Capitolo 16 - Le Avventure di Edmund Pond
Il giorno successivo arrivò luminoso e innevato. Sembrava che ci fosse stata una bella nevicata durante la notte, perché Hogwarts era coperta da un tappeto bianco che rese tutti quelli del primo e del secondo anno più emozionati di quanto lo fossero mai stati, nei giorni di uscita ad Hogsmeade. Io non ero felice come gli studenti più grandi, perché avremmo dovuto arrancare fino al villaggio in quella neve fredda. Tuttavia, niente poteva davvero abbatterci, perché stavamo per andare di nuovo ad Hogsmeade!
"Cosa vogliamo fare?" Chiesi quando partimmo dal castello.
"Potremmo andare alla Stamberga Strillante!" Disse Albus. "Tutti dicono che è il posto più infestato d'Inghilterra, ma non è proprio vero."
"Prima dobbiamo trovare qualcuno," disse Colette. Si guardò intorno, per assicurarsi che nessuno origliasse, poi sussurrò, "Oggi ad Hogsmeade ci sarà Linus Ditterwald."
Non rimasi sorpresa dal fatto che non riconobbi il nome; non sapevo nulla di maghi famosi. Tuttavia, quando guardai Al e notai che era confuso quanto me, quello fu strano. "Chi?" Chiesi.
"Nessuno di voi ha sentito parlare di Linus Ditterwald?" Chiese Colette, guardandoci a bocca spalancata.
"No..."
Lei alzò gli occhi al cielo. "È un famoso crea-incantesimi. Ha creato la Maledizione Gambemolli!"
"Oh." Al fece spallucce. "Non presto attenzione a chi crea la roba. Troppa storia, poi penso a Storia della Magia, e poi mi addormento!"
Colette alternò lo sguardo tra me ed Albus, poi sospirò. "Beh, oggi lo incontreremo. Ha creato un sacco di incantesimi, quindi forse potrà darmi consigli. Finora ne ho creati solo due."
"Che sono molti di più rispetto a tante persone," feci notare.
"Se ti giudichi in base a ciò che fanno tutti gli altri, non raggiungerai mai la grandezza," disse Colette fermamente. Ebbi l'insidioso dubbio che sarebbe stata bene tra i Serpeverde.
Albus ed io non volevamo che Colette passasse la giornata da sola, quindi accettammo di seguirla nella sua ricerca del signor Ditterwald. Impiegammo circa due ore a cercare sopra e sotto e in mezzo. Non era in nessun posto in cui ci si aspetterebbe di trovare un famoso creatore di incantesimi. Alla fine, ci ritrovammo a vagare per vuote strade secondarie e stavamo perdendo la speranza.
"Proviamo lì?" Suggerì Albus, indicando uno squallido, vecchio pub che sembrava essere fallito da una decina d'anni, a giudicare da come era tenuto. L'insegna sulla porta diceva che quel posto era La Testa di Porco. Un cartello alla finestra diceva aperto, quindi entrammo con cautela.
C'erano pochissime persone. Un losco barista ci osservò corrucciato mentre guardavamo i pochi avventori. Finalmente, Colette sussultò e ci tirò verso un uomo seduto da solo ad un tavolo sul retro.
"Signor Ditterwald?" Chiese lei.
L'uomo sembrava addormentato, ma si svegliò subito sentendo il proprio nome. "Sì? Chi è?"
"Mi chiamo Colette St. Pierre. Mi chiedevo se lei fosse il signor Linus Ditterwald?"
L'uomo la scrutò sospettoso. "Sono io. Perché? Non ti aiuterò a scrivere un tema di Incantesimi, se è questo che vuoi."
"Oh, no, signore," disse lei, spingendo me ed Albus sulla panca e sedendosi vicino a noi. "Mi chiedevo se potesse darmi qualche consiglio sulla creazione di incantesimi. Vede-"
"Creazione di incantesimi?" Il vecchio la fissò. Stava diventando calvo, e quei pochi capelli bianchi che gli rimanevano erano appesi al cranio in cespugli scombinati. Sommati ai suoi occhi leggermente strabici, gli davano l'aspetto di chi non era proprio sano di mente. "Vuoi chiedere consigli sulla creazione di incantesimi?" Chiese lui.
"Sì, signore. Io-"
"Sarai al terzo, quarto anno? Perché mi chiedi proprio questo?" Le chiese lui, con la bocca leggermente aperta, il che ebbe l'unico effetto di farlo somigliare di più ad un pazzo.
"Beh, ho solo creato due incantesimi, ma mi chiedevo-"
"Hai.... hai davvero creato incantesimi?" Il signor Ditterwald guardò Colette con un rispetto tutto nuovo. "È piuttosto pericoloso."
"Lo so."
"Cosa fanno?"
"Beh, uno rende la vittima daltonica fino a quando non si usa il contro-incantesimo. Nonvidere Colorem, e Videre Colorem. Ed un altro che fa cacciare bolle colorate alla bacchetta della vittima quando prova a fare un incantesimo."
Il signor Ditterwald annuì, impressionato. "Sembra che tu te la stia cavando bene, Cosetta."
"È Col-"
"Non sembra che tu abbia bisogno di molto aiuto," continuò lui, ignorandola. "Posso darti qualche consiglio, però. Non sperimentare sulle persone, ovviamente, ma questo forse lo sapevi già. E ti sconsiglio di provarci su animali a cui tieni. Ho perso un paio di Kneazle in questo modo. E poi dovresti rimanere sul latino per le formule."
"Perché?" Chiese Albus, accigliandosi. "Non dovrebbe funzionare con tutte le lingue?"
"Forse, ma il latino è l'unica creata da maghi, per i maghi. È solo perché i babbani lo hanno sentito per caso se è diventata la lingua di Roma."
Colette annuì. Capii che lo sapeva già. Sembrava leggermente annoiata. "Nient'altro?"
Il signor Ditterwald fece spallucce. "È tutto nei libri, ragazzina. Non c'è un modo particolare per riuscirci ogni volta, se è questo che intendi. È tutta una questione di tentativi ed errori. Passavo mesi e mesi a lavorare su un incantesimo prima di arrivarci, quando ancora lavoravo."
"Oh." Colette sospirò, afflosciando le spalle abbattuta. "Grazie."
"Hey, non scoraggiarti," disse lui, notando il suo sguardo deluso. "Diventa più facile quando lo fai per un po'. La tua bacchetta lavora meglio con te. Come è fatta la tua?"
"Carpino, corda di cuore di drago."
Il signor Ditterwald sembrò sorpreso. "Carpino, eh? Quel legno di solito sceglie maghi - o streghe - che hanno una 'visione', a quanto ho sentito. È come la mia, in effetti."
"Ho sentito che è per chi ha un'ossessione," disse Colette, accigliandosi.
"Sì, potresti vederla così," disse il signor Ditterwald. "Immagino che abbiamo la stessa ossessione, in tal caso." Ridacchiò. "Quasi tutti i ragazzini credono che creare incantesimi sia troppo difficile. Tu però sei determinata, vero?"
"Molto."
"Passa tutto il suo tempo libero a sperimentare," intervenni io.
Il signor Ditterwald annuì. "Ottimo. Sei sulla strada giusta, Cloetta."
"È Col-"
"Oh, guarda che ore sono!" Ridacchiò il signor Ditterwald. "I miei nipoti vengono in città con una Passaporta. Devo andare a incontrarli. Buona fortuna, signorina St. Peter! Buon lavoro!"
Colette neanche provò a correggerlo sul nome. Quando uscì dal pub, si infilò al suo posto così che io ed Al non fossimo così schiacciati.
"Hai ottenuto quello che volevi?" Al chiese lentamente.
Colette fece spallucce. "Speravo ci fosse una specie di trucco. Lui lo sapeva, ovviamente." Fece di nuovo spallucce. "Ad ogni modo, già facevo così. Non è così male. Sono riuscita a non far male a nessuno, per ora."
"Per ora? Colette, ch-"
Albus mi interruppe. "Se mai dovessi trasfigurarti per errore in una gallina, ti faremo tornare normale."
"Se conoscete l'incantesimo," ci prese in giro Colette. "E di certo non lo saprete."
Il barista ci guardava sospettoso, chiedendosi forse perché tre studenti di Hogwarts fossero seduti nel suo sudicio pub, soprattutto considerando che non stavamo ordinando nulla. Lo feci notare a Colette ed Al, e lasciammo subito il pub. Albus suggerì di trovare James e andare alla Stamberga Strillante.
James e Mackenzie stavano tentando di evitare le ragazze del quarto anno per l'ennesima volta, e sembrarono più che entusiasti di unirsi a noi. Anzi, James disse che stavano andando proprio lì. Probabilmente perché non era un posto in cui le amiche di Mackenzie sarebbero andate a cercarli. In ogni caso, noi cinque stavamo percorrendo una stradina che portava fuori città, e sbucammo praticamente nel mezzo del nulla.
C'era una sola casa che sembrava sul punto di implodere. la Stamberga Strillante, spiegò Al in un sussurro meravigliato. Non era davvero infestata, ovviamente, ma tutti pensavano lo fosse.
"Pensano che sia infestata solo perché Remus Lupin veniva qui a trasformarsi," James disse impressionato.
"Remus Lupin? Il padre di Teddy?" Chiesi. "Veniva qui?"
"Transformarsi? In cosa?" Chiese Colette.
"Era un lupo mannaro," disse James, alzando gli occhi al cielo come se dovesse essere cosa nota a tutti.
"Dovremmo andare ad esplorarla," suggerii.
"Finiremo nei guai," dissero Mackenzie ed Al all'unisono.
"E comunque sembra noioso," disse Colette, alzando gli occhi al cielo. "Se non è infestata, è solo una vecchia baracca."
"Ma forse è infestata," James disse all'improvviso, facendomi un occhiolino.
Afferrai l'idea. All'improvviso strillai e feci un salto all'indietro. "L'avete visto?"
"Cosa?"
"Alla finestra!"
Tutti scandagliarono la baracca senza vita. "Non c'è niente alle finestre, Astra," disse Colette dopo un minuto, esasperata.
"Cosa hai visto?" Chiese Mackenzie, guardandomi incerta.
"Beh..." Guardai James, che alzò leggermente le spalle. "Sembrava una faccia. Coperta di sangue."
Per un secondo, pensai che James stesse per ridere, il che non sarebbe stato molto bello perché Al e Mackenzie all'improvviso erano diventati pallidissimi e sbirciavano nervosi verso la caso.
"Stai scherzando," Al accusò debolmente. "Non hai visto nulla."
"Invece sì!" Feci del mio meglio per sembrare spaventata. "Era una faccia, e c'era sangue, e-"
"Là!" Urlò James. Mackenzie, Albus e Colette si girarono subito, e non videro nulla. Non c'era nulla da vedere, ovviamente, ma James si comportò come se l'avessero mancata per poco.
"James, sei ridicolo," disse Colette. "Se non la finite me ne vado."
Sgranai gli occhi. "Colette, l'ho vista!"
"Anche io!" James si accigliò. "Dovremmo... dovremmo investigare."
"Io sto bene così," disse Colette, alzando gli occhi al cielo. "Siete senza speranza."
"Dovremmo chiamare papà," suggerì Albus, guardando terrorizzato la Stamberga Strillante.
"Non c'è tempo!" Disse James. "O sei ancora un fifone, Al? Pensavo che i Grifondoro fossero coraggiosi!"
"Certo che sono coraggioso!"
"Dimostralo! Vieni con noi."
Al sbirciò verso di me. Mi limitai a far spallucce. Non sapevo di preciso cosa avesse pianificato James una volta dentro. Probabilmente avrebbe urlato, spaventando Mackenzie ed Al, ed avrebbe riso mentre loro scappavano via urlando. Non il miglior scherzo di sempre, ma comunque divertente.
Dopo tanto convincimento da parte di James, Mackenzie ed Al accettarono di venire. Colette si sedette vicino ad uno dei pali del recinto e ci disse di andare avanti. Avrebbe aspettato che ci stufassimo delle ragnatele.
Cautamente, noi quattro approcciammo la Stamberga Strillante. Mackenzie ed Albus scelsero saggiamente di camminare il più lontano possibile da James, evidentemente sospettando che si fosse inventato tutto. James provò ad aprire la porta, ma era chiusa.
"Beh, che peccato, andiamocene," Al disse subito, provando a girarsi e a correre. James gli afferrò il braccio con una mano e alzò la bacchetta con l'altra. "Alohomora." La serratura scattò, e lentamente aprimmo la porta.
"È un crimine," sussurrò Mackenzie mentre attraversavamo la soglia.
"Chi mai penserebbe che stiamo rubando qualcosa da qui?" Chiese James. Accendemmo tutti le bacchette ed entrammo.
L'intera casa sembrava aver ospitato un branco di cani selvaggi. Tutto era strappato, i muri avevano segni di graffi, e i lenzuoli che forse un tempo coprivano i mobili erano ridotti a brandelli. Il soggiorno aveva un grosso buco nel muro che spariva nell'oscurità, e James ci disse che sbucava sotto al Platano Picchiatore, un grosso, vecchio albero di Hogwarts che attaccava chiunque ci si avvicinasse. Quella stanza aveva vecchissime macchie di sangue rappreso su un muro, in basso. Quasi come se un cadavere vi fosse stato appoggiato. Rabbrividii involontariamente. Di certo nessuno era davvero morto lì dentro...
"Non mi piace," sussurrò Mackenzie, indicando il muro che stavo fissando.
James si avvicinò, poi quasi fece cadere la bacchetta e si allontanò subito. "Questo è... Oh, Merlino, me ne ero dimenticato..."
"Cosa?"
"Papà ha detto che è qui che è morto Severus Piton..."
Ci fu un forte botto al piano superiore, il che ci fece tutti urlare e dimenticare subito Piton. Sbirciai verso James. Sicuramente lo aveva programmato lui... sembrava spaventato tanto quanto Mackenzie ed Al, però, e scosse leggermente la testa.
"D-dovremmo andare a controllare," disse alla fine, dopo che nulla successe per qualche minuto.
"Dovremmo scappare," sussurrò Albus.
Ero incline ad ascoltarlo, ma non avrei fatto la figura della codarda. "C'è Colette fuori. Verrà ad aiutarci se qualcosa non va..."
"James, se lo stai facendo apposta..." Mackenzie spostò lo sguardo da lui a me con occhi sgranati.
"Non ho idea di che cosa stia succedendo," dissi onestamente. Mackenzie sembrò credermi, e si girò di nuovo verso James.
"Io... volevo solo venire qui e spaventarvi un po'... non so ci c'è di sopra..."
Un altro forte botto, solo che questo era come se qualcosa fosse caduto su un pianoforte, producendo un terribile accordo. Urlammo tutti di nuovo, e James brandì la bacchetta. "Andiamo!"
Senza pensarci due volte, si diresse verso le scale nel corridoio. Sbirciai verso Al e Mackenzie, poi lo seguii a ruota. Sentii i loro passi dietro di me.
Appena raggiungemmo la cima delle scale, James rallentò. Solo una porta era aperta. Andammo prima lì. C'era un grosso letto a baldacchino rotto accanto ad un muro, il pianoforte che avevamo sentito, con tutte le gambe rotte, ed un piccolo divano. E dietro di esso, due figure ammantate stavano emergendo. Non si distinguevano i loro volti, e il mio pensiero immediato fu che erano Dissennatori. Il cuore mi cascò nello stomaco. Al e Mackenzie urlarono, ed io istintivamente alzai la bacchetta ed urlai l'Incanto Patronus.
La sfera di luce fece cadere i due Dissennatori, e sollevò i loro mantelli abbastanza da rivelare jeans e scarpe da ginnastica. Si sedettero e si tolsero i cappucci, rivelando due teste decisamente umane che mi fissavano sconvolte.
"Oh, miseria, Astra, a saperlo che eri tu..." Stava balbettando Luke.
"Pensavamo solo che potesse essere divertente, non volevamo farvi nulla!" Disse Eric, fissandomi nervoso, come se potessi attaccarli di nuovo.
James e Mackenzie mi stavano fissando. "Come hai fatto?" Mackenzie chiese.
"Pensavo fossero Dissennatori, e mi sono fatta prendere dal panico," dissi imbarazzata. Ora era ovvio che non avevo ragionato in modo lucido. Per quale diamine di motivo due Dissennatori sarebbero stati abbastanza imbranati da fare un tale rumore, e perché mai si sarebbero dovuti nascondere dietro un divano, nel nome di Merlino?
"Beh, questo era chiaro," disse Mackenzie. "Cioè, era un Incanto Patronus! Astra, è... È..."
"Incredibile!" Disse Eric, realizzando solo ora ciò che avevo fatto. "Come hai-"
"Oh, non è che voi foste davvero Dissennatori," dissi, sentendo il mio volto scaldarsi. All'improvviso fui lieta del buio. "Non è difficile farlo quando non c'è niente da cui... Sapete... Dovervi proteggere..." Abbassai lo sguardo, interessatissima alle mie scarpe.
"Vi abbiamo spaventati?" Disse Eric dopo un secondo. Stavamo scendendo le scale.
"No, probabilmente urlavano per le risate," disse Luke, alzando gli occhi al cielo.
"Io non ho avuto paura," disse James.
"Hai urlato più forte di Al," ridacchiò Mackenzie.
"Non è vero."
"Sì che è vero!" Esclamò Albus.
"Stavo solo cercando di spaventare voi tre," disse James mentre uscivamo dalla porta. "Non ero spaventato sul serio."
Mackenzie, Albus, ed io alzammo gli occhi al cielo. Luke ed Eric erano fieri di essere riusciti a spaventare James Potter, che si vantava di non aver mai avuto paura in vita sua.
Colette fu molto divertita quando le raccontammo il modo in cui il piano di James era andato storto. Notai che il suo sorriso divenne leggermente forzato quando Mackenzie iniziò a parlare di come avessi prodotto un Patronus non corporeo, e di quanto fosse fantastico. Le mie guance stavano per prendere fuoco nel frattempo che tornammo al villaggio. Avrei potuto sciogliere tutta la neve sui tetti se avessi voluto.
Nel frattempo che tornammo, ci rimaneva tempo solo per una rapida burrobirra prima di dover tornare al castello. Prima che Eric, Luke, e Mackenzie se ne andassero, gli chiesi se magari, forse, potevano non urlare ai quattro venti la storia del Patronus. Non era nulla di che, in ogni caso. Dopo un po' di convincimento, accettarono tutti, ringraziando il cielo.
Il ritorno al castello fu privo di eventi. Solo quando raggiungemmo le porte del castello vidi Elmer e Pip correre verso di noi.
"Oh, perfetto," dissi, sospirando. Elmer stava trasportando un regalo di Natale riccamente incartato, ed era ormai troppo tardi per evitarli. Colette, Albus ed io ci spostammo di lato, per non bloccare chi doveva entrare.
"Buonasera, principessa! Spero tu abbia passato una magnifica giornata ad Hosgmeade," Elmer ansimò quando lui e Pip si fermarono di fronte a noi.
"Oh, sì, è stata fantastica," dissi smorta. "Che c'è, Elmer?"
"Oh, volevo solo darti il mio regalo di Natale ora, casomai non riuscissi a vederti prima di mercoledì quando partiamo."
"Oh... Grazie..." Presi con cautela il pacco da lui. "Io-"
"Aprilo!" Esclamò Pip, saltellando leggermente. "Lo adorerai! Albus ha detto-"
"Shh, Pip!" Elmer disse, sgranando gli occhi. "Lascia che veda da sé."
Io stavo fissando Al. "Gli hai detto che cosa, esattamente?"
"Continuava a chiedere! Non sapevo perché! Gli ho detto solo che ti piacciono i libri..." Albus si fece piccolo piccolo.
Sospirai. "Va bene, vediamo." Scartai il regalo, rivelando un libro chiamato Le Avventure di Edmund Pond. Autore? Elmer Poe.
Alzai un sopracciglio. "Wow. Molto discreto."
"Leggi la descrizione!" Disse Pip, indicando il retro. Girai il libro e lessi:
Edmund Pond era l'uomo più fantastico del mondo. Aveva tutto - soldi, bell'aspetto, fama. Una cosa che però non aveva era l'amore. Almeno, prima di incontrare Astral Lawson.
Astral Lawson era la donna più bella del mondo, ed aveva migliaia di pretendenti. Tuttavia, quando incontrò Edmund Pond, capì subito che lui era diverso. Questa è la loro storia.
Colette neanche ci provò a nascondere le risate. Perfino Al ridacchiò leggermente. Lentamente, restituii il libro ad Elmer. "No, grazie..."
Lui sbatté gli occhi. "Cosa?"
"Elmer, non lo voglio..."
"Perché?" Mi fissò con occhi spalancati. "C'è un errore di ortografia? Pensavo di averli trovati tutti!"
"No, è solo..." sospirai. Come dovevo dirglielo, esattamente? "Non avrai mai una possibilità con me se non abbassi di qualche tacchetta quel tuo ego, Elmer."
Elmer sbatté gli occhi, poi sbirciò verso Pip, chiaramente confuso. Pip si limitò a far spallucce, con un'espressione gemella in volto. Lentamente, Elmer si girò di nuovo. "Quindi... Non ti piacciono i libri romantici?"
Lo fissai. Faceva sul serio quel ragazzino? Colette ed Albus ridevano così forte che sperai cascassero a terra e ci morissero. E va bene, forse ero solo scocciata. "Mi stai ascoltando, Elmer?"
"Non... Non ti piace il libro..." Elmer alzò le spalle. "Non so perché. A Pip è piaciuto."
"Lo adorerai, Astra!" Pip disse incoraggiante.
Per quale diamine di motivo io ero incastrata in questa situazione? Non avevo idea di cosa dirgli.
Per fortuna, non dovetti dire nulla, perché qualcuno di sopra urlò, ed ebbi una scusa per correre via e scoprire perché, con Colette ed Albus dietro di me.
Raggiungemmo il corridoio del terzo piano prima degli altri. Il corridoio era quasi deserto, tranne che per qualche studente ed un'armatura. Ad aver urlato era stata una Corvonero del quinto anno, che ora si era tirata indietro mentre Lysander Scamander si inginocchiava vicino a qualcuno steso a terra, proprio vicino all'armatura. Non mi ci volle il cervello di Rose per capire cosa fosse successo, poiché sentii Lysander implorare quella persona di muoversi.
Lorcan Scamander era stato pietrificato.
Spigolo autore.
Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.
Alla prossima!
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