Lettera a Nihal

Ormai era tardi, doveva scendere perché la cena era pronta. Ma decise di portarsi quello strano libro di nascosto in camera. Tra le pagine infilò anche il disegno di Leo, voleva riguardarlo con più attenzione.

"È pronta la cena!"

Sua madre la chiama dalla cucina, da cui sale un buonissimo profumo di pizza. Lei scende di corsa le scale, appoggiando il libretto nello scomparto segreto del suo comodino.

Finalmente è ora di cena.

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Dopo cena si dirige verso la camera, dove sua madre l'ha confinata a finire la tavola per il giorno dopo. Ma lei sa benissimo che dopo la tavola riuscirà a leggere un'ultima lettera prima di addormentarsi.

Ecco, la tavola è terminata.

Aprì freneticamente il libretto e continuò a leggere:

"Cara Nihal,

ti saluto. Io sono solo una ragazza, come lo eri tu quando è iniziata la tua storia. Vorrei capire da dove è arrivato il tuo coraggio, la tua forza psicologica nell'affrontare tutte quelle difficoltà, le mie al rispetto non sono niente. Ma devo comunque superarle, perché solo così crescerò e maturerò. Tu devi aiutarmi, darmi qualche frase che mi spinge avanti, per poter superare senza incubi questa notte. Io credo in te, Nihal.

Tu credi in me?

-C"

Sotto, la risposta era:

"Cara -C,

spero che un giorno ci rivelerai il tuo vero nome.

Noi tutti personaggi attendiamo questo momento, da quando hai trovato questa Porta, e speriamo che arrivi presto. Sappiamo tutti benissimo che c'è un motivo se non vuoi rivelarci il tuo nome, ci auguriamo tutti di scoprire perché. Sai, noi personaggi siamo molto curiosi di sapere come sarebbe avere una vita normale senza pericoli, io in particolare, assieme a tutte le eroine del Mondo Emerso. Stasera verrò a trovarti e mi racconterai com'è essere mortali e comuni, senza imprese suicide da compiere.

Con affetto

Nihal"

Dopo un attimo di vuoto mentale, cominciò a riflettere. Nihal aveva detto che loro erano mortali, ed era quasi certa che non si riferisse ai mortali di Percy Jackson. Significava che loro, i personaggi, erano immortali. Che esistevano anche ora, uguali a quando sua madre li aveva interpellati. Mentre ragionata, chiuse il quaderno e lo nascose in un intercapedine segreta del muro, che aveva creato lei quando i suoi erano in giro. Sdraiata sul letto, le mani congiunte dietro la nuca, si lasciava cullare dai suoi pensieri. Erano successe troppe cose strane quel giorno, e le palpebre iniziavano a pesarle. Immersa nei suoi pensieri, scivolò in un sonno pieno di sogni dorati e scintillanti, che le lasciarono un segno indelebile nell'anima.

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