Capitolo 12

Finalmente è finito questo matrimonio, sto aspettando Nabil per andare a casa sua. È l'alba e sono molto stressata.
In Marocco, la celebrazione del matrimonio include diverse cerimonie ben organizzate, che possono durare da tre giorni ad una settimana, a seconda della famiglia e della regione, fortunatamente insieme a Nabil abbiamo deciso di farlo durare meno possibile dato che queste feste sono solo per mostrare la ricchezza delle famiglie.
Nabil mi ha portato tantissime stoffe e gioielli per i vestiti, ha detto che devo sembrare una principessa. Ha riferito ad Anisa di fare un abito per Zeina uguale al mio.
L'abito da sposa è una lunga tunica di seta, raso, chiffon, ed è coperto con una giacca. L'abito è spesso aperto sul fondo e può avere un ricamo o dei lustrini con un'ampia cintura in vita che aggiunge un tocco personale.
Due giorni prima del matrimonio insieme alle mogli di mio padre e qualche cugina sono dovuta andare prima dal tradizionale Hamam. E' considerato come un atto di purificazione, ed è accompagnata da bellissime canzoni tradizionali eseguite dai suoi amici. Un artista professionista mi ha disegnato questi motivi simbolici sulle mani e sui piedi con l'henna come portafortuna per la mia nuova vita.
Sono stata circondata da "Neggafates", i maestri di nozze pianificatori, nessun matrimonio può avvenire senza la loro presenza. Il loro compito è stato quello di aiutare me e Nabil a vestirsi con abiti tradizionali, make up, gioielli, acconciature.
Ho dovuto lottare per fare un cambio di solo quattro abiti. Il primo era celeste, come il colore del cielo, con dei disegni in oro, come il colore del tramonto. Ero piena di gioielli e mentre tutto mi ammiravano io pregavo per far sì che questo giorno sarebbe finito presto.
Il secondo abito era rosa, con dei fiori rossi e con una corona colma di diamanti. Poi ho indossato un abito bianco e dei ricami sulla parte del busto e maniche. L'ultimo era uguale a quello di Zeina, ed era quello che amavo di più. Quello rosso e oro, il colore dell'amore, ma non perché in questa unione c'è amore, ma per dire addio a quell'amore che sognavo di trovare prima di tutto questo.
Guardo con molta attenzione le mie mani e nella mia mente si fa strada la paura. Dovrei donarmi a Nabil avendo un rapporto sessuale e solo al pensiero coniati di vomito si fanno strada dentro me. Inizio a sudare le mani, il cuore sembra esplodere dal mio petto, respiro affannosamente e sento le vertigini. Mi appoggio con la schiena al muro per non cadere. Mi manca quasi l'aria.
"Jelena passa in fretta, non preoccuparti." Penso, ma inutilmente perché non fa che aumentare. Cerco di rilassarmi, ma inutilmente.
Passano minuti interminabili e quella sensazione non passa, così silenziosamente inizio a piangere dalla pura, fin quando una mano si adagia sulla mia stringendola con decisione.
<<Jelena sssshhhhh andrà tutto bene, te lo prometto. Calmati. Calmati.>> è la voce di Nabil che cerca di farmi riprendere.
<<Ci sono io qui con te. Ti proteggerò io.>> i miei respiri iniziano a regolarizzarsi, il mio cuore inizia a battere normalmente e non ho più paura dopo le sue parole. Inizio piano a calmarmi e pensare che tutto andrà bene.
<<Dobbiamo lavorare su questi tuoi attacchi di panico. Cosa pensavi?>> cerca di capire perché mi succede questo, ma sinceramente non lo so nemmeno io. So che mi vengono da quando hanno deciso che questa sarà la mia vita.
<<Non ho attacchi di panico. Lasciami in pace.>> rispondo arrabbiata. Mi allontano da lui barcollando un pò. Lui cerca di prendermi, ma io rifiuto aggressivamente il suo aiuto.
Io non dovevo sposarmi. È colpa sua se ho accettato. Io non dovevo sposarmi. Mi sono fidata di lui. Io non...Zeina. Sì, l'ho fatto per lei e non per le parole di Nabil.
<<Andiamo a casa.>> dice con un tono secco. Mi prende la mano e mi accompagna verso la sua auto. Mi apre la portiera facendomi salire per poi mettersi al suo posto e partiamo.
Sono assolta nel guardare la città. È stupenda con le luci dell'alba soprattutto vederla di vicino e non dalla finestra.
<<Quanto è bella la città. Sai non l'ho mai vista tutta, conosco solo poche strade, "quelle essenziali" come dice sempre mio padre.>> non riesco a smettere di ammirarla.
Improvvisamente Nabil fa una curva abbastanza brusca e per evitare che mi faccia male mi sorregge con la mano sulla spalla.
<<Allora sei pronta?>>
<<Per cosa?>> faccio finta di non aver capito, forse perché non mi sento pronta di concedermi a lui.
<<Per un giro turistico della città. Andremo in ogni luogo che vorrai da ora in poi. Sei mia moglie e ogni tuo desiderio è un ordine.>> mi mostra l'anello anulare e sorride. Mi sorprendono quelle parole, non le avevo mai sentite dire in tredici anni da mio padre alle sue mogli. Forse Nabil è davvero diverso?
<<Scusami per prima, è stata tutta la tensione accumulata in questi giorni.>> sono sincera. Lui non merita di essere trattato così. Lui mi rispetta e pensa davvero al mio bene.
<<Non preoccuparti, pensa a goderti la città.>> mi sorride e io faccio che mi ha suggerito, ammiro la mia città incredibilmente bella, coi suoi giardini segreti di palmeti e piscine, aranci e rose. Una città di case a scomparsa, una persa nell'altra, risucchiate nei i vicoli stretti. Sono le sette del mattino e già sembra invasa dai pendolari che vanno a lavoro o a scuola e da tantissimi turisti con le mappe per gustarsela tutta.
Nabil si ferma davanti a un grande bar e mi dice di seguirlo per gustarci una buona colazione perché il proprietario e suo amico e cucina degli ottimi msemen. Nonostante io non abbia per niente appetito accetto entusiasta la sua idea dato che è una nuova esperienza per me. Suggerisce poi di accomodarci fuori così che possiamo deliziarci la colazione guardando la città. Ordiniamo gli msemen e The verde alla menta parlando della scuola e di ciò che avrei tanto voluto fare da grande.
<<Jelena sarai un ottimo avvocato, ne sono certo. Poi le mie imprese avranno bisogno di un avvocato testardo e duro come te.>> certo se solo avessi continuato la scuola e non ti avrei sposata, ma ora devo fare la brava moglie e cercare di essere una buona madre per Zeina.
<<Purtroppo la mia vita è cambiata e ho altre priorità ora.>> cerco con tutte le mie forze di sembrare convivente e che lo voglia davvero. Lui mi guarda con un sorriso stampato sul viso, quel sorriso di chi ti ha beccata in flagrante.
<<Io non voglio al mio fianco una moglie così. Voglio una moglie determinata, che sappia lottare e soprattutto una donna di successo.>> non riesco a capire cosa vuole dirmi.
<<Jelena voglio dire che dovrai continuare la scuola e diventare un avvocato, un giudice o qualsiasi cosa tu voglia diventare. Voglio che realizzi questo tuo sogno.>>
<<Non ti importa di cosa possano pensare gli altri?>> chiedo.
<<Oh Jelena, ho imparato a non fregarmi dei pareri altrui. La vita è mia e la vivo come voglio io.>> le sue parole mi hanno letteralmente destabilizzata. Sto sognando? Non posso credere a ciò che mi ha appena detto. I miei occhi non riesco a trattenere le così dette "lacrime di felicità". Non mi era mai successo prima. È davvero una bellissima sensazione piangere perché sei felice.
<<Grazie. Grazie.>> e istintivamente mi alzo e lo abbraccio forte. Lui rimane pietrificato, non si sarebbe aspettato questa mia reazione e se devo essere sincera, ci sono rimasta anche io.
<<Ora finisci la colazione così andiamo a casa.>> mi sorride e io consumo la mia colazione con tutt'altro umore e sembrano quasi più buoni gli msemen.
Quando arriviamo a casa, più che altro un enorme villa con tantissimo verde intorno, mi sale l'ansia perché non mi sento pronta di dormire con un uomo che conosco appena.
Mi mostra tutte le stanze dicendomi di sentirmi libera dato che ora è anche casa mia.
Entriamo in una stanza enorme con un letto matrimoniale e subito capisco che sarà la nostra camera da letto. Vedo poi Zeina che dorme beata in quel letto e lui mi informa che quella è la mia camera da letto e che Zeina dormirà con me finché vorrà lei.
<<Jelena io per te voglio essere un fratello più che un marito. Io se ho scelto te è perché mia madre mi ha confidato un desiderio che ha espresso Marisa prima di morire.>> lo guardo strano così lui fa un accenno di sorriso.
<<Il vostro sogno era di diventare lei un avvocato e tu una giornalista. Dato che lei non ha potuto realizzarlo ha voluto che lo realizzassi tu.>> non mi accorgo delle lacrime che iniziano a rifarmi il viso come frecce infuocate, bruciano tantissimo. La mia amica.
<<Sai quando la vidi l'ultima volta le dissi che sarei diventata un avvocato di successo e avrei difeso i deboli per lei.>> ricordo ancora quando mi sorrise felice e mi ringraziò piangendo e mi disse che sarebbe sempre stata al mio fianco. Metto le mani al viso continuando a piangere.
<<Non piangere bambina mia.>> la voce della signora Maria, madre di Marisa. Mi prende le mani guardandomi con dolcezza e mi abbraccia fortissimo. Si scusa per avermi abbandonata in questi anni, ma l'ha fatto per il mio bene.
Lei ha origini italiane. Marisa mi raccontava sempre di quel paese dove le donne erano libere e potevano realizzare i loro sogni. Dove le donne erano pari a gli uomini. Mi parlava di quel paese sperando di poter sposare un italiano e potersi trasferire nella sua città.
Dopo aver parlato a lungo con Maria decide di lasciarci soli nel loro grande salone.
<<Scusami.>> riesco a dire.
<<Per cosa?>>
<<Quando alla celebrazione del nostro matrimonio ho pianto. Non lo meritavi.>> abbasso il viso con tanta amarezza e senso di colpa.
<<Non hai bisogno di scusarti. La tua vita è cambiata in un battibaleno.>> si avvicina a me e io rimango pietrificata.
<<Il trucco ha coperto perfettamente quel colorito viola che ancora si toglie dal viso.>> dice quasi con rabbia. Mi tocca il viso come se stesse toccando un qualcosa di molto prezioso.
<<Ora vai a riposare Jelena. Io vado a lavoro. Ci vediamo oggi.>> mi accarezza il viso e va via. Io seguo il suo consiglio. Vado in bagno, mi strucco e guardò il mio viso. L'occhio fortunatamente si è sgonfiato, ma ho davvero ancora i lividi, quasi come un alone.
Vado accanto alla mia piccola principessa, mi avvicino a lei abbracciandola e subito mi addormento beata.

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