Capitolo 12 - Nonvidere Colorem

Cura delle Creature Magiche era forse la mia seconda materia preferita. Una volta quel posto era riservato ad Incantesimi, ma ovviamente in quel periodo non era proprio il caso. Al primo posto c'era Difesa contro le Arti Oscure, ma Cura delle Creature Magiche era una valida contendente. Potevamo andare fuori, andare a trovare Hagrid, e parlare per quasi tutta l'ora. Se solo avessimo potuto fare solo quella e lasciar perdere Aritmanzia. Quella sì che era una classe noiosa.

Circa a metà Ottobre, Hagrid ci fece studiare i Knarl. Erano identici ai ricci, e quando Hagrid ci disse che alcuni degli animali che stavamo guardando erano ricci, mi accigliai.  Cosa avremmo imparato sui Knarl se non tutti erano Knarl?

Hagrid sollevò con cautela una delle creature e la piazzò nel suo palmo gigante. "Che ne dite?" Chiese. "Questo qui è un riccio, o pensate che è uno Knarl?"

Tutti lo guardammo in silenzio. Non c'era modo di distinguerli.

Hagrid rise. "Albus, me lo passi quel secchio di latte?"

Albus riusciva a malapena a sollevare l'enorme secchio, ma riuscì a portarlo da Hagrid senza rovesciarlo. Hagrid vi immerse una piccola ciotola e lo offrì alla creaturina. Come ogni comune animale, esso camminò sulla manona di Hagrid e bevve il latte.

"Quello che ci abbiamo qui è un riccio!" Esclamò Hagrid. "Vediamo se ci riusciamo a trovarlo uno Knarl."

Lasciò il riccio sul tavolo e afferrò un'altra creatura. Reagì allo stesso modo del riccio precedente, ed Hagrid continuò a cercare. Al terzo tentativo, finalmente successe qualcosa di diverso.

Offrì la ciotola di latte all'ultima creatura. Invece di berlo come gli altri ricci, quest'ultimo si allontanò allarmato. Iniziò ad arrampicarsi sulla manica di Hagrid, facendolo ridere. "Eccolo qua! Uno Knarl! Qualcuno mi sa dire che differenza ci sta tra Knarl e ricci?"

La mano di Ciara schizzò in aria. "I ricci vedono il latte come un dono, e lo bevono, invece gli Knarl pensano che sia una trappola e reagiscono con violenza."

"Bravissima," disse Hagrid, annuendo. "Tutto esatto. Ora, prendete un po' di latte, e provateci a trovare tutti gli Knarl."

Tutti presero una ciotola di latte. Non ci volle molto a trovare tutti gli Knarl. In seguito, Hagrid ci fece indossare i guanti e ci disse di separare gli Knarl dai ricci, il che fu abbastanza difficile. Gli Knarl sembrarono interpretare ciò come il continuo della trappola che avevano scoperto prima, e provavano a saltare giù dai tavoli e correre via. L'intera ora fu passata ad inseguirli, impedirgli di distruggere il giardino di Hagrid, e rimetterli sui tavoli insieme ai ricci.

Entro la fine della classe, avevamo corso in tutte le direzioni per quasi un'ora. Ansimanti, Colette, Albus ed io ci arrampicammo sulla collina verso il ponte. Incrociammo i primini di Grifondoro, di ritorno dalle lezioni di volo a quanto sembrava.

Oliver Dursley salutò quando vide Albus e me e venne da noi. "Ciao."

"Ciao, Oliver. Come è stato volare?"

"Piuttosto orribile," disse in modo pratico. "Sono una frana. Non sono riuscito ad alzare la scopa da terra." 

"Oh, di certo non sei così male," disse Albus, accigliandosi.

"Invece sì," Oliver ci assicurò.

Guardai Al. "Ho avuto un idea. Vieni da noi, il prossimo sabato che non hai compiti e ti insegneremo. Che ne dici?"

Il volto di Oliver si aprì in un enorme sorriso. "Davvero? Dici sul serio?"

"Ma sì, certo!" Albus disse entusiasta. "Sei di famiglia, dopotutto."

"Grazie!" Disse Oliver, sorridendo. Guardò dietro di sé verso alcuni Tassorosso che lo aspettavano. "Devo andare. Ci vediamo!"

"Ciao!"

Durante il resto delle lezioni, Storia della Magia ed Aritmanzia, Albus ed io pianificammo come aiutare Oliver. Una volta che fosse riuscito ad alzare la scopa da terra, non sarebbe stato difficile, ma non avevo mai dovuto dare consigli a qualcuno che non ci riuscisse, e nemmeno Al. Quando imparai io, fu facile. Non sapevo come spiegarlo, però. Dovevi solo... allungare la mano... e andava su.

Chiedemmo a Colette se sapesse come aiutare, ma ci informò che era salita su una scopa il gran totale di una volta e l'aveva odiata con tutta sé stessa. Dunque, eravamo punto e a capo.

Dopo Aritmanzia, noi tre tornammo in sala comune. Avevo in mente di rintracciare James e Fred e chiedergli se avessero idee su come aiutare Oliver, ma prima che potessi, uno dei primini venne da me. Tyson Seals, quello che era rimasto fuori dalla sala comune qualche settimana prima.

"Ciao," disse, sorridendo. "Dovrei darti questo." Mi diede una piccola busta.

"Aspetta, chi-"

"Non posso dire altro," disse lui, ancora sorridente. "Buon divertimento!" Se ne andò.

Mi girai verso Albus, accigliata. "Strano..."

"Aprila, e forse non lo sarà," suggerì Colette.

Aprii rapidamente la busta e ne tirai fuori un pezzetto di carta.

Ho preparato questa caccia per te,

Sperando che ti piaccia, e che troverai tutti gli indizi.

Il primo è il più facile, ma presto diventerà confuso.

Ora vai al posto in cui il mio cuore rimase deluso.

"Oh, Elmer," dissi, sospirando. Molto divertente."

"Vuoi farla?" Chiese Albus, prendendo il bigliettino.

"Immagino di sì. Le dirò che non sono interessata, e forse questa volta mi ascolterà."

"Buon divertimento," disse Colette, alzando gli occhi al cielo. "Io mi anticiperò il tema di Storia della Magia."

"C'è un tema di Storia della Magia?"

"Sì. Stavate ascoltando in classe?"

Albus ed io ci scambiammo uno sguardo. "Non proprio," dissi.

"Ma certo, come potrebbe essere altrimenti," disse sarcastica. "Comunque, buon divertimento."

Albus ed io arrancammo verso la Sala Grande. Era quasi vuota. Alcuni degli studenti più grandi stavano studiando, e la Sala era silenziosa. Mi ricordò la mattina che Davis era stato pietrificato. Inquietante.

Albus indicò una piccola Tassorosso che ci stava facendo segno con la mano. Ci avvicinammo lentamente, guardandola accigliarsi quando notò Albus.

"Sei tu Astra Lewis?" Chiese lei, uno sguardo confuso in volto. Ora che eravamo vicino a lei, notai che era minuscola. Sembrava avere otto o nove anni. Annuii.

"Elmer ha detto che saresti stata sola..." alzò le spalle. "Sono Cadence. Ridley. Dovrei darti questa." Mi passò una busta bianca, lanciò uno sguardo sospettoso ad Al, e corse via.

"Merlino! Ha coinvolto tutto il primo anno," Albus commentò quando aprii la busta. La tenni in alto per farla leggere ad entrambi.

Evviva! Hai intrapreso quest'avventurina

Ora vai nel posto che non visitiamo di mattina.

Mi accigliai verso Albus. "Che non visitiamo di mattina? Non andiamo da nessuna parte di notte."

"O, perlomeno, non dovremmo," Al mi corresse. Ridemmo entrambi. Elmer non poteva sapere che ero stata dappertutto nella scola di notte con James ed Albus, ma era comunque divertente che l'avesse detto.

Mi accigliai di nuovo verso la noticina e provai a ricordare se esistesse un posto in cui andassi di notte, senza infrangere le regole, in cui non andavo durante il giorno. I dormitori erano esclusi, dato che spesso mi capitava di salire a prendere qualcosa. Dove intendeva?

"Torre di Astronomia," Albus disse all'improvviso. "Intende la Torre di Astronomia!"

"Ottimo." Alzai gli occhi al cielo. "Saranno almeno otto rampe di scale."

"Meglio muoverci, allora," disse Albus, dandomi un colpetto col gomito. Andammo verso la torre di Astronomia. Era ancora metà pomeriggio, quindi la professoressa Sinastra probabilmente non era ancora lì per preparare la lezione.

La Torre di Astronomia era deserta. Non c'erano primini da cui ricevere indizi, ma alla fine pensai di Appellarlo. Il biglietto volò per le scale e atterrò nella mia mano.

Forse qualche volta verremo qui a guardar le stelle.

Per il momento, però devi accontentarti di cercare ancora.

Il prossimo posto dove cercare è infestato

Da un fantasma assai disperato.

"Un fantasma assai disperato? Ce ne sono?"

Albus aggrottò le sopracciglia per la concentrazione. "Credo di sì... non è uno dei fantasmi delle Case, certo... ma sono sicuro di aver sentito parlare di uno..."

Lo guardai pensare, incapace di aggiungere alcunché. Io non avevo mai sentito parlare di un fantasma disperato. Avevo interagito solo con Nick-Quasi-Senza-Testa, però, quindi non ero proprio aggiornata sui fantasmi di Hogwarts. 

"Mirtilla Malcontenta!" Albus esclamò. "Lei è sempre disperata! Ma non riesco a immaginare come Elmer possa conoscerla. Infesta uno dei bagni delle ragazze."

Feci spallucce. "Vale la pena tentare. Dove si trova?"

Albus fece strada, e ben presto ci trovammo fuori ad un bagno per ragazze poco usato. Albus mi seguì all'interno, cosa che avrei contestato in circostanze normali, ma secondo lui nessuno usava quel bagno da quando Mirtilla era morta.

Trovammo un'alta Corvonero del primo anno che ci aspettava. Sbatté gli occhi sorpresa quando notò Albus. "Albus? Che ci fai qui?"

Mi girai anch'io verso Albus. "La conosci?"

"Uh..." Albus arrossì, forse per essere stato beccato in un bagno per ragazze da una primina, o forse perché conosceva tale primina piuttosto bene e non mi aveva detto nulla. "Astra, Angelina Jorgenson; Lina, Astra," borbottò lui.

"Perché sei nel bagno delle ragazze?" Lina chiese curiosa. "Ed Elmer voleva che Astra facesse tutto questo da sola..."

"Elmer se ne farà una ragione," Albus disse sulla difensiva. Lina si limitò ad inarcare le sopracciglia e a consegnarmi una busta. Quando la presi, se ne andò.

"Chi era?" Chiesi, guardandomi intorno. Sembrava che quel bagno non venisse pulito da secoli. Gli specchi erano macchiati e rotti, e c'era uno spesso strato di polvere ovunque, tranne sul pavimento, che era leggermente bagnato.

"Lina è quella che ci ha detto cosa ti è successo quando Nico ha tentato di ucciderti," spiegò Albus. "Ti ha aspettato con me per un po', ma se ne è andata prima che tu scendessi."

"Oh, va bene."

"Non vedo fantasmi," dissi dopo un minuto, cercando di far ridere Albus e rompere l'imbarazzo. Avrebbe anche funzionato, se qualcun altro non avesse risposto.

"Ovviamente non vedi fantasmi," disse una voce acuta dietro di noi. "Nessuno nota mai la povera Mirtilla. Non vedo nessuno da anni."

Albus ed io ci girammo lentamente e vedemmo un fantasma fluttuare sopra le nostre teste. Sembrava avere più o meno la nostra età, e la sua caratteristica più distintiva erano i suoi occhiali, per quanto potessi vedere. Era accigliata.

"Ciao, Mirtilla," Albus disse, sbattendo gli occhi. "Sei tu, giusto? Mirtilla Malcontenta?"

Mirtilla volò giù fino a trovarsi a pochi centimetri da Albus. Lui si allontanò, anche se tecnicamente lei non poteva fargli nulla eccetto fargli sentire freddo. "Certo che sono Mirtilla! Tu chi sei? Questo è un bagno per ragazze. Tu non mi sembri una ragazza!"

Albus sbirciò verso di me. "Um... Scusa, non volevo intrufolarmi..."

"Lui è Albus Potter," dissi in fretta, "Ed io s-"

"Potter? Come Harry Potter?" Mirtilla fissò Albus ammaliata.

"Già... È mio padre..." Albus fece un passo indietro, guardandola con sospetto.

"Conoscevo tuo padre, Albus," disse Mirtilla, fluttuando vicino a lui e ridacchiando. "Non stai preparando Pozione Polisucco anche tu, vero? Che cattivone."

"No, Mirtilla. Per quale motivo avremmo bisogno di Pozione Polisucco?" Chiesi, avvicinandomi ad Albus.

"Oh, è qui che l'ha preparata?" Albus chiese, guardandosi intorno.

"Non te lo ha mai detto? Di me?" Mirtilla sembrava ferita.

"No..."

"Non ha trovato il tempo di parlare ai suoi figli della povera Mirtilla," disse il fantasma, arretrando e soffocando un gemito. "Perché qualcuno dovrebbe trovare tempo per la povera Mirtilla?"

"Non saprei, dato che sei morta," dissi gelida. Mirtilla cacciò un acutissimo urlo e si sollevò in alto, solo per poi tuffarsi di testa in un gabinetto. Albus ed io fummo inzaccherati dall'acqua del gabinetto, e non fu divertente. "La povera Lina ha dovuto sopportare tutto questo," borbottai, prendendo la mano di Al e portandolo fuori.

"Che dice il biglietto?" Chiese Albus quando fummo abbastanza distanti da non sentire più i suoi lamenti. Mi ero scordata del biglietto, e probabilmente lo avrei gettato via se non avessi saputo che parecchi primini aspettavano noi. Lo aprii e lo passai ad Al per farglielo leggere ad alta voce.

Spero che lei non fosse troppo terribile.

Ora vai nella classe di Harry Potter l'invincibile.

"Molto difficile, questo qui," dissi, alzando gli occhi al cielo. "Quanti altri ce ne sono?"

C'erano altri sei indizi. Cinque di loro furono consegnati da primini, quindi indovinai che in origine ci fossero primini piazzati ovunque, ma che due avessero disertato. L'ultimo ci portò verso un grande albero nei pressi del Lago Nero, dove avremmo finalmente trovato Elmer.

Mentre uscivamo dalla porta principale, Albus ridacchiò.

"Che c'è?"

"Oh, niente."

"Al..."

"Va bene, calmati," Al disse, ridendo. "Mi sono solo ricordato di una cosa che mi ha detto papà. A quanto pare, uno dei modi in cui la nonna rifiutò il nonno fu dicendogli che avrebbe preferito uscire con la piovra gigante."

"Potrei usarla," dissi, ridendo. "Anche tuo nonno ovviamente non ha capito l'antifona, visto che è diventato tuo nonno."

"Eh, no. Forse Elmer capirà, però. Voglio dire, dopo essere stato rifiutato un certo numero di volte, un ragazzo capirà di non avere speranze, giusto?"

"Lo spero."

Quando ci avvicinammo all'albero, sembrava completamente deserto. Forse anche Elmer aveva disertato, e ci aveva lasciato un biglietto di scuse. Parte di me ci sperò. Avrebbe ritardato l'inevitabile.

Sfortunatamente, quando ci fermammo sotto ai rami, Elmer spuntò fuori da dietro l'albero. "Sorpresa!" Pip era dietro di lui. Anche lui urlò sorpresa, e mi lanciò coriandoli a forma di cuore con la bacchetta.

Elmer stava fissando Albus. "Cosa ci fai tu qui?"

"Secondo te? Sono il suo migliore amico."

Elmer si accigliò. "Speravo venissi da sola. Sembra che io abbia un rivale in amore." Come un fulmine, estrasse la sua bacchetta e la puntò contro Albus. "Ti sfido a duello per il cuore della fanciulla."

"Ma che- no!" Esclamai. Pip però stava urlando "Lotta, lotta, lotta!" e sovrastava le mie proteste.

Albus, con mia grande sorpresa, estrasse la propria bacchetta. "Accetto."

"Sei impazzito?" Afferrai il braccio di Albus. "Vuoi davvero duellare contro uno del primo anno?"

"La principessa teme per la mia incolumità," Elmer disse, ghignando trionfante verso Al. "Non ha motivo di preoccuparsi, ovviamente. Ti sconfiggerò come Thresh fece con Clove!"

Albus non capì la citazione, ovviamente, e seppi che sarebbe successo l'esatto opposto se Albus avesse duellato davvero. Non potevo permettere che accadesse. Afferrando il braccio della bacchetta di Albus, iniziai a tirarlo via.

"Astra, ferma! Che stai facendo?" Albus chiese, provando a tirarsi via. Guardò male Elmer tutto il tempo.

"Impedirti di fare l'idiota!" Dissi. "Tutti e due! Pip, aiutami!"

Pip sembrò notare che il mio non era tifo. Spalancò gli occhi, e subito cambiò registro. "Elmer, non è una buona idea..."

"Non essere sciocco, Pip. Sarà facile. lo sanno tutti che è il più debole dei Potter."

"Non è vero!" Albus disse, provando senza successo a strattonare via il suo braccio dalla mia presa. "Sei un idiota, Elmer, e perderai in due secondi!"

"Albus Potter, giuro su Merlino-"

"Lasciami!"

"Se lancerai un solo incantesimo non ti parlerò più!" Urlai.

Albus smise di dimenarsi, e finalmente mi guardò. Anche Elmer e Pip erano rimasti in silenzio a fissarci. Perfino Elmer sembrava aver capito che non stava andando per niente bene.

"Io..." Albus non finì la frase, e mi fissò. Non smisi di guardarlo male, ma lasciai lentamente il suo braccio. Lo fece cadere lungo il fianco.

Dopo un paio di lunghi momenti, girai i tacchi e tornai verso il castello. Ciò sembrò rappresentare una sorta di segnale per i tre ragazzi, che subito mi seguirono; Elmer e Pip spiegavano e si scusavano a destra e a sinistra. Albus era proprio dietro di me, lo sapevo. Non parlò, però.

Appena prima di raggiungere le porte del castello, mi girai. "Elmer, Pip. Va bene così. Potreste lasciarmi sola per un po'?"

Elmer e Pip si scambiarono uno sguardo. Senza un'altra parola, girarono attorno a noi ed entrarono. Quando sparirono, mi girai verso Al. "Albus Severus Potter! Che ti dice il cervello?"

Albus sospirò. "Non capiresti."

"Cosa significa che non capirei?"

"Non puoi capire e basta."

Sbattei un piede a terra, ma ovviamente non accadde nulla. Albus fissò ostinatamente la porta, e alla fine dovetti entrare. Lui mi seguì in silenzio.

Incontrammo un gruppo di Corvonero del primo anno, la maggior parte dei quali ci aveva dato gli indizi. O non lo notarono, o semplicemente ignorarono le nostre occhiatacce. Ridacchiando, Trinity chiese come era andata.

"Più o meno una schifezza."

"Oh, è stato così brutto?" Chiese Lauryn.

"Povero Elmer. Ha lavorato così tanto," disse Lina, sospirando.

"Chi se ne frega?" Albus chiese, accigliandosi.

"Ha detto che sarebbe andata meglio se lui non ci fosse stato," continuò Trinity, indicando Albus con la testa.

"Silenzio," Albus disse, alzando gli occhi al cielo. "Andate via!"

I Corvonero si guardarono tra loro. Layrin e Trinity se ne andarono, Lina si accigliò per un secondo prima di seguire le sue amiche.

"Che ti succede?" Dissi, fissandolo. "Perché lo hai fatto? Cosa stavano facendo di male, esattamente?"

Albus scosse la testa. "Non capiresti."

"Allora dimmelo!" Dissi, molto vicina ad urlare. "Aiutami a capire!"

"Non puoi!"

"Sì che posso!"

Albus non rispose.

"Albus, perché ti stai comportando così?!" Urlai. Albus abbassò lo sguardo, ostinandosi a non rispondere. Lo fissai. Quale diamine di motivo aveva portato un tale cambiamento? "Pensavo fossimo migliori amici."

Albus alzò lo sguardo, e finalmente incontrò i miei occhi. "Io... Spero che lo siamo ancora..." Deglutì. "Mi dispiace. Non so cos'è successo. Non so spiegarlo. Neanche io capisco davvero cosa sia successo. Quindi non so come potresti riuscirci tu. Scusa."

Sbattei gli occhi, poi subito lo circondai con le braccia. "Dispiace anche a me. Non avrei dovuto urlare." Mi allontanai accigliata. "Se... se mai dovessi trovare il modo di spiegarlo, me lo dirai?"

"Sì. Lo farò." Riuscì a sorridere. "Dimentichiamocelo, va bene? Non succederà di nuovo."

"Va bene," dissi, sorridendo. Ero ancora perplessa, però. Tuttavia, non c'era motivo di preoccuparsi. Quando avrebbe saputo come spiegarlo, lo avrebbe fatto. Per il momento, non potevo farci nulla.

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Quando raggiungemmo la sala comune, Colette non si trovava da nessuna parte. Un veloce sguardo alla Mappa del Malandrino mostrò che non era qui, il che significava Stanza delle Necessità.

Albus ed io ci dirigemmo di sopra. Camminai avanti e dietro di fronte alla porta tre volte, chiedendo una stanza per creare incantesimi. La porta apparve, e noi scivolammo dentro.

Colette sobbalzò quando ci vide. "Merlino! Potevate almeno bussare!"

"Scusa..." Albus sorrise timidamente e si sedette su una delle sedie. Colette si sedette di fianco a lui, con un sorrisetto. "Come è stato?"

"Super romantico, questo è certo," dissi sarcastica. "A parte quello, orrendo."

"Ho quasi duellato contro Elmer..." Albus ammise, fissando il pavimento. "Pensa che io sia il suo rivale per l'amore di Astra." Colette inarcò un sopracciglio, ma non commentò.

"Come va la creazione di incantesimi?" Chiesi per cambiare argomento.

"Bene, suppongo. Hey, dimmi cosa fa questo." Puntò la bacchetta verso di me. "Nonvidere Colorem."

Sbattei gli occhi, e all'improvviso tutto sembrò strano. Mi ci volle qualche secondo per capire perché. I miei capelli biondi che mi cadevano sulle spalle sembravano grigi. I nostri stemmi di Grifondoro sembravano grigi. E le candele fluttuanti su di noi creavano una luce molto più chiara del colore arancione che ero abituata a vedere.

"Nel nome di Merlino, cosa mi hai fatto?"

Colette si immobilizzò. "Cosa ti ha fatto, di preciso?"

"Non vedo più i colori!"

Albus iniziò subito a ridere, e Colette tentò di nascondere le sue, di risate. Senza successo, ovviamente. Mi accigliai. "Non è divertente!"

"Ne sei sicura?" Colette chiese, ridacchiando.

"Sì!" Li fissai, cercando di non farmi contagiare dalle risate. "Beh... forse un po' sì... ma aggiustami!"

"Non so come fare."

"Cosa?"

"Mi metto all'opera! Solo... aspetta un po'!"

"'Un po'? Un po' quanto?"

Colette mi guardò. "Uhm... dammi solo un minuto."

Albus stava già tentando il contro-incantesimo generico, senza successo. Provò tutti i contro-incantesimi che avevamo mai imparato, ma nessuno funzionò. Colette, nel frattempo, era seduta e mi fissava, immersa nei suoi pensieri.

"Ci sono. Vieni." Puntò la bacchetta verso di me. "Videre Colorem."

Dopo qualche secondo, i colori iniziarono lentamente a tornare. Sospirai per il sollievo mentre i miei capelli tornarono alla loro solita sfumatura di biondo sporco. Albus sorrise. "Ha funzionato?"

"Sì. Era un contro-incantesimo molto semplice."

"Semplice, ma specifico. È perfetto!" Colette disse entusiasta. "Chi mai penserebbe di usare quello come contro-incantesimo? È troppo semplice. Potresti lanciarlo su chiunque e non saprebbero come sistemarlo."

"Dovremmo provarlo su Sulcan," dissi, sorridendo. "I colori sono piuttosto importanti in Pozioni."

"Pensi che il contro-incantesimo potrebbe curare una persona naturalmente daltonica?" Albus chiese pensieroso. "La scorsa settimana Pip si è lamentato di andare male a Pozioni perché non vedeva i colori."

"Immagino che possiamo provarci," disse Colette. "Entrambe le idee, in effetti."

Decidemmo di provarlo prima su Sulcan. Il giorno dopo, a Pozioni, Colette aspettò fin quando Sulcan non venne adeguatamente distratto da Henry Tinter che fece cadere un'intera ciotola di code di topo sminuzzate nella sua pozione. Sussurrò l'incantesimo, e noi tre provammo a comportarci come se nulla fosse successo. Rose mi guardò sospettosa un paio di volte, ma per qualche minuto, nulla accadde.

"La sua pozione ha assunto una tremenda sfumatura grigia, Castel," disse Sulcan, guardando la pozione di Luke. "Temo che debba ricominciare da zero."

"La mia pozione non è grigia! È arancione!" Luke disse sulla difensiva.

Quasi tutta la classe si girò per vedere chi aveva ragione. Ovviamente, era Luke. La pozione era arancione, anche se avrebbe dovuto avere una tinta più giallastra, in teoria. Tutti si girarono verso Sulcan, confusi.

Sulcan sbatté gli occhi. "Ma che diavolo..." Si diresse al tavolo più vicino, che guarda caso era il mio, e prese il mio libro. Fissò le immagini, tentando invano di distinguere i colori. Finalmente, gettò il libro a terra. "Cosa sta succedendo?!"

Nessuno parlò. Colette, Albus, ed io riuscimmo in qualche modo a mantenere espressioni neutrali. Sfortunatamente si girò verso di me immediatamente.

"È stata lei, vero?"

"A fare cosa?" Chiesi, fingendo di sentirmi offesa.

"Mi ha lanciato qualche incantesimo, non è vero?"

"Mi avrebbe sentito pronunciare la formula, professore," puntualizzai, pregando che non sapesse della mia abilità con la magia non verbale.

Evidentemente no, perché si girò dopo un'occhiataccia. Ora, si stava rivolgendo a Colette. "Se non è stata lei, sei stata tu. Elaine mi ha detto che ti atteggi a creatrice di incantesimi. Lo hai inventato tu, vero?"

"Non mi è concesso creare incantesimi, signore. Il professor Potter lo ha vietato," disse lei aspramente.

Sulcan la guardò male, tornò da me, poi di nuovo da lei. Alla fine grugnì, "La lezione è terminata! Voi due rimanete qui. E Potter. È sempre coinvolto nei vostri sotterfugi."

Tutti gli altri praticamente corsero via dalla stanza. Perfino Nico non sembrava entusiasta all'idea di rimanere a guardarci soffrire. Appena la stanza fu libera, Sulcan iniziò la sua tiritera.

"So che voi tre siete i responsabili. Sistematemi subito, o per voi sarà molto peggio."

Colette inclinò leggermente la testa, "Quali sono gli effetti dell'incantesimo, professore? Forse ne ho sentito parlare."

Dovetti colpire Al nelle costole per impedirgli di ridere. Funzionò, anche se lui mi spinse e ricevette un'occhiataccia da Sulcan.

"Secondo lei quali sono gli effetti, signorina St. Pierre? A quanto pare ho perso l'abilità di distinguere i colori."

Colette fece finta di pensare. Aggrottò le sopracciglia per la concentrazione, e si massaggiò il mento, sembrando immersa nei suoi pensieri. Alla fine, disse, "Credo di aver sentito parlare di qualcosa di simile. C'è un contro-incantesimo. Vale la pena provare, direi." Puntò la bacchetta verso il professore. "Videre Colorem."

Sulcan sbatté gli occhi, poi ci guardò male. "Dieci punti in meno a Grifondoro, e punizione per tutti voi."

"Non ha funzionato?" Chiesi sorpresa.

"Certo che ha funzionato. Come sapete benissimo, ha creato lei l'incantesimo. Pertanto, merita una punizione, e voi due siete molto probabilmente suoi complici che meritano di essere trattati come tali."

Colette alzò gli occhi al cielo. "Come vuole lei, signore. Possiamo andare? Abbiamo altre lezioni..."

Sulcan non poteva farci nulla, e ci lasciò andare per il momento, anche se ero sicura che ci avrebbe tenuto fino a tardi quella sera a riorganizzare le scorte per le pozioni, pulire i calderoni da residui di pozioni vecchi di settimane, e parecchi altri compiti disgustosi che imponeva agli studenti maleducati.

James trovò tutta la storia esilarante quando gliela raccontammo più tardi. Ovviamente, lui non era in punizione, il che rese la situazione parecchio più allegra. Insistette perché Colette gli insegnasse incantesimo e contro-incantesimo, per riferimenti futuri. Subito iniziò a provarlo sulle persone, facendo giochetti con la loro mente. Li faceva spaventare per un paio di secondi prima di eseguire il contro-incantesimo, e sembrava trovarlo molto divertente.

Tentammo il contro-incantesimo su Pip, ma senza successo. A quanto sembrava l'incantesimo non aveva niente a che vedere con l'occhio in sé, e non potevamo cambiare il fatto che Pip fosse destinato a rimanere daltonico. Ci fu molto grato per averci provato, però.

James riuscì ad allontanarsi dall'orda di ragazze del suo anno per scendere con noi a cena, impresa non da poco. Albus rimase indietro, e rallentai il passo per trovarmi vicino a lui. "Che c'è?"

"Lo avete sentito?"

James e Colette smisero di parlare e si girarono. "Sentito cosa?" Chiese Colette.

"Non lo so. Mi era sembrato si sentire qualcosa muoversi. Ci segue."

"Non sento niente," disse James.

"Erano passi?" Chiesi. Aveva parlato in modo strano. Qualcosa muoversi. Ci segue. Cosa potrebbe seguirci che non fosse dei passi? Ma perché lo avrebbe detto in quel modo?

"Non lo so," Albus disse, facendo spallucce. "Me lo sarò immaginato."

James si accigliò verso suo fratello, ma fece anche lui spallucce. Iniziammo ad andare di nuovo verso la Sala Grande, in silenzio. Qualunque cosa ci stesse seguendo, se Al non se l'era immaginata, aveva smesso.

Un minuto dopo, fummo fermati da Sulcan che piombava giù da una scala, trascinando Nico Jasper per l'orecchio.

"-E se ti becco di nuovo lì su, ti assicuro-" si interruppe quando ci notò, e si limitò a spingere via Nico. Senza un'altra parola, si girò e andò via.

Nico lo guardò male, poi si girò verso di noi. "Che avete da guardare?"

"Sicuramente non un Serpeverde che viene strapazzato dal suo capo della Casa. Per niente una cosa rara," James disse sarcastico.

"Che ne sai tu, Potter? Pensi di sapere sempre tutto." Nico sghignazzò verso di me. "Almeno so che c'è una cosa che Potter non sa, eh, Lewis? Non sa perché tuo padre è scappato via."

"Mio padre non è 'scappato via'," dissi, guardandolo male.

"Eppure non è tra noi, sbaglio? Sapeva che tu fossi una piccola traditrice del proprio sangue, e scappò prima che tu nascessi, scommetto."

"Fai attenzione, Jasper," Colette disse minacciosa. "Non vuoi sfidare a duello quattro persone, ed è proprio ciò che succederà se non la smetti."

Nico rise. "La povera Lewis non può neanche difendersi da sola."

"Certo che posso," ribattei. "Forse è solo che non ho tempo da perdere con te." Provai a superarlo, ma Colette e James mi trattennero. Albus mi afferrò la manica, con la preoccupazione in volto.

"Almeno hai più tempo per me di quanto tuo padre ne avesse per te. Credo ancora che sia scappato quando ha capito di essersi accoppiato con una babbana."

"Non parlare di suo padre in quel modo!" Urlò James, estraendo la bacchetta. Colette fu svelta ad imitarlo, e Albus mi afferrò il braccio prima che potessi farlo anche io. Provai a strattonare, ma Al non mollò la presa.

Anche Nico estrasse la sua bacchetta. "Oh, ma che paura. Lewis ha troppa paura di affrontare i suoi problemi, proprio come suo padre." Rise di nuovo. "Patetico."

"Te ne pentirai," disse James."Relashio!"

Nico barcollò all'indietro, ma si riprese in fretta. "Tarantallegra!"

James all'improvviso si mise a ballare il tip-tap, e non ne sembrava felice. Nico stava ridendo, e Albus stava minacciando di andare a chiamare un professore se tutti non avessero smesso subito.

"Incarceramus," Colette disse, interrompendo Albus. Delle corde vennero sparate dalla sua bacchetta, legando saldamente Nico. Lui rideva ancora, però.

James riuscì a puntargli la bacchetta contro nonostante il balletto, che ora includeva salti e giravolte come nella danza classica. "Confringo!" Urlò. Un vaso dietro Nico esplose, lanciando frammenti di porcellana ovunque. Albus lanciò il suo mantello attorno a noi per proteggerci, e riuscii a liberare il braccio. Nel frattempo, Colette e James continuarono l'assalto di incantesimi e maledizioni, senza pietà. Mi unii in fretta al loro, per il dispiacere di Albus.

Colette e James stavano eseguendo incantesimi sorprendentemente violenti. Io mi limitai a provare a disarmarlo o stordirlo; molto meglio rubargli la bacchetta che fargli male. Non avrebbe potuto reagire. Prima che potessi riuscirci, Nico riuscì a colpirmi con uno Schiantesimo, e tutto divenne nero.

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Mi svegliai nell'infermeria. Nessuno era seduto accanto a me, ma quando mi alzai con la testa che girava, notai i miei amici che venivano rimproverati da Pouri in fondo alla stanza. Nico era proprio di fronte a me, privo di sensi. Sembrava essere stato ustionato da qualcosa. Ciara e Adalyn erano con lui, ed ogni tanto mi lanciavano sguardi sdegnosi.

La stanza iniziava a girare a velocità allarmante, quindi mi stesi di nuovo, cercando di pensare. Cosa gli avevano fatto?

Alla fine, il trio venne da me. James e Colette avevano i capelli leggermente bruciacchiati, come se si fossero avvicinati un po' troppo a qualunque cosa avesse bruciato Nico. A parte quello, tutti e tre sembravano stare bene.

"Cosa è successo?"

"Nico ti ha Schiantata," disse Colette. "James ed io abbiamo continuato a duellare finché non è arrivato Pouri.

"Che gli avete fatto? Perché si è bruciato?"

"Era troppo vicino ad un'esplosione," James disse, facendo spallucce. "Se lo è meritato."

Rimasi a bocca aperta. "Avete provato a farlo saltare in aria? Cosa vi è venuto in mente?"

"Non l'avremmo ucciso, Astra, per Merlino!" James si accigliò. "Ti stavamo solo difendendo, non devi ringraziare."

"James, non puoi lanciare una bomba a chi ti dà fastidio, e tu hai fatto proprio questo!"

"Quell'idiota se l'è meritato," Colette disse con calma. "Starà bene, sono sicura, e tornerà a fare l'imbecille senza pietà in men che non si dica."

Li fissai scioccata, e mi girai verso Albus. "Tu sei d'accordo con me, vero?"

Albus non incontrò il mio sguardo. "Neanche un mese fa ha provato ad ucciderti, Astra..."

Fissai sconcertata i miei tre amici. Non capivano cosa avevano appena fatto? Erano scesi al suo livello! Nico era un idiota, ed io non esitavo ad affrontarlo, ma non avrei mai provato a fargli male se non per autodifesa. Non capivano? Avevano fatto una cosa terribile, e neanche gli importava!

Certo, non avevano tutti i torti. Nico aveva fatto la stessa cosa a me di recente, aveva offeso mio padre, e loro avevano fatto ciò che ritenevano giusto. Il fatto che questo fosse ciò che loro ritenevano giusto, però, mi spaventò un po'. Se fai ciò che fa lui, non sei forse cattivo come lui?



Spigolo autore.

Bella domanda, Astra...

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.

Alla prossima!

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