Capitolo 1
Essere circondati da una luce intensa quando era prevista la luce tenue dell’alba era innaturale. Anche dopo settimane passate con gente che non faceva che ripeterlo, Aleksander non riusciva a capacitarsi che fosse così presto e che ci fosse così tanta luce.
Se usciva dalla carovana e guardava oltre la Valle di Tula, riusciva anche a vederne la fonte, anche se dire che la intravedeva era più corretto: nessuno sano di mente avrebbe guardato direttamente la Faglia di Luce.
Nessuno sano di mente l’avrebbe guardata, e loro l’avrebbero attraversata.
La Faglia di Luce aveva separato Ravka in due molti secoli prima, opera di un potente Evocaluce conosciuto come l’Eretico Bianco. Al suo interno tutto era luce e calore: le traversate dovevano essere rapide, perché restare troppo tempo al suo interno equivaleva a restare ciechi nel caso migliore, a liquefarsi nel peggiore. Si diceva che entrando nella Faglia si sentiva l’odore metallico del sangue.
Aleksander diede un’ultima occhiata alla parete luminosa, poi distolse lo sguardo, l’ombra della luce impressa nella retina che gli rese difficile trovare una persona specifica.
Si fece da parte per evitare dei soldati e andò contro la corrente di persone. Chi cercava lo trovò prima che lui potesse fare lo stesso.
«Attenzione, signore, rischia di essere travolto se sta così in mezzo alla strada.» disse la voce di Mal alle sue spalle mentre con un braccio lo tirava via dalla traiettoria di un cavallo.
«Sono ancora accecato, dammi tregua.»
«Non ci crederai mai, ma c’è persino una ragione se dicono di mettere gli occhiali scuri per guardare la Faglia di Luce.»
Occhiali che Aleksander aveva agganciato all’orlo della maglietta, tra l’altro. Li prese e li osservò un momento, poi scrollò le spalle. «Li metterò quando saremo dentro.»
«Magari mettili quando stiamo entrando, alle ragazze dispiacerebbe tu perdessi i tuoi bellissimi occhi grigi.» suggerì Mal.
«Le ragazze hanno occhi solo per te e tu lo sai benissimo.»
Aleksander e Mal si erano conosciuti a Poliznaya durante l’addestramento militare. Erano entrambi tracciatori, anche se Mal era qualcosa di eccezionale: riusciva a trovare tracce invisibili per chiunque. Aleksander non avrebbe potuto sperare di essere a quel livello neanche con altre cinque vite a disposizione, né di potergli anche solo rivolgere la parola.
Era stato Mal a sedersi al suo stesso tavolo a pranzo un giorno, sostenendo che non sopportava tutti gli altri tracciatori e che cambiare aria avrebbe fatto bene a tutti e due. Visto che Aleksander di per sé sembrava un po’ un morto vivente, essendo sempre pallido e magro, rimase così piacevolmente sorpreso di avere compagnia che non riuscì ad allontanarlo come aveva fatto con molti.
Erano diventati amici. Mal era simpatico e non si vantava troppo delle sue capacità pur essendone consapevole, inoltre aiutava Aleksander a migliorarsi, cosa che nessuno si era mai sognato di fare prima.
E ora eccoli lì, pronti ad entrare insieme nella Faglia di Luce e, si sperava, ad uscirne. Sempre se li avessero scelti per andare in missione verso Ravka Ovest, sottinteso.
«Tante ragazze non potrebbero comunque sostituire i tuoi bellissimi occhi grigi.» disse Mal con un sorriso divertito.
«Vuol dire che sono la ragazza più bella di tutte.»
Mal rise, poi vide qualcosa alle sue spalle e divenne serio. Si spostò sul marciapiede e tirò Aleksander con sé, appena prima di essere investiti da una carrozza e dai cavalli che la trainavano. Una carrozza bianca con le rifiniture dorate, su cui c’erano di vedetta degli uomini in abiti lunghi e colorati.
«Me n’ero dimenticato. C’è anche l’Evocaluce con noi, insieme ai suoi Grisha.» commentò Aleksander osservando la carrozza allontanarsi.
«Ci scommetto che minimo una persona stasera dirà che è un mostro. Che lo sono tutti, anzi.» disse Mal.
Era una scommessa scontata, Aleksander lo sapeva ancora prima di sedersi al tavolo con gli altri tracciatori e gli apprendisti cartografi. Lui non sarebbe neanche stato invitato a quel tavolo, non fosse stato amico di Mal: la gente lo trovava inquietante.
Rimase ad ascoltare gli altri chiacchierare, in particolare Mal con Mikhael e Dubrov, altre due tracciatori che ignoravano Aleksander come fosse un’ombra. Nessuno sembrava eccessivamente spaventato all’idea di attraversare la Faglia di Luce: gli unici timori riguardavano l’ospite d’onore.
«Ma voi sapevate che l’Evocaluce è una donna?» disse uno degli apprendisti cartografi, presentatosi come Alexei, guardandosi intorno con circospezione per controllare che non ci fosse nessuno in giro.
«Credevo fosse risaputo.» disse Mal dando voce anche ai pensieri di Aleksander.
«Uomo o donna, a me non piace. Il suo potere non è naturale, non dovrebbe proprio avercelo, un potere del genere. Sapere poi che dobbiamo entrare in una vera e propria faglia di luce… Era del suo genere chi ha creato quella roba.» disse un’altra apprendista, Eva, guardandosi intorno a sua volta.
«Solo perché è del suo genere, non significa che è lei.» osservò Dubrov.
«Questo non toglie che non mi fido.»
«Sciocche credenze. A voi campagnoli ve le inculcano dentro la testa senza tante cerimonie ed ecco come vi riducete.»
Eva arrivò pericolosamente vicina a tirargli qualcosa in faccia. Si rivolse poi a Mal, ignorando l’altro come se non esistesse: «Meglio se stai attento, non sia mai detto che non te la ritrovi a chiedere di te, bel faccino.»
«Dicono che i Grisha siano un po’ snob, non si abbasserebbe a tanto.» disse Aleksander con un sorrisetto. Mal gli diede un pugno sul braccio, anche se pure lui sorrideva.
Mikhael e Dubrov lo guardarono come se si fosse ricordato solo in quel momento che quel ragazzetto smunto e un po’ inquietante fosse in realtà il migliore amico di Mal, in grado di fare battute e sorridere.
Dall’entrata della tenda della mensa si sentì un certo trambusto. Tutti si girarono e videro il capo spedizione entrare a passo di marcia nella tenda e salire in piedi su un tavolo.
«Signori e signore, breve comunicato! Domani si parte per la Faglia di Luce: la velasabbia su cui saliremo di certo non è grande abbastanza da farci salire tutti, quindi solo alcuni potranno superare il Mare Luminoso. Dando prima le buone notizie a tutti coloro che evidentemente sono terrorizzati alla mera idea di avvicinarsi alla Faglia, nessun cartografo andrà a prendere il sole là dentro.»
Aleksander si girò e vide che Alexei ed Eva avevano tirato un sospiro di sollievo. Guardò poi Mal, che era teso.
«Abbiamo poi deciso di mandare un paio di tracciatori con loro. Ovviamente non potevamo non scegliere il nostro tracciatore migliore, Malyen Oretsev, e vista l’intera situazione abbiamo deciso di mandare anche Aleksander Kirigan con lui.»
Il cuore di Aleksander gli sprofondò nel petto. Sentiva gli occhi di tutta la mensa addosso, anche se molti stavano in realtà guardando Mal.
“Vista l’intera situazione” poteva significare molte cose. Visto che erano inseparabili. Visto che la maggior parte dei soldati ha una famiglia e lui no. Visto che magari ci si riesce a sbarazzare del ragazzo inquietante che sembra infestare i campi e che sta troppo attaccato al bellissimo, perfetto Malyen Oretsev.
Il capo spedizione aveva continuato a parlare, ma Aleksander non sentì nulla di quel che disse. La classica tristezza che lo prendeva quando i pensieri si facevano più bui cancellò il mondo esterno.
Poi una mano sulla spalla lo riscosse. Era Mal, che come prima cosa disse: «Concentrati su di me e su quando hai messo un topo nella scarpa di Mikhael il mese scorso.»
Aleksander soffocò una risata, tornando coi piedi per terra. Quello era uno scenario che per Mal era ormai familiare e aveva imparato a gestirlo.
I due uscirono dalla tenda seguiti da Dubrov e Mikhael. Arrivarono insieme davanti alla tenda in cui avrebbero dormito e Mal fece cenno agli altri di andare ad aspettarlo altrove. Una volta soli disse: «Devo dire che speravo non sarebbe successo.»
«Che ti scegliessero?»
«Che scegliessero te.»
Aleksander sollevò un sopracciglio. «Che vuoi dire?»
«Che, detto francamente, non sei nelle migliori condizioni per andare nella Faglia di Luce. Non lo sei mai. Sai di che parlo, sei un bravo tracciatore ma come prestanza fisica non sei messo al meglio. Mandarti alla Faglia è un rischio.»
«Almeno si libereranno di me.»
«Aleks...»
«Sappiamo tutti e due il motivo per cui mi vogliono mandare.»
«Ti vogliono mandare perché è impossibile separarci. Perché sanno che tu verresti lo stesso.»
Aleksander sospirò. Era vero, ma avrebbe voluto poter chiedere lui di essere mandato, non di essere scelto a prescindere come preda.
«Io, Mikhael e Dubrov andiamo a farci un giro. Spiare i Grisha, sai, le solite cose. Vuoi venire?» chiese Mal cambiando argomento.
«Vuoi provare a regolare i loro standard?» rispose a piano Aleksander.
«Qualcuno ci dovrà pur provare, no?»
Il ragazzo fece l’ombra di un sorriso, poi scosse il capo. «No, meglio se vado a dormire. Non credo ci sia il rischio di dormire durante il viaggio, ma meglio essere freschi.»
«Va bene, allora ci beccheremo domani, probabilmente.»
«Occhio a non farti beccare, è giorno in pratica.» fece Aleksander.
«Suvvia, sono o non sono il migliore tracciatore di tutta Ravka?» ribatté Mal facendogli un occhiolino da farlo sbuffare. Gli fece un cenno con la mano, poi raggiunse i due amici mentre lui tornava nella tenda.
La stoffa non bastava a celare tutta la luce esterna, ma lì dentro la luce era meno accecante, meno intensa. Era il massimo che si poteva richiedere, a ben pensarci.
Il ragazzo si buttò sul suo giaciglio con un sospiro. Anche se aveva detto avrebbe dormito, sapeva bene quanto Mal che non avrebbe dormito affatto. Aveva gli incubi di notte, e se anche quella volta non li avesse avuti di certo lo avrebbero tenuto sveglio i pensieri. E la luce.
Si infilò sotto le coperte. Per certi versi era un bene fosse così luminoso: dormiva peggio se era buio. Lo venivano a trovare i ricordi quando era troppo buio.
Ricordi di ombre.
Chiuse gli occhi. Vedeva la luce oltre le palpebre, ma si sforzò di ignorarla, di pensare ai suoi sogni d’infanzia per cercare di non pensare al resto, e lo fece fino a cadere in un sonno irrequieto.
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