Hodge Hall
[NAZIONALITÀ E PROVENIENZA]
Americana. Austin, Texas
È nato e cresciuto nella capitale Texana, ma sono ormai anni che non la visita, visto che Hodge passa tutto l'anno al campo.
Non è molto legato alla sua città, e se viene chiesto al ragazzo cosa ne pensi, risponderebbe che Austin è una città come ce ne sono tante.
Dalla voce del semidio è difficile capire la sua provenienza, e oltre all'inglese non conosce altre lingue, nonostante in passato abbia studiato spagnolo a scuola (ha dimenticato quasi tutto).
[NOME]
Hodge
All'inizio ad Hodge non piaceva il suo nome. Questo perché da piccolo pensava che molti di questi fossero facilmente accostabili a certi tipi di persone. Per esempio, Robert faceva pensare un individuo grande e grosso, William a un topo di biblioteca, Alec ad un bad boy dei romanzi di bassa categoria che ogni tanto vedeva leggere alle sue coetanee. Hodge per lui era un nome da secchione, e lui non lo era affatto. La pensavano come lui i bulli della sua scuola, che non perdevano occasione per schernirlo per il suo nome poco comune. Con il tempo, più che ad apprezzarlo, ha semplicemente imparato a fregarsene.
Secondo il padre, Hodge sarebbe stato il nome di un soldato che gli salvò la vita durante un'operazione militare nel medio oriente.
[COGNOME]
Hall
Hall è un cognome molto comune negli Stati Uniti, e lo stesso semidio ha avuto degli incontri con persone con cui condivideva il nome di famiglia. Ogni tanto si chiede se tutti gli Hall che ha mai incontrato siano collegati in qualche modo ad Enio. Non ha una vera opinione sul proprio cognome, e benché non abbia mai avuto un bel rapporto con suo padre, non ha mai pensato a cambiarlo. La famiglia di Hodge è incentrata da generazioni sullo sfornare soldati. Molti membri della famiglia infatti sono ufficiali di marina o nei Marines.
[ETÀ]
16 anni
Fisicamente, non dimostra l'età che ha, avendo un fisico decisamente più alto e grosso rispetto alla media. Se si ignora il viso, può tranquillamente essere scambiato per un uomo adulto. L'unica cosa che può far intuire la sua reale età a parte la faccia, è la scarsissima peluria che ha. Questa cosa sembra infastidirlo un pò, tanto che per un periodo ha passato ogni mattina a spalmarsi succo di pesca sulle guance perché alcuni figli di Demetra gli avevano assicurato che così la peluria si sarebbe formata meglio. Ovviamente era uno scherzo, e quando venne fuori i colpevoli vennero picchiati e rasati ovunque. Mentalmente presenta più o meno l'età che dovrebbe avere: non più un bambino ma dalla personalità e mentalità un pò acerba di chi sta attraversando l'adolescenza.
Fa gli anni il 4 maggio
[ASPETTO]
Hodge ha 16 anni e già raggiunge il metro e ottanta in altezza. Ha un fisico taurino, con spalle pesanti e arti robusti e forti. Ha la pelle chiara, il volto affilato, occhi scuri e luminosi e una chioma di capelli scuri di cui si prende a malapena cura. Solitamente indossa abiti da ginnastica, con la maglia arancione del campo di una taglia più piccola, che stringe il suo fisico possente facendolo sembrare ancora più grosso, sormontata da una giacca sportiva sempre con la ceriera aperta.
[CABINA E GENITORE DIVINO]
Cabina 23. Figlio di Enio
Hodge è il Capocabina dei ragazzi di Enio, e ricopre questa carica da due anni. Ha occupato uno dei letti più in fondo, e appesi al muro dietro al suo letto ha diversi oggetti che ha accumulato negli anni. Trattasi di beni personali rubati alle sue vittime e che adesso tiene lì a mo di trofeo. È molto geloso del suo "muro della gloria" e chiunque si azzardi a toccare la sua roba finisce al tappeto. Da quando è arrivato, è il più grosso della cabina. La sua postazione è sempre curiosamente perfetta, con le armi lucide e curate, il letto rifatto ed i vestiti perfettamente puliti e piegati riposti con cura nell'armadio, a tal punto che ha fatto più volte vincere alla Cabina 23 il premio per l'ordine. Questa precisione è dovuta all'educazione del padre e Hodge sembra non fare caso a queste abitudini.
[ABILITÀ]
Come ogni figlio di Enio, Hodge è notevolmente forte e rapido e le sue capacità fisiche sono ulteriormente arricchite dall'educazione militare impartitagli dal padre e dalla conoscenza della lotta libera, che lo rendono dal punto di vista fisico, uno, se non il, semidio più forte del campo.
È anche un guerriero molto dotato, specialmente nell'uso della mazza, dell'arco (di cui usa frecce più robuste e pesanti del normale, che sbilancerebbero un arciere comune) e di qualsiasi altra arma che gli permette di sfruttare al meglio la sua potenza.
Il suo istinto guerriero gli permette inoltre di adattarsi bene alle situazioni in battaglia, arrivando, nel migliore dei casi, a leggere lo stile di combattimento dell'avversario per poter indovinare le sue mosse successive.
Possiede anche la Telumcinesi, ma si tratta di una capacità che non usa spesso e che dimostra di non saper usare al meglio.
Potere in cui invece è molto dotato è il trasferimento della forza, di cui fa spesso uso in caso di necessità.
[ARMA]
In onore del suo primo anno trascorso al Campo, Enio regalò a Hodge una spada di nome Vampa, che aveva il potere di incendiarsi a comando e di trasformarsi in un anello di cristallo rosso. Per fare scherno alla madre, il semidio non l'ha mai usata e adesso è a prendere polvere in un angolo della cabina 23. Adesso Hodge si limita ad usare armi normali quando deve lottare o allenarsi
[CARATTERE]
In passato Hodge era un ragazzino timido, impacciato e insicuro nonostante il suo aspetto. Adesso il semidio si caratterizza per la sua aggressività.
È un tipo estremamente fisico ed ha poca pazienza, arrivando facilmente alle mani se provocato.
Sembra non prendere niente davvero sul serio, passando la maggior parte del tempo a schernire e prendere in giro gli altri.
Appare come una persona intimidatoria, potente, insensibile, rozza e sgradevole, con cui molte persone preferirebbero non avere a che fare.
È molto orgoglioso e facile da provocare, anche se la reazione non è sempre scontata e può passare da una crudele presa in giro ad un'aggressione in base all'umore del giorno o a chi si trova di fronte.
Affiancato a tutti i suoi difetti, ci sono un grande spirito sportivo e una forte intraprendenza.
Non arriva mai a giocare sporco durante un combattimento o una competizione, considerando invece patetico e debole chiunque lo faccia.
Non attacca mai alle spalle, non fa tiri mancini, e preferisce dire tutto in faccia e subito.
Possiede anche un certo senso pratico e non ha paura di mettersi in gioco quando la situazione lo richiede.
È anche molto coraggioso, e in battaglia si dimostra un alleato affidabile.
Il lato aggressivo del suo carattere è dettato dai traumi e dalla profonda rabbia che nutre nei confronti della madre e di tutto quello che gli è accaduto in passato, trovando una valvola di sfogo nell'aggredire gli altri.
[DIFETTO FATALE]
Il difetto fatale di Hodge è il non riuscire a fidarsi delle altre persone, cosa che gli impedisce di creare legami forti con chiunque.
Questo lo ha portato a non avere amici o alleati nonostante gli anni trascorsi al Campo Mezzosangue e a diffidare o allontanare i pochi buoni di cuore che hanno provato ad avvicinarsi a lui.
[STORIA]
Hodge è nato a Austin, in Texas. Suo padre era un ufficiale dei Marines di nome Erik Hall; un uomo che a parte la carriera, aveva dedicato tutta la sua vita alla sua passione: la lotta libera, non riuscendo però mai a raggiungere i traguardi che sognava. Quando scoprì che la sua allenatrice (con cui aveva una relazione clandestina, e che segretamente era Enio) era rimasta incinta, decise di tirare su Hodge per farlo arrivare dove lui aveva fallito.
Erik cresce suo figlio con un duro rigore militare, dimostrandosi un padre severo e pretenzioso. Hodge doveva primeggiare in qualsiasi cosa facesse e doveva dedicarsi ai suoi obbiettivi anche a discapito della sua vita personale. Per colpa di questo, sin da piccolo il semidio ha sempre avuto difficoltà a interagire con i coetanei, specie perché ulteriormente svantaggiato dal fatto di essere dislessico e iperattivo. In molti lo prendevano in giro, e nonostante gli allenamenti estenuanti del padre dessero i loro frutti, avevano reso ad Hodge molto difficile trovarsi degli amici veri.
A 11 anni, poteva dire di non averne affatto, e anche alle nazionali giovanili gli altri lo evitavano, pur rispettandolo molto per le sue capacità.
Poi un giorno, uno dei nuovi compagni di allenamento di Hodge sembrò interessarsi a lui. Si chiamava Zane, e sembrava l'unica persona a cui le stranezze del semidio non importassero.
I due divennero amici, ed iniziarono a passare gran parte delle giornate assieme.
Dopo tre anni, ci sarebbero state le gare per selezionare gli atleti che avrebbero partecipato alle olimpiadi giovanili in rappresentanza degli Stati Uniti.
Della squadra atletica di Austin vennero selezionati i due migliori lottatori della città: Hodge e Zane.
Il semidio si era ritrovato in uno stadio enorme con le tribune sorprendentemente piene ed il padre che osservava stoico da dietro le quinte.
Gli incontri iniziarono.
Due, tre, quattro... Hodge batteva con facilità qualsiasi avversario gli si parasse davanti.
Ogni volta che avanzava, guardava il padre, sperando che lo degnasse di un sorriso, ma non veniva mai accontentato, limitandosi a vedere un certo scintillio nel suo sguardo mentre lo guardava vincere.
Alla fine arrivò in finale, ed il suo avversario era Zane.
Quando iniziarono a lottare, Hodge impiegò poco per capire che l'incontro era vinto, e che avrebbe potuto battere l'avversario.
Ma come poteva? Zane era il suo amico.
Anzi, era il suo unico amico, e sapeva bene quanto ci tenesse a partecipare alle Olimpiadi giovanili.
Per lui era un bene molto più prezioso di qualunque altro; per cui lasciò che Zane lo buttasse a terra, permettendo che vincesse.
Molti andarono a congratularsi con il vincitore, ignorando il perdente, ma Hodge era contento.
Zane aveva vinto, e voleva congratularsi con lui.
Purtroppo c'era troppa gente, quindi aveva deciso di farsi la doccia prima di tornare da lui.
Andò a farsela, e uscito, sentì la voce di Zane che parlava con altri due ragazzi.
Voleva uscire, ma l'argomento lo aveva fermato.
Uno degli atleti aveva chiesto a Zane se fosse stato difficile battere Hodge, e la risposta fu che era stato molto più dura spendere quasi ogni giorno con un tipo così strambo.
A quanto pareva Zane aveva sempre temuto Hodge e sapeva che non avrebbe avuto speranze, quindi in previsione di doverlo affrontare un giorno, aveva stretto amicizia con lui, sperando che questo lo avrebbe reso meno invogliato a batterlo.
Ammise poi ridendo che non si aspettava che un piano del genere avesse successo e che anche lui era rimasto sorpreso di vedere che Hodge era uno così smidollato.
Il semidio si era rivestito in silenzio ed era uscito dallo spogliatoio.
Zane lo vide e tentò di parlarci come al solito, ma Hodge tirò dritto.
Se vedeva le lacrime era finita.
Le lacrime le vide Erik, che non riservò un bel trattamento al figlio.
Lo picchiò, e lo caricò a forza in macchina.
A quanto pareva aveva intuito che avesse perso di proposito.
Hodge non avrebbe ricordato molto di quel litigio, ma non aveva mai visto il padre così furioso e lui non aveva mai balbettato tanto, nemmeno con i bulli quando era piccolo.
Il genitore era così furioso che non si era accorto del semaforo rosso e del camion che arrivava dalla strada opposta.
Hodge urlò, tentando di avvertire il padre, ma fu inutile.
L'impatto fu duro e la macchina si era ribaltata.
Il ragazzino era abbastanza forte e resistente per tollerare un urto del genere. La stessa cosa non si poteva dire del padre...
Il semidio rimase in coma per tre giorni, e al suo risveglio in ospedale trovò un satiro accanto al letto.
Fu istruito all'esistenza degli dei, e non senza una certa titubanza, fu informato dalla creatura sul fatto che la rabbia del padre era stata alimentata da Enio, che aveva deciso di eliminare Erik perché non lo riteneva più utile per il percorso di Hodge.
Questa serie di episodi ovviamente segnano profondamente il semidio, e durante il viaggio per arrivare a Long Island mostra tutta la sua incapacità sociale con i suoi compagni di viaggio: Dutcher Scoglini e Juliette Randall.
Arrivato al campo non riesce ad ambientarsi e più il tempo passa più il dolore si tramuta in rabbia, portandolo piano piano a sfogarsi sempre di più sugli altri campeggiatori, diventando una sorta di bullo all'interno del Campo Mezzosangue.
Dopo tre anni, Hodge è conosciuto per essere un prepotente, un violento e un attaccabrighe e passa le giornate ad allenarsi e a maltrattare i più deboli per divertimento.
[CURIOSITÀ]
× Ha paura dei fantasmi. Naturalmente non lo ammetterà mai
× Uno dei suoi sogni nel cassetto è quello di giocare alla caccia alla bandiera con le Cacciatrici di Artemide e interrompere la loro serie di vittorie
× Ha due figli di Ermes che lo seguono ovunque, definendosi i suoi compagni di squadra. Si chiamano Boris e Gustave e sono imponenti, ma meno rispetto ad Hodge. Il figlio di Enio ovviamente non li considera suoi amici, ma se li porta dietro giusto per avere qualcuno da poter sempre prendere per i fondelli e perché trova la loro goffaggine divertente
× Gli piace leggere, ma solo libri di avventure
× Adora la cucina cinese, ed è convinto che se mangia quel tipo di cibo diventi ogni giorno più forte
[ORIENTAMENTO SESSUALE]
Eterosessuale
[RELAZIONI]
Dutcher Scoglini: Hodge considera Dutch il "perfetto e noiosissimo tizio della porta accanto". Nonostante ci siano stati dei tentativi di Dutch di avvicinarsi a lui, non è mai nata l'amicizia. Presto Hodge iniziò a tormentare gli altri, mentre l'altro a difenderli. Si sono scontrati tante volte e la loro rivalità è nota e molto seguita dalle ninfe, dai satiri, e molti campeggiatori. Anche se c'è da dire che segretamente, ognuno riconosce le qualità dell'altro e quando si ritrovano a fare squadra per la caccia alla bandiera, la loro squadra non perde mai
Juliette Randall: Hodge la trova odiosa ed i due si detestano apertamente. Juliette da quando è arrivata al campo con lui ha usato le sue ombre per raccogliere informazioni su di lui, ma non le ha mai date in giro per compenso (come invece fa di solito) questo perché sotto sotto la ragazza teme Hodge, considerandolo un individuo pericoloso e sopratutto imprevedibile, non andando mai oltre dal prenderlo in giro da lontano
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