Capitolo 29 - La mia vita in una stanza
Mi svegliai. La professoressa del giorno prima era accanto a me, ma dormiva.
"È stata tutta la notte qui..." Mi confidò l'infermiera. Sembrava così tenera, con una ciocca di capelli che le sfiorava la fronte e gli occhiali.
"Davvero?" Chiesi, continuando però a squadrare la professoressa dalla testa ai piedi con tutta la sua dolcezza.
"Sì..." Doveva essersi addormentata con un lieve sorriso, che la rendeva ancora più delicata. Non sapevo perché, ma adoravo il suo sorriso. Quando l'infermiera andò via, stetti un po' lì ad osservarla. Volevo ricordare con tutta me stessa che cosa mi legasse a lei del nostro passato insieme, ma non mi veniva nulla in mente. All'improvviso, si mosse un po' e si svegliò.
"Aurora, come stai?" Chiese scoprendomi a fissarla con un sorriso da idiota.
"B-bene, p-penso..." Balbettai, impreparata a parlare con lei.
"Ti fa male la testa?" Si stava davvero preoccupando per me?
"Be', giusto un po'..." Ammisi, stringendomi sotto le coperte. Mi guardò con aria un po' preoccupata.
"Mikaela... quando pensi che si riprenderà?" Chiese preoccupata la professoressa.
"Non so, Gloria, bisogna vedere come reagirà il suo corpo... la memoria ci potrebbe mettere molto tempo... ma piano piano potrà ripristinarla quasi del tutto..." Sorrise impercettibilmente a quelle parole, poi si girò verso di me e ci guardammo negli occhi. Il suo sguardo era così dolce... per una strana ragione avrei tanto voluto abbracciarla, avrei voluto essere tra le sue braccia. Questi pensieri mi sfiorarono rapidamente la mente e per un attimo mi rimproverai per aver pensato quelle cose su una persona che nemmeno conoscevo. O almeno, che non ricordavo.
"Piccola Aurora..." A quelle parole, una scena si fece strada lentamente nella mia mente. Ero in una camera di un ospedale ed una donna si trovava a letto. Riuscii a capire chi era: era lei, la professoressa.
"Professoressa..."
"Stai bene, a quanto vedo." Io annuii. "Piccola Aurora..."
Ecco cosa c'eravamo dette. Quando l'infermiera uscì dalla stanza, fui molto tentata dal chiederle se quella scena che ricordavo fosse vera o no, ma mi vergognavo, così cercai di non dirle nulla. Ma ad un certo punto cedetti.
"Professoressa, le volevo chiedere una cosa..."
"Chiedi pure, piccola..."
"Avrei ricordato una cosa..."
"Che cosa?!" Fremette dalla gioia.
"Una stanza di un ospedale e lei è a letto... io mi avvicino a lei e lei mi chiama 'piccola Aurora'..."
"È successo davvero! Aurora, hai ricordato una cosa! Che bello!" Si avvicinò a me. Le sorrisi dolcemente. Inspiegabilmente tra noi due si era instaurato qualcosa, probabilmente pian piano il legame che avevamo prima si stava ricreando.
"Mikaela! Aurora ha ricordato quando eravamo in ospedale!"
"Davvero?!"
"Sì!"
"Perché 'eravamo'?" Chiesi curiosa.
"Giorni fa un pazzo in questa scuola ha cominciato a seguirti e quando sei uscita nel paese, lui ha cercato di ucciderti... be', ecco..."
"La professoressa Dahl ti ha salvato la vita mettendo a rischio la sua!" Completò l'infermiera. Quel cognome non mi era nuovo, infatti. Rimasi stupefatta. Se mi voleva così tanto bene, allora con lei ero al sicuro... La professoressa arrossì. Era così perfetta... dolce, gentile... insomma, tutto quello che avrei voluto essere. Cercai di sedermi e, anche se con qualche fitta al collo, ci riuscii. Si avvicinò e mi abbracciò. Fu bellissimo. Molto probabilmente c'eravamo già abbracciate prima, ma in quel momento mi sembrò unico. Stare tra le sue braccia, sentire il suo calore e il suo profumo... mi faceva stare bene, veramente tanto bene, dovevo ammetterlo. Chiusi gli occhi e sorrisi lievemente. In quel momento ricordai molte cose... c'eravamo abbracciate eccome, tante volte... ma la scena che più mi colpì fu quando vidi me e lei accoccolate davanti ad un camino. Probabilmente era casa sua. Oppure la scena in cui mi ero appena svegliata e lei si era messa ai piedi del letto. Eravamo davvero molto affezionate... la strinsi ancora di più tra le mie braccia e lei fece lo stesso.
"Ti voglio bene, Aurora..."
"Anche io gliene voglio tanto... ho ricordato molti nostri momenti insieme... ma non le voglio bene solo per il passato: da quando mi sono risvegliata lei c'è stata e comunque cominciavo a provare qualcosa per lei, di nuovo... questo mi fa pensare che davvero io e lei siamo destinate ad essere unite..." Di risposta, lei cominciò ad accarezzarmi. Era infinitamente dolce.
"Gloria, scusami, ma devo darle qualcosa..."
"Sì... Mikaela, si addormenterà?"
"È meno pesante rispetto a quello che davo ieri, non dovrebbe addormentarsi..."
"Ottimo, devo andare a casa un attimo..."
"Be', se dovessi addormentarmi, c'è l'infermiera..." Mi intromisi.
"Sì, hai ragione, ma stai tranquilla, ritornerò qui in un batter d'occhio." Si affrettò a rispondere. Sembrava volermi proteggere da qualcosa. Era una donna molto energica e positiva. Era semplicemente adorabile. Tutto il bene che le avevo voluto prima, mi invase tutt'un tratto e sentii prima caldo e poi mi agitai al contatto visivo con lei arrossendo, tanto che dovetti abbassare lo sguardo. Riuscii a vedere però che mi stava rivolgendo un lieve sorriso dolce. Mi addormentai dopo che l'infermiera mi fece ingerire qualcosa di molto amaro. Mi risvegliai quando il sole era già alto.
"Aurora, tutto bene?" Erano le ragazze.
"Sì..." Non volevo rivelare tutto a loro. Potevano essere state le mie migliori amiche prima che io perdessi la memoria, ma con loro dovevo ancora ricostruire un rapporto. Entrò anche Alexandre. Ricordai allora di un bacio, proprio con lui. Subito dopo mi passò per la mente quando rivelai alle ragazze che c'eravamo baciati. Eravamo così felici insieme. Per un attimo provai invidia nei confronti della me precedente, avrei voluto quel bel rapporto indietro.
"Ragazze, raccontatemi un po' delle nostre avventure... ho ricordato qualcosa ed ero veramente felice con voi, prima... vi prego, raccontatemi di più!"
"Be', diciamo che siamo molto come sorelle..."
"Eravamo, Clarissa..." La corresse quella che doveva essere sua sorella realmente. Si somigliavano tantissimo.
"Lo eravamo, hai ragione..."
"Ma nei miei ricordi non c'eravate solamente voi..."
"Eléonore e Yumiko... Eléonore è stata attaccata, proprio come te... ora sta ricominciando a recuperare la memoria... Yumiko è sotto accusa..."
"Per che cosa?"
"Temiamo sia stata lei..." Disse quella che doveva chiamarsi Clarissa.
"Tutti temono sia stata lei..." La corresse la sorella.
"Be' non m'importa, raccontatemi tutto! Voglio ricordare!" Cercai di alleggerire l'atmosfera e Clarissa, con la sua spontaneità, mi aiutò molto. Cominciò a raccontarmi di tutte le nostre avventure insieme ed io ero sempre più affascinata dal nostro rapporto. La sorella che la correggeva sempre, insieme a lei, sembrava essere un po' più contenta. Solamente l'altra ragazza sembrava essere triste. Cercai di non farci molto caso, ma ad un certo punto non ne potei più.
"Che cos'hai?" Le chiesi.
"Nulla..."
"Dai, Florie, non fare così, vedrai che Aurora si riprenderà presto!" Cercò di tirarle su il morale una delle due sorelle.
"Melissa, sai bene quanto tengo a lei..."
"Lo so, Florie, ma-"
"Ma io non voglio vederti così!" Continuai con un gran sorriso. Nel frattempo ritornò la professoressa. Aveva preso qualcosa da casa.
"Piccola Aurora!" Mi salutò con un lieve sorriso.
"Professoressa, che cos'ha lì dentro?" Le chiesi curiosa.
"Una torta!" Disse scoprendola. Alexandre, che era stato in silenzio assorto nei suoi pensieri fino a quel momento, si alzò in piedi e sorrise a vedere la torta tra le mani della professoressa Dahl.
"Ho passato un po' di tempo a prepararla... mi sono divertita molto!" Adoravo quella sua spontanea semplicità. Cominciò a tagliarla e a distribuirla su dei piccoli piattini. Ci dette un cucchiaino di argento ciascuno.
"Gradisci?" Chiese ad Alexandre con un lieve sorriso.
"Oh, non si preoccupi, professoressa..." Rispose imbarazzato.
"Suvvia, prendi qui! Vuoi stare a guardarci mentre mangiamo?" Lui la prese e si sedette. Mangiai piano la mia fetta. Era così buona che alla fine dovetti per forza dire qualcosa.
"Ma era buonissima! Da dove le è venuto in mente di fare la professoressa?! Doveva fare la cuoca!" Scoppiai in una risata fragorosa e tutti attorno a me si misero a ridere.
"Concordo!" Disse Alexandre guardandomi negli occhi. Ero sicura che fosse qualcosa di più di uno sguardo, fu così intenso... stemmo un po' lì a guardarci negli occhi. All'improvviso non sentii più niente, eravamo solo io e lui in quell'attimo eterno. Era uno sguardo indecifrabile ma che allo stesso tempo diceva tutto. I suoi occhi scuri erano profondissimi. In quel momento capii che era vero amore, ci amavamo tanto, io ero fatta per lui e lui era fatto per me.
"Aurora, tutto bene?" Mi chiese Clarissa. Staccai lo sguardo dai suoi occhi e ancora incantata risposi un automatico "Sì, tutto bene" prima di posare il piatto sul comodino.
"Grazie mille! Era davvero buonissima!" Dissero Clarissa e Melissa in coro.
"Sì, lo era davvero..." Affermò Florie con un filo di voce.
"Infermiera Ross..." Chiamò Clarissa.
"Sì, cara?"
"Ma Aurora riuscirà a riprendersi prima di venerdì?" Continuò Melissa.
"Potrebbe, anche se non del tutto..."
"Perché venerdì?" Chiesi curiosa.
"Non lo puoi sapere!" Si affrettò a rispondere la professoressa.
"Ma-"
"Niente ma! Ora riposa un po'..." Una volta rimasta sola, mi addormentai e una volta sveglia capii che era già pomeriggio. Vennero nuovamente le ragazze, passammo un pomeriggio insieme e poi mi addormentai nuovamente dopo aver mangiato qualcosa in infermeria.
Ops è venuto lungoooo spero vi piaccia ^.^ Sto facendo mille imprese per scrivere: anche se lo faccio soprattutto perché ne ho un'immensa voglia, non ho quasi mai tempo con quanti compiti ci lasciano...#sadlife
Al prossimo capitolo ^.^
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