une chose
Era semplicemente là.
Azam era fermo alle sue spalle, in una specie di stand-by, invece che con Rashid. Sembrava star suggerendo che nei momenti più difficili gli aiutanti non possono essere con chi ne avrebbe avuto più bisogno: così era stato al dirupo e così doveva essere ora per il suo collega, ha riflettuto Nash, assorto in modo simile al silenzioso vicino.
Era semplicemente là, senza apparente partecipazione. Fermo e silenzioso, come un soprammobile, vicino ad un muro ma non appoggiato ad esso: si reggeva sulle sue sole gambe, irrigidite dal nervoso, ed era un miracolo che potesse mantenere un tale equilibrio. Pareva fatto di pietra; il suo viso era più inespressivo delle piastrelle che lo circondavano. Perfettamente immobile, è rimasto immerso nei suoi pensieri finché... Finché non è giunto il tipo di segnale che attendeva. L'anello nella sua tasca ha letteralmente iniziato a scottare.
L'ha estratto e, osservandolo, ha notato che era leggermente mutato. Non vibrava più di vita, sembrava argento qualsiasi; persino qualche graffio ha iniziato a farsi vedere sulla superficie... Era come se Abel lo stesse abbandonando.
Il messaggio era chiaro e Nash non ha avuto neanche bisogno di pensarci per interpretarlo: non c'era più tempo.
Sfiorando un attacco di panico ha stretto l'anello tra le mani e chiuso gli occhi. Ha cercato una soluzione allo stato di immobilità che lo circondava ed essa è giunta da sola; l'oggetto che stringeva con devozione davanti al petto ha usato i suoi strani poteri per essere indossato a mo' di fede. È stato un gesto naturale, talmente normale da essere indescrivibile. L'invasione di quel vuoto non è durata che qualche frazione di secondo, prima che scomparisse del tutto. E soltanto a quel punto lo sguardo esterrefatto di Nash si è appoggiato su quanto appena accaduto, contro la sua volontà, tra e sulle sue stesse mani.
Cosa aveva appena fatto? Invece che diminuire, la sua ansia è aumentata fino a causargli un principio di iperventilazione. Se il vuoto non c'era più, se quell'anello era diventato solo una cosa... Dov'era Abel?
Nel momento in cui ha formulato tale domanda nella mente, ha distintamente sentito la sua mano intera circondata dall'abbraccio di un'altra mano, calda e familiare. Ha ricambiato la stretta, portando il braccio lungo il fianco e voltandosi in direzione dell'amico scomparso, fantasma o allucinazione che fosse. Il suo corpo emanava una luce candida, pari a quella che ogni suo sorriso scatenava quand'era ancora in vita; vicino a lui si è sentito rinascere, come se nessun peso potesse più gravare sulle sue spalle inarcate dalla stanchezza. Ecco quanto mancava al soldato per agire: una carica di coraggio. E fissando gli occhi in quelli di Abel l'ha trovata.
L'ombra del giovane non è rimasta affatto immobile. Come per ricordargli che non c'era tempo di indugiare, ha soffiato piano dal naso, facendogli muovere il ciuffo; e gli ha rivolto un occhiolino. Poi, appena è tornato a guardare innanzi a sé verso il corridoio e più oltre al portone che lo divideva dall'antro principale, è svanita dando un chiaro segnale.
Senza una parola, Charlie Nash s'è affrettato verso Master Bison, l'origine di ogni suo problema e forse la causa della sua stessa esistenza.
***
Inutile parlare di 'destino' in circostanze del genere. Anche Chun-li, Guile e Ryu erano là: questo gli è sembrato un ottimo segnale, capace di donargli una tangibile speranza. Si è quasi sentito in dovere di ritirare quanto aveva pensato sulla solitudine e sui momenti difficili. Sebbene...
Prima di farsi notare dai tre alleati si è concentrato sulla figura di Bison. Fluttuava come una maledetta bolla di sapone e probabilmente avrebbe sfruttato questa capacità per salire fino alla cima della parete di quella stanza: in quel caso i 'rinforzi' sarebbero davvero risultati inutili.
Poco male, non erano neanche previsti... E poi, aveva i suoi assi nella manica.
«Bison!!»
La voce di Guile sembrava il brontolare delle nuvole prima di un gran temporale; in effetti qualcosa del genere era sul punto di accadere.
«Qui finisce il tuo piano!»
Era così strano sentire e vedere Chun-li e il suo amico uniti al cospetto del Male, per una volta insieme anche a lui. Li ha osservati, finalmente, attendendo che si accorgessero della sua presenza: sembravano così soli e quasi indifesi, in mezzo alla distesa d'antracite che era quel locale. Conosceva bene la loro abilità e la loro forza, ma era altrettanto consapevole della forza di Master Bison e non poteva evitare di ammettere che rispetto all'ultima volta che s'erano affrontati era diventato letteralmente pauroso. Il nuovo corpo di Nash, ora che aveva imparato a governarlo, gli permetteva di captare le aure delle cose e delle persone: percepiva la quantità di energia che ognuno era in grado di emettere e ha trovato che nemmeno la sua in prima persona sarebbe mai potuta bastare - sola - contro il capo della Shadaloo.
Ha studiato la curva delle sopracciglia di Chun-li, il vigore con cui Ryu serrava i pugni, le labbra strette di Guile. E appena ha incontrato i loro sguardi amichevoli, anche il dittatore lo ha localizzato.
«Bene...» Ha mormorato quest'ultimo, le braccia conserte mentre saliva senza apparente sforzo, con la sua solita odiosa aria di superiorità.
Charlie Nash non ha distolto lo sguardo da Guile, come per imprimere tutte le sue fattezze prima del momento cruciale che l'attendeva. Lo conosceva tanto bene, ma era in un'età in cui si cambia sempre impercettibilmente qualche particolare; e chissà che nell'eternità dell'imminente trapasso non si sarebbe divertito a confrontarlo con il soldato semplice che era tanti anni prima.
Non gli è sfuggito il gesto che ha fatto per fermare Chun-li. Di nuovo quell'uomo gli stava dimostrando una fiducia cieca; e ben riposta, si è detto, dato che non aveva intenzione di perdere. Ha atteso un momento, prima di voltarsi a rincorrere Bison; e quando, da dietro gli occhiali, lo sguardo di Guile si è nuovamente soffermato su di lui, ne è stato ripagato. Si è sentito pervadere da un'emozione positiva, la stessa di tanti anni prima, quella gioia che solo gli amici possono infondere.
Gli ha sorriso, grato di tutte le belle sensazioni che avevano vissuto insieme. Poi si è voltato verso il capo della Shadaloo e ha usato uno dei suoi nuovi poteri per risalire la parete.
Appena giunto oltre il soffitto che s'era aperto al passaggio del dittatore non ha staccato gli occhi dalla sua figura. Gli si è sistemato di fronte silenziosamente, con un fuoco dentro.
«Non importa quante volte tornerai, non vincerai mai contro il mio psycho power!»
Ha stretto i pugni, per vincere la paura che gli stava crescendo dentro; ha accarezzato l'anello e si è subito sentito meglio.
«Forse... Ma otterrò comunque la mia vittoria.»
Non potendo capire a cosa alludesse, Master Bison non ha potuto che considerarsi il fulcro del problema, esprimendo in una specie di aforisma la sua schifosa empietà.
«Hah! Allora perché non ti spedisco all'inferno, così che tu possa ottenere la vittoria che cerchi tanto disperatamente!»
Con aria grave, Charlie si è preparato a fare ciò che meglio gli riusciva al mondo. Picchiare.
Ha sistemato gli occhiali sul naso e ha sentito crescere dentro la solita carica di adrenalina.
Il primo colpo è partito dalle sue mani; ha raggiunto il dittatore in pieno viso, poco prima che un suo calcio lo proiettasse indietro. Allora ha compiuto un salto in avanti, usando la forza di gravità per colpirlo con una serie di tre calci perfettamente eseguiti, una specie di danza. Non ha lasciato a Bison il tempo di rialzarsi; pedate, pugni e salti hanno portato vicino allo zero la sua capacità di resistenza, tanto che un opponente qualsiasi (un opponente umano) sarebbe stato KO dopo soltanto 15 secondi.
Il dittatore si è però rialzato da terra ridacchiando, tenendo gli occhi incollati sul praticamente illeso avversario.
«Heh. Patetico» ha mormorato, prima di mostrargli con un sorrisetto di compiacimento una delle capacità dello psycho power sul suo corpo, ora che era riuscito ad aumentarne la quantità: dopo aver creato una specie di bolla tutto attorno a sé l'ha fatta esplodere con un gesto, ripristinando tutta la sua salute. Non che Charlie non se l'aspettasse... Era tutto inscritto nella sua aura. E così non ha stortato di un solo millimetro la bocca.
Immediatamente dopo questo, comunque, si è verificato qualcosa di apparentemente inspiegabile. Si è udito il rumore tipico dell'abbassamento di carica di qualche macchinario e le lingue di fumo viola attorno alla figura di Bison sono diminuite.
«E ora che c'è?» Ha domandato, scocciato, guardandosi attorno minacciosamente. Li ha raggiunti la voce di Chun-Li, che per tutto quel tempo era rimasta immobile al fianco di Guile, a guardarli combattere.
«Lo psycho power che lo caricava si è fermato!»
«Le Lune sono state spente del tutto!» Gli ha fatto eco il militare, per incitare l'amico. Charlie, da parte sua, aveva già compreso la situazione.
Si è osservato la mano sinistra, quella sul cui anulare troneggiava l'anello. Quasi senza volerlo, ha visto l'energia del suo Ki crescere sopra e attorno quell'arto; gli è stata chiara la mossa che ora doveva compiere.
Non si è negato il piacere di lanciare uno sguardo assassino a Bison, accompagnandolo con un sorrisetto malizioso. E subito dopo, proprio in faccia al confuso avversario...
«Sonic boom!»
Questa volta non sembrava un doppio boomerang: la forma assunta dal Ki di Charlie Nash sembrava un vero e proprio anello, di un azzurro intenso misto a piccoli fulmini verdi. Master Bison non ha avuto il tempo di pararsi o di schivarlo perché viaggiava molto più veloce del solito; l'ha preso proprio in faccia, scoprendo che non era importante l'impatto ma ciò che ha saputo provocare.
Quando l'anello ha incontrato il suo corpo, infatti, si è sprigionato il medesimo mulinello che aveva consumato il morente clone della Shadaloo in fondo al burrone innanzi ai soli occhi di Nash. Intensificandosi ha superato la figura del dittatore, spostandosi più indietro e prendendo le sembianze di un'autentica nuvola prima di dissiparsi rivelando una figura nata al suo interno.
Abel.
Gli occhi di Nash si sono spalancati similmente alla bocca di tutti i presenti. Ha squadrato da cima a fondo il suo corpo, quasi incredulo: non era più esile come l'ultima volta che l'aveva incontrato da vivo, né trasparente come poco prima nel corridoio. Era come ai vecchi tempi, col viso bianco e rosso, coi capelli biondi tenuti cortissimi in cima alla testa, con due occhi del colore del mare e un portamento fiero e composto. C'era però qualcosa di nuovo in lui; una specie di determinazione, manifestata dall'inclinazione della testa, nonché dallo sguardo stesso puntato direttamente in quello di Bison.
Charlie l'ha osservato mordersi un labbro; forse lo faceva sempre prima di sferrare un attacco decisivo. E non gli è sfuggita la strana danza che facevano le sue dita, nervosa eppure dotata di una sua armonia.
Era calato un silenzio innaturale nella stanza: le lune, fonte di energia dell'intera struttura, erano state definitivamente spente e il fiato dei presenti era sospeso. Non è scivolata una sola sillaba dalle labbra della bimba rannicchiata sulla poltrona, né da quelle del maggiore Guile o della sua collega.
Era chiaro che nella frazione di un secondo sarebbe successo qualcosa di eccezionale, ma purtroppo non tutti sono riusciti a vedere il fulmine che ha unito i petti di Abel e di Charlie nel momento in cui i loro sguardi, finalmente, si sono incrociati.
Hanno caricato impercettibilmente i loro colpi più forti. E in un momento si sono scagliati su Bison, inerte perché scioccato dalla diminuzione esponenziale del suo potere.
Il tempo è parso fermarsi quando le tre figure sono state al punto di toccarsi: l'abito rosso del dittatore, riempito dal corpo che ancora fluttuava un poco più in alto del terreno sul palco dell'imminente sconfitta, era al centro tra il verde dominante della pelle di Nash - e dei suoi pantaloni mimetici, sotto i quali il ginocchio era ormai contro il fianco dell'avversario - e l'azzurro della maglia dell'ex-clone, che il movimento faceva aderire a tutti quei muscoli ove la sua spaventosa forza era conservata. Poi, appena il contatto è avvenuto, gli eventi si sono susseguiti rendendo ogni secondo carico come un intero minuto. Innanzitutto, le voci dei due ragazzi hanno riempito l'atmosfera all'unisono; dopodiché, come un'esplosione, dalle tre figure è nata una nebbia nera che ha subito avvolto ogni cosa tra le spire attutendo persino i rumori. Il grido di Bison ha sopraffatto ogni altra cosa e poi, proprio dove il fumo era meno fitto, si sono scorti i corpi dei due amici atterrare a terra scaraventati dall'onda d'urto. Si sono accesi, nel medesimo momento, di una luce candida che ha scacciato immediatamente l'oscurità - la luce delle loro anime, il segno esteriore del legame indistruttibile che si era stabilito tra loro.
Ciò che hanno rivelato è che Bison era ancora in piedi, al centro di tutto. Sul punto di cedere, ma ancora là.
Al piano di sotto, Guile e Chun-li erano rimasti così concentrati sullo scontro da non rendersi conto che Ryu non era più con loro; aveva cercato con successo una via rapida per ascendere e per questo era già là, pronto a dare il colpo di grazia all'incarnazione del male assoluto.
Lo spegnersi dei due corpi, proni e rannicchiati agli angoli opposti del locale, ha svelato anche la sua presenza.
Ryu ha lasciato a Bison giusto il tempo di accorgersene; lo ha guardato con disprezzo e poi, finalmente, ha scaricato sul suo corpo il Denjin Hadoken più carico mai eseguito.
Da basso, Guile era prossimo allo stato di shock. Chun-li si stava dando da fare con un'altra faccenda; lui invece era letteralmente pietrificato. I suoi due migliori amici erano bloccati in cima a quella parete in chissà che stato e non si spiegava come avesse fatto Ryu ad arrivare là. Ha stretto i pugni e represso un grido; aveva davvero bisogno di assisterli ma non gli era permesso farlo. Prima che potesse escogitare una qualsiasi mossa, comunque - o più semplicemente muovere un muscolo - la mano della sua collega si è adagiata sulla sua spalla.
«Ci raggiungeranno subito. Iniziamo ad andare!»
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