Capitolo 6 - Cosa succederà ancora?
Pian piano credo che stessi facendo abitudine alla vita lì. Non potevo far altro che rassegnarmi, non conveniva lottare per qualcosa di irraggiungibile.
"Florie tutto bene?" Chiesi, appena sveglia.
"Sì!" Da quando il giorno prima mi aveva detto il suo segreto, era molto più aperta con me.
"Abbiamo magia spaziale oggi a prima ora?" Chiesi.
"Sì..." Lei non era molto brava.
"Davvero? Bene... Allora si comincia, Aurora, si comincia!" Dissi tra me e me.
"Che cosa si comincia...?" Domandò impaurita da quel mio atteggiamento.
"Nulla! Magari un giorno lo scoprirai... O forse no! Lo deciderò in seguito! Intanto andiamo a mangiare! Ho bisogno di energie!"
"Come se non ne avessi già..." Rispose sbuffando e mettendosi completamente sotto la coperta.
"Sveglia! Dobbiamo andare, Florie! Muoviti! Io vado a fare la doccia, se non ti sarai ancora alzata, sappi che andrò sola! Non posso perdere tempo!" Esclamai spazientita.
Dopo mezz'ora uscimmo e ci dirigemmo verso la mensa. Prendemmo posto e mangiai il solito cornetto con il cioccolato, accompagnato da una tazza di latte, sempre con il cioccolato, ovvio!
"Aurora, cos'hai oggi? Sicura di stare bene?" Mi chiesero Clarissa ed Eléonore quasi all'unisono.
"Sì! Non vedete quante energie ho? Sono pronta ad affrontare tutto ciò che mi si presenterà oggi davanti... Magari oggi potrei anche cambiare la mia vita..." Detti un tono sognante all'ultima frase.
"Florie, che le hai fatto stanotte?" Lei, di risposta, fece spallucce. Pian piano anche la situazione tra di loro stava migliorando.
"Le sfigate stanno parlando! Che evento importante! Dobbiamo scriverlo sul calendario!" Sentii esclamare Marisa a qualche tavolo distante dal nostro. Decisi di far finta di non aver sentito nulla, ma a quanto pare Melissa non fece lo stesso.
"Senti chi parla!" Le urlò di risposta.
"Che cosa vorresti dire?" La provocò lei in cambio.
"Voglio dire che tu sei la cocca della Dahl!"
"Melissa! Zitta!" Le bisbigliammo noi quattro in coro. Lei ci fece cenno di zittirci.
"Almeno io ho una professoressa sempre dalla mia parte."
"Marisa! Bah, con chi sto a parlare? Con quella che non sa nemmeno dove si trova!"
"Adesso basta!" Urlai allora io. La situazione stava degenerando, così vidi la professoressa Dahl entrare in mensa.
"Melissa, basta! Voi cinque venite qui!" Disse riferendosi a noi.
"Ma professoressa, non abbiamo fatto nulla..." Cercai di protestare, senza successo però.
"Esatto!" Confermarono le altre.
"E poi come fa a sapere che siamo state noi se nemmeno era qui?" Domandò Florie.
"Ehm... Lo so e basta! Aurora vieni con me al mio ufficio." Io senza dire nulla la seguii. Mentre camminavo, guardai dietro e lanciai un'occhiata maliziosa alle altre. Una volta arrivate, si sedette e mi porse un'altra sedia, come per dirmi di sedermi. Così feci. Eravamo noi due, sole in una stanza e ci fissavamo. I nostri sguardi si incrociarono ed io, per fare la forte, feci di tutto per non distogliere il mio.
"Aurora, visto cosa ti dicevo per cattive compagnie? Loro provocano solo danni. Tu sei brava ed io lo so, me lo sento, tu non devi stare con loro."
"Ma profess-"
"Niente ma!"
"E poi non parlare con Karl, Karl Larsson. È sempre nel suo mondo, non si sa a cosa pensi, fatto sta che è potenzialmente pericoloso, quindi ti proibisco di incontrarlo!"
"Lei è semplicemente la mia professoressa di Magia Spaziale, non mia madre! So io chi frequentare e chi no!" Lei distolse lo sguardo solo in quel momento. Forse avevo ferito i suoi sentimenti. Magari aver perso un figlio le aveva spezzato il cuore ed era diventata protettiva con i suoi alunni. Questa volta avevo proprio esagerato. Non dovevo essere così con lei, ma il mio carattere, che ho sempre odiato, mi fece agire d'istinto, senza pensare alle conseguenze delle mie azioni.
Una volta entrata in classe, mi sedetti in un banco a muro. Non avevo voglia di stare al centro dell'attenzione, come sempre del resto.
"Aurora, vuoi venire tu alla lavagna?" Mi alzai ed andai a svolgere l'esercizio alla lavagna. Lo svolsi correttamente in pochi secondi.
"Brava, Aurora." Mi disse semplicemente lei, senza alcun cenno di stupore. Io ritornai alla svelta al mio posto e seguii tutta la lezione. Era parecchio interessante. Dopo avemmo l'ora di storia. Anche questa fu interessante, ma il professore era ancora così tanto severo. L'ora di geografia invece fu molto noiosa. Durante la pausa, la professoressa di matematica nella classe di fronte a quella in cui mi trovavo, non mi degnò di uno sguardo, ma io dovevo parlarle.
"Professoressa... Le volevo dire che mi dispiace... Non volevo dirle tutto ciò che le ho detto prima... Ero semplicemente arrabbiata perché mi ha fatto fare una brutta figura davanti a tutti, e davanti a Marisa soprattutto..."
"Beh, la colpa non è tutta tua... Tu non sei mia figlia, io non posso controllare ciò che tu fai... Posso solo consigliarti, non costringerti... Scusami, Aurora..."
"Non è veramente nulla... " Le poggiai delicatamente una mano sulla spalla e lei mi guardò intensamente negli occhi. I suoi occhi, marroni, erano così intensi che sembrava si potesse leggere ciò che provava.
"Aurora, quelle ragazze non fanno nulla di male, hai ragione... Ma Karl... Fidati, lascialo perdere. Non ti sto obbligando, è solo un consiglio. Io lo conosco veramente bene." Io annuii ed uscii dalla classe.
"Devo andare ora, professoressa!" La lasciai alle mie spalle con un lieve sorriso.
"Ci vediamo, Aurora..." Disse lei di risposta.
"La Dahl che voleva?" Mi chiese Florie.
"Nulla... In effetti sono stata io a volerle parlare."
"Aurora, puoi venire un attimo qui...?" Mi disse. All'improvviso mi abbracciò forte e io ricambiai, ovviamente. Chiusi gli occhi e volevo durasse per l'eternità. Mi sentivo osservata così mi girai, sorprendendo la professoressa fissarmi mentre sorrideva dolcemente.
"Aurora." Mi chiamò la voce fredda di Karl, facendomi sussultare. Io non risposi, dirigendomi in classe soddisfatta. La professoressa non fece altro che accennare un sorriso soddisfatto. Rientrai e cominciai a fissare fuori la finestra. Quel panorama era così rilassante: il giardino con tutti i fiori, alcuni ragazzi erano lì seduti a riflettere tranquillamente, mentre altri correvano di qua e di là, perdendo qualche libro, anche. E fu allora che la campana ci indicò la fine della pausa.
"Su ragazzi, ci vediamo domani!" Ci salutò il professore.
"A domani, professore!" Lo salutai io, freddamente ed in modo superficiale. Vidi la professoressa sorridermi ed io ricambiai. Le mie guance, ancora morbide come quando ero ancora all'inizio dell'adolescenza, formavano delle fossette che mi rendevano molto dolce. Sistemai i miei occhiali e tolsi una ciocca di capelli davanti ai miei occhi. Nel frattempo vidi passare Karl che mi lanciò un'occhiata a dir poco malvagia.
"Che cosa vuole dalla tua vita, quel tizio?" Mi chiese Eléonore.
"Non lo so nemmeno io... Mi hanno detto di stargli alla larga..." Spiegai io vagamente.
"In effetti più volte lo hanno incolpato di aggressioni accadute nella parte posteriore del giardino..." Mi disse Clarissa.
"È vero!" Confermò Melissa.
"Non è che ce l'ha con me? Avrei paura..." Dissi un po' preoccupata.
"Ci siamo noi: siamo in cinque, non può farci nulla!" Mi rassicurò Florie. Io sorrisi e mi diressi verso la mia prossima classe, con quelle che ormai erano diventate le mie più fidate amiche.
«Lingue I anno» Questo era il cartello che si presentò davanti a me una volta arrivata di fronte alla porta dell'aula. Perfetto, ero bravissima nelle lingue.
Dopo un'ora molto interessante, ritornai sfinita nella mia camera. Ad un certo punto, però, sentii bussare alla porta.
"Vado io?" Chiese Florie. Io annuii.
"Cerco Aurora Verdi. È in camera, non è così?" Chiese la direttrice. Ci recammo insieme al suo ufficio. La distanza tra le due stanze, sembrò infinita. Il mio cuore batteva a mille, infatti poggiai istintivamente una mano sul mio petto, come se potessi rallentare il battito. Avevo una paura immensa, tanto che a malapena riuscivo a sistemare le mie gambe tremolanti una di fronte all'altra per camminare. L'unica cosa che si poteva sentire era il mio respiro affannato e il rumore dei nostri passi. Dopo un indefinito arco di tempo, arrivammo al suo ufficio. Una volta entrata, vidi la professoressa Dahl. Ormai il petto mi faceva terribilmente male e sentivo una strana sensazione di calore, nonostante fosse una giornata alquanto gelida.
"Vi ho convocate qui perché qualcuno mi ha comunicato che voi due avete un rapporto un po'... Come dire, particolare. Non è nulla di grave, l'importante è che non esageriate ed esigo massima serietà nel lavoro, da parte di entrambe. Se proprio siete così affezionate, non fate nulla durante la pausa o, peggio ancora durante le lezioni; potete parlarvi dopo l'orario delle lezioni, ma non prima. Se verrò a sapere di un comportamento analogo, sarò costretta a prendere provvedimenti. Sono stata chiara?" Io annuii lievemente, tremando. Sentivo ancora più caldo di prima, però le mie mani erano congelate e sudate.
"Va bene." Disse la professoressa senza accennare nessuna emozione. Una volta uscite dall'ufficio, ci dirigemmo verso i dormitori.
"Ma... Ma chi è stato?" Chiesi con una voce tremolante come la fiamma di una candela.
"Non lo so, Aurora, non lo so. Tu ti fidi di me?" Chiese lei. Io annuii.
"Bene, allora dobbiamo fare in questo modo: non dobbiamo più far nulla, ma tu hai un ruolo importantissimo. Devi capire chi è stato. Per un paio di giorni non stiamo più insieme... Sarebbe troppo rischioso... Ti voglio tanto bene, Aurora..." Io le sorrisi dolcemente. Ci abbracciamo poco prima di aprire la porta della mia camera. Ero stanchissima e tutto quello che volevo fare era dormire... Ma naturalmente Florie cominciò a pormi mille domande.
"Che cosa voleva?" Chiese preoccupata.
"Se ti dicessi che sono affari miei e della professoressa Dahl saresti soddisfatta?" Risposi bruscamente. Lei non disse nulla. Dopo un po' cenammo e finalmente potei sdraiarmi e rilassarmi un po' dopo quella lunga ed intensa giornata.
Spazio autrice:
Scusate ma sono stata troppo impegnata. La scuola è uno stress ed anche il violino lo è... Spero di poter aggiornare più frequentemente durante le vacanze di Natale...
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