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Era la ragazza che cercava! La sua ragazza, quella che fino a poco tempo fa disprezzava e voleva evitare. Era lì, immersa nell' ombra. Riconobbe la voce.

«Matt sei sicuro? – disse tra sé il ragazzo con voce pensierosa – Pensaci bene, non può! Non deve essere davvero lei!» concluse il pensiero.

Quella vocina che gli ronzava nella testa lo mise in crisi tanto da sentirsi perennemente in dubbio, tanto da vivere quei primi istanti immerso in quella stanza buio con estrema ansia. Matt sudava a tratti, dalla sua fronte colavano lungo le sue basette delle goccioline di sudore.

Tutto era nuovamente immerso nel silenzio più glaciale, fino a quando nuovamente la voce, dopo quei pochi minuti di vuoto, parlò ancora:

«Chi c'è? Ti sento dal respiro, so' che c'è qualcuno, ti avverto mio padre è un carabiniere! Ti verrà a cercare!» .

Nella sua mente gli sorse un profondo dubbio: il padre di Loren non faceva il carabiniere. Non lo era mai stato, odiava perfino la divisa e non aveva di proposito fatto la leva. Figurarsi dunque se sarebbe diventato un carabiniere. E' vero che in quegli anni che si erano lasciati sarebbe potuto succedere chissà cosa, eppure non è così. Non poteva essere cambiato radicalmente tutto, non ne avrebbe sopportato il peso.

Dunque bleffava – o almeno così pensava il povero Matt nella sua mente – perché se davvero fosse stata Loren la persona dalla quale era uscita quella voce ( inconfondibile, tra l'altro o almeno l'avrebbe riconosciuta) , avrebbe finto per proteggersi.

«Chi sei tu?» rispose alla voce il timido Matt. Era così timido da far uscire dalla sua gola un filo di voce flebile, quasi impercettibile all'udito.

Ma rispose alla voce, doveva per forza di cose: era in una stanza immersa nel buio, doveva uscirne. Potremmo dire che aveva aperto la bocca per istinto di sopravvivenza, ma così non fu.

Matt voleva capire se era Loren, nulla di più. Non gli interessava in quel momento sopravvivere. Eppure la voce era familiare, doveva per forza essere lei.

«Te l'ho domandato per prima. Chi sei? Cosa vuoi?» rispose la voce.

Minuto di silenzio: immersi nell' imbarazzo totale. Matt si sfregava le mani, cercava di scaldarsi. Faceva freddo e l'umidità del luogo si percepiva. In quel minuto di silenzio, Matt non sapeva cosa rispondere.

E' una donna – pensò abilmente Matt, la voce di fatto era molto femminile – ma ciò non convinse ancora il suo cervello a cedere all'idea che potesse essere Loren.

«Se ti dico il mio nome, tu mi dirai il tuo.» rispose Matt alla voce, quasi con aria di impassibilità e padronanza.

Voleva avere il pallino del gioco in mano il ragazzo, non poteva sottostare alle richieste di una ragazza immersa nel buio.

Può essere perfino un inganno,una rapitrice – pensò con terrore Matt in un primo momento – ma poi il pensiero svanì quando la voce gli replicò all'istante:

«Va bene».

Panico.

Panico totale.

Matt non sapeva che fare, rifletté duramente, si prese tutto il tempo del mondo prima di decidere cosa fare.

«Se le rispondo – iniziò a pensare Matt tra sé – e le svelo il mio nome ed è Loren, lei capirà sicuramente chi sono. Chissà che cazzo di casino ne uscirà fuori se le rivelo il mio nome. Ma se non glielo dico, poi non ne usciamo più fuori da questo posto; e se ne fosse Loren, quella ragazza ha il diritto di uscire e sentirti aiutata da me. Ma suona strano, che io mi trovi in questa situazione, assieme a questa ragazza. Se è una sconosciuta è una bizzarra situazione, davvero impensabile. Non capita di fatto tutti i giorni di essere rinchiusi in una stanza con una ragazza, potrei quasi approfittarne per conoscerla, almeno capire chi sia.» concluse il suo ragionamento e giunse alla conclusione di voler per prima cosa scoprire chi sia quella voce, senza dovergli rivelare il suo nome.

In fondo è il nome che identifica una persona, dunque rivelando il nome, Matt si sarebbe tolto quell'alone di mistero, quel fascino intrigante di rimanere avvolto nell'oscurità della stanza, sentendosi protetto da quella voce, che a dire la verità, poteva davvero essere chiunque.

Poteva essere una sua rapitrice, una perfetta estranea, poteva avere qualsiasi età o etnia. Due cose erano sicure per Matt: era una voce femminile e specialmente parlavano la stessa lingua.

Si capivano dunque ed era fondamentale, se avessero voluto uscirne vivi da quella situazione infernale.

La voce femminile parve addirittura stressata, tanto da sbuffare. Si sentì il verso, in quanto era avvolta nel silenzio quella stanza.

«Va tutto bene?» chiese Matt alla voce, rompendo il silenzio di nuovo, eppure glissandole la precedente domanda.

«Sto aspettando che mi dici chi sei, tutto qua. E ho freddo.» disse ironica la voce, quanto seccata.

«E' così fondamentale il mio nome? Per il freddo, qua sento della coperte vicino a me, se vuoi te la passo.» gli replicò Matt con fermezza.

La voce parve sbuffare una seconda volta, attendeva una risposta. Era curiosa e ansiosa di scoprire chi fosse il suo interlocutore, ma la stessa ansia e curiosità l'aveva Matt: si sa che tra uomo e donna non può che non esserci solo competizione, entrambi ne erano affascinati e spaventati dalla situazione e dal mistero che avvolgeva l'altro.

«Vuoi la coperta?» chiese nuovamente.

«Voglio il tuo nome! Non mi importa della coperta!» replicò la voce.

«Hai una voce familiare, lo sai? Devo ammettere che sei fissata con il mio nome. Non ci conosciamo, perché dovrei dirtelo?» gli rispose ancora Matt, cercando di glissare la domanda.

Sembrava uno skater alle prese con un percorso a ostacoli, a tutti i costi voleva evitare di risponderle, voleva mantenere quel mantello dell' invisibilità che aveva addosso, grazie alla stanza buia.

E se si accendessero le luci? – pensò rapidamente Matt in un secondo – sarebbe stato naturalmente scoperto.

La voce gli rispose dopo qualche secondo di silenzio, probabilmente aveva pensato a cosa dirgli:

« Beh, data la situazione vorrei sapere chi è il mio interlocutore? Chi sei? Da dove vieni? Sei un mio rapitore? O sei stato rapito anche tu? Dove ci troviamo?».

Voleva saperlo anche Matt.

«Non so dove sono e non ricordo quasi nulla, solo una violenta botta mentre andavo a casa di un amico. Mi ha aggredito qualcuno, probabilmente.» rispose con sincerità Matt, tranne per il fatto che lui cercava Loren – forse quella voce o forse no – e invece di svelare il vero motivo della sua uscita notturna, gli disse semplicemente di essersi recato da un amico.

Bugiardo e ipocrita Matt, bugiardo. Folle, folle, folle, folle!

Sei così ingenuo al pensiero di sentirti libero di dettare legge in una situazione del genere, forse sarebbe stato utile dirgli il nome e così la voce chiese ancora, con insistenza:

«Perché ti hanno fatto questo? Chi sei?».

«Vorrei saperlo – replicò Matt – ma non so il motivo. Il motivo sicuramente non risiede nel mio nome, fai di tutto per volerlo sapere.».

«Mi sembra giusto fare presentazioni, dato che siamo costretti a stare qua insieme.» replicò ironica la voce.

«Non mi sembra il luogo adatto per fare conoscenza, non trovi?» replicò.

«Nascondi qualcosa?».

«Nulla, te?».

«Nulla.».

«Bene!».

«Ottimo – concluse lo scambio di risposte in modo veloce Matt, quasi come se avessero litigato - allora mi dirai chi sei tu?».

«Te l' ho domandato per prima. Sei curioso di sapere chi sono? Dimmi il tuo nome, allora.» gli rispose.

«Non sono curioso, so andare avanti benissimo senza sapere chi sei. Tu sei curiosa?» replicò Matt con tono sarcastico.

«Come fai a dire che sono una ragazza?» chiese.

«Dalla voce, hai un timbro femminile. Poi è facile, usi pronomi femminili.» replicò fermamente.

«Potrei essere un maniaco in realtà e magari camuffare la mia voce, forse non sono una ragazza. Tu sei davvero un ragazzo? Hai una voce un po' infantile, se permetti per essere un uomo.» rispose a tono.

«Peccato che non ci sia luce, se no ti dimostrerei in diversi modi che sono un ragazzo..» rispose.

Il dialogo si interruppe bruscamente quando a un tratto si sentì un rumore glaciale e uno spiraglio di luce illumino a breve tratti la stanza dove erano rinchiusi i due.

Passò da quella fessura del cibo e una voce disse:

«Mangiate!».

Poi tutto si chiuse di nuovo nel buio, fra il terrore dei due ragazzi. Che stava succedendo?

Ma specialmente, perché la voce parlava con un accento arabo?

I due si cercarono per un momento e quando si ebbero trovati, senza riprendere l'inutile battibecco andarono a mangiare.

Poco dopo la stessa voce ricomparve, riaprendo la fessura e ritirando il vassoio del cibo, dopo che i due avevano mangiato.

«Che cosa volete?» disse la ragazza.

«Ci servite, vogliamo soldi. Qualcuno deve pagare, e voi sapete chi. O lo faranno, o glielo faremo fare noi.» rispose l'uomo, al di là della porta.


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