Lettera a Jack Frost
La sera prima si era coricata presto, ma il sonno non era arrivato tanto velocemente. Si era girata e rigirata tra le coperte, e infine aveva stretto il cuscino tra le braccia e aveva sfogato tutta la tensione delle ultime ore.
Lacrime bollenti scivolavano lungo le sue guance, creando pozze scure sulla fodera del cuscino. Con il respiro umido e le labbra bagnate si era infine distesa e, singhiozzando, aveva chiuso le palpebre scivolando nei sogni.
Anche questa notte si trovava nella stanza tapezzata di libri. Le solite scritte rilucevano dagli scaffali, le solite quattro porte torreggiavano lungo ogni parete.
Questa volta scelse la porta a Nord. Al centro della stanza c'era un letto in legno d'ulivo, su cui era distesa una figura vestita d'oro, i capelli castani sparsi a raggiera intorno al volto. Era sua madre.
Dall'altro lato del letto erano accovacciate due figure.
Una era sempre lui, il ragazzo di ghiaccio, Jack Frost. Stava accarezzando con dolcezza il volto di sua madre, piangendo. Il suo bastone era gettato a terra, come se in quel momento non significasse niente per lui.
L'altro non lo aveva mai visto, eppure aveva un'aria familiare.
Aveva la testa china, quindi non si vedeva il volto, ma i castani capelli ribelli sembravano comunicarle qualcosa.
Era sicura di aver già visto quei capelli da qualche parte.
Poi alzò il capo, e capì subito perché le risultava tanto familiare.
Le labbra che una volta sorrideva maliziose ora erano nervosamente strette, formando una sottile linea. Gli occhi che un tempo ridevano luminosi erano spenti e vuoti, velati di tristezza.
Leo?
Nel vederlo sgranò gli occhi e si appoggiò allo stipite della porta.
Aveva contemplato il suo disegno a lungo da quando lo aveva trovato.
Lui la notò, così si alzò da terra e si avvicinò stancamente a lei.
-Ciao.-
Allora. Stai parlando con Leo Valdez. Non. Dire. Cagate.
-Ciao.- sussurrò.
-Mi dispiace per tua madre.- la guardò con dolore. -Non volevo credere all'evidenza, ma è servito a poco.-
-Già...-
La guardò in serio, appoggiandole la mano sulla spalla.
-Credo sia ora che tu ti svegli.-
Aprì gli occhi di scatto, il volto bagnato dalle lacrime.
Si accorse in quel momento di aver pianto di nuovo.
Ora basta pianti.
Doveva trovare il modo di far tornare sua madre quella di una volta.
La sveglia segnava le cinque, ancora un'ora prima di andare una scuola, un'ora prima che la sua nuova madre si svegliasse.
Scese scalza le scale di legno fresco, la mano che scorreva lungo la parete bianca. I capelli erano sciolti sulle spalle. Stringeva in una mano la sua Porta.
In salotto, sul tavolino, era ancora appoggiata la scatola argentata.
Seduta sul divano, appoggiata al tavolino, aprì la penna.
E iniziò a scrivere la sua prima lettera.
"Caro Jack,
Cos'è successo di preciso tra te e mia madre? Quella vera, intendo.
Stanotte ti ho sognato, piangevi vicino a lei che dormiva, o era in coma, non si capiva.
E di fianco a te c'era Leo Valdez.
Perché? Vi conoscete?
Non so come reagirò quando si sveglierà, non voglio sperare niente. Non voglio perderla. Non voglio rimanere sola.
-L"
Non sapeva cosa aspettarsi. Come sarebbe comparsa la risposta? Avrebbe risposto? Avrebbe dissipato i suoi dubbi?
Fissava immobile la pagina bianca, il silenzio che le opprimeva i timpani.
I suoi occhi si stavano chiudendo, la stanchezza minacciava da dietro le palpebre.
Poi un movimento sul bordo superiore del foglio, la riscosse.
Delle parole si stavano formando, emergendo dal bianco candido della carta.
"Cara -L,
Io e tua madre ci siamo visti più volte dopo quella lettera, come amici.
Però la cosa è degenerata, siamo stati amanti per dieci anni.
Dopo abbiamo capito che non ne sarebbe uscito niente di buono, quindi siamo rimasti amici.
Ha avuto un altro uomo, da cui sei nata tu. Abbiamo iniziato a non vederci spesso, fino quasi a perderci.
Ma io la amo ancora.
Per quanto riguarda Leo, è il mio migliore amico qui.
Era con me quando ho ricevuto un'ultima chiamata da tua madre.
Non so neanche io come abbia fatto, la sua Porta ce l'hai tu. So solo di essere comparso lì a casa vostra.
Quindi mi ha seguito, sai, anche lui la conosceva.
Fidati di noi, non rimarrai sola. Saremo con te finché tutta questa faccenda non si sarà risolta.
Verremo a trovarti.
Buona giornata
-Jack Frost"
Verremo a trovarti. Cosa significa? Miseriaccia.
Si alzò, prese gli oggetti sparsi sul tavolo e si diresse silenziosamente in camera sua, per prepararsi per andare a scuola.
Dei grugniti provenienti dalla stanza di sua madre ruppero il silenzio della mattina, subito seguiti dal rumore strascicante delle ciabatte che sfregavano sul parquet.
-Sei già sveglia?-
Chiese sua madre con tono brusco.
-Bene, preparati la colazione, oggi di casa non ci esco.-
-Ma mamma, devi andare al lavoro!-
-Me ne sbatto del lavoro! Ho deciso così e così sarà.-
Dopo questa frase ritornò sciabattando al letto, per caderci sopra a peso morto e restarci.
E chi mi porta a scuola?
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Ciaoooo!
Eccovi il nuovo capitolo!
So che è la seconda lettera a Jack, ma serve per districare un po' la trama (ci capisco malapena io)
SCUSAMI CORVA, AL PROSSIMO CAPEETOLO SARAI ACCONTENTATA!
Tanti commenti=tanto love
Grazie
Catliss
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