Capitolo 23 - Niente

Ciara riuscì ad abbattermi. Mentre stavamo tornando dentro, con Albus, Eric, e Scorpius che litigavano su chi potesse portare la mia scopa in sala comune, incrociammo Ciara, che mi guardò sdegnosa. "Ipocrita," sibilò lei, una cosa che era stata entusiasta di fare per tutta la settimana. La guardai male, cercando di ignorare quella vocina fastidiosa nella mia testa. Tuttavia, ormai il mio buon umore era rovinato. Misi su un'espressione neutrale mentre seguivo i miei amici di sopra, e provai a non concentrarmi su quell'argomento.

A quanto ne sapevo non aveva mai funzionato con nessuno, e fu così anche per me. Nel frattempo che raggiungemmo la sala comune, fui felice della scusa di dover posare la scopa, perché così potevo allontanarmi da tutti e sedermi in dormitorio per qualche minuto.

Aveva torto, di sicuro. Va bene, quello che le avevo detto era stato cattivo e gratuito, ma non era ipocrita, non allora. Ma... Lo era ora... E anche se non lo avessi mai più detto, comunque lo avrei detto quell'unica volta. Ma non la pensavo più così! Avevo cambiato idea da quando avevo scoperto chi ero. Ma forse anche quello era un pensiero ipocrita?

"Astra? Stai bene?" La voce di Rose mi raggiunse dalle scale, e sentii i suoi passi attutiti attraverso la porta. Si fermò sulla soglia, poi aprì piano la porta. "Astra?"

Realizzai che non avevo neanche posato la scopa, ovvero il motivo per cui ero lì in primo luogo. Feci per prenderla, ma Rose si avvicinò e si sedette sul letto prima che potessi farlo.

"E va bene, che cosa c'è?" Chiese lei, incrociando le braccia in tono pratico.

"Niente."

"Oh, giusto, sei venuta qui e non stai facendo nulla, invece di posare la tua scopa." Rose si accigliò. "Cos'è successo?"

Sospirai. Avrei potuto inventarmi qualcosa... Ma forse Rose avrebbe potuto aiutare. Era intelligente. Forse avrebbe saputo se la definizione di ipocrita valeva nel mio caso o no. Ma come spiegarglielo?

"È complicato," borbottai.

"Beh, abbiamo tempo." Sollevò gli angoli della bocca in un leggero sorriso incoraggiante.

"Immagino di sì..." Spiegai come meglio potevo tutti i pensieri che mi turbinavano in testa, tempestandomi di accuse e consolazioni così rapidamente che non sapevo a cosa credere.

Durante il tutto, Rose mantenne un'espressione preoccupata e pensierosa. Quando finalmente finii, la mantenne per parecchi minuti, accigliandosi verso la mia coperta rossa. Mi distrassi attorcigliando un filo sciolto, arrotolandolo sul dito.

Finalmente, Rose parlò. "Wow."

Sbattei gli occhi, poi la guardai. "Tutto qui? 'Wow'?"

"No, no!" Disse lei subito, sgranando gli occhi. "Certo che no. Solo che... è da una settimana ormai che ci pensi? Astra, mi dispiace così tanto, vorrei che me lo avessi detto-"

"Beh, l'ho appena fatto," dissi rassegnata. "Che ne pensi?"

"Beh," Rose disse lentamente, come per valutare ogni parola prima di pronunciarla. "Credo che Ciara sia perlopiù nel torto."

"'Perlopiù'?"

"Ascoltami!" Rose alzò una mano per evitare altre interruzioni. "Credo che abbia perlopiù torto, perché hai ragione, non sapevi chi fossi quando hai detto quelle cose. Ma... Beh, in effetti è un po' ipocrita cambiare idea una volta aver scoperto chi sei - non che tu debba odiarti per quello!" Aggiunse subito, vedendo il mio sguardo abbattuto. "Ma cambiare opinione solo perché è successo qualcosa che ti riguarda è ipocrita."

"Quindi, stai dicendo che ha ragione?"

"No! Sto dicendo che sei stata, per tutto il tempo che ti ci è voluto per capire che la tua famiglia non ti definisce, un'ipocrita. Ma ora non la pensi più così, vero?"

"No..."

"Quindi adesso non sei ipocrita. Almeno, io la penso così," finì lei, sorridendomi in segno di scuse.

Ci riflettei. Aveva certamente senso. Avevo davvero cambiato idea riguardo me stessa, il che non era molto equo, ma non mi comportavo più in quel modo, e non pensavo più quelle cose, quindi ora era tutto a posto. Anche se Ciara si rifiutava di crederci, potevo accettare me stessa, e quella era la cosa importante. Sentii gli angoli della mia bocca sollevarsi. "Ha senso... Grazie, Rose."

Lei fece spallucce, ma non mi sfuggì il suo sorriso. "Non ho fatto nulla, in realtà. Niente che tu non avresti capito da sola, prima o poi."

Scendemmo in sala comune e trovammo tutti quelli del nostro anno che tentavano di lanciarsi Incantesimi di Concentrazione a vicenda per poter fare il tema. Non stava andando molto bene. Non avevo mai visto i miei compagni di casa meno interessati ai compiti. Rose sembrava piuttosto scandalizzata, mentre io mi unii subito a loro.

Le settimane successive passarono in fretta. Dopo ciò che era successo ad Elmer, nessuno andava da nessuna parte da solo, per la maggior parte, e ci venne fortemente sconsigliato di vagare per il castello ed usare aule vuote per qualunque motivo. Varie voci giravano sull'identità dell'aggressore, ognuna più stravagante dell'altra. Una notte, beccai una terrorizzata Anna Paciock mentre provava a convincere i suoi compagni che l'aggressore potesse trasformarsi in un serpente, e che strisciasse per i dormitori di notte. Cedric Rogers e Dean Malfoy diffondevano l'idea che il responsabile fosse un evaso di Azkaban che si era infiltrato nel castello, e che non era stato catturato perché poteva trasformarsi in un cactus. Nonostante il fatto che né io né nessun altro avessimo mai visto un cactus ad Hogwarts, quei due raccolsero parecchi seguaci prima che il professor Potter lo scoprisse e gli dicesse di smetterla, perché nessuno sapeva trasformarsi in un cactus.

Non diedi peso a nessuna di quelle voci. Il signor Potter credeva che si trattasse di un incantesimo che imitava gli effetti del basilisco per causare il panico, perciò ci credevo anch'io. Il responsabile non era ancora stato catturato, ma avevo piena fiducia nel signor Potter.

L'unica eccezione alla regola di "non andare in giro da soli" sembrava essere River. Una volta la beccai a sgattaiolare nell'entrata, sola. Mi mostrò il suo telefono, e mi disse che funzionava se si metteva appena oltre il campo da Quidditch, ma nessuno voleva mai andarci con lei, quindi ci era andata da sola. Ovviamente, le dissi che sarei stata felice di accompagnarla; non sarebbe stato più sicuro? "No, non ho paura. E poi, gli attacchi sono avvenuti solo dentro, non fuori."

Oltre a tutto ciò, dovevo anche pensare al Quidditch. La mia scopa nuova sembrava aver dato coraggio alla squadra, che temeva di perdere la Coppa contro Serpeverde dopo una vittoria così stentata. Tuttavia, tutti e sei sembravano credere che con la mia nuova scopa non potessimo perdere, e che avremmo sconfitto Tassorosso alla grande. Dopotutto, era solo Tassorosso. La Cleansweep di Bridget Copeland non era nulla in confronto alla mia Nimbus, e lo sapevano tutti. Per questo motivo, gli allenamenti furono molto più piacevoli rispetto al resto dell'anno. Anche quando Serpeverde sconfisse Tassorosso per 180 punti, Jaycee non si scompose. Il che fu un sollievo, certo, ma voleva anche dire che ero l'unica ad essere preoccupatissima. Non lo feci sapere al resto della squadra, ma non ero abituata alla Nimbus come lo ero alla mia vecchia scopa, e non sapevo se la situazione sarebbe cambiata entro Aprile.

Oltre agli allenamenti di Quidditch, dovevo stare al passo coi compiti. James continuava a dirmi che ne avevo pochissimi, e che dovevo godermi la libertà, perché al quarto anno mi avrebbero davvero caricata, ma già così mi sembravano tantissimi. Un tema ogni settimana per Haverna, perché non sapevamo mai abbastanza cose sugli incantesimi per farla felice, e quindi non facevamo mai pratica. Sulcan minacciò Albus e me di darci ripetizioni di Pozioni se non avessimo aumentato la qualità dei nostri lavori. Aveva quasi smesso di metterci con Rose, perché era quasi impossibile trovare qualcosa da criticare quando lavoravamo con lei, ma per fortuna non aveva ancora interrotto del tutto.

A Cura delle Creature Magiche, Hagrid ci aveva presentato gli Asticelli. Albus una volta gli aveva chiesto come mai non studiassimo Ippogrifi e Thestral, come aveva fatto suo padre. Hagrid aveva riso e ci aveva informato che Hermione, la zia di Al, pianificava le sue lezioni ormai da anni, santa donna. Saremmo arrivati alle creature "pericolose" al quarto e al quinto anno, non che fossero pericolose, davvero non sapeva cosa intendesse.

Aritmanzia, ero quasi pronta a lasciarla. Se non fosse stato obbligatorio seguire due materie extra, e se non avessi dovuto ricominciare daccapo un'altra materia l'anno successivo, probabilmente lo avrei fatto. Era esageratamente difficile, anche copiando tutti i compiti da Colette. Non sapevo a che stavo pensando quando la scelsi.

Ad Erbologia, spesso il professor Paciock ci aggiornava su come se la stavano cavando quelli del secondo anno, che si stavano prendendo cura delle Mandragole. All'inizio di Marzo, disse che avevano appena iniziato a sviluppare acne e a maturare, il che era apparentemente un buon segno. Ad ogni lezione si assicurava di accogliermi calorosamente, il che era un modo carino per mostrare che non ce l'aveva con me a causa dei miei nonni.

La lezione migliore era senza dubbio Difesa Contro le Arti Oscure. Il signor Potter aveva terminato le bestie notturne a fine Febbraio, ed aveva iniziato ad insegnarci maledizioni e contro-maledizioni. Ora le lezioni erano divertentissime; consistevano nel provare ad usare gli incantesimi l'uno sull'altro e a bloccarli. Era piuttosto divertente veder spuntare le corna all'improvviso sulla testa dei miei compagni.

Una cosa che non stava andando benissimo con il signor Potter era il Patronus. Da quando ero riuscita ad ottenere un Patronus incorporeo prima di Natale, non avevo fatto alcun progresso. E non era che non ci provassi. Qualunque cosa facessi, non ottenevo nulla più di una pallina di luce. Avevo provato qualunque ricordo felice mi venisse in mente, ma senza successo. Era scoraggiante. 

Una cosa che riuscì a sollevarmi il morale dopo l'ennesimo fallimento col Patronus fu una lettera da Teddy. Lui e Victoire mi scrivevano regolarmente fin da Gennaio, e fu sorprendentemente piacevole avere effettivamente qualcosa da attendere quando i gufi portavano la posta la mattina. Non mi ero mai sentita così prima, ma mi piaceva. Anche zia Andromeda mi scriveva, anche se le sue lettere erano più formali di quelle di Teddy, e mi chiedeva più che altro della scuola e cose così. Un paio di volte, mi aveva chiesto quale fosse il mio colore preferito, o quali libri mi piacessero leggere. Da Teddy ebbi la sensazione che stesse rifacendo una delle camere da letto, e voleva disperatamente che mi piacesse. Il pensiero di qualcuno fuori da Hogwarts a cui interessava la mia opinione era inaspettatamente confortante.

Le lezioni di volo dei primini sarebbero terminate alla fine del secondo trimestre. La maggior parte di loro ne sembrava piuttosto felice; avevano imparato le basi molto facilmente, ed intorno a Gennaio avevano iniziato ad annoiarsi. Tuttavia, una persona che non era entusiasta della loro fine imminente era Oliver Dursley. James, Mackenzie, ed io lo beccammo che tornava dalle lezioni di volo prima del previsto più di una volta, e sembrava avere sempre qualche ferita nuova. Una volta, si era storto malamente il braccio cadendo dalla scopa, nel tentativo di scendervi. Un'altra volta, aveva preso una forte botta in testa atterrando ad un angolo troppo ampio. Una volta, non so come ci riuscì, ma si storse una caviglia mentre era in aria. Non dette spiegazioni su quell'incidente, ma era abbastanza chiaro che Oliver Dursley non era fatto per le scope. Se solo fosse riuscito ad accettarlo.

Nella prima settimana di Marzo, beccò me e James che tornavamo da un allenamento, e ci implorò di insegnagli. Disse che non si sarebbe arreso prima di imparare a volare, perché quanto sarebbero stati fieri i suoi genitori quando glielo avrebbe mostrato a casa? James borbottò qualcosa di simile a "Probabilmente non lo saranno affatto," quindi gli diedi un pugno sul braccio e dissi ad Oliver che saremmo stati lieti di aiutarlo. Non capimmo in cosa ci eravamo cacciati fin quando non arrivammo al campo, sabato mattina presto, e capimmo che Oliver non sapeva neanche sollevarsi stabilmente.

Così, le settimane passarono più o meno in pace. Marzo arrivò, con temperature più alte, e quasi tutta la neve si sciolse. Ci eravamo abituati ai ritmi di metà trimestre. Con ogni giorno uguale al precedente, il mondo esterno si faceva sempre più lontano, tranne che per ciò che portavano i gufi di Teddy e zia Andromeda, e Hogwarts sembrò diventare più sicura.

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"Tesoro, ti prego," disse una voce implorante. Riconobbi quella voce. Con la paura che mi attanagliava il cuore, mi girai e vidi Katreena Predatel inginocchiata sul pavimento, di fronte ad una sedia. Isaac camminava avanti e dietro di fronte ad essa, e la ragazza seduta sulla sedia, che mi dava le spalle, era ovviamente Wren.

"Non capisci?" Sussurrò Katreena. "Se ce lo dici, Wren, se ci dici quello che sai..."

"No." La voce di Wren suonava vuota. Feci il giro della sedia per guardarle il viso. Fissava il muro con un'espressione blanda, ferita.

"Non ti importa neanche un po'?" Urlò Isaac, facendomi saltare. Si era fermato proprio dietro di me. "Non ti importa che tua madre e tuo padre, che ti hanno messo al mondo, vengono puniti per colpa tua? Se tu solo parlassi!"

"Ve l'ho detto, non so nulla!" Wren disse a voce più alta.

"E io ti ho detto che stai mentendo!" Urlò Isaac, facendo un passo avanti, proprio attraverso me. Wren sobbalzò ed abbassò lo sguardo.

"Avrei pensato che ti importasse di più dei tuoi genitori," disse Katreena, provando a prendere la mano di Wren.

Wren si tirò indietro. "Non so nulla."

"Wren, lo capisci che potresti rimediare al nostro fallimento dell'anno scorso? Potresti dirgli cosa sai della ragazza, se è chi lui pensa che sia."

"Non lo so. Lei probabilmente non lo sapeva."

"Wren..."

"Non ci vuoi bene?" Chiese Katreena. "Non vuoi che siamo al sicuro? Potresti renderlo possibile..."

Wren alzò lo sguardo. Era chiaramente combattuta. "Io... vi voglio bene, mamma, però..."

"Strano modo di dimostrarlo," disse Isaac. Con una spinta, ribaltò il tavolo attorno al quale camminava. "Piccola mocciosa ingrata."

"Non vi dirò nulla," Wren sussurrò, guardandolo male.

All'improvviso, Katreena mi guardò in pieno volto ed iniziò a scuotermi. "Astra, svegliati!"

Qualcuno mi stava scuotendo per davvero. Sbattei gli occhi per la luce mattutina, e vidi un dormitorio totalmente deserto, a parte una molto impaziente Colette di fronte a me. "Astra, farai tardi alle lezioni, e di sicuro alla colazione."

Mi sedetti, leggermente disorientata. Quasi mi aspettai di vedere il tavolo che Isaac Predatel aveva ribaltato a terra, vicino al letto di Lacy. Tuttavia, il pavimento era privo di tavoli ribaltati, anche se c'era il solito finimondo di calzini spaiati ed elastici per capelli.

Colette mi stava guardando in modo strano. "Era un altro dei tuoi sogni?"

"Come lo sai?"

"Perché l'unica altra occasione in cui sei rimasta a dormire mentre noi ci preparavamo è stata durante un sogno."

"Oh. Sì, allora sì." Subito iniziai a mettermi l'uniforme.

"Su?" Chiese Colette, mettendosi la borsa dei libri in spalla.

"Wren Predatel..."

Colette alzò un sopracciglio. "Oh? Cos'è successo?"

"Lei... Beh, non ne sono del tutto sicura." Mi misi i calzini, poi mi sedetti sul letto per guardarla. "C'erano anche i suoi genitori, ed erano arrabbiati per qualcosa. Qualcosa che lei non voleva dirgli. Riguardo qualcuno."

"Tu, forse?" Colette intervenne, come se stesse chiedendo ad una bambina di cinque anni di raccontarle come era andata la giornata all'asilo. In realtà non avevo fatto il collegamento, ma ora che lo aveva detto, aveva un sacco di senso. Alzai gli occhi al cielo.

"Direi di sì. Sembrava che pensavano che fossi... Beh, non so chi pensano che io sia, in realtà, ma volevano che lo confermassi. Anzi, pensano che Wren possa riuscirci. Wren si stava rifiutando di parlargli di me."

"Una buona cosa, immagino." Colette mi lanciò una spazzola. "Qualunque cosa vogliano sapere, non può essere buona. Spazzolati i capelli; sembri un troll."

"Wow, grazie." Mi passai la spazzola tra i capelli, sussultando leggermente quando si incastrò nei nodi.

"Di nulla." Colette fece un sorrisetto. "È successo altro?"

"Non proprio. Isaac ha ribaltato un tavolo..."

"Problemi di gestione della rabbia." Colette scosse la testa." Strano che il suo Animagus sia un uccello."

"Già. Molto strano." Alzai gli occhi al cielo. "Andiamo."

"Io ho aspettato te, Astra, non il contrario..."

Arrivammo proprio alla fine della colazione. Avemmo solo il tempo di afferrare una banana prima che il cibo sparisse, la campanella suonasse e una marea di studenti si dirigesse verso le porte della Sala Grande.

Raggiungemmo Al e Rose all'ingresso, ed andammo ad Erbologia insieme. Quando raggiungemmo le serre, seguimmo i nostri compagni verso la sera otto.

Quando entrammo, vedemmo delle cose che sembravano gigantesche lumache nere piantate nel terriccio. Si attorcigliavano su se stesse ed erano coperte di protuberanze lucide. Riassumendo, il tipo di pianta che scatena un potente riflusso faringeo, intendo all'istante.

"Quattro per pianta, prego," stava dicendo il professor Paciock. Colette ed io scegliemmo quella più vicina al fondo della serra, con Al subito dietro, e sembrava che proprio non volesse avvicinarsi alle piante. Rose venne da noi, dopo un minuto di tutti che cercavano i propri compagni.

"Questi sono bubotuberi," annunciò il professor Paciock. "Vi serviranno i guanti in pelle di drago per questi. Ora, chi sa a cosa possono essere utili i bubotuberi?"

Per la sorpresa di nessuno, la mano di Rose schizzò in aria. Il professor Paciock le sorrise. "Sì, Rose?"

"Il pus di bubotubero si usa come trattamento per l'acne," disse lei prontamente. "Ma se non è diluito, può danneggiare terribilmente la pelle."

"Esatto! Ora, ciò che faremo oggi è raccogliere pus di bubotubero." Ci fu un gemito collettivo. "Dai, non è così male." Il professor Paciock ridacchiò. "Ho dato ad ognuno di voi un secchio, vi basta spremere quelle protuberanze e raccogliere il pus. È facilissimo."

Al sembrava piuttosto riluttante a toccare quelle cose viscide, ed io con lui. Rose e Colette, invece, iniziarono subito a spremere e a raccogliere il pus. Non mi sfuggì il sussulto di Rose a causa dell'odore, però.

"Digli del tuo sogno," Colette disse a bassa voce. Nessuno poteva sentirla, tra gli squittii e i gemiti delle pustole di bubotubero che scoppiavano.

"Oh, giusto." Con la prospettiva di raccogliere pus, me n'ero dimenticata. Spiegai tutto a bassa voce mentre lavoravamo, assicurandomi di non essere origliata da alcuni Tassorosso curiosi che lavoravano al bubotubero a fianco.

Albus sembrò molto preoccupato quando finii. "Esattamente chi pensano che tu sia?"

"Non lo so. Non lo hanno detto."

"Ma Wren lo sa?" Chiese Rose, riuscendo alla grande a non balbettare, anche se ora era molto più pallida del normale. Sapevo che sarebbe stata dura; Wren era il suo Molliccio, nel nome di Merlino. Ecco perché non avevo iniziato subito a raccontare il mio sogno, mentre venivamo verso le serre.

"Non so se lo sa. In ogni caso, non sta dicendo nulla."

"Per ora. E se le cose cambiassero?" Colette saltò indietro quando Al rovesciò accidentalmente del pus dal suo secchio. "Attento!"

Una Tassorosso, chiamata Harriet Dopley, che lavorava al bubotubero a fianco, urlò all'improvviso, ed iniziò a scuotere il braccio con forza. Una zona di pelle esposta, dove si era tirata su la manica, mostrava grosse bolle gialle. Iniziò a piangere e il professor Paciock corse immediatamente da lei. La mandò subito in infermeria, permettendo alle sue due amiche di accompagnarla.

"Non lo so," sussurrai quando se ne andarono, riprendendo la conversazione. "Però Wren ha resistito fino ad ora. Non vedo perché dovrebbe cambiare qualcosa ora."

Rose era rimasta a fissare concentrata il suo secchio di pus. "Secondo voi chi li punisce?" Chiese lei pensosamente.

"Punire chi?" Chiese Albus. Era stato distratto da una pustola che era esplosa.

"I Predatel!" Rose alzò gli occhi al cielo. "Astra ha detto che loro hanno detto a Wren che stanno affrontando una punizione per il fallimento dell'anno scorso."

"Forse intendono solo mentalmente?" Colette fece spallucce. "Voglio dire, forse non gli va giù. Che ne pensi, Astra?"

Non risposi. Ero troppo occupata a pensare. Chi li stava punendo? Quell'uomo, quello che aveva torturato Wren, quello che aveva costretto lei a torturare un babbano nel suo letto. Non sapevo chi fosse, ma avrei scommesso tutti i miei soldi alla Gringott che era lui a punirli, nonché quello che faceva speculazioni su di me. Esposi in fretta la mia idea nel modo più coerente possibile, che in effetti non era molto coerente, perché non sapevo nemmeno chi fosse quell'uomo.

Albus fece spallucce. "La cosa importante è che Wren non parli, giusto?"

"Giusto," concordò Colette. "Non ne sappiamo abbastanza per fare ipotesi, Astra."

"Lo so..." Questo non cambiò la mia idea, che più ci pensavo e più mi sembrava probabile, basandomi sui fatti che conoscevo. Tuttavia, lasciai perdere. Albus e Colette discussero un altro po' del mio sogno, poi anche loro, alla fine, si zittirono e si concentrarono sul bubotubero.

La campanella che segnalava la fine delle lezioni fu benvenuta, almeno da parte mia. Tanto per dirne una, pose fine al silenzio dei miei amici, perché Albus fece notare che stavamo andando ad Incantesimi, e provò a scommettere con Colette su quanto rapidamente Haverna sarebbe diventata rossa per l'indignazione. Non mi unii alla conversazione, preferendo riflettere un altro po' sulla mia teoria. Rose mi guardò preoccupata quando attraversammo le porte del castello, ma non disse nulla.

Nel frattempo che raggiungemmo Incantesimi, il mio silenzio era stato attribuito (da Albus) al terrore per la lezione. Ci sedemmo in fondo a tutto, posai la borsa sul banco e mi accasciai sulla sedia, pronta a non ascoltare una sola parola di Haverna e a pensare un po' di più.

L'uomo, chiunque egli fosse, era quello che aveva torturato Wren l'anno prima con la maledizione Cruciatus, quello che aveva scoperto in qualche modo che mi aveva mandato una lettera. Era quello che l'aveva tirata fuori da quel sotterraneo quasi un anno e mezzo prima. Era quello che qualche mese prima le aveva tenuto una bacchetta puntata alla testa e l'aveva costretta a torturare quel vecchio babbano nel suo letto. Se i miei sogni erano ciò che diceva Colette, questo significava che quell'uomo aveva un certo potere. Perlomeno, Wren sembrava avere paura di lui. Aveva senso che fosse lui il capo, ma non sapevo di preciso di cosa fosse a capo. Perché perdeva tempo con Wren? Probabilmente c'erano persino modi per vedere i suoi pensieri. Perché non li usava? O forse, li stava usando, ma lei in qualche modo gli resisteva. Non fermarti, pensai, sperando che in qualche modo, ovunque fosse, Wren si sentisse un po' sollevata.

"Signorina Lestrange, mi sta ascoltando? O le mie parole non riescono a penetrare quella massa di cotone che ha al posto del cervello?"

Tornai alla realtà e vidi Haverna che incombeva su di me. Colette ed Albus mi fissavano con occhi sgranati, assieme al resto della classe. Oh no.

Non sapevo neanche che incantesimo dovevamo imparare oggi. Merlino, Astra! Mi rimproverai mentalmente da sola. Arrangiando quello che sperai fosse un sorriso smagliante, ed ignorando il suo commento sul cotone nella mia testa, alzai gli occhi e chiesi, "Potrebbe ripetere, professoressa?"

Lei strinse gli occhi. "L'ho fatto. Quattro volte, ad essere precisi."

"Beh, allora alzi la voce, sono un po' sorda da questo lato."

La risata sommessa dei Grifondoro non migliorò affatto l'umore di Haverna. Strinse gli occhi ancora di più, e la sua bocca era diventata una linea così sottile che mi chiesi se non stesse per sparire del tutto. Per parecchi attimi nevrotici, mi fissò dall'alto in basso, mentre le risatine dei miei compagni si facevano più nervose e si spegnevano. Alla fine, quando ci fu assoluto silenzio, lei disse con voce così bassa che fu difficile udirla, "Mi ascolti. Lei può pensare di essere superiore al mondo intero, solo perché si è gettata ciecamente nel pericolo ed è sopravvissuta. Può pensare di essere speciale perché è la preferita di Potter. Può pensarlo, ma tutto ciò non vale niente in questa classe. Mi ha sentito? Niente. E lei non disturberà mai più la mia lezione!"

Detto questo, si girò e marciò verso la scrivania. Per qualche secondo, temetti volesse prendere la bacchetta, ed estrassi la mia in difesa. Tuttavia, lei si sedete, prese una piuma, e scribacchiò un biglietto in modo decisamente furioso.

Tutti osservavano la piuma graffiare la pergamena. Quando finalmente si fermò, tutti rimanemmo a fissarla un attimo in più, senza parole. "Beh, signorina Lestrange?" Disse Haverna, disgustosamente dolce. Mi invitò alla cattedra, e con riluttanza lasciai la sicurezza della mia sedia per andare da lei.

"Lo porti al professor Potter," disse lei dolcemente, chiudendo il biglietto con un colpo di bacchetta e dandomelo. "Non può ignorare ancora il suo comportamento ridicolo." Per qualche altro secondo la fissai, e lei mi mandò via. "Vai, vai, sciocca ragazzina." Col volto in fiamme, obbedii, non osando guardare Al e Colette mentre uscivo.

Camminai per i corridoi vuoti, furente contro Haverna, ma anche distratta dal mio sogno. Non volevo distrarmi, mi piaceva avere un motivo per pensare ad ogni piccola cosa mi avesse mai fatto Haverna, e arrabbiarmi per l'ingiustizia del tutto. Tuttavia, brevi momenti del sogno continuavano ad apparirmi in mezzo alla rabbia, e il risultato fu che nel frattempo che raggiunsi la classe del signor Potter, mi ero alquanto calmata.

Quando mi fermai di fronte alla porta chiusa, potevo sentire delle voci dietro di essa. Risate esplosero all'improvviso, e sentii un forte tonfo ed esultanze varie. Lentamente, aprii la porta e mi trovai ad interrompere una lezione del secondo anno. C'era un grosso materasso in un lato della stanza, ed un Corvonero gemente sopra di esso, che si stava svegliando dopo essere stato Schiantato. River era di fronte a lui, teneva la bacchetta alzata in segno di trionfo e riceveva applausi dai suoi compagni. Brigitte Meyes e Dean Malfoy stavano provando ad alzarla sulle loro spalle, il che causava la maggior parte delle risate.

I sorrisi scemarono quando mi notarono sulla porta. Tutti caddero in silenzio mentre camminavo lentamente nella stanza. Sentii le guance scaldarsi di nuovo. Il signor Potter si accigliò confuso mentre attraversai velocemente la stanza fino alla sua cattedra, abbassando la testa per i troppi sguardi.

"Havernamihamandatoqui," borbottai, passandogli il biglietto, contenta di dare le spalle alla classe.

Il signor Potter si corrucciò quando aprì il biglietto, poi alzò un sopracciglio sorpreso quando lesse il contenuto. Ridacchiò leggermente, poi sorrise. "Che ne dici di aspettare un minuto nel mio ufficio, così possiamo parlare in privato?" Chiese lui, indicando gli alunni dietro di me, che erano stranamente silenziosi, come se pendessero da ogni sua parola, mentre cercavano di indovinare cosa stesse succedendo.

Mi accigliai sospettosa. Avevo risposto male ad un insegnante, e lui era semplicemente divertito? Non me la sarei bevuta. Probabilmente stava solo facendo finta che non fosse nulla di che di fronte agli alunni. Almeno Adalyn Lostry non avrebbe avuto nulla da dire a Ciara e Nico.

Mentre salivo le scale verso il suo ufficio, il professor Potter si rivolse di nuovo alla classe. Prima che chiudessi la porta, lo sentii dire agli alunni di mettersi in coppia e di provare non solo a lanciare l'incantesimo, ma anche a bloccarlo. Sospirai e chiusi la porta.

Mi era sempre piaciuto l'ufficio del professor Potter. Aveva un odore ben preciso, una sorta di miscuglio tra cera per scope e cioccolata. Da dentro, potevo sentire il rumore degli studenti che si schiantavano l'un l'altro. Albus si era lamentato dei lividi per parecchio tempo dopo quella lezione, perché lo avevo schiantato parecchie volte, mentre lui mi aveva beccato una volta sola quando avevo abbassato la bacchetta.

Qualche minuto dopo, quando i miei pensieri erano tornati al sogno, sentii la porta aprirsi dietro di me. Il signor Potter entrò nella stanza, facendo il giro per sedersi sulla cattedra. Aveva uno sguardo piuttosto severo, che mi fece arrossire ancora di più.

"Astra, hai davvero detto alla professoressa Haverna di essere sorda?"

"Sì, signore."

"E hai disturbato la lezione?"

"Non che io sappia, signore."

"Ed hai intenzionalmente e metodicamente," - a questo punto, il signor Potter controllò il foglietto - "tentato di danneggiare la professoressa Haverna sin dall'inizio dell'anno?"

"Beh, immagino lo saprei se avessi fatto qualcosa intenzionalmente..."

Il signor Potter sospirò, e continuò. "Come pensavo. In ogni caso, a volte devi controllarti, Astra. Devi essere... Prudente, ecco la parola."

Incrociai le braccia. "Da quanto dicono James ed Al, lei non è stato molto prudente, signore."

Lui alzò un sopracciglio. "Non stiamo parlando di me, dico bene? E per quanto mi riguarda, credo di essere molto prudente. Forse da ragazzo sono stato un po' avventato, ma non è questo il punto."

"Ma lei mi odia! Lei ha avuto insegnanti che l'hanno odiata, e non è stato molto prudente! E lei mi odia solo perché dice che sono la sua preferita!"

Il signor Potter ne sembrò sorpreso. Per qualche momento, mosse la bocca senza produrre suoni. Alla fine, balbettò. "Lo ha detto?"

"A tutta la classe! Chieda ad uno qualunque!" Doveva capire, era impossibile essere prudenti quando Haverna faceva l'impossibile per essere una vecchia megera.

Lui sbatté gli occhi, poi scosse la testa. "Questa è tutta un'altra storia. Me ne occuperò io!" Disse lui, spegnendo sul nascere le mie proteste. "Il punto è, Astra, che a volte bisogna essere più ragionevoli."

"Io sono ragionevole-"

"Astra, lo sappiamo entrambi che non lo sei, non sempre." Sospirò di nuovo, e si passò una mano tra i capelli. "Astra, devi capire che ci sono momenti in cui devi tenere la bocca chiusa e la testa bassa. Le lezioni di Haverna sono decisamente momenti del genere."

Sospirai, ed abbassai lo sguardo. "Va bene..."

"Grazie." Lui sorrise stanco. "Ora, ti ha messa in punizione per tutta la prossima settimana." Gemetti. "Si aspetta anche che consideri l'idea di sospenderti, cosa che non farò." Scosse la testa. "Ridicolo. Comunque, torna a lezione, va bene?" Annuii, anche se era l'ultimo posto dove volevo andare. Mentre stavo aprendo la porta, lui disse, "Lezione stasera, va bene? Alle otto?"

Annuii di nuovo, troppo irritata per dire qualcosa. Non capiva che Haverna mi odiava? Come poteva aspettarsi che tenessi la bocca chiusa quando mi diceva che avevo cotone al posto del cervello, e che mi gettavo volontariamente nel pericolo?

Mi presi il mio tempo a tornare in classe, così che nel frattempo che fossi arrivata, sarebbe suonata la campanella del pranzo. Albus e Colette mi fissarono curiosi quando andammo verso la Sala Grande, ma nessuno dei due mi chiese cosa fosse successo mentre ero via. A me stava bene; i miei pensieri erano tornati per l'ennesima volta sul mio sogno.

Pip ci trovò un paio di minuti dopo che ci eravamo seduti. Ci deliziò col racconto del suo incidente col Tranello del Diavolo ad Erbologia, e di come il professor Paciock aveva quasi dovuto tagliare la pianta per liberarlo. Provai a sentirlo, tenendo una vaga espressione da "persa nei propri pensieri" in volto. Mi sforzai perfino di ridere quando lo facevano Albus e Pip, ma non sentii granché di ciò che diceva. Ero troppo impegnata ad essere arrabbiata con Haverna, a litigare mentalmente col professor Potter, e a teorizzare sui Predatel, a fasi alterne.

Ero piuttosto contenta di dover fare Storia della Magia, la prima e ultima volta che successe. Avrei avuto un'ora di fila per pensare, con nessun suono attorno a me tranne la voce sonnolenta  del professor Rüf, che era facile da ignorare. Mi serviva del tempo per schiarirmi le idee, soprattutto considerando che avrei avuto un'altra lezione col signor Potter. Ero stanca di sbagliare il Patronus, e sarei andata perfino peggio del solito se non fossi riuscita a concentrarmi su un ricordo felice.

Mentre Colette scribacchiava appunti, ed Albus scambiava figurine delle Cioccorane sotto il banco con Eric Finnigan, cercai di svuotarmi la testa. Senza successo, perché ogni volta che ci riuscivo, mi tornava in mente quella vocetta diabetica di Haverna, o il signor Potter che si aspettava che fossi buona e brava quando lui faceva le stesse cose a scuola, o le mille domande senza risposta sollevate dal mio sogno. In effetti, questa cosa durò tutto il giorno. Quando si fecero le otto, ero parecchio arrabbiata con me stessa e con i miei pensieri, e quasi pronta a rinunciare interamente al Patronus.

Tuttavi, bussai alla porta esattamente alle otto in punto, e trovai il signor Potter che mi aspettava nella classe. C'era un baule vicino a lui, che si agitava e saltellava come se fosse posseduto, e gemetti internamente. Aveva trovato un altro Molliccio. Non ci era riuscito nelle lezioni precedenti, ed era stato un piacevole cambiamento. Odiavo i Mollicci con tutta me stessa.

"Dunque, pronta a riprovare?" Chiese il signor Potter allegro. Arrangiai un sorriso ed annuii, anche mentre i miei pensieri volavano di nuovo al sogno.

No. Ricordi felici. Il giorno in cui hai conosciuto la tua famiglia.

Provai a concentrarmi su quello, e annuii quando il signor Potter chiese se fossi pronta. Tuttavia, appena aprii il baule, i Predatel invasero i miei pensieri, e persi del tutto la concentrazione.

Il Molliccio Dissennatore torreggiava su di me, e sentii il freddo circondarmi come una pesante coperta, che mi stringeva il petto. Le candele nella stanza sembrarono affievolirsi. Sentii il mio ricordo felice volare via, e sapevo che non sarei riuscita a richiamarlo. Comunque, alzai la bacchetta e ci provai.

"E-Expecto... Expecto Patronum!"

Niente. Nemmeno una nebbiolina. La stanza stava diventando sempre più buia, e mi sentii scivolare via...

Il volto preoccupato del signor Potter galleggiava sopra al mio. "Tutto bene?"

"Sì, bene," dissi con un filo di voce. Cos'era successo?"

"Era da qualche mese che non svenivi..." disse lui, accigliandosi verso il baule che ora si scuoteva di nuovo. "Tutto a posto?"

"Sì. Mi sono solo distratta." Mi alzai, ignorando la mano che mi offriva. "Mi faccia provare di nuovo."

"Va bene..." Il signor Potter tornò versi il baule. "Pronta?"

"Certo!" La mia famiglia. La mia famiglia. Famiglia. La famiglia... di Wren...

"Astra!"

Ero svenuta di nuovo. Sbattei gli occhi verso il soffitto. Il signor Potter, preoccupato, mi aiutò a sedermi e mi diede un pezzo di cioccolato.

"Sembri un po' distratta stasera," disse il professor Potter mentre davo un morso.

"Ah sì?" Chiesi tranquilla, anche se mi irrigidii leggermente. Non volevo parlargli del mio sogno. Di nessuno di loro. Probabilmente non mi avrebbe creduta, e non volevo sembrare pazza. E poi... sembravano cose private.

"Sì, lo sei," disse lui, corrucciandosi ancora di più. "Sicura di stare bene?"

"Benissimo."

"E... Forse.... C'è qualcosa che desideri dirmi?"

"No signore," dissi in automatico. Subito mi accorsi di averlo detto troppo in fretta, ed aggiunsi, "Niente," sperando di non sembrare troppo sospetta.

Il signor Potter mi rivolse uno sguardo inquisitorio. Stavo iniziando a sentirmi a disagio quando lui finalmente sospirò. "È stata una lunga giornata; sono sicuro che tu sia semplicemente stanca. Direi che qui abbiamo finito, che ne dici?"

Annuii, piuttosto felice di potermene andare. Appena potei, corsi verso la torre di Grifondoro. Ero davvero esausta. Senza neanche fermarmi per salutare Colette ed Al, salii in dormitorio e andai a dormire.

~~~~

Il giorno dopo, fui felicissima di scoprire che il fastidio verso il signor Potter era totalmente sparito, e che il risentimento verso Haverna era calato a temperature accettabili. Inoltre, le mie teorie sui Predatel non avevano il monopolio del mio cervello come il giorno prima. Fu molto più facile prestare attenzione a Pip che descriveva il suo ultimo sogno (uno riguardante un gigantesco calderone pieno di pozione grigia che lo inseguiva per i sotterranei, seguito da una montagna di calzini sporchi), e che speculava sul suo significato con Al. Forse Pip aveva bisogno di pulire i suoi calzini.

La prima lezione del giorno era Pozioni, sfortunatamente. Era anche venerdì, il che significava insegnare ad Oliver come volare dopo le lezioni. Mi rassegnai ad una lunga giornata mentre dalla colazione ci dirigevamo verso i sotterranei.

Mentre entravamo nel sotterraneo di Pozioni, Sulcan ci guardò minaccioso. Lo guardai male a mia volta; non eravamo nemmeno in ritardo. Tuttavia, sembrò distrarsi per qualche motivo, e distolse lo sguardo.

"Hey, Lestrange, ti farai cacciare via anche stavolta?" Nico sibilò dall'altro lato del sotterraneo.

"Forse, magari mi caccerà via per averti tirato un pugno sul naso."

"Sei una strega, Astra," Ciara disse sdegnosa. "Ma ovviamente, basandomi su ciò che mostri, immagino tu sia solo capace di combattere alla babbana."

"Oh, vuoi vedere una maledizione?" Le chiesi. Non ebbi modo di passare dalle minacce ai fatti, perché Sulcan spuntò proprio dietro di me.

"Cinque punti in meno a Grifondoro. Non minacci gli altri studenti, signorina Lestrange," disse gelido. "Ora," annunciò alla classe, "via le bacchette. Oggi prepareremo un Infuso di Alihotsy. Chi sa cosa fa questa pozione?"

La mano di Rose schizzò in aria. Sulcan la ignorò completamente, scrutando la stanza prima di scuotere la testa. "Beh, davvero deludente."

"Signore, Rose-"

"Signor Malfoy, le ho dato il permesso di parlare?"

Scorpius strinse gli occhi e si sedette di nuovo.

"Un Infuso di Alihotsy induce isteria. Le istruzioni sono a pagina 287 dei vostri libri. Non ci sarà bisogno di parlare."

Ci fu uno sfogliare di pagine mentre tutti aprivamo i libri. Quando iniziammo a raccogliere gli ingredienti, Sulcan disse, "Ah già, quasi dimenticavo. Chiunque di voi faccia il pasticcio peggiore," scandagliò il lato Grifondoro della stanza con lo sguardo, "Assaggerà un vero Infuso di Alihotsy, e capirà esattamente quanto deve migliorare."

Ci furono parecchi borbottii, e molti sguardi speranzosi rivolti a Rose, che subito si mise a lavoro sulla propria pozione e sussurrò le istruzioni a me e ad Albus.

"Quelle foglie di Alihotsy vanno sminuzzate più finemente," mi borbottò coll'angolo della bocca. Sospirai ed iniziai a farle più fini. Odiavo i coltelli. E se mi fossi tagliata la mano per sbaglio?

"Non così tante!" Rose sussurrò stridula. Albus si bloccò a metà dell'atto di gettare le foglie sminuzzate nella sua pozione, che attualmente era una melma giallastra e polverosa.

"Allora quanto?"

"Un pizzico alla volta! Le hai almeno lette le istruzioni?" Sibilò Rose. Albus sembrava voler ribattere, ma sapeva che sarebbe stato lui ad assaggiare l'Infuso di Alihotsy senza l'aiuto di Rose, e si trattenne.

Dopo circa venti minuti, guardai tutti gli altri. Pochissimi avevano una pozione che si avvicinava ad una qualunque sfumatura di verde, e gli unici le cui pozioni avevano raggiunto lo stadio del verde chiaro erano Rose, Ciara, e Scorpius.

All'improvviso, dietro di me, ci fu una grossa esplosione ed un urlo.

"Henry! Quella era tutta l'essenza di lumaca!"

Mi girai, assieme agli altri, e vidi Eric Finnigan ed Henry Tinter in piedi vicino ai rispettivi calderoni. Con mio orrore, notai che il fuoco controllato sotto quello di Henry era appena andato fuori controllo, e stava avvolgendo tutto il tavolo. Aveva appena finito di consumare il tagliere di Eric.

"Aguamenti!" Rose disse frettolosamente, puntando la bacchetta verso le fiamme. Prima che Sulcan potesse raggiungerci, un getto d'acqua inondò il tavolo, assieme ad Eric ed Henry.

Qualunque insegnante ragionevole avrebbe dato cinque punti a Grifondoro per la rapidità di Rose. Tuttavia, Sulcan si limitò a ringhiare. "Crede di aver detto di mettere via le bacchette, signorina Weasley."

"Signore, il fuoc-"

"Sono in grado di gestire un fuoco." Rivolse lo sguardo ai due ragazzi inzuppati. "Pulite. Ora." Quando schizzarono al lavoro, ed iniziarono a pulire i calderoni con le maniche bagnate, Sulcan disse, "Vedo che siete riusciti a bruciare tutta la vostra essenza di lumaca. Davvero deludente." Senza un'altra parola, si girò ed andò verso il magazzino.

La classe sfruttò l'occasione per iniziare a sussurrare. Con un'esitante occhiata dietro di sé, Rose corse ad aiutare Eric ed Henry. Mi avvicinai a Colette ed Al.

"Colette, come hai fatto a farla diventare ver-"

"Shh!" Albus urlò all'improvviso. Con occhi sgranati, fissò il soffitto.

"Che c'è?" Colette chiese irritata, mentre rimestava la pozione. Si soffiò alcuni capelli neri via dalla faccia.

"Quella voce! La sentite?"

Era difficile sentire qualunque cosa con tutti i rumori degli altri, che approfittavano del momento per controllare i progressi degli altri e per ridacchiare verso Eric ed Henry. Mi guardai intorno, cercando di udire qualcosa fuori posto. Con Luke, Lacy ed Iris che ridevano proprio dietro di me, però, sarebbe stato impossibile in ogni caso.

"Probabilmente è Luke che fa l'imitazione di Sulcan," stava dicendo Colette, indicando dietro di sé mentre Lacy ed Iris iniziarono a ridere più forte.

"No, eccola di nuovo!"

"Cosa sta dicendo?"

"È... Non capisco..." Disse Albus, mentre continuava a fissare in alto con occhi spalancati.

Cercai di nuovo nella stanza, ed una cosa catturò la mia attenzione. Albus non era l'unico a fissare intensamente il soffitto. Nico Jasper non si stava prendendo gioco di Eric ed Henry come i suoi amici Serpeverde. No, anche lui fissava il soffitto con sguardo confuso. Mentre lo guardavo, sgranò gli occhi all'improvviso, e si guardò attorno, forse cercando Ciara. Prima che la trovasse, però, i suoi occhi si allinearono con i miei, che ancora lo fissavano. Il suo sguardo si tramutò in un'occhiataccia, e mi fece un gestaccio con la mano appena prima che tutti si zittissero per il ritorno di Sulcan.

Il resto della lezione fu piuttosto normale. Non ebbi modo di parlare della mia scoperta fino a dopo la classe, e fui felicissima del fatto che sia Albus e Colette avevano fatto pozioni abbastanza buone da non dover subire l'Infuso di Alihotsy. In effetti, il peggiore fu un Serpeverde che rispondeva al nome di Atticus Calrone. Per questo, Sulcan decise di non usare l'Infuso di Alihotsy quel giorno, per la delusione dei Grifondoro.

Mentre salivamo le scale del sotterraneo, in mezzo al casino e alle chiacchiere dei nostri compagni, gli dissi cosa avevo visto. Albus sembrò felice per questa conferma che non fosse pazzo, anche se veniva da Nico Jasper. Colette, tuttavia, scosse la testa.

"Astra, probabilmente ha visto Al e ha deciso di prendersi gioco di lui. Merlino, deve essere strano, vedere qualcuno fissare il soffitto come se ci stesse parlando."

Albus ed io ci scambiammo un incantesimo, poi facemmo spallucce. Non credevamo affatto alla sua teoria, ma discutere con Colette era inutile.

Il resto della giornata volò. Fin troppo presto, salutai i miei amici e mi diressi al campo di Quidditch con James per incontrare Oliver.

"Qualche idea brillante su come risolvere questa situazione?" James chiese cupo.

"Neanche mezza." Non stavamo facendo molti progressi con Oliver. Lo stavamo allenando a rimanere stabile in aria, ma lui proprio non ci riusciva. James pensava che soffrisse di vertigini o roba simile, dal modo in cui si agitava nervosamente sulla scopa.

"Un attimo! Forse ho capito! Gli serve solo più fiducia!" James esclamò. Senza dare altre spiegazioni, iniziò a correre verso il campo. Scattai in avanti per raggiungerlo.

Oliver ci stava aspettando al campo, con una scopa della scuola stretta in mano. "Ciao!"

"Hey, Oliver," James disse, sorridendo. "Sei pronto?"

"Immagino..."

"Va bene, monta in sella," gli dissi. Oliver lo fece, in modo molto impacciato. Tuttavia, si era allenato così tanto a farlo che ormai era molto più avanti rispetto a qualche settimana prima.

"Va bene. Adesso, mi è venuta un'idea," disse James. "Sali di qualche decina di centimetri, e vediamo se riesci a stare dritto," James dimostrò.

Oliver sembrava molto scettico riguardo alle sue abilità, ma si alzò. Tremò leggermente, ma non troppo.

"Oliver, e se ti dicessi che è impossibile cadere da quella scopa?" Chiese James.

"Risponderei che stai mentendo; posso cadere da qualunque scopa," Oliver disse in automatico.

Avevo capito cosa stava facendo James. "E se questa scopa in particolare avesse un incantesimo che ti tiene su?"

Oliver mi guardò interessato. "Possono farlo?"

"Ma certo." In realtà, non ne avevo idea, ma se ad Oliver mancava solo la fiducia in sé stesso, come aveva detto James, valeva la pena tentare.

Oliver fissò sorpreso la scopa, dimenticandosi di tremare. "Davvero?"

"Sì," James disse, sorridendo. "Vuoi andare più in alto?"

"Non proprio..." Ma lo fece comunque. Passammo quasi tutta la lezione a volare un po' più in alto, poi ancora un altro po'. Più ci alzavamo, meno lui sembrava credere che non sarebbe caduto. Io mi limitavo a pregare che non accadesse, perché se fosse successo saremmo sembrati dei tremendi bugiardi. Tuttavia, non cadde, e più tempo passava in aria, più sembrava acquisire sicurezza.

Il sole era tramontato prima che James guardasse l'orologio. "Merlino! Salteremo la cena! Venite!" James ed io aiutammo Oliver a posare la scopa nello sgabuzzino, poi prendemmo le nostre e corremmo verso il castello. Oliver probabilmente non sarebbe riuscito a tenere il passo se non avessimo avuto le scope come zavorra, ma corremmo tutti insieme.

Arrivammo a cena per poco, ed avevamo appena riempito i nostri piatti quando i vassoi si svuotarono magicamente. Oliver neanche provò a sedersi al piuttosto vuoto tavolo di Tassorosso, e rimase con noi. Mangiammo più in fretta possibile, ma fummo comunque gli ultimi ad uscire dalla Sala.

I corridoi erano deserti mentre accompagnavamo Oliver alla sala comune di Tassorosso. Incrociammo Lucy Weasley nel suo giro di pattuglia, e ci disse che avremmo fatto meglio ad andare a letto, era quasi copriguoco.

Avevamo quasi raggiunto la sala comune di Tassorosso quando James, che era avanti, si immobilizò all'improvviso. "Oh no..."

Io vedevo solo un fantasma. "Il Frate Grasso?" Disse Oliver, guardando James interrogativo.

All'improvviso, capii cosa voleva dire. Raramente i fantasmi restavano immobili ad un posto. E c'era qualcuno appena oltre lui, steso a terra...

"Oliver, vai a chiamare mio padre," James disse a bassa voce.

"Aspetta, ch-"

"Digli solo di sbrigarsi."

Quando Oliver corse via, guardandoci nervoso mentre andava, James ed io superammo il Frate Grasso e vedemmo un prefetto di Serpeverde a terra. Non la conoscevo. James stava esaminando il Frate Grasso, quindi mi inginocchiai e le cercai il battito.

"Ancora viva..."

"Bene." James si girò verso di me, con sguardo preoccupato. "Non avevo mai sentito parlare di incantesimi che funzionano sui fantasmi..."

Scossi la testa, cercando di non mostrare quanto fossi spaventata. "Neanche io."

Il signor Potter arrivò molto in fretta, evidentemente indovinando cosa fosse successo, anche se Oliver ancora non ne era sicuro. Disse a me e James di portare Oliver alla sala comune di Tassorosso immediatamente, e di non rimanere nei paraggi per vedere cosa stesse succedendo.

Essendo gli studenti curiosi che eravamo, James ed io svolgemmo il compito più velocemente possibile e tornammo indietro per vedere cosa stesse succedendo. Appena prima che raggiungessimo il corridoio dove era successo, però, James mi afferrò e mi premette contro il muro, appena prima del corridoio.

"Cosa-"

"Shh! Ascolta!"

C'erano voci, realizzai. Il signor Potter stava dicendo, "Non so chi possa essere abbastanza potente da lanciare un incantesimo ad un fantasma."

"Harry, siamo sicuri che la scuola sia ancora sicura?" Questo era il professor Paciock. Sembrava preoccupato.

"Temo che dovremmo mandare gli studenti a casa..." Pouri. Sentii il sangue congelarsi, e guardai James, che sembrava affranto quanto me.

Le parole del signor Potter, però, mi investirono con un'onda di sollievo che mai avevo provato prima. "Non credo sia necessario," disse. "Se aumentiamo la sicurezza, e non permettiamo agli studenti di andare in giro da soli, credo che andrà tutto bene."

"Harry, non lo so," disse Pouri. "Da quando quel giovanotto, Poe, è stato pietrificato, ho ricevuto un sacco di lettere dai genitori. Sembrano credere che niente possa succedere ai loro figli finché ci sei tu. Se si aggrappano a questa falsa speranza-"

"Harry è la miglior protezione che la scuola possa avere!" Disse con veemenza il professor Paciock.

Il signor Potter sospirò. "Neville, non voglio che pensino che io sia una specie di... Amuleto portafortuna, o roba simile. Ancora non sono riuscito a fermare tutto ciò..."

Ci fu una pausa, poi il signor Potter continuò, "Secondo me, una cosa che dobbiamo fare è dire ai genitori cosa sta accadendo, e dargli la possibilità di far tornare a casa i propri figli. Ma davvero credo che abbiamo solo bisogno di più sicurezza."

"Ma se accadrà di nuovo, non avrò scelta, Harry. Il Ministero vorrà chiudere la scuola se gli arriva notizia di tutto questo."

"Quindi non glielo permetteremo. Sono già andato contro il Ministero. Non ho paura di farlo di nuovo."

Sentii dei passi; le loro voci si affievolirono. Il professor Paciock stava dicendo qualcosa sul rimanere dalla parte del professor Potter, ma non sentii tutto. Alla fine, il corridoio si fece silenzioso. Mi girai verso James, con occhi sgranati.

Lui sembrava sconvolto quanto me. "Non possono chiudere Hogwarts..."

"Dobbiamo fermare tutto questo," dissi con fervore.

"Deve essere Nico il responsabile."

"Dobbiamo solo dimostrarlo!"




Spigolo autore.

8000 e oltre parole... Voglio morire!

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.

Alla prossima!

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