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Nell'aria qualcosa di nuovo sicuramente c'era. Il mattino seguente, passò la solita ronda a distribuirgli dei viveri per la colazione. Una sana e robusta colazione formata di pane ammuffito e dell'acqua putrida presa dalle fognature. La ragazza si avvicinò, annusò solamente e si tappò immediatamente il naso con due dita per non sentire lo sgradevole odore che emanava quel lerciume di cibo. Poco dopo, furiosa per il trattamento subito, diede un calcio al piatto che volò contro una parte del muro, frantumandosi e facendo cadere a terra qualche pezzo di piastrella. Si intravedeva sotto quella piastrella blu spezzata a metà, con una parte distrutta sul pavimento, una base di cemento armento.

«Maledizione, il muro non può essere distrutto!» pensò tra sé Matt.

Si alzò tutto d'un botto, furibondo passeggiava qua e là fra le parti della stanza, un misero spazio quattro per quattro, che racchiudeva due vite.

«Perché te ne sei andata?» - chiese Matt, sconvolto per l'accaduto e realizzando solo ora chi avesse con lui nella stanza - di fatti Matt odiava quella donna, nessuno può dargli torto.

«Lo sai bene.» replicò ella.

«Loren, non è il momento di scherzare. Mi hai abbandonato con un fottuto messaggio sul telefono, senza fornire spiegazioni. Non ti ho più vista a scuola, non ti sei fatta sentire, non ti trovavo più sui social, mi avevi cancellato. Così si trattano le persone?» chiese furioso Matt a Loren.

Loren, prese per un secondo fiato, poi arrabbiandosi anche lei, gli replicò:

«Ti sei dimenticato cosa mi hai spinto? Tu mi hai offesa e picchiato quella sera!»

Il volto di Matt divenne pallido. Non si ricordava quasi nulla di quella sera.

Loren aprì la bocca e raccontò quanto accadde quella sera di molto tempo fa:

« Stavamo insieme da due anni e mezzo, eravamo felici. Fino a quando non hai conosciuto alcune amicizie, brutti tipi. Hai iniziato prima con il fumo, poi hai cominciato a bere. Io ero allarmata, mia madre mi consigliò di allontanarmi da te. Nel contempo, a yoga conobbi un uomo più grande di me e te messi insieme, la sua età ancora oggi non la ricordo bene. Era ben vestito, con un rolex al polso, una macchina di lusso. Pareva un dio con tutto quell'ora, mi aveva dato tutto ciò di cui avevo bisogno: una famiglia rispettabile, ricca, soddisfaceva ogni mia richiesta. Quando tornasti quella sera, il 12 Giugno di due anni fa, non potrò mai dimenticarmela quella sera. Eri ubriaco fradicio. Tornasti a casa alle due di notte, mi dissi che saresti rimasto a lavoro ad aiutare tuo padre che aveva chiesto di te. Agli occhi di tutti eri un buon figlio, un bravo ragazzo. Onesto. Io lo sapevo che ti sbattevi la figlia della segreteria di tuo padre, e quel viscido sicuramente tradiva tua madre! Probabilmente si scopava quella segreteria. Tanto, troia la figlia è troia pure la madre.» - mentre diceva questo, Matt furioso prese un pezzo della piastrella da terra e la scaraventò contro di lei. Tuttavia prese bene la mira (almeno si spera), perché la piastrella si frantumò definitivamente in mille pezzi quando sbatté violentemente sul pavimento – nel contempo Loren, dallo spavento aveva chiuso gli occhi, ma poi li riaprì e riprese: «Quel maledetto gesto, quella tua fottutissima risata. Ti avrei ucciso per quella risata. Mettevi paura quella sera e io ne ebbi di paura, puoi starne certo. Quando entrasti in casa, mi vedesti abbracciata a quell'uomo. Io ti dissi che nulla era stato commesso, ma tu non credetti. Eri ubriaco, credevi a ciò che volevi, pensavi che ci fosse stata una relazione tra me e lui, ma mai ti avrei tradito. Sarei morta, piuttosto che ferirti. E così, preso dall'ira come mai ti avevo visto, prendesti un coltello dalla cucina e lo puntasti contro di lui. Lo minacciasti. Gli urlasti: " Vattene, esci da questa casa o te lo ficco in testa!" . Quello ovviamente se ne andò, e quando rimanemmo soli.. Oh Dio! Che paura e che vergogna! Non ti metti vergogna nel sapere che mi hai picchiata?

Il mattino seguente andai alla polizia e ti denunciai come si fa con gli animali che abusano delle donne. Ti portarono via. Rimasi via per tre mesi agli arresti domiciliari, i tuoi t'impedirono di rivedermi e io acconsentì. Tra te e me non c'era più niente, più nulla da un pezzo.

Rimasi folgorata di rivederti qua. Ma come, pensai io, un ragazzo divenuto finalmente uomo, rispettabile, finito qua con me? Era uno scherzo del destino, mi dissi. Ne ero sicura. Come è possibile riaverti tra i piedi, con la consapevolezza che ci odiamo?» disse lei.

Matt fissava il soffitto, non rispondeva. Ascoltò il racconto con grande attenzione. Era anche lui meravigliato della sue azioni, non aveva mai fatto male a una mosca. Figuriamoci ora se avrebbe alzato le mani su una ragazza, per di più che lui amava.

«Ma che racconti, vipera? Tu questo sei! Sei una serpe, una iena! Te lo leggo da quel tuo sorriso, io me ne sono andato per ben altro motivo che ora non rammento. La botta ancora mi crea dolore e faccio fatica, ma tu sicuramente hai raccontato un mare di cazzate. Un uomo non fa violenze su una donna, solo perché gli gira o perché è ubriaco. Ero esasperato di vedermi umiliato agli occhi degli altri. Eri una troia, andavi con chiunque.» rispose lui.

«E dimmi, anche se fosse stato?».

«Anche se fosse stato? Ma sei pazza! Vuoi portarmi al limite, Loren?» gli replicò lui, minacciandola con un pezzo di piastrella rotta appuntita.

«Dimmi, senza che fai il pagliaccio come a tuo solito, non ero forse libera di andarmene da te?».

«Certo. Ma con i modi giusti..».

«E quali sono? Quelli che mi imponi tu! Per non rimanere un cornuto!».

«Anche! Sissignore, domando a Dio che mi è testimone, ma dimmi se per finire una storia, una relazione seria e duratura come la nostra da ragazzi, tu debba comportati come una sciagurata senza alcun ritegno, finendo a letto con un uomo di oltre cinquant'anni?»

«Ma se quell'uomo lo amavo!» rispose lei urlando. I due si presero un attimo di pausa, lui era sconvolto.

«Lo amavi? Ma sei scema?»

«Lo amavo, e facevo l'amore con lui come non ho mai fatto con te, perché sei un bastardo senza palle! Tu hai saputo solo offendermi e umiliarmi nel modo più atroce. Una donna cerca un uomo maturo accanto a sé, non un pagliaccio o un bambino ancora peggio. Sono la tua balia. Migliaia di donne e ragazze tradiscono perché vogliono libertà!».

«Libertà la chiami?»

«Sì.»

«Libera da cosa?»

«Libera da noi. Libera da te.»

«E con questa faccia lo dici?»

« Lo dico con questa faccia, sì quella sdegnata che vedi! Questa faccia che per due anni e mezzo ti ha sopportato e aiutato. Le figure di merda e le umiliazioni subite a causa della tua assenza, della tua infantilità. Dio mio, tu neanche una camicia sai stirare e vieni a fare il predicatore a me? Chi sei? Eh! Chi sei, che andavi a guardare il culo delle altre mentre mi tenevi la mano! Maledetto stronzo, con che coraggio, vieni ad aprire questa ferita?».

«Dio solo sa che ferita porto dentro di me, e tu maledetta, parli così. Parli come una donna di mondo, vissuta, con chissà quanta esperienza. Lorena, perché tu sei chiamata così, ti ricordi? Ti chiamavo la mia principessa. Tu eri come una regina, ti ho mai fatto mancare nulla? Ti ho regalato i migliori gioielli al mondo, oro o argento, non mi importavo. Ho fatto le notti di lavoro come pizzaiolo, ho sacrificato la mia carriera scolastica e la mia immagine per te. Per una puttana.

Ma sai una cosa? Che chi ci ha perso da questa relazione in fondo, non sono io. Ti sei messa con uomo di cinquant'anni e oltre, sei fuggita di casa, mi hai denunciato forse, è vero. Mi hai respinto sotto ogni punto di vista, e anche ora, in questa prigione, tu mi hai nascosto il tuo nome, sapendo che arrivavo a questo. Ma io non ho paura di ammettere le mie colpe, sono cresciuto. Il mondo, a suon di schiaffi e prese per il culo, mi ha fatto crescere. Sì, in questo ci sei riuscita, a prendermi a schiaffi.».

Detto questo, si sdraiò per terra, spense le luci che erano accese da quando era giunto il cibo e un'altra giornata, la terza per la precisione, trascorse senza che i due ebbero trovato alcuna soluzione di fuga. 

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