Capitolo 15 - Dentro stavo morendo lentamente

Mi svegliai. Non avevo più quella forza della sera prima, non mi sentivo più carica. Probabilmente dormire aveva attutito tutto. Mi svegliai ed andai a fare la doccia. Quel giorno si sarebbero aperte le iscrizioni per la selezione interna. Ero eccitata ma intimorita allo stesso tempo. Un'ora di difesa. Concentrarmi era praticamente impossibile. Ero immersa nel pensiero delle iscrizioni e la presenza di Alexandre non faceva altro che peggiorare la situazione. Era lì, seduto accanto a me. Era così carino e misterioso nella sua timidezza. Sembrava nascondere qualcosa. Aveva le guance rosse che sembravano così morbide...
"Aurora!" Mi rimproverò il professore di Difesa. "Cerca di stare attenta!" Io annuii debolmente e visibilmente imbarazzata quando tutti si girarono verso di me. Quell'ora finalmente passò, ma non fui felice di cambiare classe, dato che dopo avrei avuto due ore con la Raveryn. Era un vero e proprio incubo. Non la sopportavo e quel giorno era particolarmente arrabbiata... il problema era che sfogava contro di me la sua rabbia e questo mi infastidiva veramente tanto. In più, Meredith continuava ad essere veramente tanto insopportabile. Ogni volta si faceva notare nella sua bravura dalla professoressa e lei le dava corda. Quasi sembrava si fossero messe d'accordo. Quando finalmente quelle due ore terminarono, ci fu quella di attività fisica. Ad ogni lezione, l'amavo sempre di più. La professoressa non era per niente simpatica, ma amavo quella materia. Ero stanchissima, così, nonostante adorassi quell'ora, fui ben felice di andare a Mensa. Lì, incontrai la Dahl che mi sorrise dolcemente. Mi sentivo felice, stranamente felice. Fu allora che arrivò una pergamena sul tavolo. Meredith la prese e lesse ad alta voce:
"In seguito ad un potentissimo attacco di magia nera, il regno di Garhiliat è stato evacuato perché ritenuto a rischio. Si invitano tutti gli studenti dell'Accademia di Magia Dragonsoul a non avvicinarsi assolutamente all'area interessata durante il weekend." Cosa significava? Cosa voleva dire? Mi voltai verso la professoressa, che aveva un'espressione preoccupata in viso. Subito ci fu il panico generale. Non capivo cosa stesse succedendo.
"Florie! Florie! Che succede?" Cercai di farmi sentire in mezzo al caos. Lei non rispose. Semplicemente mi afferrò per il polso e mi portò in camera. Quando la porta fu chiusa, lei si rasserenò.
"Mi spieghi cosa succede?" Chiesi nel panico.
"Un attacco di magia nera, te ne rendi conto? Non succedeva ormai da secoli!" Cominciò a farneticare. Ma fu in quel momento che cominciai a guardare alla finestra e vidi la professoressa Dahl uscire dal cancello dell'Accademia. Cosa significava? In mezzo a quel caos riuscii ad uscire senza molti problemi. La seguii per il bosco. Mi chiedevo dove volesse andare. Dopo circa un'ora arrivammo a Caeux. Era andata a trovare la sua famiglia. Non sapevo cosa fare: avrei dovuto chiedere oppure far finta di nulla e tornare in Accademia? All'inizio pensai di tornare in Accademia ma poi compresi che la cosa migliore da fare era chiedere. Non sapevo a cosa stavo andando incontro. Dopo aver parlato con la sua famiglia per un po', lei e la sua nipotina, Anne, uscirono. Mi avvicinai come se fosse la cosa più normale del mondo e di getto le chiesi: "Perché è andata via così di fretta?" All'inizio si spaventò ma poi assunse un'espressione confusa.
"Che ti importa?" Rispose gelida.
"Io... Non mi importa..." Mentii. A me importava di lei, ma non volevo ammetterlo nemmeno a me stessa.
"Comunque non potrò più insegnare per un po' a Dragonsoul..." Ammise. Stavolta la sua voce aveva un tono più dolce, quasi affettuoso e insieme nostalgico.
"Per quanto tempo?" Chiesi istintivamente.
"Non lo so... Per molto..." Per un attimo avevo sperato che mi dicesse che sarebbe tornata dopo un paio di giorni. Ma così non fu. Tutta la tristezza che avevo in corpo mi travolse e mi spuntarono le lacrime agli occhi. Perché ero così legata a lei? La conoscevo appena! Avrei voluto urlare, avrei voluto piangere... Ma mi limitai a dirle che mi sarebbe mancata tanto. Dopo un breve abbraccio, probabilmente l'ultimo, ritornai in Accademia. Durante il tragitto piansi. Piansi tanto. Era come se i miei occhi non volessero smetterla. Ero distrutta. Il sole stava scendendo. Era il tramonto. Era il tramonto anche della mia vita. Mi sentivo così. L'avevo vista in un attimo il primo giorno e in un attimo era scomparsa. Non sapevo cosa mi sarebbe davvero mancato di lei. Forse il suo essere dolce ma severa... Piangevo ancora e ancora. Lei era diventata importante per me in pochissimo tempo. Prima non la conoscevo, non sapevo che persona mi stessi perdendo... ma ora sapevo cosa mi sarei persa. Sarebbe stato strano... non avrei più avuto lei a scuola. Pensavo a quel futuro ormai vicino, ormai mancavano solo due giorni da quel maledetto lunedì, e capivo quanto tutto sarebbe stato più brutto. Prima, quando la avevo a scuola, non riuscivo a capire quale fortuna avessi... mi sembrava una cosa ovvia. Mentre adesso avrei dovuto lottare per vederla... ogni weekend. Mentre mi facevo monologhi interiori, camminavo per il bosco senza capire che ormai era buio. Ritornai in camera e feci finta di nulla. Cenai come se nulla fosse. Ma una volta sotto le coperte piansi tantissimo, cercando di soffocare i singhiozzi. Dentro stavo morendo lentamente.

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