Lettera da chiunque scriva

-Si, è così effettivamente.-

Il silenzio calò nel salotto, interrotto solo da una finestra che prese a sbattere. Il vento si era alzato.

-Cosa?-

-Ho detto, sono stata io a scrivere la tua storia.-

-Perché? Sono tua nipote, perché? È tua sorella che è in coma ora!-

-Ero giovane, e credevo che scrivere fosse una fonte di potere. Ero una Chiave, sono una Chiave. Per questo li riconosco. Pensavo di essere potentissima, di poter fare tutto. Ed era effettivamente così. Ma non avevo calcolato che sarei diventata un'antagonista finché non sono arrivata a scrivere questa scena.-

Mentre parlava aveva iniziato a giocherellare con qualcosa attorno al suo collo.
Era una chiave. La fattura era molto simile a quella che lei portava al collo, ovvero quella di sua madre. Al posto del cerchio, un cuore faceva da impugnatura, e non era divisa a metà come la sua. Istintivamente portò la mano alla sua chiave, pensando che lei volesse trasformare la sua in qualcosa di pericoloso.
Invece sua zia si sfilò la catenina e si alzò, diretta verso il corridoio.

-Seguitemi.-

Tutti si alzarono, senza motivo, senza intenzione. Ma si alzarono. Sapevano ciò che quella donna aveva fatto loro. Ma si alzarono comunque.

In fondo al corridoio, decorato con vecchie foto delle due sorelle, si trovava una piccola porta, in legno che sembrava mogano.
Sotto al pomello si trovavano due serrature.
Ognuna aveva di fianco a sé un piccolo simbolo, disegnato con della tempera nera.
Non si riusciva a distinguere cosa fossero, finché non ci si avvicinava.
Uno rappresentava un piccolo cuore, e l'altro un cerchio tagliato a metà da una linea, proprio come le impugnature delle chiavi delle due sorelle.

Sua zia infilò la sua chiave nella prima serratura, poi si girò verso di lei.

-Puoi darmi la chiave di tua madre?-

-Perché?-

-Fidati di me. Solo una volta. Ti prego.-

Sapeva che non si sarebbe dovuta fidare di colei che aveva distrutto la sua tranquillità.
Ma si fidò di sua zia, per una volta.

Tra gli sguardi sconvolti dei suoi amici, si sfilò la chiave dal collo e gliela porse.

Lei la prese e la infilò nella toppa, per poi girarle contemporaneamente. Spinse la porta, rivelando una stanza quadrata, con una porta per lato.
La stessa stanza dei suoi primi sogni da Chiave.

Tutti i libri che aveva sognato erano lì, al loro posto, esattamente come ricordava. Ma non si diresse a sud. Aveva paura del suo futuro. Stava ancor tentando di capire quale porta scegliere, quale via seguire, quando sua zia si diresse verso la porta a nord, aprendola lentamente, quasi riluttante.
Dentro a quella stanza si trovava un letto. Una figura vestita d'oro era distesa, tra le lenzuola, proprio come ricordava. Sua madre era lì, davanti a loro. Il primo a reagire fu Jack, che abbandonò il bastone, proprio come nel sogno, per correre fino al letto e inginocchiarvisi di fianco.
Nico e Will, subito dopo, si avvicinarono con più calma, ma senza quell'aria pesante che aveva preso ad aleggiare nella stanza.
Leo rimase a fissare la scena, pietrificato, mentre sua zia guardava il pavimento, che si era improvvisamente rivelato interessante.
Ki rimase ferma, ma non pietrificata. Stava semplicemente tentando di recuperare tutti i pezzi di ragionamento che si erano infranti all'ingresso in quella stanza.
Invece Mello si era semplicemente girato verso sua zia, continuando a mangiare il suo cioccolato, osservandola.

-Quando ti deciderai a dirlo, scrittrice?-

La stanza si fossilizzò nel tempo. Tutte le teste erano scattate verso la donna che, in centro agli sguardi di tutti, aprì la bocca e parlò.

-Voi, ora, state vivendo il mio ultimo capitolo. Tra poco la storia finirà, e diventeremo tutti abitanti di Immaginolandia.-

Ki si girò verso di lei, accennando un sorriso.

-Certo che, zia, potevi trovargli un nome migliore.-

-Lo so Luce, lo so.-

Appena il suono di quelle parole terminò, Ki, o per meglio dire, Luce, si accasciò al suolo.

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Quando aprì gli occhi, la luce la investì come un treno in corsa. Le palazzine bianche riflettevano i colori del tramonto, rifrangendoli all'infinito, creando un gioco di riflessi con i vetri delle finestre. In mezzo a questo paradiso, Luce sedeva, in pace. Era a Immaginolandia. La storia era finita, probabilmente. Mancava solo l'epilogo.
Era un personaggio ora. Era curiosa di vedere come appariva, se qualcosa era cambiato.
Si specchiò in un vetro, per vedere i propri occhi, riflessi nella finestra, guardarla, anzi, fissarla. Fissarla con uno sguardo dai colori argentati.

-Tranquilla, non hai nessun doppione stronzo sulla Terra, nella vita reale.-

Mello era sbucato di colpo dietro di lei, facendola sobbalzare, e poi sorridere.

-E poi, Luce, ti ho portato questo.-

Questa volta era stato Leo a sbucare all'improvviso alle sue spalle. Teneva in mano la sua Porta, e le sorrideva.

-Ma ce la state mettendo tutta per uccidermi eh! Comunque grazie Leo, grazie Mels. Sapete dove posso trovare Paolo?-

Nico ebbe almeno la decenza di tossire prima di parlare, forse anche per evitare di essere insultato probabilmente.

-Appena sei arrivata qui lui è scomparso. Non abbiamo ancora capito perché. Probabilmente tua zia era davvero un gran pezzo di..-

-Linguaggio Nico, linguaggio.-

Anche Will aveva deciso di apparire, a quel punto.

Un cardellino si avvicinò cinguettando, per posarsi sulla spalla di Luce.
Da una casa si sentì un urlo soffocato dalle pareti.
-IGNORALO, QUEL MALEDETTO CARDELLINO CINGUETTANTE DEL-. -Linguaggio, Loki, LINGUAGGIO.- Will era tornato alla riscossa, con le sue citazioni da nerd.

Loki uscì infuriato dalla sua casetta e iniziò a urlare contro Will, che rispose a sua volta divertito.

Mentre quei due litigavano, Nico le si avvicinò sorridendo per la scena.

-Ti è arrivata una lettera sulla Grande Porta. Vai a rispondere.-

La Grande Porta era già aperta, e le parole si leggevano già chiare sulla carta.

"Cara Luce,

Se riesci, perdonami per ciò che ho fatto. Non sarà facile, ma probabilmente con il tempo ci riuscirai, o almeno spero, dato che non controllerò più ciò che farai. Ma ti prego, se ne hai voglia e soprattutto, se davvero lo desideri, di scrivere tu l'epilogo. Almeno potrai sceglierti da sola il finale. Vieni a trovarmi appena puoi, così ti consegnerò il manoscritto, e tu potrai scrivere l'epilogo senza incongruenze.
Ti voglio bene, e ancora, mi dispiace,

-Tua zia"

Luce rimase un attimo a fissare la pagina, e poi scomparve di colpo, per ricomparire nel salotto di sua zia, sulla poltrona verde.

Sul tavolo di fronte a lei era appoggiata una pila di fogli, tenuti insieme da dello spago.

-Tua madre è appena scomparsa. Ora che i lettori conoscono il suo nome, è un personaggio completo. La troverai quando tornerai là, e dopo arriverò anche io. Anche se non credo che ti possa interessare.-

Luce la guardò per qualche secondo, poi prese i fogli, per scomparire di nuovo.
Sua madre la attendeva, nella luce sempre più debole del tramonto. Sorrideva, e continuò a farlo anche quando venne praticamente scaraventata a terra dall'abbraccio di sua figlia. Quelle due, si volevano davvero bene. E se ne vogliono anche ora.

Non credo che avranno la stessa reazione quando apparirò io. Perché ora è tempo che le raggiunga. Anche io sono un personaggio, dopotutto. Spero che la storia vi sia piaciuta.

Camilla, o per meglio dire

Catliss.

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