Capitolo 24 - Chiacchierata coi serpenti

Sfortunatamente, nelle settimane successive, l'unica cosa che riuscimmo a dimostrare era che non avevamo idea da dove partire. Avevamo detto a Colette ed Al cosa avevamo sentito appena tornati, ed Albus era più che disponibile a darci una mano a beccare Nico. Tuttavia, come fece notare Colette, se Nico era davvero il responsabile, era stato davvero bravo ad evitare di farsi scoprire così a lungo. Come avremmo potuto noi, quattro studenti di Hogwarts, dimostrare qualcosa che era sfuggito al signor Potter?

James ed io ignorammo quel dettaglino. Magari non sapevamo ancora come, ma sapevamo che Nico l'aveva fatta franca anche troppe volte, ed era ora di fermarlo. Avevamo abbastanza prove da crederci senza alcun dubbio. Lo avevamo visto comprare qualcosa in un negozio di Arti Oscure a Notturn Alley, e poi andava considerato il suo odio per i nati babbani. Aveva perfettamente senso che provasse ad essere l'Erede di Serpeverde, e che creasse un incantesimo così terribile da imitare un basilisco.

Scoprimmo che la ragazza che era stata pietrificata, Faith Lindsey, era un prefetto del sesto anno. Mentre andavamo a Pozioni, il giorno dopo che successe, Al ed io sentimmo Nico dire a Ciara che non gli dispiaceva affatto che fosse toccato a lei. A quanto sembrava,  gli era sempre stata col fiato sul collo perché faceva il bullo coi più piccoli. Un'ottima notizia, da un punto di vista investigativo. Lei non gli piaceva; pertanto, l'aveva messa fuori gioco. Creammo teorie anche per le altre vittime. Davis Jacobs, il Caposcuola di Serpeverde, aveva detto che Ciara era fastidiosa. Probabilmente quindi non gli piaceva nessuno dei due, e Nico tendeva ad odiare le persone a cui non piaceva. Lorcan era purosangue, ma discendeva dai Lovegood, i quali secondo James erano noti per la loro stramberia, dunque a molti purosangue non piaceva essere associati con loro. Bersaglio perfetto per Nico. Per finire, Elmer era piuttosto ovvio. A parte essere un nato babbano, era anche altamente fastidioso, anche se lo era per me tanto quanto per Nico. Ben presto, James ed io fummo pronti a piombare nell'ufficio del preside e dirgli tutto. Lo avremmo anche fatto, se Colette non ci avesse fermato dicendo che avevamo bisogno di prove, non solo di sospetti.

Nel frattempo, gli allenamenti di Quidditch erano entrati nel pieno. La partita contro Tassorosso si avvicinava, e, come Jaycee continuava a ripetere, dovevamo assolutamente annientarli se volevamo la Coppa del Quidditch. Ovviamente, il risultato finale sarebbe stato deciso dalla partita Serpeverde-Corvonero ad Aprile, ma se avessimo vinto per un paio di centinaia di punti, nessuno dei due avrebbe avuto possibilità.

Il problema era che i Tassorosso erano bravi. Più bravi dell'anno precedente, o di quello prima ancora. Dovevamo essere in perfetta forma, ed anche oltre, per fare ciò che ci chiedeva Jaycee. E anche senza considerare me che non ero ancora abituata alla scopa nuova, Fred doveva studiare per i G.U.F.O. e Jaycee per i M.A.G.O., con tutto il carico di lavoro che comportava, dunque arrivavano esausti agli allenamenti e non andavano bene come al solito.

Anche io avevo la mia bella parte di compiti da fare. Haverna aveva iniziato ad assegnarmi temi extra, perché sapevo sempre come eseguire bene un incantesimo, ma non sapevo parlarne in teoria. Quindi, mentre i miei compagni giocavano a Spara Schiocco e scacchi magici, io dovevo districarmi tra le varie storie degli incantesimi e le loro implicazioni. Iniziai a chiedere sempre più spesso a Colette di scriverli per me, perché quella ragazza tirava fuori temi da trenta centimetri su ognuno di loro senza problemi.

Oltre a tutto ciò, c'erano le restrizioni che la scuola stava iniziando a mettere. Coincideva con ciò che io e James avevamo sentito riguardo l'aumento della sicurezza, ma era comunque piuttosto fastidioso, essere scortati da un insegnante ad ogni lezione. I coprifuoco vennero anticipati alle sette del pomeriggio, appena dopo cena, e non ci era permesso uscire dal castello se non per Cura delle Creature Magiche e per gli allenamenti di Quidditch. Era sfibrante, e anche se erano tutti spaventati dall'Erede di Serpeverde e dai suoi incantesimi, sentivo borbottii infastiditi ogni volta che tutto il gruppo doveva fermarsi in mezzo ai corridoi perché qualcuno doveva andare al bagno.

E così, le uniche volte che potevo uscire era in occasioni delle lezioni sui Patronus con il signor Potter. Si fidava di me abbastanza da permettermi di andare da sola fino al suo ufficio, principalmente perché avevo protestato violentemente all'idea che venisse a prendermi in sala comune. Ero capace di badare a me stessa.

L'unico lato positivo delle lezioni private, in quel periodo, era poter uscire fuori da sola, anche se mi vergognavo ad ammetterlo. Ancora non riuscivo a produrre un Patronus migliore della pallina di luce. Non mi veniva un ricordo abbastanza felice. Stavo iniziando a rendermi conto di quanto fosse stata infelice la mia breve vita, il che non aiutò affatto. L'autocommiserazione non proteggeva dai Dissennatori.

Non parlai ad Albus, Colette, o James del mio dilemma. Non volevo che si dispiacessero per me, e poi, era colpa mia se non ero abbastanza felice. Potevo semplicemente scegliere di essere più felice, se mi fossi impegnata abbastanza. Ci stavo provando, in quel momento, ma non stava funzionando bene come speravo. Non mi veniva ancora benissimo. Dovevo solo impegnarmi di più.

Quando i miei amici chiesero, gli dissi solo che era una magia complicata. Era vero; una piccola parte di me non credeva che sarei mai riuscita a produrre un Patronus Corporeo. Per quanto provassi a sopprimere quel dubbio, mi stava lentamente consumando.

La notte prima della partita contro Tassorosso, stavo tornando dall'ennesima lezione, dove avevo fallito per l'ennesima volta. Aveva trovato un Molliccio; ero svenuta la prima volta, ed avevo prodotto solo una nebbiolina luminosa la seconda. Dopo, avevo prodotto un Patronus incorporeo ogni volta, ma non c'erano altri progressi. Iniziavo a spaventarmi che il signor Potter si stufasse di me. E se mi avesse bollato come una causa persa? E se avesse capito che non trovavo un ricordo abbastanza potente, perché non mi impegnavo abbastanza ad essere felice? E tutti i miei tentativi mi stavano solo scoraggiando di più.

Stavo contemplando tutti questi pensieri mentre camminavo in un corridoio del settimo piano, verso la mia sala comune. Avevo appena deciso che semplicemente non ne ero capace, e che dovevo impegnarmi di più, quando ci fu un grido, e i suoni di una lotta. Dimenticandomi all'istante di tutti i dilemmi e le delusioni, corsi a vedere cosa stesse succedendo.

Quando girai l'angolo, trovai Sulcan in mezzo al corridoio, di fronte al grosso arazzo di Barnaba il Babbeo Bastonato dai Troll. Quindi era fuori alla Stanza delle Necessità... Non ebbi il tempo di elaborare tutto ciò, perché notai che teneva per l'orecchio l'ultima persona che mi sarei aspettata. Nico si dimenò, con uno sguardo chiaramente indignato in volto. Sulcan lo guadava malissimo, e sembrava sul punto di scuoterlo. Tornai subito indietro, sperando che non mi avessero visto, e mi appoggiai al muro subito dietro l'angolo, cercando di sentire.

"Non so cosa credi di fare, Jasper, ma ti stai immischiando in cose molto più grandi di te," Sulcan disse a bassa voce. A Nico chiaramente non importava di essere sentito, perché le sue parole furono urlate.

"Come fa a saperlo se non sa cosa sto facendo?"

"Ho i miei sospetti. Non devi continuare, è un errore!"

"Non lo sa! Non sa neanche cosa voglio fare!"

"So più di quanto credi." Ci furono dei passi rapidi ed un tonfo; Sulcan doveva aver sbattuto Nico contro il muro. "Ascoltami. Se pensi di poter contattare qualcuno da quella stanza, ti sbagli. Dopo che la Predatel è fuggita, il professor Potter ha piazzato degli incantesimi sulla stanza che rendono impossibili cose del genere."

Nico non disse niente, ma fui quasi sicura di aver sentito un "Oh" sorpreso.

"Se vuoi contattare qualcuno senza essere scoperto, devi lasciare il territorio della scuola," continuò Sulcan. "Ma non sarebbe saggio. Non dovresti avere a che fare con quella gente, Jasper."

"Lei non sa-"

"Io lo so chi stai cercando di contattare, ed è un errore!" Urlò Sulcan.

"Non mi importa! Pensa che avrei preso questo se non avessi intenzioni serie?"

Avrei voluto vedere cosa gli stava mostrando, ma ero sicura di essere scoperta se avessi esposto la testa. Mi appuntai mentalmente di cercare indizi più tardi, quando avessi sentito abbastanza e avessi voluto vedere come avrebbe reagito Nico di fronte a qualcuno che passava.

Dopo un minuto, Sulcan disse, "Questo è un giocattolo babbano da quattro soldi."

"Cosa? Non è-"

"Invece sì. Sei stato truffato. Non so cosa ti aspettassi che facesse, ma non lo farà."

"Me lo restituisca!" Esclamò Nico. Sulcan doveva esserselo messo in tasca. "È mio! L'ho comprato personalmente da-"

"Ragna&Tela. Lo so. Ragna mi ha avvisato dell'accaduto. Ti ha truffato, emerito imbecille! Smettila di immischiarti in cose che non ti riguardano! In ogni caso, non dovresti essere fuori da solo, Jasper."

"Perché? Per l'Erede di Serpeverde? Oh, sono terrorizzato," Nico disse in tono di scherno. Sentii il mio respiro accelerare; stava per confessare? Ad un professore? Per quanto odiassi Sulcan, sapevo che l'avrebbe portato dal preside all'istante.

"Dovresti," Sulcan si limitò a dire, con voce straripante di disprezzo. "Torna in sala comune. Ora."

Rilasciai un sospiro, delusa. Sulcan non capiva che avrebbe potuto porre fine a tutto, in quel momento? Immediatamente mi venne un altro pensiero. Stavano venendo da questa parte. Se mi avessero trovato nella posizione classica di una spiona... mi infilai nella classe dietro di me.

E appena in tempo. Sentii i loro passi girare l'angolo mentre la porta si chiudeva silenziosamente. Per un solo, terrificante momento, ero sicura che si fermassero fuori e scuotessero la maniglia. Tuttavia, non successe nulla di simile, e li sentii andare via. Aspettai finché non riuscii più a sentirli, poi mi azzardai ad uscire.

Cosa stava facendo Nico nella Stanza delle Necessità? Chi voleva contattare? Ovviamente, ciò che voleva fare era pietrificare i nati babbani e i suoi nemici. Ma avevo sempre creduto che lavorasse da solo; lo aveva convinto qualcuno? Chi? Un Purosangue bigotto, forse, che ai tempi aveva supportato Voldemort? O forse i Predatel, la prima e più importante fonte di problemi ad Hogwarts. Per qualche motivo, però, quella non mi sembrava un'opzione valida. Nico aveva odiato Wren tanto ferocemente quanto odiava me, e non capivo per quale motivo avrebbe dovuto seguire i loro ordini.

Nel frattempo che raggiunsi la sala comune, non avevo raggiunto alcuna conclusione, anche se avevo passato parecchi minuti in piedi di fronte alla Signora Grassa, a riflettere sul tutto. Quando finalmente mi urlò che le impedivo di dormire, le dissi la parola d'ordine ed entrai in sala comune, decisa a trovare James.

Quando entrai, tuttavia, venni quasi sbattuta a terra da James stesso. Da come mi era venuto addosso, sembrava essere stato spinto da qualcuno. Guardai preoccupata dietro di lui, mentre si rialzava, e vidi qualcosa di sconvolgente. Una folla si era raccolta attorno all'unica lotta che avessi mai visto in sala comune. Uno del quinto anno chiamato Kristopher Trengrove era di fronte a James, con la bacchetta sguainata in segno di minaccia. Quando mi vide, però, la abbassò subito, ed impallidì. James si girò dopo un secondo, ed abbassò anche la sua.

"Oh. Ciao."

"Ciao..." mi guardai attorno verso gli altri, allibita. Sembravano essere stati beccati nella Sezione Proibita senza permesso, mentre il sangue lasciava i loro volti. Guardai di nuovo James alla ricerca di una spiegazione.

"Quindi," James disse lentamente, rivolgendosi di nuovo a Trengrove, che ora era talmente rosso da fare invidia ai Weasley. "Stai sbagliando, Trengrove."

"Su che cosa?" Chiesi a bassa voce. Molte persone dietro Trengrove sembrarono ripararsi dietro i loro amici.

"Nulla," James disse fermamente. Mi prese il braccio e metà mi portò, metà mi trascinò verso un angolo tranquillo occupato solo da Mackenzie, Lillie, Albus, e Colette. I primi tre sembravano sconcertati e allibiti. Colette sembrava star riflettendo sul modo più efficiente per sterminare la folla che ormai si stava disperdendo dietro di me.

"Cos'è stato?" Chiesi appena ci sedemmo.

"Nulla," James disse di nuovo.

Guardai gli altri. Ovviamente non poteva non essere successo nulla. Tuttavia, appena guardai ognuno dei miei amici a turno, tutti distolsero lo sguardo. Colette sospirò.

"Astra, non pensarci. Non è importante."

"Riguardava me?"

"Perché dovrebbe riguardare te?" James chiese, con voce un po' troppo acuta per una normale conversazione.

"Quindi mi riguardava?"

"Non era nulla di importante," Colette disse, scuotendo la testa. "Lascia perdere."

Strinsi gli occhi, ma lei si limitò ad abbassare gli occhi sul suo libro e ad ignorarmi. Prima che potessi spostare la mia occhiataccia letale su di loro, sia Mackenzie che Lillie decisero di andare in dormitorio. James aveva preso un libro a caso ed ora fingeva di essere ammaliato dal Dizionario degli Incantesimi Difensivi. Albus si limitava a guardarmi, anche se arrossiva e girava lo sguardo ogni volta che io guardavo lui.

Dopo due minuti, ero decisamente stufa. Stavo per andare a letto quando ricordai cosa avevo visto. Me ne ero completamente dimenticata, ma ora che mi era tornato in mente, rimosse tutto il fastidio dai miei pensieri.

"Ho trovato delle prove mentre tornavo," dissi a bassa voce. Un gruppo del secondo anno, comandato da River, stava conducendo una chiassosa partita della versione magica del Monopoly, e le loro frequenti urla avrebbero sovrastato la conversazione, ma non volevo che qualcuno origliasse.

"Prove?" James chiese, rianimandosi. Subito chiuse il dizionario e lo spinse via. "Cos'è successo?"

Spiegai rapidamente ciò che avevo sentito. Mentre parlavo, James spalancava sempre più gli occhi per la sorpresa.

"Perfetto!" Esclamò quando finii di raccontare. "Questo dimostra che sta tramando qualcosa! è abbastanza per andare da Pouri!"

"Non per forza," intervenne Colette.

"Oh? E perché no?"

"Beh, se Sulcan ritiene che ci sia qualcosa di strano, andrà lui da Pouri. E se non lo fa, Pouri avrà solo la nostra parola su cui basarsi."

James ed io ci guardammo. Era ovvio che neanche James non ci credeva. Sulcan era tremendo, ma non era stupido. Anche se non avesse detto a Pouri dell'incontro, non avrebbe negato di fronte ad una sua domanda diretta, ne ero sicura.

"Almeno abbiamo le prove che Nico sta tramando qualcosa," mi corressi per Colette, "questo non puoi negarlo.

"Con chi pensate che volesse parlare?" Albus chiese.

"Forse i Predatel?" James suggerì.

"Forse..." Colette disse, accigliandosi. "Ma non capisco perché dovrebbero usare uno del terzo anno per fare... qualunque cosa stiano facendo, se sono loro i responsabili. E probabilmente lo sono..."

"Nico è quello che sta pietrificando tutti!" Dissi, esasperata. "Possiamo almeno essere d'accordo su questo?"

"No! Non hai alcuna prova-"

"Non ho bisogno di prove per sapere che ho ragione!"

Colette strinse gli occhi, e mi rivolse uno sguardo inquisitorio. Sembrava che stesse provando a decifrare i miei pensieri. Dopo un momento, però, si alzò di scatto.

"Buonanotte."

"Come? Vai a letto?" James chiese, fissandola.

"Voi due non volete ragionare; non capisco perché dovrei stare qui a sentire le vostre teorie del complotto tutta la notte."

"Non sono teorie del complotto!"

"Invece sì! Siete peggio del Cavillo!"

"E questo cosa vorrebbe dire?"

"Non essere ridicola, Colette! Al?" Mi girai verso di lui per un aiuto.

Albus, che aveva alternato lo sguardo tra noi e Colette come in una partita di tennis, finalmente parlò. "In effetti state facendo ipotesi molto... audaci..."

"Beh, va bene!" La fronte di James si corrucciò, facendogli assumere il suo iconico sguardo testardo. "Andatevene a letto voi due, e non venite a cercarci quando lo dimostreremo!"

Colette se ne andò verso il dormitorio senza nemmeno pensarci. Albus esitò per un momento, poi si spaventò per lo sguardo del fratello e la seguì, prendendo le scale per il suo dormitorio. James si accigliò per qualche secondo, poi si girò di nuovo verso di me,

"Quindi, come si fa?"

"A dimostrarlo?" Sospirai. "Dovremmo farlo confessare, in qualche modo."

"Ma come?" James sospirò. "L'unico modo per farlo è il Veritaserum... Decisamente troppo complicato da preparare."

"Beh, dovremmo coglierlo sul fatto, allora. Ma come...?"

Rimanemmo a pensarci fino a tarda notte, ma non ci venne in mente nulla. James aveva proposto di tenere d'occhio Nico con la Mappa del Malandrino; ogni volta che se ne fosse andato in giro da solo, avremmo provato a seguirlo e vedere cosa combinava. A parte questo, non avemmo idee. Quando Jaycee finalmente ordinò alla squadra di andare a dormire, poco dopo la mezzanotte, eravamo vicini a smascherare Nico tanto quanto Oliver era vicino a diventare un professionista di volo.

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Il giorno dopo apparve sereno e luminoso, una bella differenza rispetto all'ultima partita. Ciò sollevò il morale di tutti, in parte perché era molto poco probabile che cadessi dalla scopa questa volta. Mentre ogni membro della squadra entrava in Sala Grande, i Grifondoro iniziarono ad esultare e ad urlare i loro nomi. Prima che uscissimo, il tavolo aveva iniziato ad intonare i nostri nomi in coro senza ordine, quindi era difficilissimo capire qualche parola. Somigliava vagamente a come immaginavo suonasse l'oceano, non che lo avessi mai sentito, se si esclude quello stupidissimo CD di "Suoni per far addormentare" della signora Lewis.

Jaycee era più ottimista che mai quella mattina. Il discorsetto fu molto più incoraggiante del solito, probabilmente perché lei stessa si sentiva più incoraggiante. Tutti sembravano di buon umore. Non capivo perché all'inizio, finché non presi la mia scopa e sentii il manico, meno familiare del solito, sotto le mie dita.

"Abbi fiducia," sibilò James quando uscimmo dagli spogliatoi. Annuii, cercando di respingere la sensazione di nausea che mi stava prendendo lo stomaco. Ero sicura che sarebbe successo qualcosa di terribile. Avevo sentito storie di giocatori professionisti che, rotte le loro scope preferite, ne compravano di nuove, e avevano incidenti terribili perché avevano sovra-compensato qualcosa che sulla vecchia scopa non succedeva. Sarebbe successo anche a me, ne ero sicura. 

La squadra di Tassorosso stava aspettando in campo. Bridget Copeland, la Cercatrice avversaria, stava guardando preoccupata la mia scopa. Mi sentii nervosa sotto il suo sguardo, ma sperai che non si notasse. Gli spalti erano pieni di urla assordanti, sia esultanze che fischi. Mi guardai attorno, e vidi i miei amici Grifondoro sulla fila più alta, che mi salutavano. Albus era sulla panchina al lato del campo, pronto ad intervenire in caso qualcosa accadesse di nuovo. Appena sopra di lui, i Serpeverde ci fischiavano contro. Nico aveva la bacchetta in mano, e stavo per dirlo a madama Bump. Tuttavia, madama Bump aveva appena fatto stringere le mani ai capitani, e ci stava dando il segnale per salire sulla scopa. Mi tolsi Nico dalla testa mentre attendevo il suo fischio per salire.

Prima che arrivasse, però, successe qualcos'altro. Mi ero aspettata un disastro, ma nulla di simile. Ci fu un sonoro pop, e un istante dopo, non ero più sola sulla scopa. Un serpente, spesso quanto un mio braccio e più lungo della scopa, era arrotolato proprio di fronte a me.

Feci l'unica cosa logica. Urlai, e scesi in fretta e furia dalla scopa, cadendo malamente a terra. Il serpente, non adatto a stare su una scopa, cadde a sua volta, e sembrò non apprezzare la brusca caduta. Sibilò per la rabbia, e si girò verso la persona più vicina. Me.

Nel frattempo, quasi tutti si erano accorti della faccenda. Molti miei compagni erano scesi a terra, e provavano cautamente ad avvicinarsi mentre il serpente strisciava verso di me. Mi feci indietro, troppo spaventata per mettermi in piedi. Il serpente sibilava come un matto e strisciava verso di me.

"NO!"

Albus era corso dietro di me, per poi buttarsi tra me e il serpente. Urlò di nuovo "No!" poi successe una cosa strana. Iniziò a sibilare al serpente. Sembrava che stesse comunicando con lui. Rimasi a bocca aperta. Una rapida occhiata attorno agli spalti mi mostrò che tutti erano sconvolti quanto me. Invece di attaccarlo, il serpente iniziò a dondolare, poi si abbassò, di colpo docile.

Approfittando dell'opportunità, madama Bump lanciò una maledizione che fece sparire il serpente. Poi, silenzio assoluto. Tutti fissavano, non me, ma Albus, che stava diventando rosso. Mi rimisi in piedi, cercando di assimilare tutti gli eventi.

James fu il primo a muoversi. Ci raggiunse di corsa, poi guardò madama Bump. "Ci dà un minuto?"

Senza aspettare una risposta (madama Bump sembrava troppo scossa per darne una), James afferrò un braccio a me e ad Albus e ci portò in fretta verso gli spogliatoi. Appena fummo fuori dal campo visivo degli altri, si rivolse ad Al.

"Sei un Rettilofono?"

"Un cosa?" Chiesi. I Potter mi ignorarono.

Ogni traccia di colore aveva lasciato il volto di Albus. "Io... Non lo sapevo... Non volevo..."

James si prese la testa tra le mani. "Merlino, Al! Adesso Trengrove e tutti gli altri si scateneranno..."

"Quindi è successo qualcosa con Trengrove ieri sera!" Esclamai trionfante, aggrappandomi all'unica cosa che avevo effettivamente capito da quando era apparso quell'accidenti di rettile.

James sembrò ricordarsi all'improvviso che ero lì. "Oh. Lascia perdere quello, Astra, siamo messi male."

"Perché? Insomma, stavi solo sibilando, no?"

Albus riuscì solo a scuotere la testa in segno di "no". Era pallidissimo e tremava leggermente; James lo fece sedere su una panca.

"Qual è il problema?" Chiesi di nuovo.

"'Qual è il problema?' Astra, si supponse che solo i Maghi Oscuri abbiano la capacità di parlare Serpentese! Ce l'aveva Serpeverde! E Voldemort, l'erede di Serpeverde! Ora le persone penseranno che ci sia Al dietro tutto questo, insieme a t-"

"James!" Albus esclamò all'improvviso. "No!"

"Giusto, scusa, ma le persone inizieranno a dare la colpa ad Al, cioè papà era un Rettilofono ma ha perso la capacità dopo che il pezzo di anima di Voldemort dentro lui è morto-"

"Cosa? E cosa-"

"-ma ora la gente penserà che forse Al si sta ribellando a mamma e papà e che sta attaccando, o perlomeno minacciando, i nati babbani-"

"James, rallenta-"

"-papà è sempre stato dalla loro parte, e anche mamma, ma lei ha aperto la Camera dei Segreti quando è stata posseduta da Voldemort, e questo-"

"Silenzio!"

Finalmente, James smise di parlare. Stava andando in iperventilazione; non lo avevo mai visto così atterrito. Sembrava che Al avesse commesso un crimine orrendo.

"Calmati," gli dissi. James fece dei profondi respiri, ed una parte del panico sembrò evaporare.

"Va bene," continuai. "Iniziamo dal principio. Cos'è un Rettilofono?"

"Qualcuno che sa parlare ai serpenti," James rispose prontamente. "È rarissimo. Al, perché non lo hai detto-"

"E secondo te io lo sapevo?" Esplose Al. Era ancora bianco e tremante, ma ora stava guardando male il fratello. "Non volevo farlo! Stavo solo cercando di mandarlo via! Io... Io neanche mi sono accorto che lo stavo facendo..."

"Ma che importa?" Chiesi. "Anche Voldemort parlava con i serpenti, e allora?"

James si girò verso di me, sospirando. "Voldemort ha aperto la Camera dei Segreti, entrambe le volte. Era noto per essere un Rettilofono, aveva perfino un serpente gigante a cui era molto affezionato. E non ci sono stati altri Rettilofoni oltre a lui per un secolo, più o meno."

"O, se ci sono stati, erano abbastanza intelligenti da nasconderlo," borbottò Albus.

"Adesso la gente penserà che è Al il responsabile," continuò James. "E penseranno che ci sia un altro basilisco, come l'ultima volta."

Lo fissai. "Ma... ma è... È una pazzia! Al non è l'Erede di Serpeverde! Non farebbe mai una cosa simile!"

"Ovviamente," concordò James. "Ma le persone credono di tutto quando hanno paura, se è più comodo della verità. Credere di sapere chi c'è dietro è più comodo di non sapere."

"E... cosa stavi dicendo di Trengrove?" Chiesi, cercando di assimilare tutto.

Albus e James si scambiarono uno sguardo che indicava chiaramente che non volevano dirmelo. Incrociai le braccia. "Ebbene?"

"Trengrove... Beh, ieri sera ha detto che il fatto che tu trovi sempre le vittime è una bella coincidenza..." James si passò una mano tra i capelli. "Gli ho chiesto cosa volesse insinuare, e Trengrove ha sorriso e ha detto, 'Tu che ne pensi?' E quindi gli ho dato un pugno."

"Trengrove si è arrabbiato molto," Albus disse, accigliandosi. "Ha urlato che tu... che sei tu la responsabile..."

"Quindi ho provato a picchiarlo-"

"Oh, James, sei stato uno stupido!" Esclamai, anche se un sorrisetto traditore mi apparse in volto. James sembrò imbarazzato.

"Trengrove aveva appena detto che i Lestrange hanno una tradizione riguardo certe cose quando sei venuta," Al disse a bassa voce. "A quel punto ti ha buttato James addosso."

"Pensano che sia io la responsabile?"

"Beh, sì..." James fece spallucce. "Forse non più."

"Probabilmente penseranno che sei mia complice," Al borbottò cupo.

"Beh, fatti loro. Non mi importa." I Potter mi fissarono, James rimase a bocca aperta. "Non mi importa!" Continuai. "Non mi interessa cosa pensano di me, e difenderò Al più che posso. Preferisco che pensino che sia io, piuttosto che lui. E prima smascheriamo Nico, meno sarà un problema."

"Astra, sei meravigliosa," James disse, sorridendo. "Quasi tutte le ragazze che conosco-"

"Beh, io non sono 'quasi tutte le ragazze'."

Proprio in quel momento, Caroline Long infilò la testa dentro. Guardò preoccupata Albus, poi si rivolse a James e me. "Dobbiamo iniziare la partita..."

"Giusto, arrivo." James sbirciò verso Al e la testa di Caroline scomparve. "Vieni?"

"No."

"Va bene. Astra?" Uscimmo alla luce del sole. Mi ero quasi scordata della partita negli ultimi minuti. La mia scopa era ancora sospesa dove l'avevo lasciata. Vi salii sopra, mentre la testa mi si riempiva di pensieri e piani. Misi da parte tutto quello e mi concentrai sulla partita.

Andò bene. Ora che mi ero distratta a dovere, quasi non mi accorsi della scopa nuova. Concentrai la mente sulla ricerca del Boccino, anche se i miei pensieri tendevano a vagare. Come acchiappare Nico? Come provare l'innocenza di Al? A me non importava essere accusata, anche se avevano torto, ma non volevo che fosse Al a subire.

Bridget sfrecciava per il campo. Con una fitta di colpevolezza, capii che aveva visto il Boccino. MI ero lasciata prendere troppo dai miei pensieri per accorgermene. Mi lanciai dietro di lei, cercando di recuperare il tempo perso.

La raggiunsi facilmente, per la sua tristezza. Mentre la folla in rosso ruggiva dall'approvazione, la superai, allungando il braccio verso il Boccino. Sentii un Bolide venire verso di me, e istintivamente mi inclinai di lato, tenendo il Boccino nel mio campo visivo. Quasi preso...

Lo presi. I Grifondoro urlarono più forte di quanto avessi mai sentito. Per la prima volta, guardai il tabellone, e non credetti ai miei occhi.

360 a 40.

Iniziai ad esultare con il resto della squadra mentre volavano verso di me. Notai Bridget che atterrava, delusa e disorientata, e sentii una soddisfazione immensa. Avevamo vinto! E la mia scopa mi sembrava la migliore di sempre!

Nelle ore seguenti, tutto fu rimosso dalla mia mente, eccetto la nostra miracolosa vittoria. In sala comune portarono illegalmente abbastanza Burrobirra da far dimenticare ai Grifondoro, perlomeno, ciò che Albus aveva fatto. Erano tutti indignati contro Nico Jasper, ovviamente, che era stato visto evocare il serpente da parecchie persone. Andai a letto serena e felice. Fu solo la mattina dopo che venni bruscamente riportata alla realtà.

Colette ed io non trovammo Albus da nessuna parte. Immaginando che fosse sceso senza di noi, andammo a fare colazione. Sfruttai l'occasione per aggiornare Colette su ciò che era successo negli spogliatoi, cosa che non ero riuscita a fare la sera precedente in mezzo alla baldoria. Fu accettabilmente terrorizzata dal nuovo potere di Albus, ma lo superò in fretta.

Non era in Sala Grande quando arrivammo. Però c'erano tutti gli altri Grifondoro del nostro anno. Colette ed io ci unimmo a loro.

Sembrava stessero tenendo un concilio di sussurri. Appena io e Colette li raggiungemmo, tuttavia, smisero di parlare e mi sorrisero, con l'aria di chi aveva appena smesso di parlare di me. Ci fu un silenzio imbarazzato mentre ci sedemmo.

"Qualcuno ha visto Al?" Chiesi tranquilla ai ragazzi mentre afferravo un toast, rompendo il silenzio.

"Ancora in dormitorio," disse subito Eric.

Dopo un momento, Henry Tinter cedette. "Sapevi che poteva farlo? Quel... Quella cosa di parlare ai serpenti?" Chiese in un sussurro terrorizzato.

"No," dissi irritata, "e non lo sapeva neanche lui."

"E non è l'Erede di Serpeverde, se è questo che vuoi dire," aggiunse Colette, accigliandosi sdegnosa verso Henry, che divenne rossissimo sotto il suo sguardo.

"Nessuno ha mai detto che lo sia!" Eric esclamò sulla difensiva. "È solo un po' strano, tutto qui."

"Sì, l'anno in cui la Camera dei Segreti viene aperta, inizia a parlare con i serpenti..." Iris mi guardò preoccupata mentre parlava, e subito aggiunse, "Non che questo voglia dire nulla!"

"Infatti non vuol dire nulla," dissi, guardandola male.

"Ma, Astra... Sai..." Lacy si guardò intorno, poi abbassò la voce. "Sei stata ingannata in passato..."

Stavo per esplodere; lo sapevo, e neanche provai a trattenermi. Sbattei il toast nel piatto e mi alzai, spingendo indietro la panca con un forte suono di raschiamento. "Come osi!"

"Astra, io-" Lacy si fece piccola piccola, e si guardò attorno per un aiuto.

Mi ribolliva il sangue, il cuore mi batteva così forte che non la sentivo parlare. Ribaltai una caraffa di succo di zucca per sfogare parte della rabbia. "Sono stata 'ingannata in passato'? 'ingannata in passato'? Cosa vorresti dire?"

"Niente! Astra-"

"Una persona che credevo fosse mia amica mi ha ingannata, e per questo motivo possono riuscirci tutti? Anche voi siete stati ingannati! Tutti voi!"

"Ast-"

"No! Stai zitta! Tutti voi!" Adesso stavo urlando a tutta la Sala, perché quasi tutti avevano smesso di mangiare per osservare il mio scoppio d'ira. La mia voce riempì tutta la Sala, amplificata dall'alto soffitto al punto da sembrare quella di un'intero battaglione. "Albus non è l'Erede di Serpeverde più di quanto lo fosse suo padre! E non lo sono nemmeno io!"

A quel punto, mi girai e marciai fuori dall'ormai silenziosa Sala Grande. Ero consapevole che ogni occhio, inclusi quelli dei professori, era su di me, ma per una volta non mi importava. Ero troppo arrabbiata per fregarmene. Arrabbiata e delusa. Perché aveva messo in mezzo quel discorso? Solo per ricordarmi quanto fossi scarsa a giudicare le persone. Che avrei potuto fare qualcosa, aiutare Wren, ma non lo avevo fatto. Quanto mi avesse ferito il suo tradimento. Anche il solo pensiero che Albus fosse capace di una cosa simile era come ricevere una coltellata allo stomaco.

Parte di me, quella piccola parte razionale, sapeva che Lacy stava solamente dicendo la verità, e che non mi sarei dovuta arrabbiare con lei. Tuttavia, ignorai quella parte. Lacy sapeva che Wren era un argomento delicato. Stava cercando di incolpare me se nessuno si era accorto che Wren non era chi diceva di essere? Ma neanche quella è la verità, aggiunse una vocina.

Evitai il resto dei miei compagni di Casa per il resto della mattina, ma Albus riuscì a trovarmi. Mi ero ritirata nella Stanza delle Necessità. Mi serviva un posto dove pensare. A quanto sembrava, Albus sapeva di cosa avevo bisogno.

"Hey," disse a bassa voce, attraversando la stanza oscura per sedersi sul pavimento di fianco a me. Era vuota, tranne che per le tende nere appese ai muri.

"Hey."

"Colette mi ha detto cos'è successo a colazione."

Arrossii. "Perfetto."

"Sì, beh... Grazie. Per avermi difeso."

"Cos'altro ti aspettavi?" Chiesi, sorridendo leggermente.

"Niente," ammise, ridacchiando.

"Hai parlato con tuo padre? Riguardo... Lo sai..."

Albus scosse la testa. "Lo sto evitando. Non so cosa dirà." Albus sembrava più vergognarsi che altro, ma c'era anche della paura. "E se fosse arrabbiato con me?"

"Sono sicura che non lo sarà."

"Ma..."

"Al, tuo padre sa meglio di chiunque altro che non puoi farci niente."

Albus non rispose, invece fissò il pavimento. Lo lasciai riflettere per un po' sulle mie parole prima di dire, "Per il resto, come è andata oggi?"

"Malaccio. Tutti mi evitano, tranne James e Mackenzie e Colette. Oh, e Lily e le sue amiche. A pranzo, hanno causato quasi tanto casino quanto te, facendo notare a tutti che si erano sedute vicino a me e che si comportavano come al solito."

Sorrisi. "Lily è fantastica."

Al fece una smorfia. "Forse... Forse no... Oh, e Colette dice che tutti quelli con cui ha parlato pensano che tu sia mia complice. Ora hanno tutti paura di noi."

"Lasciali fare," dissi con indifferenza. "Magari, se si mettono a sparlare di me, andrò a pietrificarli nel sonno..."

Albus ridacchiò. Rimanemmo in silenzio per un po', ognuno perso nei propri pensieri. Stavo pensando ancora a Wren. Mi aveva tradita sotto ogni aspetto. Come avrei dovuto sentirmi? E i miei sogni? Potevo fidarmi di loro? Non avevano mai sbagliato... Ma non ero sicura che fossero mai stati giusti...

Ed ora ero la complice dell'Erede di Serpeverde. Potevo essere qualcosa di peggio, ora che ci pensavo. Una Strega Oscura. Un'amica che tradisce. Morta. Potevo sopportarlo.






Spigolo autore.

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.

Alla prossima!

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