Capitolo 11

Ieri sera mio padre ha avuto la generosità di lasciarmi libera di poter dormire nella mia stanza, nel mio letto, negando a mia sorella di dormire con me, per evitare che mi veda combinata così. Malgrado stessi nella mia camera non mi sento per niente libera. La mia mente, il mio sonno e particolarmente i miei sogni sono invasi da Nabil, l'uomo che vuole aiutarmi. Vorrei tanto non pentirmi di essermi fidata di lui. È il fratello della mia amica. Ricordo che mi parlava sempre di lui e che era un fratello amorevole, quando faceva un brutto sogno lei andava A sempre dal suo fratello. Non l'ho mai visto da vicino dato che lui non c'era mai perché era militare. Deve essere stato orrendo e opprimente non poter essere stato accanto a sua sorella in quella settimana da incubo. Ricordo ancora che l'ultima sera confuse suo padre con suo fratello e lei era felice che finalmente era andato a trovarla, anzi a salutarla. Dopo poche ore morì. Era diventata la mia migliore amica in quell'anno e ci vedevamo spesso. Anche lei era come me. Amava studiare e sperava di sposare suo cugino Anis, era pazza di lui. Sorrido pensando a quando parlava sempre di lui. Mi mancano le nostre risate Marisa.
Non riesco a capire il motivo per cui vuole aiutarmi. Chiudo gli occhi cercando di contemplare il pro e contro di questa assurda unione. C'è solamente un lato positivo di tutta questa orrenda faccenda ed è adottare mia sorella facendola vivere serena e senza imporle come vivere la sua vita. Libera di scegliere la sua strada, giusta o sbagliata che sia, libera di vivere il grande amore, libera di soffrire per un amore non corrisposto o un amore perduto, libera di ridere o piangere quando ha bisogno di farlo, libera di scegliere il suo futuro.
Sono consapevole che non ho voce in capitolo sulla mia vita, gli altri hanno sempre deciso per me. Decidevano come vestirmi, come camminare, come comportarmi e soprattutto in cosa credere e dimostrare di essere una brava donna e figlia musulmana.
Domani spero di poter parlare da sola con Nabil e dirgli che accetterò le sue condizioni solo se lui non faccia come mio padre, che possa esistere anche io nella vita di Zeina e soprattutto non obbligarla su cosa credere e come comportarsi. Crescerla con amore anche se non è sua figlia e né sua sorella.
Mentre sono immersa nelle mie parole da dire a Nabil, non mi accorgo nemmeno che i miei occhi si chiudono e crollo in un sonno profondo finché un orrendo sogno mi fa balzare dal letto respirando con affanno. Sono madida di sudore sulla fronte e sul viso. Vado in bagno per bagnarmi il viso con l' acqua gelida. Ho sognato mio padre che uccideva Nabil davanti ai miei occhi dicendo che io dovevo fare ciò che diceva lui e non mi libererò mai di lui perché sono sua figlia e dovrò fare sempre ciò che vuole.
Non c'è luce nella stanza, solo quel leggero spiffero che emette la luna con i suoi dolci raggi, senza quell'arroganza ti illumina quel poco facendoti ammirare quanto la notte sia splendida sulla mia città. Non sono stata in tutta la città perché mio padre non mi ha mai dato la libertà di poter uscire anche con un'amica. Conosco a memoria il tratto casa-scuola e casa-moschea, potrei farla a occhi bendati quasi, ma non conosco la mia città. A volte mi capita di apprezzarla potendola guardare però solo attraverso le finestre della mia scuola. La guardo come una ladra così che possa imparare ogni suo minimo dettaglio e imprimerle nella mia mente così da non dimenticarla. È così stupenda la città eppure se potessi me ne andrei senza alcun rimorso, senza alcun senso di colpo verso la mia famiglia, solo Hadi e Zeina mi mancherebbero.
<<Jelena smettila di sognare.>> sentenza la mia coscienza e ha ragione perché non posso abbandonare la mia sorellina.

Stamattina non mi sono voluta unire alla mia famiglia per consumare la colazione, non ho appetito ultimamente. Mi sento strana, come se la mia vita dovesse finire nel giorno in cui mi sposerò. Ma alla fine quando ho veramente vissuto? Forse mai. Questa vita mi fa sentire così delusa, arrabbiata, amareggiata e soprattutto mi fa sentire vuota.
Spesso mi ritrovo a pensare come ancora oggi la donna è considerata e trattata così, come se fossimo all'età della pietra. Sottomessa al volere dell'uomo che tuo padre ha scelto per te. Non c'è amore in una coppia. Come puoi amare chi non conosci? Come puoi amare un uomo che a causa sua non puoi realizzare i tuoi sogni? Non potrò mai guardare Nabil con occhi diversi, anche se vuole solo aiutarmi, lo guarderò sempre con lo sguardo di chi si è impadronito della mia adolescenza, dei miei sogni, del mio corpo senza che io voglia, praticamente della mia vita.
<<Jelena Muna.>> la voce di Anisa mi fa risvegliare dai miei pensieri. Mi appoggia una mano sulla spalla dato che non mi giro per guardarla. Chiudo gli occhi e tiro un sospiro.
Mi volto piano e lei non appena vede il mio viso malridotto si porta una mano sulla bocca sbalordita, mentre gli occhi si riempiono di lacrime e fa di tutto per non versarle perché lei deve fare la dura. Anisa ho capito come sei da quando mi hai parlato di tua sorella, vorrei dirle, ma abbasso semplicemente lo sguardo.
<<Andiamo dai, che il tuo futuro sposo è giù che ti aspetta.>> mi porge la mano delicatamente e io tremante allungo la mia. Vorrei versare in questo momento milioni di lacrime così che riesca a sfogarmi. È folle perché non penso bastino delle lacrime versate per farmi sentire meglio ora.
<<Fai un bel respiro.>> mi suggerisce e inspiegabilmente seguo il suoi consiglio. Chiudo gli occhi e faccio un bel respiro.
<<Ho vergogna di farmi vedere così.>> le dico forse speranzosa che non mi faccia scendere. Non ho ancora la forza per metabolizzare tutto questo. Anche se lo faccio per Zeina comunque mi sento male, come se fossi intrappola dove non c'è nessuna via d'uscita.
<<Deve vergognarsi chi ti ha ridotta così e non tu.>> sentenzia Anisa con un tono diverso. Da quando la mia situazione le ricorda la sorella si comporta diversamente con me.
La guardo e acconsento con un leggero accenno di testa, così la seguo e insieme ci incamminiamo verso la mia condanna a morte.
Subito dopo che faccio il mio ingresso nel soggiorno l'attenzione di tutti ricade su di me, tranne Nabil che è di spalle seduco sulla poltrona alla mia destra. Mia madre e Raja sono sedute sul grande divano di fronte e quasi non respirano quando vedono il mio volto pieno di lividi e segni che il loro marito mi ha inflitto. Mio padre e Adhan mi guardano sorridendo, con quel loro falso sguardo che mi rivolgono solo in presenza di qualcuno.
Solo ora Nabil si volta e appena mi vede si alza venendo verso di me.
<<Ciao Jelena piacere Nabil, sono il tuo futuro sposo. Piacere di conoscerti.>> mi fa un occhiolino furtivo, in modo che nessuno potesse vederlo.
<<Chi ha ridotto così la mia futura sposa?>> domanda con un tono abbastanza acido e prepotente continuando a guardare me. Quasi non sembra lui.
<<Questo a te non importa.>> a rispondere con un tono di sfida è mio fratello.
Senza aggiungere una parola Nabil mi accompagna verso la poltrona accanto a lui e mi fa accomodare con la sua impeccabile delicatezza. Subito dopo essersi accomodati anche lui guarda mio fratello con un accenno di sorriso, quasi per sfidarlo.
<<Allora io non voglio sposare una donna in questo stato e nessuno più deve azzardarsi ad alzare un solo dito su di lei. Ora lei è di mia proprietà caro Adhan. Sbaglio Aban?>> chiede poi guardando mio padre. Lui dà ragione al mio futuro sposo e iniziamo a parlare del fatto che dovremmo adottare Zeina.
<<La bambina verrà adottata prima del matrimonio e dovrà avere il mio cognome.>> dice con fermezza e con tutta la calma Nabil accavallando le gambe sicuro di sé e poggia le braccia sui braccioli della poltrona fissando sia mio padre che mio fratello. Come fa a essere così calmo? Io sto sudando le mani dalla tensione e dal timore che mio padre non mi farà adottare Zeina perché non accetterebbe mai questo compromesso.
<<Perché?>>
<<Perché solo così potrà avere tutto ciò che vuole e frequentare le migliori scuole. Poi perché voglio un erede.>> risponde con tanta naturalezza, come se davvero lo volesse. Per un attimo ho creduto che stesse dicendo il vero. Lo fa solo perché non può farmi avere un figlio e forse la mia confessione l'ha convolto ieri.
Mio padre lo guarda con tantissimo odio per svariati secondi. Quello sguardo mi gela il corpo. Come fa Nabil a non temerlo?
<<Accetto.>> risponde sconfitto.
<<Ti farò avere le carte tramite i miei avvocati. Non voglio aspettare tanto. Tra un settimana esatta io e Jelena ci sposeremo. Domani pomeriggio verrò con mia madre e l'Adoul così firmeremo l'accordo e porterò i doni per la mia futura sposa.>> dice l'ultima frase guardando me e io accondiscendo la sua richiesta con un piccolo sorriso.
<<Bene. È stato un piacere, ma io tolgo il disturbo. Buona giornata.>> mi rivolge un ultimo sguardo e va via senza aggiungere altro.
Lo guardo mentre si allontana con passo spedito ed elegante, soprattutto sicuri di sé.
<<Grazie.>> mi sussurra piano Raja all'orecchio mentre mio fratello e mio padre sono immersi in una discussione abbastanza animata allontanandosi da noi senza nemmeno degnarci di uno sguardo.

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