Capitolo 23
« Non è una cosa da sfigati, è stupendo. »
Le brillavano gli occhi e lui se ne accorse, fu cosí felice di quella reazione che gli venne da abbracciarla, ma non sapeva mai come comportarsi davvero con lei, quindi rimase al suo posto in attesa che fosse Vivian a fare il primo passo. « Ti giuro, se fossi ricca lo comprerei! » E lo era?
Lo indicò con un gesto della mano, mentre con lo sguardo vagava dalle iridi nere di lui al suo dipinto, le sfumature del cielo erano proprio come Vivi le ricordava, anche la solitudine e la magia del momento.
Come poteva un po' di colore messo su una tela racchiudere tutte quelle emozioni?
« Te lo regalo, alla fine era stato pensato per te fin dall'inizio. »
Le posò solo all'ora un braccio dietro la schiena, adagiò delicatamente la mano sul suo fianco e lei si sentí al sicuro. Infatti lasciò cadere la testa da un lato sulla spalla di Michael e rimasero insieme a guardare quell'immagine come se stessero davvero osservando Firenze dalla finestra del loro salotto.
« Voglio vedere gli altri. »
Lo sentí irrigidirsi tutto ad un tratto, come se avesse detto una cosa sconvolgente. « Non sono niente di che. »
« Ormai non ti ascolto più. » Scosse il capo e si staccò dal suo corpo, fu spiacevole abbandonare quel calore ma la curiosità era troppa, quindi si sistemò il cappellino e andò avanti per ammirare le altre opere: lui la seguiva da dietro lentamente, le rimase distante come se la temesse per qualche motivo. Quell'atteggiamento sfuggevole la incuriosí ancora di più, quindi scappò alla ricerca del dipinto incriminato.
In giro non c'era più nessuno, l'orario delle visite era quasi concluso e probabilmente Michael avrebbe dovuto iniziare a mettere in ordine, e invece era lí con Vivian a rincorrersi, come fosse tutto un gioco.
All'improvviso Vivian si fermò, capí perchè non l'avesse invitata, capí l'altro motivo: davanti ai suoi occhi una parete era totalmente riempita di suoi ritratti, mentre leggeva, mentre fumava, mentre beveva il caffè. Era riuscito a catturare i suoi sguardi, le sue espressioni, il modo in cui ogni tanto lo spiava di nascosto.
« Non ci credo. »
Rimase ferma, immobile con i piedi ben piantati a terra, mentre vagava alla ricerca dei dettagli di lei che Michael aveva impresso sulla tela. Era interessante vederla tramite i suoi occhi, e piacevole sapere che tante volte in cui lei aveva pensato di essere invisibile invece era stata notata, attentamente.
Se la sensazione inziale fu piacevole, subito dopo si sentí a disagio, come se fosse stata violata, si sbottonò la giacca di pelle, sembrava le mancasse l'aria.
Michael era stato cosí abile a scorgere le sue sfumature più nascoste, si chiese se fosse capace anche di leggere la parte oscura che la tormentava da sempre, da quando aveva messo piede in Italia, quella fatta di bugie, di silenzi, maschere e finzione.
Era assurdo solo pensare che da uno sguardo lui fosse capace di leggere il marcio della sua anima ma non lo ritenne impossibile.
« Sei incazzata? »
Il viaggio tra le sue paure più remote venne interrotto dalla voce di Michael, pareva preoccupato e voleva probabilmente che Vivian si esprimesse. « So che avevi detto niente ritratti, ma eri cosí... » Alzò le mani a mezz'aria, non sapeva come continuare. Era molto più bravo con i pennelli che con la voce.
Lei si calmò, il modo tranquillo con cui iniziò a descrivere la sua ispirazione le chiarí che per il momento non vi fossero dubbi su cosa nascondesse.
Furono nuovamente vicini, cosí tanto che lei riusciva a sentire il suo respiro sul collo accarezzarle la pelle infreddolita e disperdersi nell'aria. Il suo profumo invece era pungente, l'avrebbe riconosciuto ovunque, rimaneva impresso su qualsiasi cosa toccasse, socchiuse gli occhi, pensando come sarebbe potuto essere averlo sul proprio corpo. Si girò per osservarlo dritto negli occhi, voleva che terminasse la frase. « Cosí? »
Michael la osservò ancora per qualche attimo indeciso su cosa confessare, poi pensò di arrendersi e le prese il volto con una mano, la fece scorrere piano su una guancia e poi si fermò sotto al mento. « Sei arte, sembri fatta apposta per essere disegnata. Da quando ti ho vista non sono quasi riuscito a dipingere altro. »
Nessuno le aveva mai detto una cosa simile, di complimenti glie ne erano stati fatti molti: di sinceri ne aveva ricevuti pochi, tutti quelli che si approcciavano con la sua famiglia stavano ben attenti a lusingarli, ma solo perchè avevano paura. Quelle attenzioni le sapevano di squallido, mentre ai suoi familiari piacevano troppo.
« Solo che tu non volevi farti ritrarre, quindi ho dipinto le volte in cui mi sei rimasta più impressa. »
Avrebbe dovuto ringraziarlo, sarebbe stata quella la reazione più giusta, o almeno avrebbe dovuto dire qualcosa: invece rimase zitta, le parole di Michael l'accesero di un'emozione che non poteva essere espressa a parole. « Vorresti farlo ancora? » Quella domanda giunse sottile a disturbare la quiete in cui erano piombati, lui sembrò non credere alle proprie orecchie, Vivian non gli sembrava una che cambiasse idea tanto facilmente.
Non hai idea di quello che vorrei farti, Vivian.
Tenne per sè quel lamento straziante e si limitò ad annuire, era perfetta anche in quel momento: il cappellino messo in quel modo le donava, la giacca aderente le segnava il fisico nei punti giusti. E i pantaloni stretti le fasciavano le gambe evidenziando le forme sode ed esili.
« Adesso? » Lo sgurdo della giovane era sincero, ma coperto da un velo di malizia che solitamente non le apparteneva, piuttosto era facile incontrarlo negli occhi neri del moro. Lui se ne accorse e s'infiammò ancora di più. « Adesso. » rispose utilizzando il suo stesso tono di voce. Provocarla era sempre divertente, anche quando non aveva iniziato lui. A mettere in ordine la sala ci avrebbe pensato domani, la prossima mostra era nel pomeriggio.
Si riservarono uno sguardo d'intesa e poi scapparono via insieme nella notte, quando arrivarono a casa si affrettarono a liberarsi del cappotto, sciarpa e cappelli, abbandonarono tutto per terra all'ingresso, da bravi disordinati senza speranza. I riscaldamenti stranamente avevano preso a funzionare, li avevano accesi prima in modo da avere la casa sempre calda al loro ritorno. Adesso era avvolta da un tepore piacevole.
« Dove? » Si piazzò davanti a lui che intanto già si apprestava a muoversi verso lo studio.
« Nella mia stanza. » Nel suo regno.
Lo seguí in camera da letto e attese che le desse altre indicazioni, non aveva mai fatto la modella, non aveva realmente idea di come dovesse mettersi. Andò a prendere delle cose dal suo studio e la lasciò per un po' da sola.
« Vivian, prendi il lenzuolo dal letto e vieni qua. »
Che diavolo gli era venuto in mente adesso? Ancora più incuriosita lei fece come le era stato ordinato: spostò il piumone e rubó dal materasso il lenzuolo bianco, lo tirò abbastanza forte da far presto ma comunque stette attenta a non danneggiarlo. Arrivò nello studio vuoto con in mano il telo e lo sguardo indeciso, non sapeva neppure dove metterlo.
« Puoi lasciarlo a terra, togliti le scarpe. »
Lo vide in fibrillazione, davvero per lui era cosí eccitante poterla dipingere? Ghignò e decise fosse arrivato il momento di divertirsi anche per lei.
Si tolse le scarpe da ginnastica, lentamente sfilò fino al centro della saletta illuminata da una luce fioca e calda che cercava di combattere a tutti i costi contro l'oscurità della notte che pareva non essere riuscita a raggiungere ancora l'anima di quei due dannati.
Lui osservò tutti i movimenti di Vivian, dal modo in cui si era messa al centro, a come aveva lasciato cadere il lenzuolo a terra. « Cosa vuoi che faccia? »
Si portò i capelli da un lato, mentre una mano veniva adagiata delicatamente su un fianco. Mantenne lo sguardo fisso in quello di Michael che per un po' non rispose, poi iniziò a cercare qualcosa nella stanza e lei s'incuriosí nuovamente. « Prendi quella sedia e mettila al centro, poi stendici il lenzuolo sopra. » Con un cenno del capo le indicò una sediolina in legno posta in un angolo scuro della stanza, cosí nascosta che quando era entrata prima non l'aveva notata. Fece ancora come le era stato detto, e lui parve soddisfatto.
« Come vuoi vedermi, ora? » La domanda era volutamente provocatoria, e non in modo sottile, Vivian sapeva essere decisamente sfacciata.
« Hai qualche desiderio in particolare? »
« Pensavo di essere qui per soddisfare i tuoi. »
Strinse le labbra, aveva già sistemato il cavalletto e la tela per dipingere, e menomale, altrimenti avrebbe probabilmente provato a baciarla, quando lo provocava in quel modo impazziva. « I nostri desideri potrebbero essere più affini di quello che pensi. »
Decisa a farlo impazzire, Vivian gli rivolse uno sguardo languido e poi prese a spogliarsi, prima la camicia: la sbottonò con movimenti lenti e indugiò volutamente quando arrivò all'altezza del seno, Michael rimase immobile a guardarla come se stesse ammirando davvero la più bella opera d'arte mai vista. Sfilò il tessuto della camicia dai jeans e la fece scivolare a terra, poi passò ai pantaloni, non era la prima volta che si spogliava per un uomo, sapeva cosa stesse facendo e anche come provocarlo. Eppure le sembrava tutto cosí diverso, più vivo.
Quando fu completamente nuda, vestita solo del reggiseno scuro e degli slip in pizzo neri si avvicinò di poco all'artista, lo osservò in silenzio e fece cadere le spalline del reggiseno mentre con le iridi cristalline lo costringeva a guardarla.
« Voglio che tu mi dipinga cosí. » Sciolse il gancetto di dietro e il petto rimase completamente spoglio, alla sua mercé, senza niente a coprirla. Lui non riuscí a non sfiorare le sue forme con lo sguardo, i seni sodi, i fianchi e il ventre liscio. Quella che gli brillava negli occhi non era più malizia, ma pura lussuria, desiderio.
Priva di qualsiasi tipo di vergogna tornò dov'era prima, davanti alla sedia coperta dal drappo bianco e si liberò anche delle mutandine ricamate, rivelandosi in tutta la sua famminilità.
A Michael per un attimo tremarono le mani, poi tornò in sè e si passò una mano sopra la fronte. L'aveva messo davvero in difficoltà, non si era mai visto un artista a disagio davanti ad una modella nuda.
« Siediti di lato. » Si mise in modo da dargli il fianco sinistro. « Adesso girati verso di me con il viso. »
Fece come le era stato indicato e lui rimase a guardarla un paio di secondi zitto, era perfetta.
Le gambe allungate in avanti e le braccia posate dietro la schiena mostravano il seno tondo e piccolo. I capelli le ricadevano dorati sulle spalle e in viso non le aveva mai visto un'espressione cosí audace.
Passò tutta la notte a scolpire quel corpo perfetto sulla tela, Vivian riusciva a sentirlo mentre con lo sguardo si posava sulla sua pelle e le rubava qualsiasi dettaglio. Era la cosa più eccitante che avesse mai fatto in tutta la sua vita, a volte si sentiva avvampare, quando incrociava il suo sguardo ma non lo evitava mai: voleva che anche lui provasse tutto quello che lei sentiva in quel momento, non si erano sfiorati neppure per un attimo ma a lei sembrava stessero facendo l'amore con la mente. La stanza era piena di tensione e ogni tanto uno dei due sospirava esausto, come fosse al limite.
A volte Vivian si scomponeva e lui glie lo lasciava fare, stare in posa per troppe ore era scomodo. Tuttavia non si azzardava a dire nulla, stava mantenendo un controllo cosí fragile che sarebbe bastato pochissimo per distruggerlo.
« Finito, o quasi. Devo aggiungere dei dettagli ma è praticamente finito. »
Ormai senza vergogna Vivian si alzò e lo raggiunse, voleva sbirciare la tela per cui aveva posato tutto quel tempo: bellissima. Non era volgare, ma delicata anche se piena di lussuria e desiderio, entrambi presenti nello sguardo e nella mente sia di lei che di Michael.
Si chinò per osservarlo da più vicino, si chiese come facesse a trasformare dei semplici colori in arte ma pensò che fosse proprio quello il talento dei veri artisti. « È meraviglioso. » Era riuscito a renderla ancora più bella di quanto già non fosse, vista dai suoi occhi si sentiva desiderata e migliore.
Lui voltò il capo per vederla finalmente da vicino. « Con una modella cosí, non poteva che venirmi un quadro perfetto. » Il suo sguardo indugiò ancora una volta sul corpo caldo di Vivian ma fu presto catturato dalle iridi cristalline di lei che lo stavano implorando di baciarla.
Allora Michael allungò due dita e l'avvicinò a se dal mento, le rubò un bacio, intenzionato a rubargliene altri mille.
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