Capitolo 4
Sono passati giorno ormai da quel giorno in cui ho parlato con Nabil e mio padre da quel giorno non fa che essere amorevole con me. Non fa che darmi attenzione e questa cosa mi puzza tanto, ma non riesco a capire perché lo faccia. Non ci penso più di tanto perché la mia attenzione va su mia madre e Raja poi sono molto silenziose, pensierose e tristi ultimamente, molto più del solito. Sicuramente la colpa è di mio padre. Chissà cos'avrà combinato stavolta.
Oggi sono andata con lui a lezione di Corano e come sempre era amorevole con me, sorridendo sempre a chiunque e riempiendomi d'attenzione e tutti gli altri lo guardavano ammirevole. Un padre così pieno d'attenzione e d'amore verso la propria figlia.
Parlava come sempre con molta sicurezza e con tanta padronanza, sembra davvero un'altra persona davanti agli altri. Guardavo sempre tutti con attenzione e spesso mi giravo intorno per vedere se riuscissi a trovare Nabil, ma non c'è. Deve avere un figlio altrimenti non si spiega perché quasi tutte le mattine è fuori scuola. Finisco la mia ricerca quando mio padre mi fulmina con uno sguardo. Niente, non c'era traccia di lui.
<<Jelena, vuoi giocare con me?>> mi domanda Zeina introducendosi saltellando nella mia stanza.
<<A cosa vuoi giocare?>>
<<Nascondino.>>
<<Va bene. Conterò fino a trenta e verrò a cercarti.>> mi volto verso il muro e comincio a contare. Mentre lei si nasconde non fa che ridere dalla felicità. Quella sua risata non fa che dare armonia alla mia vita.
Finisco di contare e le comunico che sto andando a cercarla. Cerco nella stanza, ma non c'è. Vado nella cabina armadio, ma niente.
In bagno non c'è.
<<Dove ti sei nascosta?>> chiedo continuando la mia ricerca. La sento ridere. È in cucina.
Mentre lentamente mi dirigo in cucina per cercarla, vedo mio padre in salone. È assolto a leggere non so cosa sul suo computer. Sembra essere davvero ansioso dato che non fa che battere in modo nervoso il piedi sul pavimento.
Evitando di far rumore, per non disturbarlo, continuo a cercare mia sorella dirigendomi verso il suono della sua splendida risatina.
La trovi dietro il divano, ma faccio finta di non vederla continuando a cercarla per la cucina.
<<Ma dove ti sei nascosta?>> domando mentre faccio finta di cercarla nel frigorifero e nei mobili.
<<Eccomi qua!>> dice uscendo dal nascondiglio e corre via per fare tana. La inseguo piano per farla vincere.
Appena fa tana inizia a esultare dicendo che è fortissima in questo gioco e che non la batterò mai. Vado da lei facendole il solletico e incominciamo a giocare a prenderci a cuscinate.
<<Cosa state facendo?>> reclama Anisa entrando nella mia stanza. Mi toglie il cuscino in un modo molto brusco e si abbassa per dire a Zeina di darle cortesemente il cuscino e di andare subito nella sua camera. Zeina va via con le lacrime agli occhi, prima di uscire mi guarda con quel visino triste che mi reca solo un enorme dolore perché non posso fare niente. Quello che dice Anisa è legge in questa casa. Non posso e non devo controbattere mai. La mia sorellina ha sempre avuto timore di Anisa, anche se con lei è molto meno rigida.
<<Stavamo solo giocando.>> mi esorto a dire e non faccio che pensare a quel visino triste che ha appena lasciato la stanza.
<<Sei una donna ormai. Basta Giocare!>> mi richiama con quel suo tono autoritario. Tu non sei mia madre, penso, ma vorrei tanto dirglielo. Non poso risponderle altrimenti lo direbbe a mio padre e questo peserà sulla promessa di mandarmi a scuola.
<<Hai qualcosa da obiettare? Dimmi pure Jelena Muna sono tutt'orecchie.>> mi provoca. D'altronde lo fa in continuazione, ma non cedo assolutamente mia cara Anisa perché conosco molto bene il tuo sporco scopo.
<<No, hai ragione.>> rispondo con un sorriso mentitore che lei ricambia volentieri.
<<Mia cara io lo faccio per te, devi essere ubbidiente per il tuo futuro marito. Voglio che tu impara a essere ciò che racchiude una buona moglie, proprio come lo siamo noi verso tuo padre. Per questo sono così dura con te.>> inspiegabilmente mi dice queste cose, ma la cosa più strana è che le credo. Lei è molto devota alle regole e fa di tutto per seguirle ed essere un ottima moglie e appunto per questo va molto d'accordo con mio padre.
La guardo senza risponderle, così lei va via senza aggiungere altro.
<<Jelena Muna sei pronta? Non possiamo presentarci dopo l'arrivo degli altri, dobbiamo dare il buon esempio.>> odio l'ultima frase, non so quante volte dovrò sentirla ancora.
Metto l'hijab velocemente e vado in cucina scusandomi con mio padre per l'attesa e che ciò non si ripeterà più.
Come al solito vado, a malincuore, alla lezione di Corano con mio padre.
Appena vengono tutti vanno prima da mio padre per fargli complimenti o semplicemente per salutarlo e poi vengono a sedersi sorridendo e soddisfatti.
<<Buon pomeriggio piccoli miei. Oggi parleremo di un argomento molto importante. Del matrimonio.>> dice ogni singola parola con entusiasmo e guardando soprattutto a me. È più forte di me, lo vedo come un "dittatore", lui non ti informa, lui pretende che noi dobbiamo rispettare e seguire le sue regole e di ciò che dice il Corano. Sa solo imporre e basta.
<<Il matrimonio per noi islamici è molto di più della relazione tra l'uomo e la donna; è un avvenimento che riguarda le nostre due famiglie e la Ummah in generale...>> e mentre continua a parlare la mia mentre va praticamente in standby. In questo momento non è un argomento che mi interessi. Quando dopo gli studi dovrò sposarmi sicuramente mio padre mi dirà cosa sia il matrimonio e quali sono le basi importanti per una buona riuscita.
<<Jelena Muna tu cosa ne pensi?>> mi domanda mio padre per farmi capire che si è reso conto della mia distrazione.
<<Riguardo a cosa?>>
<<Al fatto che la donna non può sposare più di un uomo, mentre l'uomo può sposare fino a quattro mogli.>> ti risponderei volentieri che per me non è giusto. Che l'uomo e la donna dovrebbero avere gli stessi diritti e soprattutto il matrimonio per me dovrebbe essere un unione fatta di amore e non di convenienza. Non dare la propria figlia all'uomo più ricco, ma all'uomo che lei ama. Lui capisce che voglio contraddirlo e mi guarda con lo sguardo pieno di rimprovero.
<<La moglie deve essere devota al proprio marito e ubbidiente soprattutto.>> dico con un tono abbastanza spiacevole e lui mi fulmina con lo sguardo così alla fine sorrido.
<<Bravissima figlia mia. La donna sposata deve sempre
<<Il Nikāh (matrimonio) è un contratto legale che dice alla coppia come tenere la cerimonia e come comportarsi prima e dopo la celebrazione delle nozze. Il matrimonio è qualcosa di più di un legame matrimoniale. Noi lo considerano un dovere religioso e una necessità sociale.>> poi continua
<<E' un mithaq (accordo) tra la coppia che deve essere affrontato con impegno totale. La futura sposa deve essere vergine prima della cerimonia. Se si pensa che una donna possa aver perso la sua innocenza prima del matrimonio, ella rischia di essere restituita alla sua famiglia e probabilmente non avrà la possibilità di sposarsi di nuovo. L'obbedienza è un fattore vitale in un matrimonio musulmano. L'obbedienza serve a mantenere la famiglia al sicuro e intatta. Un marito ha il diritto di essere obbedito dalla moglie, perché è il capo-famiglia...>> e mentre continua a parlare di tutto ciò, vede tutti accaniti nell'ascoltarlo e i ragazzi sorridono soddisfatti per il loro ruolo.
Le donne devono lasciar scendere la veste sotto le caviglie, in modo che copra i piedi. Non è permesso infatti indossare scarpe aperte che li lascino intravedere. La donna non può indossare tacchi, dovrà indossarli davanti al marito o, al massimo, quando è in compagnia di sole donne. Il trucco? Solo kajal, henné o anelli, si possono indossare in pubblico. Quelli "extra" come il profumo e il rossetto, non sono ammessi in pubblico. Alla donna è proibita la rasatura, ma può accorciare i capelli. Dovrebbe però concordare con il marito il taglio, a condizione che non assomigli a quello delle donne dei kafiri (infedeli, ndr).
<<La religione musulmana impedisce alle donne di mostrare il corpo scoperto. Devono indossare una lunga tunica bianca e con il velo o è consentito indossare maglietta e pantaloncini.>> poi mi chiedete perché meglio nascere uomo che donna nella mia religione? Ecco che mio padre ha elencato solo alcune cose che lo confermano.
Finalmente finisce questa tortura, il tempo sembrava si fosse fermato, non passava mai. Mi stava quasi per venire una crisi di ansia.
Ora sono seduta a tavola mentre consumo la mia cena, anche se non ho molto appetito.
<<Jelena Muna oggi alla lezione di Corano mi hai mancato di rispetto.>> mio padre mi prende alla sprovvista.
<<Cosa ho fatto padre? Mi dispiace io...>>
<<Zittaaaa.>> urla così tanto da far sobbalzare tutte le sue mogli e fa spaventare Zeina.
<<Amore mio vai in camera tua per favore.>> dice con un tono calmo a mia sorella e lei tristemente va sopra senza dire una parola. Mentre va le sorrido facendole capire che andrà tutto bene.
<<Papà io...>>
<<Silenzio. Comando io e ti dico io quando puoi parlare.>> sentenzia con un tono autoritario e pieno di rabbia.
<<Mi hai mancato di rispetto oggi mentre ti distraevi guardando sempre l'ora, quando sbuffavi e quando ti ho fatto la domanda. Forse la colpa è mia perché ti ho trattata con rispetto e non lo meritavi.>> mi dice tutto questo con voce rancorosa.
<<Mi dispiace se in qualche modo ti ho mancato di...>>
<<Tra tre mesi ti sposi. Da domani non andrai più a scuola e conoscerai il tuo futuro sposo.>> cosa? Mi aveva promesso che avrei prima studiato. Sento come un conato di vomito e mi sento quasi mancare. No, non può farlo.
<<Papà la promessa?>> domando con un filo di voce.
<<Non meriti niente. Ti sposerai e diventerai una moglie ubbidiente perché come figlia non lo sei mai stata. Dovevo punirti e no continuare a istruirti inutilmente.>> queste parole mi fanno male come se stessi ricevendo tanti pugni allo stomaco. Guardo mia madre in cerca di aiuto, ma lei distoglie lo sguardo. Guardo Raja e ricevo la stessa identica cosa.
<<No, non sposerò nessuno. Non andrò più a scuola, ma non mi sposerò. Dovrai uccidermi.>> dico queste parole con tutto il rammarico che sento dentro di me.
<<Tu cosa? Osi disobbedirmi? Di rispondermi così?>> viene verso di me e mi dà uno schiaffo sul viso con tutta la sua forza, facendomi cadere dalla sedia. Mi tocco il viso dolorante. Mi prende per i capelli facendomi alzare con molta forza e sento un dolore allucinante.
<<Aban.>> riesce a dire mia madre e lui va verso di lei alzando la mano per darle uno schiaffo, ma Anisa lo ferma.
<<Jelena Muna va in camera.>> mi dice Anisa e io eseguo ciò che mi ha appena detto.
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