio..." Guardai James. Suo padre non sapeva che James aveva rubato la Mappa quasi tre anni fa. Anche James sembrava perso. "Noi lo... Lo sappiamo e basta."

Il signor Potter sospirò. "Astra, fidati, io 'sapevo e basta' che qualcuno tramava qualcosa molto spesso quando ero qui, e sbagliavo quasi sempre."

"Ma papà, lui-"

"Basta così, James." Il signor Potter divenne severo. "Non dovreste andare in giro ad accusare i vostri compagni. Nico potrà anche non piacervi, ma questa non è opera di uno del terzo anno. Non ho mai sentito di qualcuno che a quest'età sapesse creare incantesimi di alcun tipo, figuriamoci uno così efficace sugli esseri umani."

Un grandissimo punto a favore di Colette fu che non reagì affatto, se non impallidire leggermente.

"Il professor Potter ha ragione," disse Pouri, chiudendo gli occhi e massaggiandosi le tempie "Voi due dovete lasciare le indagini agli auror, ci siamo capiti?"

"Signor Preside, se posso-" Sulcan iniziò, ma il signor Potter lo interruppe.

"Vincent, posso assicurarti che questi quattro non hanno niente a che fare con tutto ciò," disse freddamente. "Ti sarei grato se anche tu potessi smetterla di accusare senza motivo."

Sulcan sembrava voler protestare, ma evitò. Con uno sbuffò, si girò ed andò via.

"Possiamo andare?" James chiese dopo un secondo; sia Pouri che il professor Potter sembravano immersi nei propri pensieri.

"Oh, certo, certo," Pouri disse assentemente. Non perdemmo tempo a correre via, verso la sala comune.

Entro due ore, eravamo l'argomento di conversazione principale a scuola. Tutti sembravano combattuti tra il chiedere informazioni ed essere terrorizzati da noi. Scoprii che in realtà mi piaceva questa situazione; nessuna domanda scocciante, tranne da parte delle mie amiche di dormitorio, le quali sapevano che le voci erano tutte cretinate e che quindi non si facevano scrupoli ad interrogare me, Colette, ed i Potter. Quasi tutti gli altri si accontentarono di bisbigliare quando credevano che non li stessimo guardando.

Ovviamente, dopo ventiquattr'ore abbondanti di questo trattamento, stavo iniziando a stancarmi. Probabilmente fu l'unico motivo per cui io ed Albus ci offrimmo di aiutare Colette a sperimentare, quel pomeriggio. In circostanze normali, avremmo trovato una scusa e saremmo andati via. Venne anche Pip, perché non aveva nient'altro da fare; anche dopo averlo avvisato di cosa lo aspettava (ore di noia), saltellò allegro per tutto il tragitto fino alla Stanza delle Necessità.

"Speriamo che Jasper non sia lì," Colette borbottò quando girammo il corridoio con l'arazzo di Barnaba il Babbeo.

Alzai un sopracciglio. "Non è che ora ci credi, vero?"

"Beh..." Lei fece spallucce. "Ha senso. è stata l'ultima persona a stare vicino ad Elizabeth e Marie prima che le trovassimo in quello stato. Ora, non dico che sono d'accordo con voi," aggiunse subito, perché io avevo fatto una corsa per abbracciarla e congratularmi con lei per aver finalmente visto la luce, "ma vi aiuterò a trovare le prove, se ce ne sono."

"Prove di cosa?"

Mi ero scordata che c'era anche Pip. A quanto ne sapevo, non avevamo parlato dei nostri sospetti su Nico con lui. Il signor Potter aveva detto di non accusarlo senza motivo... Ma il motivo c'era. Di certo dirlo a Pip andava bene.

Spalancò gli occhi mentre spiegavo, e non solo perché eravamo entrati nella Stanza delle Necessità, che non aveva mai visto prima. Nel frattempo che finii, sapevo che avevamo trovato qualcuno che ci credeva. Pip sembrava pronto a sbattere Nico ad Azkaban.

"Shh," ci rimproverò Colette. Era in piedi in mezzo alla sala, accigliata.

"Cosa stai cercando di fare?" Chiese Albus.

"Creo incantesimi. Chiudi il becco."

"No, davvero," borbottò Albus, e ricevette un'occhiataccia da Colette. Pip si era seduto a terra e guardava il processo appassionato.

"Il processo" era letteralmente solo Colette che rimaneva in piedi ed occasionalmente pronunciava un incantesimo. Questa volta però sembrava più frustrante del normale.

"Subsisti Immobilus," Colette borbottò, agitando la bacchetta verso il nulla.

"Quello cosa doveva fare?" Albus chiese dopo un minuto.

"Niente, perché non c'è niente di pietrificato qui," Colette disse, accigliandosi.

Mi ripresi. "Stai cercando di creare un incantesimo per-"

"Annullare la pietrificazione? Sì. Se la causa è un incantesimo, allora si può annullare con un incantesimo. Ma non so neanche se funziona; non ho nessuno su cui allenarmi."

"Vai in infermeria," suggerì Albus.

"Sì, giusto, l'infermeria che è vietata a tutti i visitatori. Ottima idea," disse lei sgradevolmente.

"Posso creare un incantesimo?" Pip chiese all'improvviso.

Tutti lo fissammo. "Beh... potresti," Colette disse lentamente, "ma non hai abbastanza esperienza; davvero non dovr-"

"Voglio far diventare le cose rosse, così posso vestirmi da Grifondoro senza più comprare abiti nuovi," disse francamente.

Colette alzò un sopracciglio. "Beh... è-"

"Facile, no? Basta dire l'incantesimo ed agitare la bacchetta?" Pip si alzò. "Mi serve solo un incantesimo... Hey, ci sono!" Puntò la bacchetta contro il suo cappello "Ruleo!"

Il suo cappello non cambiò. I suoi capelli sì, invece. Assunsero una sgargiante sfumatura blu.

Pip, ignaro di tutto ciò, si tolse il cappello, e sembrò deluso di vederlo ancora grigio. "Oh."

Albus ed io stavamo avendo molta difficoltà a trattenere le risate. "Vuoi uno specchio?" Colette chiese calma.

"Io... Perché?"

"Ruleo significa 'bluastro', comunque. Forse volevi dire Rubeo. Significa 'rosso'," Colette prese uno specchio da un tavolo che avrei giurato fosse vuoto, poi lo passò a Pip. "Tieni."

Pip prese lo specchio, con sguardo interdetto. Si trasformò rapidamente in uno sguardo di terrore quando vide il proprio riflesso. Automaticamente, la sua mano volò sui suoi capelli. "Come...?"

Colette scosse la testa. "Non puoi creare incantesimi se non sai cosa stai facendo."

"Aggiustali!"

"Non so come fare," disse Colette, accigliandosi per la prima volta.

"Portiamolo da madama Chips," suggerii. "E tu puoi approfittarne per provare l'incantesimo."

Albus prestò un giubbotto a Pip per coprirsi la testa mentre andavamo in infermeria. Ovviamente, ciò attirò più sguardi su Pip di quanti ne avrebbe ricevuti camminando coi capelli blu, ma Pip era rimasto alquanto sconvolto dal colore dei capelli e non voleva farsi vedere.

Madama Chips non sembrò sorpresa come pensavamo sarebbe stata. Ci fece entrare, guardandosi nervosamente attorno, e chiuse a chiave la porta dietro di noi. Poi, si girò verso Pip.

"Come è successo?"

"Um..."

"Prodotto Weasley scaduto," Albus intervenne in automatico.

Madama Chips sbuffò e si mise al lavoro, borbottando sottovoce nel frattempo. Mentre era occupata, Colette si avvicinò lentamente ad una delle vittime, Faith Lindsey. "Subsisti Immobilus," la sentii sussurrare. La guardai, trattenendo il respiro, osando sperare...

Non successe niente. Colette imprecò, una cosa mai successa prima, poi subito si allontanò e venne da noi. Guardai di nuovo Pip e vidi il suo colore naturale di capelli ripristinato, e madama Chips che lo rimproverava severamente sui prodotti scaduti e i pericoli che costituivano. Poi, ci cacciò via. Sentii la serratura scattare con un forte click dietro di noi.

"Beh, è stato un fallimento," Colette disse, sospirando.

"Oh, beh. Le Mandragole saranno pronte a Giugno, ha detto il professor Paciock," dissi, sorridendo. Pip sembrò abbattuto dal pensiero che Elmer non sarebbe stato salvato subito. Anche Colette sembrava delusa, perché ora sarebbe stato difficile architettare un altro motivo per entrare in infermeria. Albus la guardò divertito, poi suggerì di andare a giocare a Spara Schiocco o qualcosa del genere e di non pensarci più.





Spigolo autore.

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.

Alla prossima!

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