Capitolo 8 - Bisogna stare in silenzio

Quel giorno mi svegliai con una strana sensazione. Avevo uno strano bisogno di piangere per un qualcosa che, pur non sapendo cosa fosse, era più grande di me. Resistetti a quel bisogno, ma un brivido mi fece quasi sussultare. Mi fermai a fissare un punto indefinito della stanza, non pensavo a nulla: fissavo il vuoto. Cominciai a sentire uno strano freddo. Voltai allora il mio sguardo verso il letto di Florie. Lei non c'era più. Guardai solamente in quel momento l'orologio sul comodino. Erano già le 8:30. Con la mia mente avrei voluto alzarmi di scatto, ma rimasi lì, ferma immobile. Mi chiesi il perché di tutto quello che stava accadendo. Avevo tanto freddo, quel giorno, così misi anche la giacca di Florie, dato che l'aveva lasciata in camera. Anche oggi era una giornata uggiosa, guardando fuori, infatti, il cielo era coperto da una fitta coltre di nuvoloni grigi. L'accademia pareva anche oggi deserta. L'unico rumore che risuonava per tutti i cupi e isolati corridoi, erano i miei passi. Mi diressi verso quella che sarebbe stata la mia prima lezione. Bussai timidamente alla porta. Allora Marisa la aprì, squadrandomi da capo a piedi con il suo solito sguardo inquisitorio. Il professore di difesa mi guardò enigmaticamente, quasi come avesse visto un fantasma, tanto che mi venne naturale interrogarmi su cosa ci fosse di tanto sbagliato in me.
"Che cosa c'è?"
"Florie, non avevi detto che aveva la febbre?" Chiese lui.
"Sì, certo professore, può anche controllare." Disse lei con il cuore in gola.
"Aurora, vai in infermeria: se stai male vai in camera, l'infermiera Mikaela Ross mi avviserà. Marisa, per favore, accompagnala." Spiegò calmo. Lei non disse nulla, semplicemente annuì con il suo solito sguardo altezzoso e si alzò tutt'altro che timidamente dirigendosi con tutta la sua altezza verso la porta.
"Vieni." Mi disse con voce gelida. Non risposi nulla, semplicemente la guardai con aria di superiorità, o almeno era questo quello che tentai di far trapelare dal mio sguardo. Ci avviammo verso l'infermeria, curandoci di non dire nulla per tutto il tragitto. Una volta arrivata, bussai debolmente.
"Chi è?" Chiese una voce rozza dall'interno.
"S-sono i-io... A-Aurora Verdi..."
"Entra." Rispose con tono acido. Prese la sua bacchetta e la poggiò vicino la mia tempia.
"Hai la febbre, mia cara, riposati." Diceva ora, guardando la bacchetta fumante.
"Ehm, avvisa lei il professore?"
"Sì, non ti preoccupare, ora vai cara." La sua voce acida e rozza, era diventata dolce e premurosa, all'improvviso. Stavo per aprire la porta, quando l'infermiera Ross mi chiamò.
"Aurora! Che sbadata che sono! Ecco, tieni queste, ti faranno passare la febbre il più presto possibile." Dicendo ciò, mi consegnò un barattolino al quale non potei fare a meno di lanciare uno sguardo interrogativo. All'interno c'erano come delle caramelle tutte colorate a forma di more, però al posto di esserci i 'chicchi' c'erano degli spuntoni. Lo presi e mi avviai nuovamente verso la porta.
"Ti accom-"
"No, grazie, faccio da sola." Risposi freddamente alla sua domanda incompiuta. Alzai sui tacchi e mi diressi al corridoio dei dormitori. Aprii la porta e vidi la mia camera, proprio come l'avevo lasciata circa dieci minuti prima: le lenzuola color rosa antico con un ricamo a fiori piccoli, non erano ancora state messe a posto, per fortuna. Mi sedetti sul letto a fissare la cassettiera di fronte a me. Ero assorta nei miei pensieri quando sentii un lieve fruscio provenire dalla porta. Guardai in quella direzione e vidi che davvero c'era qualcosa: era una busta.
<Per Aurora> Si leggeva. La aprii con le mani tremanti, non c'era nessun mittente.
<Cara Aurora,
Mi dispiace che tu stia male, ma non ti preoccupare, ti faccio compagnia, nemmeno io sono andata a lezione oggi. Ma ora parliamo di cose serie... Per quanto tu sia importante per me, devo dirti che non possiamo più vederci al di fuori delle lezioni. Ho scoperto chi è stato a dire tutto, ma non posso svelarti l'identità. È una persona potente in quest'accademia, quindi non possiamo metterci contro di lui, o lei che sia. Non prendertela sul personale, perché non ho proprio nulla contro di te. Ricordati sempre che ti voglio bene... ti voglio bene...
La tua professoressa.>
Lessi la lettera tutt'un fiato. Cosa stava succedendo? Le ragazze mi lasciavano sola ed ora anche quella bizzarra e stravagante professoressa lo stava facendo. Non che mi sarebbe dovuto importare più di tanto, ma per una strana ragione, mi sentivo triste e come se avessi un vuoto dentro. Ad un certo punto, sentii una strana sensazione di calore partirmi dalla schiena ed arrivarmi fino in testa accompagnando un brivido e fu in quel momento che cominciai a vedere tutto sempre più sfocato... Gli occhi mi si erano riempiti di lacrime ed ora, una aveva bagnato la lettera. Gemetti e singhiozzai mentre altre lacrime cominciarono a scivolare come gocce di rugiada sul mio viso. Tenendo ben salda la lettera, mi sdraiai sul letto. Rabbrividii ancora, così la poggiai sul comodino vicino a me e mi rimboccai sotto le coperte. Distrattamente, presi una di quelle caramelle che l'infermiera mi aveva dato. Cominciai a fissare fuori dalla finestra, con lo sguardo perso nel vuoto. Dopo un po' mi addormentai profondamente.
"Aurora! Aurora!" Dissero alcune voci in coro. Io risposi con un lamento.
"Aurora, devi venire a pranzare, dai!" Pian piano, riuscii a capire meglio: era Florie che mi chiamava, insieme ad Eléonore e le gemelle Clarissa e Melissa Furis. Strofinai gli occhi ed un altro brivido percorse la mia schiena.
"Tieni, sennò senti freddo." Disse Melissa porgendomi un mantello. Io non dissi nulla, semplicemente lo presi e cercai di mettermelo addosso. Quello che avevo letto poco prima, mi aveva rattristata così tanto che non avevo voglia di parlare. Di tanto in tanto, sentivo ancora gli occhi riempirsi di lacrime mentre camminavo; in tal caso, puntavo gli occhi a terra e lasciavo che fossero loro a parlare. Tanto, anche se avessi voluto, di cosa avrei parlato? Non volevo che sapessero della lettera... così come non volevo che sapessero cosa avevo sentito il giorno prima... Al solo pensiero di quella maledetta lettera, rabbrividii tutto il tempo.
"Hey, Aurora, tutto bene?" Chiese Clarissa notando che non avevo aperto bocca da quando mi ero svegliata. Emisi un mormorio accompagnato ad un cenno con la testa. "Riposati, dai, ora hai tutto il fine settimana!" Continuò allora lei. Annuii di nuovo, senza dir nulla. Una volta arrivate al corridoio dei dormitori, io andai avanti mentre loro ritornarono indietro per andare a lezione. Quella sera non avrei cenato, così scrissi un biglietto in cui avvisavo Florie. Lo poggiai sul comodino quando notai che la lettera era sparita. Era sparita! Cercai ovunque, misi la camera sotto sopra, ma nulla, non c'era traccia della lettera. Disperata, mi misi le mani alle tempie, che mi pulsavano. Rimisi in ordine la camera ed indossai il pigiama. Sprofondai la faccia sul cuscino che, con le mie lacrime, diventò caldo. Non avevo più la forza di cercare, così presi un'altra caramella e mi addormentai ancor più profondamente di prima.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top