Dopo

Persino essendo stato per dei mesi nel Piccolo Palazzo, Aleksander non riusciva ancora a realizzare quanto fosse grande la camera matrimoniale dei reali e il letto matrimoniale dei reali.

Pur essendo ormai almeno due mesi che era re di Ravka, non riusciva ad abituarsi. Non era neanche l’unica cosa a cui non riusciva ad abituarsi.

Non riusciva ad abituarsi ad essere re di Ravka. Non riusciva ad abituarsi a vivere al fianco di Alina tutto il tempo, di svegliarsi con lei accanto e di vedere il suo sorriso ogni giorno. Non riusciva a credere di poter vedere Mal quasi tutti i giorni, perché ormai lui viveva lì.

Non riusciva a credere di essere lì con un corpo ancora sano, senza più l’amplificatore al collo. Senza più poteri.

Quella mattina si svegliò dopo aver dormito tranquillamente per almeno otto ore. Girò la testa alla sua sinistra e vide Alina avvolta nelle coperte, i capelli scuri sparsi sul cuscino, il volto mezzo sprofondato in quest’ultimo.

Era così che si svegliava ogni giorno. Gli piaceva, svegliarsi così.

Come ogni mattino sollevò un braccio e flesse le dita, cercando di richiamare una parte di sé che sapeva non esistere più.

Si era dovuto abituare a quel vuoto, ed era stato più semplice da sopportare dopo il suo risveglio, durato pochi minuti, in cui aveva visto il cielo rosso lì dove tutto era iniziato. Ora a Kribirsk si poteva vedere il tramonto.

Aveva perso coscienza nuovamente dopo quella visione. Si era svegliato ad intermittenza molte volte sulla carrozza dell’Evocaluce, steso sui sedili con la sua kefka nera come coperta. Ogni volta aveva visto Alina e Mal che vegliavano su di lui.

Si era svegliato del tutto a Os Alta, sul letto del re, con Alina accanto a lui e Mal seduto su una poltrona e la testa appoggiata contro un muro. Avevano già giustificato la scomparsa della famiglia reale con un errore, un semplice incidente, e tutto si era risolto, perché era impensabile qualcuno di loro potesse mentire, almeno agli occhi del popolo. A farlo sorridere su quel letto fu la notizia che l'apparat pareva essere scomparso.

Ora, a due mesi di distanza da quel giorno, almeno fisicamente si era rimesso. Non era il ragazzo gracilino che era stato tempo prima, aveva conservato il corpo sano che aveva messo insieme quando era Grisha.

Poteva ancora combattere. Come fece quel mattino, ogni giorno seguiva le lezioni di Botkin e migliorava in quello perché non poteva fare altro.

Non aveva più i suoi poteri. Non era più un Grisha, anche se portava i suoi vecchi colori.

Indossava pantaloni e stivali neri e una camicia nera con ricami dorati, imitando il contrasto che c’era con la Kefka dorata e nera di Alina. Lei la indossava ancora ed evocava ancora, ma anche lei sembrava quasi affaticata.

«Magari ha esaurito anche lei parte del suo potere.» disse Mal mentre lui e Aleksander erano sulla riva del lago a Os Alta a rilassarsi dopo l’allenamento intensivo di Botkin. Mal stava lanciando sassi piatti, cercando di far fare loro più rimbalzi possibili sull’acqua mentre l’amico era seduto sull’erba a guardarlo. «Voglio dire, distruggere la Faglia non è stato uno scherzo. Anche se il potere era tuo, lei ha dovuto attingere a sé per poterlo stendere fino a tal punto.»

«Chi ti ha spiegato la questione in questi termini?» fece Aleksander.

«La vecchia. Baghra. Visto che insegnava ai Grisha le avevo chiesto se c’era qualcosa da fare per te e lei ha detto… Mi pare abbia detto che smantellare una cosa tanto potente con un solo amplificatore e senza ricorrere al me… merost, mesort, come si chiama, era quasi impossibile. Per riuscirci c’era un prezzo da pagare.»

«Merzost. È l’uso delle abilità Grisha per creare e non per trasformare. La Faglia è nata così.»

Aleksander prese un sasso piatto e si alzò, andando accanto a lui. «Mi manca evocare, ma fa meno male la perdita quando sento la gente esultare perché la Faglia finalmente è sparita.»

Osservò Mal e aggiunse: «Non te l’ho ancora chiesto, ma… Perché sei rimasto? Non fraintendere, il tuo ritorno mi ha permesso di riassemblarmi abbastanza per far sparire tutto quello, ma perché sei rimasto dopo?»

«Perché la tua donna non riusciva a sollevare il tuo corpo gigantesco per portarlo sulla carrozza, e dopo perché ha detto che voleva restassi con voi. Voleva che io restassi con te, e devo dire che anche se ho ricevuto l’offerta da un Grisha, la cosa non mi ha infastidito.»

«Ti ha infastidito però che lei sia l’Eretico Bianco.»

Mal si fermò appena prima di tirare un altro sasso, poi disse: «Mi ha terrorizzato saperlo, ma lei ci tiene davvero a te, quindi so di essere al sicuro dal suo radar. È anche insospettabilmente simpatica, e poi, beh, ha davvero smantellato la Faglia. Più che altro… Non è un po’ vecchia per te?»

Aleksander scoppiò a ridere. «Gliel’ho detto pure io quando me lo ha rivelato!»

«Ma sei innamorato di lei, vero?»

«Sì.»

«Mi dispiacerà per lei quando ce ne andremo da questo mondo. I Grisha vivono più a lungo degli uomini.»

«Baghra dice che è indebolita, magari ce ne andremo tutti e tre insieme. Magari è mortale.»

«Lo vorresti?»

Aleksander lanciò un sasso, facendogli fare quattro salti sull’acqua. «Forse.»

«Aleks! Mal! Venite a palazzo, tra un’ora la gente vorrà vedere il re e il capo dell’esercito!» urlò una voce.

Genya era radiosa e più bella che mai nella sua nuova kefka rossa con ricami viola e, sorpresa delle sorprese, era a braccetto con David che, Aleksander ne era certo, era stato strappato al suo laboratorio. Non sembrava contrariato, se non altro.

I due allora si misero a correre verso il palazzo reale, come quando erano nell’esercito ed erano inseguiti da cinghiali.

Si ritirò quindi nella camera per vestirsi e lì incontrò Alina. Da quando la Faglia era stata distrutta ed era diventata regina, sembrava essere invecchiata, ma ad Aleksander la cosa non dava fastidio: era ancora bella.

«Eri con Mal, vero?» disse lei come tirando ad indovinare. Come se non avesse trascorso ogni pomeriggio di tutto quel tempo con Mal.

«Naturalmente.»

Ripensò a ciò che si erano detti e disse: «Ti posso chiedere una cosa?»

«Certo.»

«Tu hai ancora tutti i tuoi poteri?»

Era qualcosa di cui non parlavano mai, quasi fosse un tabù, anche se in realtà lo era solo per lui. Non gli piaceva ricordare di essere stato un Grisha e lei evitava di parlarne per questo. 

«No. Sono diminuiti. Distruggerla richiedeva un prezzo… tutto sommato è anche andata bene. Noi siamo sopravvissuti.»

Aleksander si mise la sua camicia nera. Non sapeva sarebbero potuti morire, ma erano vivi, inutile rimurginarci sopra.

«A volte ci ripenso.» disse Aleksander mentre si allacciava i bottoni dorati. «Ripenso a ciò che potevamo fare e mi stupisco che sia andata così. Ero davvero certo Mal se ne sarebbe andato anche solo dopo aver visto che i nostri poteri si erano fusi.»

«Non voleva mollarti di nuovo anche se la cosa lo terrorizzava. Mi ha detto così mentre tu eri svenuto. E si sentiva cattivo a pensarlo, ma la cosa si era risolta quando hai perso i poteri.»

«Lo immaginavo.»

«Non prenderla male.» disse Alina andandogli davanti e allacciandogli i bottoni della camicia e quelli sui polsini. «Ha deciso di rimanere sapendo chi sono, sapendo che avrebbe vissuto circondato dai Grisha. Gli è passata.»

«O forse resta perché il suo migliore amico è re.» mormorò lui. Lo pensava spesso, soprattutto quando il dolore della perdita era intenso.

«Ne dubito. Ti vuole bene, o non sarebbe tornato in primis. Ha tante responsabilità anche lui ora, quindi non temere, è venuto qua perché teneva a te come persona, non al tuo ruolo.»

Gli diede poi un bacio e lo prese per mano. Da quando era tornata dalla Faglia indossava sempre dei guanti bianchi per nascondere la mano parzialmente mummificata con cui aveva ucciso il re.

«Ora andiamo. Ci stanno aspettando.»

Mentre si dirigeva alla sala del trono e si sedeva su di esso, Aleksander si chiese se si sarebbe mai abituato a tutto quello, ma era con la donna che amava e con il ragazzo a cui più teneva da sempre.

Era certo sarebbe andato tutto bene.

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E con questo capitolo la storia è ufficialmente conclusa! Ora posso ufficialmente azzardarmi a candidarla per i concorsi se ne ho voglia
Pure i wattys, forse. Vedremo.
Spero vi sia piaciuta. Ci ho messo impegno a scriverla tutta (credo si veda) e sono felice del risultato. Sono felice soprattutto di non aver fatto crepare Mal come volevo fare all'inizio lol
Grazie a tutti quelli che l'hanno letta e sostenuta.
Buona continuazione a tutti 💖

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